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Gilberto Zorio – …tra gli acidi, i marrani, le stelle…
Riconosciuto esponente di punta dell’Arte Povera, l’artista consolida il rapporto con la galleria e Firenze concependo una personale di ampio respiro e di grande impatto emotivo dove lavori storici sono raccolti insieme ad evoluzioni recenti per un percorso artistico che “…parte, procede e va verso un obbiettivo che si presenterà…”, come afferma lo stesso artista.
Comunicato stampa
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Sarà inaugurata alla galleria d’arte contemporanea Poggiali e Forconi di Firenze sabato 17 gennaio 2004 alle ore 18, alla presenza dell’artista, la personale di Gilberto Zorio.
Riconosciuto esponente di punta dell’Arte Povera, l’artista consolida il rapporto con la galleria e Firenze concependo una personale di ampio respiro e di grande impatto emotivo dove lavori storici sono raccolti insieme ad evoluzioni recenti per un percorso artistico che “…parte, procede e va verso un obbiettivo che si presenterà…”, come afferma lo stesso artista.
“…L’opera di Zorio stupirà Zorio stesso”, sottolinea, “…Zorio si parla addosso, s’indaga, s’interroga”.
Ciò che i primi critici, fin dagli albori della sua opera, individuarono come dinamica essenziale della poetica di Zorio, l’energia, si arricchisce, in questa personale, di nuove sfumature: energia come risoluzione incompiuta, perché il lavoro va avanti incontrando evoluzioni ignote.
La consapevolezza “dell’essere un viandante, un deambulante che in un vorticoso sforzo si muove freneticamente interrogandosi senza sosta” – citando volentieri la ricerca di Roberto Barni – si misura con la certezza del fare arte come atto di magia contro la dissoluzione: la stella, i vetri, le costruzioni, le decostruzioni delle istallazioni creano la scintilla “…e si aprono le nuvole, si tocca il lago pieno d’oro, si tocca la pietra, per scoprire che le nuvole si aprono per te, la pietra tocca te…”.
Zorio, insomma, è uno sciamano: fa si che, da questo atto di magia, il sogno si concretizzi attraverso il lavoro, di sapore proletario, Zorio non è un poeta, usa la poesia come strumento sciamanico rimanendone affascinato.
In un incontro scontro di peso e leggerezza, l’arte è un percorso, puntualizza Zorio, “…che non ha direzione…la consapevolezza risiede nel sapere dove non andrà, ma non dove finirà, perché è in-finita”. E ancora: “…la strana convinzione di non capire nulla e l’urgenza di creare ciò che non c’era prima come necessità animale, come fatto sociale, antropologico genera energia che si sprigiona come bisogno di espressione, spinta a produrre”.
La personale, allestita sino al 16 marzo 2004, sarà completata da un catalogo, realizzato dalla galleria, con interventi critici di Mario Bertoni e Alberto Fiz e da commenti dell’artista.
Riconosciuto esponente di punta dell’Arte Povera, l’artista consolida il rapporto con la galleria e Firenze concependo una personale di ampio respiro e di grande impatto emotivo dove lavori storici sono raccolti insieme ad evoluzioni recenti per un percorso artistico che “…parte, procede e va verso un obbiettivo che si presenterà…”, come afferma lo stesso artista.
“…L’opera di Zorio stupirà Zorio stesso”, sottolinea, “…Zorio si parla addosso, s’indaga, s’interroga”.
Ciò che i primi critici, fin dagli albori della sua opera, individuarono come dinamica essenziale della poetica di Zorio, l’energia, si arricchisce, in questa personale, di nuove sfumature: energia come risoluzione incompiuta, perché il lavoro va avanti incontrando evoluzioni ignote.
La consapevolezza “dell’essere un viandante, un deambulante che in un vorticoso sforzo si muove freneticamente interrogandosi senza sosta” – citando volentieri la ricerca di Roberto Barni – si misura con la certezza del fare arte come atto di magia contro la dissoluzione: la stella, i vetri, le costruzioni, le decostruzioni delle istallazioni creano la scintilla “…e si aprono le nuvole, si tocca il lago pieno d’oro, si tocca la pietra, per scoprire che le nuvole si aprono per te, la pietra tocca te…”.
Zorio, insomma, è uno sciamano: fa si che, da questo atto di magia, il sogno si concretizzi attraverso il lavoro, di sapore proletario, Zorio non è un poeta, usa la poesia come strumento sciamanico rimanendone affascinato.
In un incontro scontro di peso e leggerezza, l’arte è un percorso, puntualizza Zorio, “…che non ha direzione…la consapevolezza risiede nel sapere dove non andrà, ma non dove finirà, perché è in-finita”. E ancora: “…la strana convinzione di non capire nulla e l’urgenza di creare ciò che non c’era prima come necessità animale, come fatto sociale, antropologico genera energia che si sprigiona come bisogno di espressione, spinta a produrre”.
La personale, allestita sino al 16 marzo 2004, sarà completata da un catalogo, realizzato dalla galleria, con interventi critici di Mario Bertoni e Alberto Fiz e da commenti dell’artista.
17
gennaio 2004
Gilberto Zorio – …tra gli acidi, i marrani, le stelle…
Dal 17 gennaio al 30 aprile 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA POGGIALI
Firenze, Via Della Scala, 35A, (Firenze)
Firenze, Via Della Scala, 35A, (Firenze)
Orario di apertura
orario: 9.00 – 19.30, domenica su appuntamento
Vernissage
17 Gennaio 2004, ore 18
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