Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Giardino d’Inverno
Le tecniche sono libere e hanno da rispondere ad un solo imperativo: fare in modo che il visitatore si ritrovi a passeggiare in un giardino dell’arte e non in una mostra sul giardino nell’arte
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il 21 gennaio del 2006 l’Associazione Culturale Arti Visive Kunsthalle di Putignano (Ba) presenta negli spazi di via d Santa Maria La Greca la prima edizione di Giardino d’Inverno, un progetto di mostra- laboratorio realizzato, in
questa prima fase, in modo da essere, in seguito, proposto e/o trasferito in altri luoghi. Questa prima edizione, tutta sperimentale, nasce da una domanda postami dai miei due bambini, una domanda immediata, chiara ed innocente: "Papà, ma quando viene la primavera?" - "Disegnate fiori di tutti i colori e uccellini che cantano fra i rami degli alberi e rondini che sfrecciano nell’aria, vedrete che sentirete il profumo della primavera che da lontano di sorriderà e ci farà ciao con la mano". Un Giardino d’Inverno, fra gennaio e febbraio, che abiti e rivesta gli spazi e le nicchie e gli angoli e s’inerpichi su per le scale della kunsthalle! Un Giardino d’Inverno ascensionale che ci ridia la gioia di salire sugli alberi, fra i rami come tanti baroni rampanti per riguadagnare per un po’ il punto di vista degli uccelli nei nidi. Fiori rari e preziosi e fiori di campo e alberi d’alto fusto, erbe magiche e rampicanti e nidi e tane e insetti, tartarughe, lucertole, farfalle, calabroni, api e formiche e profumi leggeri, aromi e frulli di ali e ancora attrezzi da giardino poggiati di qua e di là, e foglie ingiallite: si muovono nell’aria al primo alito di vento; e ancora cinguettii, ronzii leggeri e velocissimi, bisbigli di bambini che nascondono i loro incredibili tesori fatti di niente. E poi il mistero dei giardini, le rughe nascoste, il pensiero che si perde fra i sentieri interrotti
Un giardino è come un’opera lirica, è opera totale, musica che incontra colori, gesti, segni diversi e intrecciati di una storia che si svela e si rivela in continui rimandi, involgimenti e ripensamenti. I quattro Elementi e i tre Mondi finalmente in armonia in un fazzoletto di terra. Il giardino è una metafora del Creato, il luogo privilegiato di sinestesie virtuose. Il giardino come il Creato, come la nostra anima, è in continua trasformazione: pur conservando i caratteri dell’origine, è qualcosa di molto fragile che può essere sconvolto dalla zizzania, dalla grandine o dalla luce accecante e dall’arsura della controra. Ma partecipa del dono della palingenesi, della rinascita, ogni volta miracolosa. Tutto sembra come risorgere da quello che i nostri occhi avevano rubricato come sterile, morto, annichilito: è questo la primavera, potente, profonda, sconvolgente. Anche l’animo più vecchio o arido la avverte in sé come un vento lontano, odoroso, straziante.
Ma c’è una parte nascosta. È lì che, in fondo, viene deciso tutto: il luogo in cui si intrecciano le radici. Ci sono piante che non crescono mai, o si accartocciano e sdilinquiscono, proprio come le persone che vengono emarginate o rifiutate dai diversi contesti. La trama sotterranea, nascosta, oscura del giardino non accetta il nuovo venuto, il giardino diventa crudele, assolutamente crudele. Ma ecco il vaso e la mano paterna del giardiniere che interviene contro il freddo, contro la grandine e la terra acida e spietata. Ecco il giardino d’inverno: la dimora accogliente, calda e virtuosa della primavera del cuore. È sempre primavera nel cuore di chi è buono e generoso. Non c’è mai nulla di troppo nel buon giardino. Perché tutto si presenta necessario senza darlo troppo a vedere. E se viene a mancare qualcosa siamo subito distratti dal cinguettare nei nidi e da germogli strani, mai visti prima. È incredibile. Se la vita, nella sua meraviglia, dovesse dotarsi di un biglietto da visita questa sarebbe un piccolo buon giardino.
Ci sia pure un che di stantìo, un che di abbandono, qualcosa che è stato posato lì e non più ripreso, un vaso di coccio da riparare, un arnese un po’ arrugginito su cui prova ad attorcigliarsi una punta di edera.
