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Gino Bogoni – un maestro del XX secolo
un panorama della sua produzione come scultore e come grafico, dalle primissime opere (Vecchia Sofia, 1947; Gallina, 1952; Giancarlo, 1952) alle celebri donne degli anni ’70, alle sculture che lo hanno reso celebre a livello internazionale
Comunicato stampa
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Dopo quarant’anni torna a Roma Gino Bogoni con una prima antologica nazionale a sedici anni dalla sua scomparsa. La mostra, curata da Francesco Butturini (quale suo biografo e studioso, autore di due monografie, Gino Bogoni edita nel 2001 e Gino Bogoni, dipingendo sulle ali delle farfalle, edita nel 2003 presso le Edizioni d’arte Ghelfi di Verona) e allestita a cura del Banco Popolare di Verona nelle sale di Palazzo Altieri in piazza del Gesù a Roma, presenterà un panorama della sua produzione come scultore e come grafico, dalle primissime opere (Vecchia Sofia, 1947; Gallina, 1952; Giancarlo, 1952) alle celebri donne degli anni ’70, alle sculture che lo hanno reso celebre a livello internazionale quali Lotus, Heliantus, Mutazioni, Metamorfosi, Quadrato vitale.
Gino Bogoni (Verona 1921 – 1990), allievo presso l’accademia veronese G.B. Cignaroli dello scultore Franco Girelli, iniziò la sua ricerca studiando e riproducendo i bronzi delle formelle della porta del San Zeno di Verona e delle immagini arcaiche della Lessinia. La conoscenza diretta delle opere di Arturo Martini, Luciano Minguzzi, Giacomo Manzù e soprattutto di Marcello Mascherini, con cui collaborò a lungo in prestigiose commissioni, lo avviò progressivamente in una ricerca autonoma che lo impose a livello nazionale con due importanti presenze alla Quadriennale romana del 1965 e alla Biennale veneziana del 1966. Una spinta ulteriore al rinnovamento della scultura gli venne al viaggio negli Stati Uniti d’America nel 1968 e dal confronto sempre più libero e vivace con le esperienze più vive italiane ed europee, presenti in Italia nelle ricerche plastiche e spaziali di Consagra e Arnaldo Pomodoro cui la produzione degli anni ‘6070 di Bogoni è sensibilmente vicina.
Di questa ricerca plastica dalle profonde motivazioni esistenziali, Bogoni dà una ricca e fruttuosa testimonianza con i bronzi fusi nell’ultima parte della sua vita: la serie numerosa delle donne dei Lotus, delle Mutazioni e degli Helianthus. Vicino a questa sezione fondamentale della sua produzione, verranno esposte in mostra venticinque pitture: esplosioni cromatiche o delicatissimi calchi per impressione di foglie, di sassi, di rami in una ragnatela essenziale che sarebbe tanto piaciuta a un Bissier.
Nella sequenza storica della sua ricerca è necessario citare alcune opere fondamentali, divenute famose grazie anche ad una sostanziosa e prestigiosa serie di premiazioni e riconoscimenti: da Bovino (1961) con cui vinse il premio alla Biennale di Verona, a Le grandi ruote e Forme di vita (1965) nate dall’osservazione di oggetti e forme della quotidianità, come ci rivela lui stesso nel suo “Diario d’artista” e con le quali ha partecipato alla IX quadriennale di Roma. Senza dimenticare la serie delle Vacchette (1959 - '60) e il Lotus (1972-73), con il quale nel 1973 ha vinto il 1° Premio al 9° Concorso Internazionale del Bronzetto di Padova, sorta di inflorescenza plastica dalla forma primordiale le cui lamelle bronzee se suonate e percosse emettono vibrazioni profonde e intense. Come pure Fluenza del 1967 con la quale ha vinto a Parigi alla Rassegna Internazionale d'Arte Contemporanea la Coppa della Critica Francese - Unesco.
Bisogna quindi ricordare le più volte menzionate Donne, create in un numero considerevole (più di 100) e delle quali Francesco Butturini scrive: «Le Donne di Bogoni, sono generazione dell’inconscio, rivelazione dell’inconscio con un procedimento consequenziale, eppure frutto di un dominio perfetto della materia che non deriva da una precisa volontà creativa, ma dall’ansia di stare a vedere cosa viene fuori..». Che sia bronzo o carta, muoversi tra le opere di Gino Bogoni è passeggiare in un bosco che giunge fino al mare. Perché è materia che respira, si agita come fosse al vento e sogna il suo colore. E ancora citando Butturini "in ogni fusione di Bogoni, nelle sue eruzioni lunari o nelle modulazioni plastiche che sembrano modellarsi nella luce e nell'aria con il gesto sottilmente erotico di una prorompente femminilità, avverti l'apparire, anzi, l'affiorare di un battito universale, che supera ogni barriera, per divenire ed essere."
Sulla sua vita renderà conto il volume “Diario d’artista”, che verrà presentato in occasione dell’inaugurazione della mostra romana.
