Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Gino Viviani – Antologica
Viviani è interprete attento della natura e dei paesaggi dove l’uomo non compare mai quasi a sottolineare la supre-mazia della natura sull’uomo.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 15 Ottobre alle ore 17.00 si inaugura la mostra antologica dell’artista milanese, ma di famiglia mantovana, Gino Viviani alla Galleria Arianna Sartori di Mantova in via Ippolito Nievo, 10.
Gino Viviani, nato a Milano nel 1927, fin dall’infanzia respira la stessa passione del padre Guido e dello zio Enos Passerini (Roverbella 1881 – 1963)), entrambi pittori.
La personale, a cura dell’Arch. Alberto Ruggeri, sarà visitabile fino al prossimo 27 Ottobre con apertura dal Lunedì al Sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30, chiuso festivi.
Antologica – Gino Viviani
La vita artistica di Viviani e la sua passione per l’arte, ed in particolare per la pittura, prendono le mosse dalla sua in-fanzia durante la quale respira la stessa passione del padre Guido e dello zio Enos Passerini, entrambi pittori. Tra-scorre l’infanzia fra Roverbella e Milano e, nella seconda metà degli anni ’50, si laurea in medicina, rimanendo così fedele ai consigli del padre che gli suggeriva di fare un lavoro che gli avrebbe assicurato un piatto di minestra, e si specializza in radiologia.
La sua professione medica di radiologo non sarà del tutto estranea alla sua attività artistica perché lo porterà a ricer-care ciò che sta sotto la superficie, la parte informale della figura, fino a rappresentare l’ambiente che lo circonda in bianco, nero e sfumature di grigio, come una lastra radiografica, nella fase centrale della sua carriera lavorativa.
Le sue prime opere raffigurano le campagne di Roverbella, di Pozzolo e di Castiglione Mantovano, a testimonianza del suo profondo attaccamento per la nostra terra che, in particolare durante la Seconda Guerra Mondiale, lo ha ac-colto e protetto in fuga da Milano.
Viviani nato a Milano nel 1927 vive in Brianza; a Milano ha frequentato l’Accademia di Brera portando a compimen-to alcuni corsi di pittura.
Viviani è interprete attento della natura e dei paesaggi dove l’uomo non compare mai quasi a sottolineare la supre-mazia della natura sull’uomo. Da una rappresentazione fedele della natura, il lento evolversi della sua visione pittori-ca, lo porta a dipingere paesaggi essenziali e cioè sabbie, colline, cieli, dove il colore è più intenso e prepotente. In questa fase della sua attività di pittore sono evidenti i suoi modi quasi espressionistici, senza effetti premeditati.
Libero da qualsiasi atteggiamento romantico Viviani mostra nelle sue opere un’eccezionale volontà e capacità di in-dirizzare la forza espressiva del colore; il linguaggio delle sue immagini è chiaro e il gioco dei colori esprime a fondo il suo sentire trasmettendolo all’osservatore. Il paesaggio, desertico, è avvolgente; si percepisce il sussurro del vento caldo che lo percorre; con forza si percepisce e si intuisce il mistero della vita.
Viviani si manifesta in una pittura che affronta il paesaggio come espressione di rispetto per la Natura, mescolando i colori che emergono dalla tela vivi a seconda dell’intensità della luce.
Dice Viviani: “L’artista deve usare pazienza e determinazione non solo per registrare il dolore e la gioia che viviamo in contradditorio e lacerante disordine ma anche, e soprattutto, per elaborarli e trasformarli in qualche cosa che valga.
E quello che vale è la poesia, dove ogni angoscia si acquieta nella contemplazione della verità. Perché se l’artista vive la gioia e il dolore più degli altri, proprio l’artista non deve sottostare alla gioia o al dolore, ma dominarli entrambi nella forma, in modo che dal conteni-mento dei loro contrasti nasca una dignitosa e vigorosa grazia. L’artista i contrasti non li deve esasperare ma comporre…”.
Nel quadro L’innocenza l’artista vive l’allegoria del fanciullo come una visione globale della vita raffigurata con sog-getti che rappresentano il genere umano con un richiamo alla spiritualità, genere umano intorno al quale si addensa-no le difficoltà, le brutture, le incertezze della vita.
Il fanciullo in primo piano si discosta cercando di estraniarsi, guidato dalla propria innocenza che lo fa sentire altro rispetto ai personaggi retrostanti.
Sul fondo, apparentemente defilato, l’occhio vigile e sincero che veglia sul fanciullo e sul genere umano tutto.