E il giardiniere? È uno che ci parla di Dio, dell’umiltà profonda di Dio, perché deve guardare, una per una le sue creature, accettarne tutte le possibili espressioni e poi deve metterle insieme, le creature, come una specie di com-positore, ma particolare, perché deve lasciare che le creature trovino, ognuna, il proprio spazio, la propria aria, perché si intreccino, dopo essersi guardate, annusate e scelte o respinte. Un compito leggero e gravoso per cui occorre un uomo mite e dissipatore, costante e vigile Il musicista ha in comune con il giardiniere questo: che le sue opere nascono dalla terra e si librano nell’aria.
Non credo nei giardini troppo grandi, troppo aperti o troppo luminosi. Un giardino non deve parlare del proprietario, ma dei mille pensieri e umori di chi muove la terra e rinviene semi che vengono da lontano e li accarezza e li sistema nel modo migliore affinchè possano germogliare semplici, forti e sereni.
Le tecniche sono libere e hanno da rispondere ad un solo imperativo: fare in modo che il visitatore si ritrovi a passeggiare in un giardino dell’arte e non in una mostra sul giardino nell’arte.
Il Giardino d’Inverno realizza, quindi, un desiderio semplice che è anche un bisogno, insieme infantile e poetico, di una primavera anche d’inverno, quasi che Proserpina non fosse mai stata rapita e trattenuta nel ventre buio del regno di Plutone: che l’arte fiorisca anche d’inverno, per gli occhi e l’olfatto e il tatto e per la gioia di chi ancora si ostina ad amare la bellezza! È un Giardino in cui coltivare, sperimentare, mettere a confronto, a dimora, idee, affinità elettive, sensibilità ed approcci desideranti. Un Giardino del pensiero e della creatività in cui gettare e cogliere nuove seminagioni. Abbiamo ritenuto opportuna la presenza attiva di opere ideate e realizzate da bambini, per questa occasione i figli e/o i nipotini degli artisti e dei collezionisti, perché ci pare che un giardino senza la presenza di bambini non sia né giusto né buono né bello. Questa fotografia istantanea fiorita e profumata potrà essere esportata nei luoghi e nei siti d’Italia e del Mondo che guardano alla nostra Puglia come ad un giardino abitato da persone gentili e ridenti.
Vito Intini
questa prima fase, in modo da essere, in seguito, proposto e/o trasferito in altri luoghi. Questa prima edizione, tutta sperimentale, nasce da una domanda postami dai miei due bambini, una domanda immediata, chiara ed innocente: "Papà, ma quando viene la primavera?" - "Disegnate fiori di tutti i colori e uccellini che cantano fra i rami degli alberi e rondini che sfrecciano nell’aria, vedrete che sentirete il profumo della primavera che da lontano di sorriderà e ci farà ciao con la mano". Un Giardino d’Inverno, fra gennaio e febbraio, che abiti e rivesta gli spazi e le nicchie e gli angoli e s’inerpichi su per le scale della kunsthalle! Un Giardino d’Inverno ascensionale che ci ridia la gioia di salire sugli alberi, fra i rami come tanti baroni rampanti per riguadagnare per un po’ il punto di vista degli uccelli nei nidi. Fiori rari e preziosi e fiori di campo e alberi d’alto fusto, erbe magiche e rampicanti e nidi e tane e insetti, tartarughe, lucertole, farfalle, calabroni, api e formiche e profumi leggeri, aromi e frulli di ali e ancora attrezzi da giardino poggiati di qua e di là, e foglie ingiallite: si muovono nell’aria al primo alito di vento; e ancora cinguettii, ronzii leggeri e velocissimi, bisbigli di bambini che nascondono i loro incredibili tesori fatti di niente. E poi il mistero dei giardini, le rughe nascoste, il pensiero che si perde fra i sentieri interrotti
Un giardino è come un’opera lirica, è opera totale, musica che incontra colori, gesti, segni diversi e intrecciati di una storia che si svela e si rivela in continui rimandi, involgimenti e ripensamenti. I quattro Elementi e i tre Mondi finalmente in armonia in un fazzoletto di terra. Il giardino è una metafora del Creato, il luogo privilegiato di sinestesie virtuose. Il giardino come il Creato, come la nostra anima, è in continua trasformazione: pur conservando i caratteri dell’origine, è qualcosa di molto fragile che può essere sconvolto dalla zizzania, dalla grandine o dalla luce accecante e dall’arsura della controra. Ma partecipa del dono della palingenesi, della rinascita, ogni volta miracolosa. Tutto sembra come risorgere da quello che i nostri occhi avevano rubricato come sterile, morto, annichilito: è questo la primavera, potente, profonda, sconvolgente. Anche l’animo più vecchio o arido la avverte in sé come un vento lontano, odoroso, straziante.