La mostra verrà inaugurata giovedì 12 ottobre alle ore 18.00 e chiuderà domenica 17 dicembre.
Note biografiche
Gino Bogoni, ultimo di sei fratelli, nasce a Verona il 7 luglio 1921. Un'infanzia infelice - dovuta alla morte della madre e alla matrigna - un'adolescenza difficile, ma precocemente aperta all'arte, quando nel 1934 incontra Franco Egidio Girelli, direttore dell'Accademia Cignaroli di Verona, divenendo così a soli tredici anni, l'allievo e l'assistente del maestro. Per lui lavora a opere sempre più importanti fino al conseguimento del diploma in Scultura conseguito nel 1939. Continuò a frequentare l'Accademia fino al giugno del 1941, quando fu chiamato sotto le armi e spedito in Russia, dove fra avventure incredibili, rimase fino alla primavera del 1943, ritornando in Italia, a piedi, da solo. Il 22 aprile 1944 sposa Lina che aveva conosciuto in un brevissimo incontro prima di partire per la Campagna di Russia. Dalla loro unione nasceranno Giancarlo e Franco.
Dal 1947 insegna per sette anni disegno ornamentale e scultura alla "Scuola d'Arte Applicata all'Industria" di San Michele Extra di Verona. Nel 1971 insegna scultura all'International Sommerakademie Fur Bildende Kunst di Salisburgo (Austria). Tiene poi corsi di Scultura in Belgio presso le Accademie di Liegi, Bruxelles, Anversa, Verviers e Hasselt. Nella sua formazione ebbe contatti assidui con Arturo Martini, Luciano Minguzzi ed in particolare con Marcello Mascherini. Nel 1938 vince il I° Premio agli Agonali Nazionale d'Arte di Roma a soli diciassette anni. Da qui in poi partecipa ad oltre 200 manifestazioni artistiche vincendo numerosi premi tra i quali: I° Premio LV Biennale Nazionale d'Arte di Verona nel 1961 con l'opera "Bove" - Premio Nazionale Berta per l'attività Padova / Montegrotto nel 1972 - I° Premio 9° Concorso Internazionale del Bronzetto di Padova nel 1973 con l'opera "Lotus" - Coppa della Critica Francese "L'Unesco" Parigi nel 1977 con l'opera "Fluenza" - Coppa Presidente Commissione Mostra d'Arte Sacra Krakow nel 1979. Nel 1968 compie un viaggio negli U.S.A. invitato da Ruggero Orlando e dalla stampa americana e lascerà sul territorio statunitense circa un centinaio di opere. Nel 1985 viene invitato alla Manifestazione d'Arte "Disegno e Grafica Contemporanea Italiana" a Tokyo in Giappone.
Nonostante nella sua vita abbia dovuto combattere per ben 25 anni con un male terribile, ha sempre continuato la sua attività superando il dolore con la forza di volontà e traendo da esso nuove energie.
Si spegne il 23 novembre 1990.
Gino Bogoni (Verona 1921 – 1990), allievo presso l’accademia veronese G.B. Cignaroli dello scultore Franco Girelli, iniziò la sua ricerca studiando e riproducendo i bronzi delle formelle della porta del San Zeno di Verona e delle immagini arcaiche della Lessinia. La conoscenza diretta delle opere di Arturo Martini, Luciano Minguzzi, Giacomo Manzù e soprattutto di Marcello Mascherini, con cui collaborò a lungo in prestigiose commissioni, lo avviò progressivamente in una ricerca autonoma che lo impose a livello nazionale con due importanti presenze alla Quadriennale romana del 1965 e alla Biennale veneziana del 1966. Una spinta ulteriore al rinnovamento della scultura gli venne al viaggio negli Stati Uniti d’America nel 1968 e dal confronto sempre più libero e vivace con le esperienze più vive italiane ed europee, presenti in Italia nelle ricerche plastiche e spaziali di Consagra e Arnaldo Pomodoro cui la produzione degli anni ‘6070 di Bogoni è sensibilmente vicina.
Di questa ricerca plastica dalle profonde motivazioni esistenziali, Bogoni dà una ricca e fruttuosa testimonianza con i bronzi fusi nell’ultima parte della sua vita: la serie numerosa delle donne dei Lotus, delle Mutazioni e degli Helianthus. Vicino a questa sezione fondamentale della sua produzione, verranno esposte in mostra venticinque pitture: esplosioni cromatiche o delicatissimi calchi per impressione di foglie, di sassi, di rami in una ragnatela essenziale che sarebbe tanto piaciuta a un Bissier.
Nella sequenza storica della sua ricerca è necessario citare alcune opere fondamentali, divenute famose grazie anche ad una sostanziosa e prestigiosa serie di premiazioni e riconoscimenti: da Bovino (1961) con cui vinse il premio alla Biennale di Verona, a Le grandi ruote e Forme di vita (1965) nate dall’osservazione di oggetti e forme della quotidianità, come ci rivela lui stesso nel suo “Diario d’artista” e con le quali ha partecipato alla IX quadriennale di Roma. Senza dimenticare la serie delle Vacchette (1959 - '60) e il Lotus (1972-73), con il quale nel 1973 ha vinto il 1° Premio al 9° Concorso Internazionale del Bronzetto di Padova, sorta di inflorescenza plastica dalla forma primordiale le cui lamelle bronzee se suonate e percosse emettono vibrazioni profonde e intense. Come pure Fluenza del 1967 con la quale ha vinto a Parigi alla Rassegna Internazionale d'Arte Contemporanea la Coppa della Critica Francese - Unesco.
