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Gibba – Luci di profilo
Il jazz è stato raccontato in mille modi, ma mai affidandosi al colore ridotto in particelle in sospensione. E’ questo il segreto di LUCI DI PROFILO, la mostra di opere realizzate da Giuseppe Giliberto in arte GIBBA, artista fuori dai canoni, che utilizzando spray e mascherine su tela ha dato vita a una sorprendente galleria di ritratti dedicati ai grandi protagonisti della storia del jazz
Comunicato stampa
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Il jazz è stato raccontato in mille modi, ma mai affidandosi al colore ridotto in particelle in sospensione. E’ questo il segreto di LUCI DI PROFILO, la mostra di opere realizzate da Giuseppe Giliberto in arte GIBBA, artista fuori dai canoni, che utilizzando spray e mascherine su tela ha dato vita a una sorprendente galleria di ritratti dedicati ai grandi protagonisti della storia del jazz. Da Coltrane a Gerry Mulligan, da Billie Holiday al palmo aperto della mano di Miles Davis, la storia di un intero genere musicale viene rivisitato giocando sui contrasti di luce e sulle ombre soffuse che da sempre accompagnano la magia di suoni che tutt’ora affascinano il grande pubblico.
“I quadri di Gibba raccontano avventure urbane contemporanee: ombre notturne, luci di profilo, volti umani (alcuni femminili), contorni estatici, corpi sinuosi, espressioni sofferte, sforzi fisici nell'atto sublime della creazione musicale estemporanea: in altre parole gli attimi fuggenti di una jam session quasi sempre dipinta con la messa a fuoco esotto i riflettori di un unico protagonista alla volta, il jazzman alle prese con se stesso, in completa solitudine, in un buio e in uno spazio metafisici, perché a Gibba interessa la
psiche e l'individuo, il soggetto e la sua esistenza, una vita, tante vite che nel jazz restano 'private', che fioriscono nel darsi al pubblico, registrando un disco o swingando in un club” (Guido Michelone).
“I quadri di Gibba raccontano avventure urbane contemporanee: ombre notturne, luci di profilo, volti umani (alcuni femminili), contorni estatici, corpi sinuosi, espressioni sofferte, sforzi fisici nell'atto sublime della creazione musicale estemporanea: in altre parole gli attimi fuggenti di una jam session quasi sempre dipinta con la messa a fuoco esotto i riflettori di un unico protagonista alla volta, il jazzman alle prese con se stesso, in completa solitudine, in un buio e in uno spazio metafisici, perché a Gibba interessa la
psiche e l'individuo, il soggetto e la sua esistenza, una vita, tante vite che nel jazz restano 'private', che fioriscono nel darsi al pubblico, registrando un disco o swingando in un club” (Guido Michelone).