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Gilberto Giovagnoli – Lo sputo di John McEnroe
In esposizione, nelle amplissime sale della Rocca di Cento, i più recenti disegni realizzati dall’artista per Emilia Romagna Teatro e i grandi “arazzi” eseguiti alla fine degli anni 90.
Comunicato stampa
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In tempi decisamente post-politici, in cui l’arte sembra rimanere relegata nel cantuccio insignificante che la società le ha destinato, Gilberto Giovagnoli sfida il lindo nulla del politically correct snodando un discorso che non può che essere pubblico e sferzante.
Con il puntello corroborante di una grafia pungente unita ad un grado zero della parola particolarmente espressiva pur nella sua crudezza, l’autore pare assecondare una poetica che lasciando perdere gli ornamenti tipici di quella cultura borghese tanto pulita all’esterno quanto degradata al suo interno, buca con dovizia accurata tale apparato (in)significante con un linguaggio triviale ma profondamente penetrante, andando a sondare gli umori più reconditi del genere umano. Non a caso il titolo della mostra fa riferimento al celebre tennista John McEnroe, numero uno del mondo dal 1981 al 1984, che con il suo atteggiamento irascibile e fortemente anticonformista ha cercato d’infrangere con parole e atteggiamenti irriverenti certi assodati schemi del mondo sportivo.
Nell'opera di Giovagnoli, condita di humour e di provocazione al punto da arrivare ai confini della satira, le frasi volutamente impertinenti scritte in un italiano maccheronico quanto mai surreale, smontano la serietà del disegno e danno un tocco di genialità visionaria alla composizione. Omaggi e invettive spesso in rima, scioglilingua con cui l'artista giocoliere si diverte a giocare furbescamente, che divengono parte della pittura stessa. Una modalità pittorica raffinatissima quella di Gilberto Giovagnoli, che non dimentica mai di mostrare il sottotesto colto, come si evince chiaramente nella serie degli scrittori, un centinaio di disegni realizzati per la nuova campagna di Emilia-Romagna Teatro, ritratti di letterati scomparsi del Novecento che hanno avuto riduzioni teatrali delle loro opere. Tratteggiando i volti in modo ruvido con il segno mordace e aggressivo della biro, Giovagnoli coglie a fondo e senza alcuna retorica la psicologia dei personaggi che loro magrado hanno fatto grande un'epoca. Mentre nei grandi arazzi, in quel perfetto stile art brut mischiato al fumetto, così preziosi pur essendo fatti di materiali di scarto, questo allegro saltimbanco della parola e poeta delle contraddizioni quotidiane costruisce - con una tessitura finissima a collage ricoperta di scotch trasparente - mondi fantasiosi, poetici e intricati, con scarabocchi graffiati e frammenti di corpi di personaggi storici o del mondo artistico che copulano e si affastellano l'uno sull'altro, come in un girone di un suo rimaneggiato e personale inferno dantesco dal sapore carnevalesco e giocoso, mescolati in un unico bizzarro e folle calderone dove alla fine tutto paradossalmente sembra combaciare e avere un suo senso compiuto.
Con una sapienza costruttiva e stilistica che sfiora il virtuosismo e che denota la sua eccezionale capacità tecnica dettata da anni di esercizio, Gilberto Giovagnoli mette in scena il suo personale teatrino dell'assurdo che poi alla fine tanto assurdo non è, poichè biasima i vizi e le follìe del nostro povero mondo, dove la psicosi, l’ottusità e il conformismo divengono protagonisti assoluti.
L'estetica erudita di Gilberto Giovagnoli ben si abbina dunque alle attuali esigenze del consumatore di cultura: un messaggio breve e penetrante, apparentemente ingenuo nella sua semplicità disarmante, talvolta brusco e triviale ma sempre profondamente sottile e competente, sul proprio vissuto e verso i valori della nostra - apparente - democrazia.
