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Gino Rossi / Arturo Martini – Quando l’arte si tace
Quando l’arte si tace, è il titolo scelto per il percorso espositivo ideato a Palazzo Bomben che, dedicato ai documenti, prende in esame aspetti trascurati o addirittura sconosciuti dei due artisti
Comunicato stampa
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Quando l’arte si tace, è il titolo scelto per il percorso espositivo ideato a Palazzo Bomben che, dedicato ai documenti, prende in esame aspetti trascurati o addirittura sconosciuti dei due artisti.
La mostra si deve leggere nel suo intero arco espositivo laddove le iniziative collaterali ne sono parte integrante, pensate e volute parallelamente ad essa, ne restituiscono l’interezza del progetto.
Nel lungo percorso di studio non sono mancate scoperte affascinanti rese possibili dalla proficua collaborazione con la Fondazione Mazzotti, Biblioteca Comunale e Archivio di Stato, istituzioni che hanno sede a Treviso. Questi i parteners che hanno permesso il recupero di materiali dimenticati e privi di opportuna catalogazione.
Quando l’arte si tace, titolo della mostra, si riferisce al momento in cui Gino Rossi nel 1926 entra in un istituto manicomiale per non uscirne più, un calvario per un uomo che doveva il cedimento psicofisico a fatti personali: un rapporto controverso con la madre, ma anche la guerra, (fu preso prigioniero) e l’assoluta indigenza cui fu costretto di ritorno dal fronte.
Il silenzio cui si allude nel titolo, è il silenzio dell’artista che cosciente dell’internamento chiede la libertà e rifiuta la pittura in un luogo privo di qualsiasi poesia. Gino Rossi è sempre cosciente del suo genio artistico, anzi diventerà un assillo, una mania. Dell’ultimo decennio di vita resta una testimonianza artistica e umana unica di struggente intensità, si tratta di 172 fogli con 279 disegni inediti che riferiscono della ricerca mai esaurita del pittore che abbandonato lo spazio bianco della tela, troppo grande e troppo difficile da organizzare, viene alle prese con fogli di giornale su cui traccia segni, accenna figure, teste umane, cavalli. Sono balbettii, segni iniziati e non finiti con forti linee nere di contorno che sprigionano una energia primordiale, diremmo, “fisica”. La serie, sottoposta allo studio e all’analisi di noti psichiatri, è stata messa a confronto con altri documenti ritrovati relativi al decorso ospedaliero: dalla anamnesi, alle cure e ha fatto emergere nuove interpretazioni circa l’origine della reclusione di Gino Rossi.
Anche per Arturo Martini si è scelto di mettere in mostra un aspetto poco noto, dove l’arte si tace per farsi parola, pensiero, e ne restituisce la grandezza e novità del pensiero artistico. Nell’artista emerge impellente il bisogno interiore di mettere ordine nei suoi pensieri, ricerca allora un interlocutore colto che individua in Gino Scarpa a cui affida i suoi pensieri senza argini come in una seduta psicoanalitica, una liberazione. I dialoghi tra i due si protraggono tra il luglio del 1944 e il gennaio del 1945, lunghe ed estenuanti battaglie che andavano avanti fino alle prime ore del giorno, incontri-lotta, duelli dialettici per capire le ragioni, provocazioni dell’uno e dell’altro. Martini non vide mai pubblicati i suoi Colloqui e Gino Scarpa li avrebbe voluti bruciare... A Palazzo Bomben Il testamento spirituale di Martini sarà esposto per la prima volta nei documenti originali, accompagnati dai disegni che lo scultore tracciò in quelle sedute. Dalle carte d’archivio sono inoltre emerse le lettere di due grandi amici di Arturo Martini, Natale Mazzolà e Giovanni Comisso, che rendono conto della difficile e avventurosa pubblicazione dei Colloqui con Arturo Martini finalmente avvenuta nel 1968 a cura della casa editrice Rizzoli.
Di grande valore storico è il documentario commissionato a Riccardo De Cal che con sensibilità artistica, rispetto e dono poetico, ha ripercorso, dopo un lavoro di investigazione, la vita di Gino Rossi.
Saranno presentati inoltre, documentari d’arte rinvenuti tra i materiali del Fondo Fotografico della Provincia di Treviso dedicati a Gino Rossi, Arturo Martini, Giovanni Comisso e Giuseppe Mazzotti, databili intorno alla metà degli anni Sessanta. I cortometraggi, grazie alla Fondazione, sono stati restaurati nei laboratori della cineteca comunale di Bologna che li ha assicurati al tempo curandone il riversamento su supporto magnetico e digitale.
Il visitatore della mostra, curata nell’allestimento dagli architetti Alberto Pasetti e Mariangela Zanzotto, si troverà di fronte ad un percorso espositivo sonoro e visivo nel quale sarà guidato da strumenti multimediali alla scoperta dei documenti originali a cui abbiamo accennato: disegni inediti, fotografie, diari, lettere, cataloghi, filmati, documentari leggibili con supporti digitali.
La mostra si deve leggere nel suo intero arco espositivo laddove le iniziative collaterali ne sono parte integrante, pensate e volute parallelamente ad essa, ne restituiscono l’interezza del progetto.
