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Gigi Specchia
antologica
Comunicato stampa
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Il Comune di Sternatìa e l ‘Unione dei Comuni della Grecìa Salentina organizzano la mostra dedicata all’opera dell’artista sternatese Gigi Specchia, che si apre sabato 2 agosto, alle ore 19.00,.
La mostra, a carattere antologico, a inaugurarla sarà Massimo Manera, sindaco del centro leccese e presidente dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, vuole essere un omaggio della comunità ad un personaggio che appare schivo, che ha centellinato le sue presenze espositive e pur tuttavia si rivela invece di sicuro spessore culturale com’è riconosciuto dalla critica (Antonio Verri, Aldo Bello, Dino Pasquali, Giorgio Segato, Carlo Franza, Antonio Cassiano, Alessandra Orlando, Luciana Palmieri e altri), comprovato dal singolare percorso artistico e dalle attività espositive svol-te in vari centri italiani.
Il professore Massimo Guastella, docente di storia dell’arte contemporanea presso l’Università di Lecce, curatore della mostra e del catalogo antologico, edito da Manni, si fa onere di delineare la personalità artistica di Specchia, figura a suo modo sui generis, per aver condiviso la sensibilità e operosità estetica con gli obblighi delle occupazioni agricole. L’antologica intende e cogliere le specificità linguistiche ma ancor più l’identità culturale dell’autore sternatese, tanto all’interno dell’attività praticata ai margini del sistema dell’arte quanto nell’ambito di quell’ineffabile schiera di intellettuali contemporanei, cui è bastevole svolgere con dignità la pro-pria opera per più duraturi valori culturali, anziché rincorrere virtuali riconoscimenti ufficiali.
L’esposizione raccoglie una cinquantina di opere che ripercorrono l’intera produzione di Specchia, sin dal 1976, vale a dire quella meno nota, più sottaciuta perché ancora non completa-mente autonoma e soprattutto non del tutto affrancata dall’infatuazione per i paesaggi di Vincenzo Ciardo e per la tradizione pittorica salentina, per giungere alla sua fase matura, ampiamente acclara-ta dalla critica, che racchiude tre lustri, cioè dal 1989 ad oggi.
Il suo linguaggio, nel tempo sprovincializzato, ovvero universalizzato, ha assunto così pro-prie cifre stilistiche d’ordine materico e segnico, senza perdere completamente i richiami figurali. Soprattutto si distingue la singolare costruzione plastica delle opere -pur conservando la forma di quadri a parete -, grazie all’apporto di polvere di tufo, calce, vinavil ed ecoline su grezze tele di juta, che giunge persino al calco diretto di elementi naturali o manufatti.
Nelle tematiche affrontate da Gigi Specchia, pur preservando certi soggetti cari al paesaggi-smo meridionale, incidono dunque le suggestioni della cultura letteraria sia salentina, Bodini, Comi, Pagano, Toma, Viva, sia italiana, Salvatore Quasimodo, sia internazionale, il filosofo Blaise Pascal, solo per fare alcuni esempi; ma non mancano riferimenti ai grandi problemi della contemporaneità, su tutti le guerre, la povertà e i soggetti storici, particolarmente affascinato, come lui è, dai fatti di Otranto del 1480, e come lo sono stati Carmelo Bene, Maria Corti e Vittorio Bodini, e in arte visiva Nino Della Notte e Lionello Mandorino.
Parallelamente e di non minore importanza, nell’intera sua produzione, scorre l’argomento sacro, - neppure sfiorato dalle vuote retoriche degli artisti “convertiti” dal business dell’ultima cele-brazione giubilare- ma dal piglio laico di sapore francescano; a fatto sin dagli esordi non poche del-le sue opere rappresentano santi, bizantini, croci, via crucis e crocifissioni, quali segni di umana sof-ferenza, o riportano simboliche foglie di vite.
Il catalogo della mostra, realizzato da Manni Editore, si compone di 108 pagine, con un cor-pus di 48 immagini a colori ed un’ampia ricostruzione dell’antologia critica dell’artista.
Le opere di Specchia dai paesaggi salentini del 1976, alle immagini inserite nel Cd del grup-po musicale Avleddha, del 2002, e i soggetti sacri recentissimi, del 2003, sono ordinate negli storici ambienti dell’ex convento dei Domenicani, straordinario monumento dell’architettura barocca sa-lentina oggi sede degli uffici comunali di Sternatìa, un prezioso scrigno che l’amministrazione civi-ca ha funzionalmente saputo recuperare ad uso della comunità, valorizzandolo.
La mostra resterà aperta sino al 28 di settembre; gli orari di visita per il pubblico sono previsti da lunedì a domenica dalle 18 alle 22.