Bisogna quindi ricordare le più volte menzionate Donne, create in un numero considerevole (più di 100) e delle quali Francesco Butturini scrive: «Le Donne di Bogoni, sono generazione dell’inconscio, rivelazione dell’inconscio con un procedimento consequenziale, eppure frutto di un dominio perfetto della materia che non deriva da una precisa volontà creativa, ma dall’ansia di stare a vedere cosa viene fuori..». Che sia bronzo o carta, muoversi tra le opere di Gino Bogoni è passeggiare in un bosco che giunge fino al mare. Perché è materia che respira, si agita come fosse al vento e sogna il suo colore. E ancora citando Butturini "in ogni fusione di Bogoni, nelle sue eruzioni lunari o nelle modulazioni plastiche che sembrano modellarsi nella luce e nell'aria con il gesto sottilmente erotico di una prorompente femminilità, avverti l'apparire, anzi, l'affiorare di un battito universale, che supera ogni barriera, per divenire ed essere."
Sulla sua vita renderà conto il volume “Diario d’artista”, che verrà presentato in occasione dell’inaugurazione della mostra romana.
La mostra verrà inaugurata giovedì 12 ottobre alle ore 18.00 e chiuderà domenica 17 dicembre.
Note biografiche
Gino Bogoni, ultimo di sei fratelli, nasce a Verona il 7 luglio 1921. Un'infanzia infelice - dovuta alla morte della madre e alla matrigna - un'adolescenza difficile, ma precocemente aperta all'arte, quando nel 1934 incontra Franco Egidio Girelli, direttore dell'Accademia Cignaroli di Verona, divenendo così a soli tredici anni, l'allievo e l'assistente del maestro. Per lui lavora a opere sempre più importanti fino al conseguimento del diploma in Scultura conseguito nel 1939. Continuò a frequentare l'Accademia fino al giugno del 1941, quando fu chiamato sotto le armi e spedito in Russia, dove fra avventure incredibili, rimase fino alla primavera del 1943, ritornando in Italia, a piedi, da solo. Il 22 aprile 1944 sposa Lina che aveva conosciuto in un brevissimo incontro prima di partire per la Campagna di Russia. Dalla loro unione nasceranno Giancarlo e Franco.
Dal 1947 insegna per sette anni disegno ornamentale e scultura alla "Scuola d'Arte Applicata all'Industria" di San Michele Extra di Verona. Nel 1971 insegna scultura all'International Sommerakademie Fur Bildende Kunst di Salisburgo (Austria). Tiene poi corsi di Scultura in Belgio presso le Accademie di Liegi, Bruxelles, Anversa, Verviers e Hasselt. Nella sua formazione ebbe contatti assidui con Arturo Martini, Luciano Minguzzi ed in particolare con Marcello Mascherini. Nel 1938 vince il I° Premio agli Agonali Nazionale d'Arte di Roma a soli diciassette anni. Da qui in poi partecipa ad oltre 200 manifestazioni artistiche vincendo numerosi premi tra i quali: I° Premio LV Biennale Nazionale d'Arte di Verona nel 1961 con l'opera "Bove" - Premio Nazionale Berta per l'attività Padova / Montegrotto nel 1972 - I° Premio 9° Concorso Internazionale del Bronzetto di Padova nel 1973 con l'opera "Lotus" - Coppa della Critica Francese "L'Unesco" Parigi nel 1977 con l'opera "Fluenza" - Coppa Presidente Commissione Mostra d'Arte Sacra Krakow nel 1979. Nel 1968 compie un viaggio negli U.S.A. invitato da Ruggero Orlando e dalla stampa americana e lascerà sul territorio statunitense circa un centinaio di opere. Nel 1985 viene invitato alla Manifestazione d'Arte "Disegno e Grafica Contemporanea Italiana" a Tokyo in Giappone.
Nonostante nella sua vita abbia dovuto combattere per ben 25 anni con un male terribile, ha sempre continuato la sua attività superando il dolore con la forza di volontà e traendo da esso nuove energie.
Si spegne il 23 novembre 1990.
12
ottobre 2006
Gino Bogoni – un maestro del XX secolo
Dal 12 ottobre al 17 dicembre 2006
arte contemporanea
Location
PALAZZO ALTIERI
Roma, Piazza Del Gesù, 49, (Roma)
Roma, Piazza Del Gesù, 49, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni h. 10,00/13,00 e 15,30/20,00
Vernissage
12 Ottobre 2006, ore 18
Editore
GEMMA EDITCO
Ufficio stampa
DE LUCA
Autore
Curatore