[…] non deve sorprendere che un pittore come Falconi, rimasto fedele alla tradizione, non solo tecnica, ma anche e soprattutto etica e spirituale della pittura, possa non essere visto, o essere considerato superficialmente, da quella parte della critica che fonda le proprie valutazioni sui canoni delle mode, per loro intima natura e necessità effimere e cangianti, e del politically correct. L’oscuramento patito da questi artisti meriterebbe di essere sbaragliato, ma le vicende culturali ci hanno ormai abituato a non sorprenderci più di distorsioni e di miopie, a non riporre troppe speranze in un rapido, pur salutare naufragio di ciò che ci appare frutto di calcoli e furberie. Del resto, perché sorprenderci di quanto avviene nel mondo dell’arte? Potremmo, con una definizione suggestiva, parlare dell’opera di Falconi come di “una pittura straniera in terra straniera”. I suoi dipinti, e quelli di altri artisti, pagano infatti il dazio di una densità di significati, di un retaggio culturale che sono purtroppo diventati spesso estranei alle modalità del vedere che si danno nel nostro tempo. È una pittura, quella di Falconi, che pone degli enigmi, che fonde e condensa miti e leggende, tradizioni pittoriche e letterarie: cose che spesso non sono altro che muti simulacri per generazioni che non hanno acquisito gli strumenti per leggere, per decifrare, per comprendere il senso profondo delle stratificazioni del pensiero e dello sguardo che il cammino dell’umanità ha accumulato e lasciato dietro di sé. Questo essere parzialmente ciechi, questa mancanza di conoscenze fanno sì che di molte opere antiche, ed anche di moderne e contemporanee che ancora si reggano su una loro interna complessità, si colga solo la buccia e si finisca per fraintenderne o svilirne l’intenzione, l’esigenza di comunicazione, il messaggio, ridotto a puro luogo comune – pensiamo alla lettura che ampiamente viene fatta di espressioni artistiche “altre”, la cui circolazione viene favorita dalla globalizzazione in atto, delle quali ci si illude di padroneggiare, di cogliere il senso profondo, ma che invece vengono lette e interpretate del tutto superficialmente, senza una estensione e un arricchimento vero del proprio bagaglio culturale. […] Sandro Parmiggiani