La mostra, a carattere antologico, a inaugurarla sarà Massimo Manera, sindaco del centro leccese e presidente dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, vuole essere un omaggio della comunità ad un personaggio che appare schivo, che ha centellinato le sue presenze espositive e pur tuttavia si rivela invece di sicuro spessore culturale com’è riconosciuto dalla critica (Antonio Verri, Aldo Bello, Dino Pasquali, Giorgio Segato, Carlo Franza, Antonio Cassiano, Alessandra Orlando, Luciana Palmieri e altri), comprovato dal singolare percorso artistico e dalle attività espositive svol-te in vari centri italiani.
Il professore Massimo Guastella, docente di storia dell’arte contemporanea presso l’Università di Lecce, curatore della mostra e del catalogo antologico, edito da Manni, si fa onere di delineare la personalità artistica di Specchia, figura a suo modo sui generis, per aver condiviso la sensibilità e operosità estetica con gli obblighi delle occupazioni agricole. L’antologica intende e cogliere le specificità linguistiche ma ancor più l’identità culturale dell’autore sternatese, tanto all’interno dell’attività praticata ai margini del sistema dell’arte quanto nell’ambito di quell’ineffabile schiera di intellettuali contemporanei, cui è bastevole svolgere con dignità la pro-pria opera per più duraturi valori culturali, anziché rincorrere virtuali riconoscimenti ufficiali.
L’esposizione raccoglie una cinquantina di opere che ripercorrono l’intera produzione di Specchia, sin dal 1976, vale a dire quella meno nota, più sottaciuta perché ancora non completa-mente autonoma e soprattutto non del tutto affrancata dall’infatuazione per i paesaggi di Vincenzo Ciardo e per la tradizione pittorica salentina, per giungere alla sua fase matura, ampiamente acclara-ta dalla critica, che racchiude tre lustri, cioè dal 1989 ad oggi.
Il suo linguaggio, nel tempo sprovincializzato, ovvero universalizzato, ha assunto così pro-prie cifre stilistiche d’ordine materico e segnico, senza perdere completamente i richiami figurali. Soprattutto si distingue la singolare costruzione plastica delle opere -pur conservando la forma di quadri a parete -, grazie all’apporto di polvere di tufo, calce, vinavil ed ecoline su grezze tele di juta, che giunge persino al calco diretto di elementi naturali o manufatti.
Nelle tematiche affrontate da Gigi Specchia, pur preservando certi soggetti cari al paesaggi-smo meridionale, incidono dunque le suggestioni della cultura letteraria sia salentina, Bodini, Comi, Pagano, Toma, Viva, sia italiana, Salvatore Quasimodo, sia internazionale, il filosofo Blaise Pascal, solo per fare alcuni esempi; ma non mancano riferimenti ai grandi problemi della contemporaneità, su tutti le guerre, la povertà e i soggetti storici, particolarmente affascinato, come lui è, dai fatti di Otranto del 1480, e come lo sono stati Carmelo Bene, Maria Corti e Vittorio Bodini, e in arte visiva Nino Della Notte e Lionello Mandorino.
Parallelamente e di non minore importanza, nell’intera sua produzione, scorre l’argomento sacro, - neppure sfiorato dalle vuote retoriche degli artisti “convertiti” dal business dell’ultima cele-brazione giubilare- ma dal piglio laico di sapore francescano; a fatto sin dagli esordi non poche del-le sue opere rappresentano santi, bizantini, croci, via crucis e crocifissioni, quali segni di umana sof-ferenza, o riportano simboliche foglie di vite.
Il catalogo della mostra, realizzato da Manni Editore, si compone di 108 pagine, con un cor-pus di 48 immagini a colori ed un’ampia ricostruzione dell’antologia critica dell’artista.
Le opere di Specchia dai paesaggi salentini del 1976, alle immagini inserite nel Cd del grup-po musicale Avleddha, del 2002, e i soggetti sacri recentissimi, del 2003, sono ordinate negli storici ambienti dell’ex convento dei Domenicani, straordinario monumento dell’architettura barocca sa-lentina oggi sede degli uffici comunali di Sternatìa, un prezioso scrigno che l’amministrazione civi-ca ha funzionalmente saputo recuperare ad uso della comunità, valorizzandolo.
La mostra resterà aperta sino al 28 di settembre; gli orari di visita per il pubblico sono previsti da lunedì a domenica dalle 18 alle 22.
02
agosto 2003
Gigi Specchia
Dal 02 agosto al 28 settembre 2003
Location
EX CONVENTO DEI DOMENICANI
Sternatia, Via Brigida Ancora, 41, (Lecce)
Sternatia, Via Brigida Ancora, 41, (Lecce)
Orario di apertura
da lunedì a domenica: 18 – 22
Vernissage
2 Agosto 2003, ore 19
Autore