Ma c’è una parte nascosta. È lì che, in fondo, viene deciso tutto: il luogo in cui si intrecciano le radici. Ci sono piante che non crescono mai, o si accartocciano e sdilinquiscono, proprio come le persone che vengono emarginate o rifiutate dai diversi contesti. La trama sotterranea, nascosta, oscura del giardino non accetta il nuovo venuto, il giardino diventa crudele, assolutamente crudele. Ma ecco il vaso e la mano paterna del giardiniere che interviene contro il freddo, contro la grandine e la terra acida e spietata. Ecco il giardino d’inverno: la dimora accogliente, calda e virtuosa della primavera del cuore. È sempre primavera nel cuore di chi è buono e generoso. Non c’è mai nulla di troppo nel buon giardino. Perché tutto si presenta necessario senza darlo troppo a vedere. E se viene a mancare qualcosa siamo subito distratti dal cinguettare nei nidi e da germogli strani, mai visti prima. È incredibile. Se la vita, nella sua meraviglia, dovesse dotarsi di un biglietto da visita questa sarebbe un piccolo buon giardino.
Ci sia pure un che di stantìo, un che di abbandono, qualcosa che è stato posato lì e non più ripreso, un vaso di coccio da riparare, un arnese un po’ arrugginito su cui prova ad attorcigliarsi una punta di edera.
E il giardiniere? È uno che ci parla di Dio, dell’umiltà profonda di Dio, perché deve guardare, una per una le sue creature, accettarne tutte le possibili espressioni e poi deve metterle insieme, le creature, come una specie di com-positore, ma particolare, perché deve lasciare che le creature trovino, ognuna, il proprio spazio, la propria aria, perché si intreccino, dopo essersi guardate, annusate e scelte o respinte. Un compito leggero e gravoso per cui occorre un uomo mite e dissipatore, costante e vigile Il musicista ha in comune con il giardiniere questo: che le sue opere nascono dalla terra e si librano nell’aria.
Non credo nei giardini troppo grandi, troppo aperti o troppo luminosi. Un giardino non deve parlare del proprietario, ma dei mille pensieri e umori di chi muove la terra e rinviene semi che vengono da lontano e li accarezza e li sistema nel modo migliore affinchè possano germogliare semplici, forti e sereni.
Le tecniche sono libere e hanno da rispondere ad un solo imperativo: fare in modo che il visitatore si ritrovi a passeggiare in un giardino dell’arte e non in una mostra sul giardino nell’arte.
Il Giardino d’Inverno realizza, quindi, un desiderio semplice che è anche un bisogno, insieme infantile e poetico, di una primavera anche d’inverno, quasi che Proserpina non fosse mai stata rapita e trattenuta nel ventre buio del regno di Plutone: che l’arte fiorisca anche d’inverno, per gli occhi e l’olfatto e il tatto e per la gioia di chi ancora si ostina ad amare la bellezza! È un Giardino in cui coltivare, sperimentare, mettere a confronto, a dimora, idee, affinità elettive, sensibilità ed approcci desideranti. Un Giardino del pensiero e della creatività in cui gettare e cogliere nuove seminagioni. Abbiamo ritenuto opportuna la presenza attiva di opere ideate e realizzate da bambini, per questa occasione i figli e/o i nipotini degli artisti e dei collezionisti, perché ci pare che un giardino senza la presenza di bambini non sia né giusto né buono né bello. Questa fotografia istantanea fiorita e profumata potrà essere esportata nei luoghi e nei siti d’Italia e del Mondo che guardano alla nostra Puglia come ad un giardino abitato da persone gentili e ridenti.
Vito Intini
21
gennaio 2006
Giardino d’Inverno
Dal 21 gennaio al 03 marzo 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA KUNSTHALLE
Putignano, Via Santa Maria, 79, (Bari)
Putignano, Via Santa Maria, 79, (Bari)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 17,30-19,30 o su appuntamento
Vernissage
21 Gennaio 2006, ore 18
Autore
Curatore