Nel lungo percorso di studio non sono mancate scoperte affascinanti rese possibili dalla proficua collaborazione con la Fondazione Mazzotti, Biblioteca Comunale e Archivio di Stato, istituzioni che hanno sede a Treviso. Questi i parteners che hanno permesso il recupero di materiali dimenticati e privi di opportuna catalogazione.
Quando l’arte si tace, titolo della mostra, si riferisce al momento in cui Gino Rossi nel 1926 entra in un istituto manicomiale per non uscirne più, un calvario per un uomo che doveva il cedimento psicofisico a fatti personali: un rapporto controverso con la madre, ma anche la guerra, (fu preso prigioniero) e l’assoluta indigenza cui fu costretto di ritorno dal fronte.
Il silenzio cui si allude nel titolo, è il silenzio dell’artista che cosciente dell’internamento chiede la libertà e rifiuta la pittura in un luogo privo di qualsiasi poesia. Gino Rossi è sempre cosciente del suo genio artistico, anzi diventerà un assillo, una mania. Dell’ultimo decennio di vita resta una testimonianza artistica e umana unica di struggente intensità, si tratta di 172 fogli con 279 disegni inediti che riferiscono della ricerca mai esaurita del pittore che abbandonato lo spazio bianco della tela, troppo grande e troppo difficile da organizzare, viene alle prese con fogli di giornale su cui traccia segni, accenna figure, teste umane, cavalli. Sono balbettii, segni iniziati e non finiti con forti linee nere di contorno che sprigionano una energia primordiale, diremmo, “fisica”. La serie, sottoposta allo studio e all’analisi di noti psichiatri, è stata messa a confronto con altri documenti ritrovati relativi al decorso ospedaliero: dalla anamnesi, alle cure e ha fatto emergere nuove interpretazioni circa l’origine della reclusione di Gino Rossi.
Anche per Arturo Martini si è scelto di mettere in mostra un aspetto poco noto, dove l’arte si tace per farsi parola, pensiero, e ne restituisce la grandezza e novità del pensiero artistico. Nell’artista emerge impellente il bisogno interiore di mettere ordine nei suoi pensieri, ricerca allora un interlocutore colto che individua in Gino Scarpa a cui affida i suoi pensieri senza argini come in una seduta psicoanalitica, una liberazione. I dialoghi tra i due si protraggono tra il luglio del 1944 e il gennaio del 1945, lunghe ed estenuanti battaglie che andavano avanti fino alle prime ore del giorno, incontri-lotta, duelli dialettici per capire le ragioni, provocazioni dell’uno e dell’altro. Martini non vide mai pubblicati i suoi Colloqui e Gino Scarpa li avrebbe voluti bruciare... A Palazzo Bomben Il testamento spirituale di Martini sarà esposto per la prima volta nei documenti originali, accompagnati dai disegni che lo scultore tracciò in quelle sedute. Dalle carte d’archivio sono inoltre emerse le lettere di due grandi amici di Arturo Martini, Natale Mazzolà e Giovanni Comisso, che rendono conto della difficile e avventurosa pubblicazione dei Colloqui con Arturo Martini finalmente avvenuta nel 1968 a cura della casa editrice Rizzoli.
Di grande valore storico è il documentario commissionato a Riccardo De Cal che con sensibilità artistica, rispetto e dono poetico, ha ripercorso, dopo un lavoro di investigazione, la vita di Gino Rossi.
Saranno presentati inoltre, documentari d’arte rinvenuti tra i materiali del Fondo Fotografico della Provincia di Treviso dedicati a Gino Rossi, Arturo Martini, Giovanni Comisso e Giuseppe Mazzotti, databili intorno alla metà degli anni Sessanta. I cortometraggi, grazie alla Fondazione, sono stati restaurati nei laboratori della cineteca comunale di Bologna che li ha assicurati al tempo curandone il riversamento su supporto magnetico e digitale.
Il visitatore della mostra, curata nell’allestimento dagli architetti Alberto Pasetti e Mariangela Zanzotto, si troverà di fronte ad un percorso espositivo sonoro e visivo nel quale sarà guidato da strumenti multimediali alla scoperta dei documenti originali a cui abbiamo accennato: disegni inediti, fotografie, diari, lettere, cataloghi, filmati, documentari leggibili con supporti digitali.
26
novembre 2005
Gino Rossi / Arturo Martini – Quando l’arte si tace
Dal 26 novembre 2005 al 02 aprile 2006
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE BENETTON STUDI RICERCHE – SPAZI BOMBEN
Treviso, Via Cornarotta, 7-9, (Treviso)
Treviso, Via Cornarotta, 7-9, (Treviso)
Biglietti
biglietto intero 6 Euro, ridotto 4 Euro; gruppi da 8 a 15 persone -biglietto ridotto; visite guidate 25 Euro per gruppo
Orario di apertura
da martedì a domenica 10-20; chiuso lunedì 25 - 26 e 31 dicembre - 1 gennaio dalle 15 alle 20
Vernissage
26 Novembre 2005, ore 17.30
Sito web
www.ginorossi-arturomartini.it
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