Apparentemente lontano dalle immagini della natura che ci arrivano dal passato dell’artista, ma sicuramente vicino in quanto rappresentazione della vita, questo dipinto raffigura una natura violata dalle attività, ma anche dalla stupidità e dalla miopia dell’uomo, che non ha saputo preservare il creato e che sta per esserne sopraffatto. La metafora della vita permea ancora una volta l’immagine superficiale: l’uomo è travolto dall’artificio che lui stesso ha creato; i volti che ne emergono sono trasfigurati dal dolore e dalla paura di ciò che li circonda mentre al centro del dipinto si sta-glia un corpo le cui sembianze umane possono solo essere intuite, che tende verso l’alto per allontanarsi da tutto questo.
Nella Serenata alla luna l’artista raffigura gli attori che appaiono rappresentati senza volto in un “istante” quasi posti in un sogno in un’astrazione temporale che li porta fuori dal tempo.
Anche Il concerto di violoncello rappresenta un’umanità tribolata, carica di ansie, frustrazioni, dolore che si placa nella contrapposizione con l’ordine e la grazia della violoncellista che dedica a queste donne stanche e sfruttate, la sua musica.
“Il Viviani rappresenta la sua pittura come un diario intimo che rivela quadro per quadro i temi e le apparizioni cari alla sua conoscenza, che poi trovano riferimento poetico nelle forme di una realtà esterna senza peraltro escluderne i valori simbolici” (Maraspin).
L’artista in questa mostra di quadri inediti concepiti in vari periodi della sua vita esprime fasi di rasserenamento e di meditazione come nella tela Laura dove il soggetto appare rappresentato come una figura pensante esprimendo uno spaccato di vita – di realtà, collocato in uno scenario quasi infinito trasportato verso l’orizzonte, verso una natura di-stesa pacata, quasi rasserenata. L’accostamento cromatico dei quadri successivi il cielo, e la pietraia, bene si coniuga-no con i temi della rappresentazione del vero, un vero ricco di valori plastici, la luce li avvolge la luce li investe, re-stando sempre pulita, le tele vengono così colorate con una pennellata pulita capace di rappresentare immagini fede-li, reali cariche di qualità espressiva.
Interessanti sono i paesaggi ad acquarello…
Vorrei chiudere questa antologica di Viviani con una frase che gli rende merito, scrive il Minguzzi nel 1977, “le tue pitture… ora vanno fra gli uomini e ne sono certo avranno la consacrazione che si meritano e la conferma della loro validità”.
Arch. Alberto Ruggeri
Gino Viviani, nato a Milano nel 1927, fin dall’infanzia respira la stessa passione del padre Guido e dello zio Enos Passerini (Roverbella 1881 – 1963)), entrambi pittori.
La personale, a cura dell’Arch. Alberto Ruggeri, sarà visitabile fino al prossimo 27 Ottobre con apertura dal Lunedì al Sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30, chiuso festivi.
Antologica – Gino Viviani
La vita artistica di Viviani e la sua passione per l’arte, ed in particolare per la pittura, prendono le mosse dalla sua in-fanzia durante la quale respira la stessa passione del padre Guido e dello zio Enos Passerini, entrambi pittori. Tra-scorre l’infanzia fra Roverbella e Milano e, nella seconda metà degli anni ’50, si laurea in medicina, rimanendo così fedele ai consigli del padre che gli suggeriva di fare un lavoro che gli avrebbe assicurato un piatto di minestra, e si specializza in radiologia.
La sua professione medica di radiologo non sarà del tutto estranea alla sua attività artistica perché lo porterà a ricer-care ciò che sta sotto la superficie, la parte informale della figura, fino a rappresentare l’ambiente che lo circonda in bianco, nero e sfumature di grigio, come una lastra radiografica, nella fase centrale della sua carriera lavorativa.
Le sue prime opere raffigurano le campagne di Roverbella, di Pozzolo e di Castiglione Mantovano, a testimonianza del suo profondo attaccamento per la nostra terra che, in particolare durante la Seconda Guerra Mondiale, lo ha ac-colto e protetto in fuga da Milano.
Viviani nato a Milano nel 1927 vive in Brianza; a Milano ha frequentato l’Accademia di Brera portando a compimen-to alcuni corsi di pittura.
Viviani è interprete attento della natura e dei paesaggi dove l’uomo non compare mai quasi a sottolineare la supre-mazia della natura sull’uomo. Da una rappresentazione fedele della natura, il lento evolversi della sua visione pittori-ca, lo porta a dipingere paesaggi essenziali e cioè sabbie, colline, cieli, dove il colore è più intenso e prepotente. In questa fase della sua attività di pittore sono evidenti i suoi modi quasi espressionistici, senza effetti premeditati.
