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Gino Fuochi
originale interpretazione della pittura toscana
Comunicato stampa
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Dopo Tamara Donati è ancora un artista pratese ad essere ospitato da Confartigianato Imprese Prato. Saranno i locali della Sede di Maliseti (via D. Saccenti 19/21 – PRATO) ad accogliere le opere del pittore Gino Fuochi, autodidatta che ha raffinato la sua tecnica con l’esperienza acquisita frequentando gli studi di noti pittori pratesi. L’artista inizia la sua attività nel 1960 ed ha al suo attivo numerose partecipazioni a premi nazionali, dove ha riportato consensi e successi per la sua originale interpretazione della pittura toscana caratterizzata da “un colore stemperato che è unicamente suo e che costituisce una vera e propria sigla del suo operato. In effetti, insieme ad un amo-re poeticamente concreto "del-le cose e del paesaggio" che condivide con gli altri artisti del vasto registro della "toscanità", la sua nota distintiva è nel tim-bro della materia che si stem-pera in un morbido impasto colorato. Per questo le sue tele pre-sentano campiture o plaghe di colore che, per la loro defini-zione materica, sembrano inter-ferenze d'astratto. Ma è un armonioso combi-narsi che - anzi - induce ad un più intenso e duraturo senso li-rico: la profondità oltre il dato sensoriale.
Resta sempre, comunque, un plastico vibrare di masse e segni. Il tutto in una sorta di limpi-da, pulita e superiore visione della natura "dandoci alla fine - come scriveva Gastone Breddo in una presentazione - talune partiture piene di grazia, di sem-plicità, in cui par giusto sentire l'alito della pittura".
“I suoi paesaggi”, ricorda il critico Alberto Gavazzeni, “hanno il sapore antico delle cose buone, quelle di una volta, immutabili nel tempo. Per Gino Fuochi la pittura è, prima di tutto, un fatto plastico. I volumi passano insensibilmente da un'ombra trasparente ad una luce tenera. I fondi non impediscono il passaggio dell'aria, lo spazio è ben suggerito e dona una profondità nella quale le forme non faticano a disporsi armoniosamente. L'ordine compositivo acquista una sua dimensione di spazialità pur conservando un accento di semplice verità. E' la conseguenza del suo continuo colloquio con ciò che ci circonda, con un mondo in cui la presenza umana è inesistente e in cui il dominio spetta alle cose. Portato da un carattere riservato e schivo guarda la natura, il paesaggio e traduce: così ogni sua tela sente l'eleganza e la felicità di un istinto ben indirizzato, ma libero nell'attimo della scelta. Talmente libero che ogni paesaggio viene frammentato, forse a ricordo di quell'incursione nell'astratto fatta negli anni '60.”
“Immutabile nel tempo la pittura di Fuochi”, afferma il critico Franco Riccomini, “nella sua ‘tenerezza nostalgica’ continua a dare messaggi anche di umanità, e se non tiene il passo coi tempi ha ben poca im-portanza. Fuochi è fuori dalle mode e dalle ricerche d'avanguardia, ma coi suoi qua-dri ci fa sentire il suono, la pace e il profumo di una natura incorrotta".
“La pittura di Gino Fuochi”, scriveva il Prof. Emanuele Bettini su “La Nazione” del 4 ottobre 1973, “mi suscita una piacevole emozione, come il contatto con qualcosa di eccitante, quale il calore del sole, la pioggia, il vento, l'erba dei prati, insomma ciò che ti fa sentire vivo, che ami e di cui non puoi farne a meno. Ecco la mia subitanea impressione."
Ha detto di lui il critico Elvio Natali: "Un pittore che non ignora le accortezze del mestiere è Gino Fuochi. La sua è una pittura condotta su modelli naturalistici (forme, spazi e prospettive si saldano a impressioni immediate, senza schermi intellettualistici); ma nel contempo una fi-gurazione capace di porgere al lettore - in virtù di una nativa sensitività aiutata dal mestiere - la sensazione fresca dell'oggetto e della situazione. Paesaggi e nature morte evocano una suggestione d'acquario, come di cose e forme investite da una piena e uguale stesura cromatica agile, quasi velina, di
basse tonalità".
Resta sempre, comunque, un plastico vibrare di masse e segni. Il tutto in una sorta di limpi-da, pulita e superiore visione della natura "dandoci alla fine - come scriveva Gastone Breddo in una presentazione - talune partiture piene di grazia, di sem-plicità, in cui par giusto sentire l'alito della pittura".
“I suoi paesaggi”, ricorda il critico Alberto Gavazzeni, “hanno il sapore antico delle cose buone, quelle di una volta, immutabili nel tempo. Per Gino Fuochi la pittura è, prima di tutto, un fatto plastico. I volumi passano insensibilmente da un'ombra trasparente ad una luce tenera. I fondi non impediscono il passaggio dell'aria, lo spazio è ben suggerito e dona una profondità nella quale le forme non faticano a disporsi armoniosamente. L'ordine compositivo acquista una sua dimensione di spazialità pur conservando un accento di semplice verità. E' la conseguenza del suo continuo colloquio con ciò che ci circonda, con un mondo in cui la presenza umana è inesistente e in cui il dominio spetta alle cose. Portato da un carattere riservato e schivo guarda la natura, il paesaggio e traduce: così ogni sua tela sente l'eleganza e la felicità di un istinto ben indirizzato, ma libero nell'attimo della scelta. Talmente libero che ogni paesaggio viene frammentato, forse a ricordo di quell'incursione nell'astratto fatta negli anni '60.”
“Immutabile nel tempo la pittura di Fuochi”, afferma il critico Franco Riccomini, “nella sua ‘tenerezza nostalgica’ continua a dare messaggi anche di umanità, e se non tiene il passo coi tempi ha ben poca im-portanza. Fuochi è fuori dalle mode e dalle ricerche d'avanguardia, ma coi suoi qua-dri ci fa sentire il suono, la pace e il profumo di una natura incorrotta".
“La pittura di Gino Fuochi”, scriveva il Prof. Emanuele Bettini su “La Nazione” del 4 ottobre 1973, “mi suscita una piacevole emozione, come il contatto con qualcosa di eccitante, quale il calore del sole, la pioggia, il vento, l'erba dei prati, insomma ciò che ti fa sentire vivo, che ami e di cui non puoi farne a meno. Ecco la mia subitanea impressione."
Ha detto di lui il critico Elvio Natali: "Un pittore che non ignora le accortezze del mestiere è Gino Fuochi. La sua è una pittura condotta su modelli naturalistici (forme, spazi e prospettive si saldano a impressioni immediate, senza schermi intellettualistici); ma nel contempo una fi-gurazione capace di porgere al lettore - in virtù di una nativa sensitività aiutata dal mestiere - la sensazione fresca dell'oggetto e della situazione. Paesaggi e nature morte evocano una suggestione d'acquario, come di cose e forme investite da una piena e uguale stesura cromatica agile, quasi velina, di
basse tonalità".
04
giugno 2005
Gino Fuochi
Dal 04 giugno 2005 al 24 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
CONFARTIGIANATO – MALISETI
Prato, Via Dino Saccenti, 19, (Prato)
Prato, Via Dino Saccenti, 19, (Prato)
Orario di apertura
dal lunedì al giovedì 8.30-13.00 e 14.30.18.00; venerdì 8.30-13.00 (su richiesta apertura nel pomeriggio)
Vernissage
4 Giugno 2005, ore 11
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