Francesca Baboni e Stefano Taddei
Nell'occasione verrà presentato il libro d’artista
"Gilberto Giovagnoli: La vita di Hitler vista da un pittore idiota, un libro schifoso veramente”
Edizioni Logos, D406 Modena
Con il puntello corroborante di una grafia pungente unita ad un grado zero della parola particolarmente espressiva pur nella sua crudezza, l’autore pare assecondare una poetica che lasciando perdere gli ornamenti tipici di quella cultura borghese tanto pulita all’esterno quanto degradata al suo interno, buca con dovizia accurata tale apparato (in)significante con un linguaggio triviale ma profondamente penetrante, andando a sondare gli umori più reconditi del genere umano. Non a caso il titolo della mostra fa riferimento al celebre tennista John McEnroe, numero uno del mondo dal 1981 al 1984, che con il suo atteggiamento irascibile e fortemente anticonformista ha cercato d’infrangere con parole e atteggiamenti irriverenti certi assodati schemi del mondo sportivo.
Nell'opera di Giovagnoli, condita di humour e di provocazione al punto da arrivare ai confini della satira, le frasi volutamente impertinenti scritte in un italiano maccheronico quanto mai surreale, smontano la serietà del disegno e danno un tocco di genialità visionaria alla composizione. Omaggi e invettive spesso in rima, scioglilingua con cui l'artista giocoliere si diverte a giocare furbescamente, che divengono parte della pittura stessa. Una modalità pittorica raffinatissima quella di Gilberto Giovagnoli, che non dimentica mai di mostrare il sottotesto colto, come si evince chiaramente nella serie degli scrittori, un centinaio di disegni realizzati per la nuova campagna di Emilia-Romagna Teatro, ritratti di letterati scomparsi del Novecento che hanno avuto riduzioni teatrali delle loro opere. Tratteggiando i volti in modo ruvido con il segno mordace e aggressivo della biro, Giovagnoli coglie a fondo e senza alcuna retorica la psicologia dei personaggi che loro magrado hanno fatto grande un'epoca. Mentre nei grandi arazzi, in quel perfetto stile art brut mischiato al fumetto, così preziosi pur essendo fatti di materiali di scarto, questo allegro saltimbanco della parola e poeta delle contraddizioni quotidiane costruisce - con una tessitura finissima a collage ricoperta di scotch trasparente - mondi fantasiosi, poetici e intricati, con scarabocchi graffiati e frammenti di corpi di personaggi storici o del mondo artistico che copulano e si affastellano l'uno sull'altro, come in un girone di un suo rimaneggiato e personale inferno dantesco dal sapore carnevalesco e giocoso, mescolati in un unico bizzarro e folle calderone dove alla fine tutto paradossalmente sembra combaciare e avere un suo senso compiuto.
Con una sapienza costruttiva e stilistica che sfiora il virtuosismo e che denota la sua eccezionale capacità tecnica dettata da anni di esercizio, Gilberto Giovagnoli mette in scena il suo personale teatrino dell'assurdo che poi alla fine tanto assurdo non è, poichè biasima i vizi e le follìe del nostro povero mondo, dove la psicosi, l’ottusità e il conformismo divengono protagonisti assoluti.
L'estetica erudita di Gilberto Giovagnoli ben si abbina dunque alle attuali esigenze del consumatore di cultura: un messaggio breve e penetrante, apparentemente ingenuo nella sua semplicità disarmante, talvolta brusco e triviale ma sempre profondamente sottile e competente, sul proprio vissuto e verso i valori della nostra - apparente - democrazia.
Francesca Baboni e Stefano Taddei
Nell'occasione verrà presentato il libro d’artista
"Gilberto Giovagnoli: La vita di Hitler vista da un pittore idiota, un libro schifoso veramente”
Edizioni Logos, D406 Modena
10
ottobre 2009
Gilberto Giovagnoli – Lo sputo di John McEnroe
Dal 10 ottobre al 22 novembre 2009
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
CASTELLO DELLA ROCCA
Cento, Piazzale Della Rocca, (Ferrara)
Cento, Piazzale Della Rocca, (Ferrara)
Orario di apertura
sabato e domenica
Vernissage
10 Ottobre 2009, ore 18.00
Autore
Curatore