Libero da qualsiasi atteggiamento romantico Viviani mostra nelle sue opere un’eccezionale volontà e capacità di in-dirizzare la forza espressiva del colore; il linguaggio delle sue immagini è chiaro e il gioco dei colori esprime a fondo il suo sentire trasmettendolo all’osservatore. Il paesaggio, desertico, è avvolgente; si percepisce il sussurro del vento caldo che lo percorre; con forza si percepisce e si intuisce il mistero della vita.
Viviani si manifesta in una pittura che affronta il paesaggio come espressione di rispetto per la Natura, mescolando i colori che emergono dalla tela vivi a seconda dell’intensità della luce.
Dice Viviani: “L’artista deve usare pazienza e determinazione non solo per registrare il dolore e la gioia che viviamo in contradditorio e lacerante disordine ma anche, e soprattutto, per elaborarli e trasformarli in qualche cosa che valga.
E quello che vale è la poesia, dove ogni angoscia si acquieta nella contemplazione della verità. Perché se l’artista vive la gioia e il dolore più degli altri, proprio l’artista non deve sottostare alla gioia o al dolore, ma dominarli entrambi nella forma, in modo che dal conteni-mento dei loro contrasti nasca una dignitosa e vigorosa grazia. L’artista i contrasti non li deve esasperare ma comporre…”.
Nel quadro L’innocenza l’artista vive l’allegoria del fanciullo come una visione globale della vita raffigurata con sog-getti che rappresentano il genere umano con un richiamo alla spiritualità, genere umano intorno al quale si addensa-no le difficoltà, le brutture, le incertezze della vita.
Il fanciullo in primo piano si discosta cercando di estraniarsi, guidato dalla propria innocenza che lo fa sentire altro rispetto ai personaggi retrostanti.
Sul fondo, apparentemente defilato, l’occhio vigile e sincero che veglia sul fanciullo e sul genere umano tutto.
Apparentemente lontano dalle immagini della natura che ci arrivano dal passato dell’artista, ma sicuramente vicino in quanto rappresentazione della vita, questo dipinto raffigura una natura violata dalle attività, ma anche dalla stupidità e dalla miopia dell’uomo, che non ha saputo preservare il creato e che sta per esserne sopraffatto. La metafora della vita permea ancora una volta l’immagine superficiale: l’uomo è travolto dall’artificio che lui stesso ha creato; i volti che ne emergono sono trasfigurati dal dolore e dalla paura di ciò che li circonda mentre al centro del dipinto si sta-glia un corpo le cui sembianze umane possono solo essere intuite, che tende verso l’alto per allontanarsi da tutto questo.
Nella Serenata alla luna l’artista raffigura gli attori che appaiono rappresentati senza volto in un “istante” quasi posti in un sogno in un’astrazione temporale che li porta fuori dal tempo.
Anche Il concerto di violoncello rappresenta un’umanità tribolata, carica di ansie, frustrazioni, dolore che si placa nella contrapposizione con l’ordine e la grazia della violoncellista che dedica a queste donne stanche e sfruttate, la sua musica.
“Il Viviani rappresenta la sua pittura come un diario intimo che rivela quadro per quadro i temi e le apparizioni cari alla sua conoscenza, che poi trovano riferimento poetico nelle forme di una realtà esterna senza peraltro escluderne i valori simbolici” (Maraspin).
L’artista in questa mostra di quadri inediti concepiti in vari periodi della sua vita esprime fasi di rasserenamento e di meditazione come nella tela Laura dove il soggetto appare rappresentato come una figura pensante esprimendo uno spaccato di vita – di realtà, collocato in uno scenario quasi infinito trasportato verso l’orizzonte, verso una natura di-stesa pacata, quasi rasserenata. L’accostamento cromatico dei quadri successivi il cielo, e la pietraia, bene si coniuga-no con i temi della rappresentazione del vero, un vero ricco di valori plastici, la luce li avvolge la luce li investe, re-stando sempre pulita, le tele vengono così colorate con una pennellata pulita capace di rappresentare immagini fede-li, reali cariche di qualità espressiva.
Interessanti sono i paesaggi ad acquarello…
Vorrei chiudere questa antologica di Viviani con una frase che gli rende merito, scrive il Minguzzi nel 1977, “le tue pitture… ora vanno fra gli uomini e ne sono certo avranno la consacrazione che si meritano e la conferma della loro validità”.
Arch. Alberto Ruggeri
15
ottobre 2016
Gino Viviani – Antologica
Dal 15 al 27 ottobre 2016
arte contemporanea
Location
ARIANNA SARTORI ARTE & OBJECT DESIGN
Mantova, Via Ippolito Nievo, 10, (Mantova)
Mantova, Via Ippolito Nievo, 10, (Mantova)
Orario di apertura
dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso festivi
Vernissage
15 Ottobre 2016, ore 17.00
Autore
Curatore