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Giò Tanchis – Spirito indomito
L’esposizione, con catalogo in sede edito da Art-Found, presenta cinquanta tele di varie dimensioni frutto di un lavoro recente, dove l’artista approda alla figura umana dal carattere dinamico con drappi e teli che ne avvolgono le parti corporee lasciando liberi soltanto gli arti e il capo.
Comunicato stampa
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Inaugura sabato 24 aprile alle ore 19,00 nel Centro Comunale d’Arte e Cultura Il Lazzaretto, la personale di Giò Tanchis Spirito indomito organizzata, con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari, da Perlarte di Walter Marchionni.
L’esposizione, con catalogo in sede edito da Art-Found, presenta fino al 16 maggio cinquanta tele di varie dimensioni frutto di un lavoro recente, dove l’artista approda alla figura umana dal carattere dinamico con drappi e teli che ne avvolgono le parti corporee lasciando liberi soltanto gli arti e il capo.
Dopo aver svelato la propria identità e aver esposto in alcuni tra i luoghi d’arte più importanti della Sardegna e successivamente a Milano alla Galleria Lazzaro con il Patrocinio dell’Ufficio Culturale dell’Ambasciata di Spagna, quindi nella propria città, Villacidro, Giò Tanchis, al secolo Walter Marchionni, espone nuovamente a Cagliari con una mostra caratterizzata da nuove interpretazioni soprattutto della figura del toro e che rappresenta una sintesi antologica di tutta la produzione degli ultimi due anni dell’artista.
Walter Marchionni nasce a Villacidro, provincia di Cagliari, il 31 gennaio 1963. Figlio di Dino (urbinate, noto incisore e acquerellista proveniente dall’Istituto d’Arte di Urbino, attivo dal ’54 a Villacidro dove ha insegnato arte per oltre trent’anni, e deceduto nel 1994) esordisce nel mondo dell’arte, con il nome d’arte di “Giò Tanchis” (Tanchis è il cognome della madre Maria), con alcune esposizioni nel 2005. Il periodo precedente a questa data è segnato da un forte coinvolgimento nel mondo dell’arte, con l’attività di curatore e organizzatore di mostre in collaborazione con le più importanti istituzioni della Sardegna.
Scrive di lui il Giorgio Pellegrini: “Nero assoluto, giallo africano, rosso denso e il bianco si inseguono ansiosi, liberati dalla noia della punteggiatura, nelle pagine del futurista: si incontrano, scontrano, si incastrano per sovrapporsi, alternarsi, in un carosello vorticoso. Proprio come nelle tele di Walter Marchionni. Colori di Spagna mediterranea, aspra e violenta, che vivono in fondo all’anima di ogni sardo, capaci di esplodere, se accesi dalla nostalgia di sudditanze vetuste eppure insopprimibili. Colori rimbombanti, dal passato remoto al presente, come lo scalpitio dei cavalli al galoppo sul selciato, come il rosso e il giallo dei pali di Aragona e il nero dei quattro mori inquartati nello scudo antico di Alcoraz. Colori materiati da Marchionni, con spavalda umiltà di epigono, alla scuola degli spessori grassi picassiani o ancora spalmati grevi sulla tela nel modello dell’opulenza abbagliante di quel siculo sultano del colore che fu Salvatore Fiume”.
Da uno scritto di Alessandra Redaelli della rivista “ Arte”: “Tutta giocata su caldi colori mediterranei, la tela è divisa in settori cromatici nettissimi. Uno grande, dominante, che occupa più o meno la parte sinistra del quadro, è di un ocra intenso, quasi arancio. Poi ci sono due porzioni rosso accesso. Ma tutta l’attenzione è catturata dalla grande macchia nera che incombe da destra, e da quell’ala bianca che si pone più o meno al centro della composizione. […] tutta la potenza bruta dell’animale, contenuta in quella limpida silhouette nera, sta per esplodere e la sensazione è che a contenerla – ma viene da domandarsi per quanto tempo ancora – siano le linee di forza del quadro. Come se, aldilà dell’allusione prospettica, aldilà dei simbolismi cromatici, una cornata ben assestata dell’animale fosse in grado di far saltare la composizione, mescolando irrimediabilmente linee e colori fino a farli fuoriuscire dalla tela. Sta forse proprio qui la cifra più godibile – e più tipica – della pittura di Tanchis. In questa sua abilità nel rimescolare le carte, nel far saltare le certezze percettive, nel rendere complessa e imprevedibile, la lettura fondendo mirabilmente dato reale e simbolismi ai limiti dell’astratto. Qui, nella tela L’attesa, l’occhio resta ipnotizzato da quell’equilibrio perfetto di colori. Non del tutto sicuro che l’ocra sia terra, il rosso sia sangue e muleta, e forse, a un certo punto, dubbioso anche del fatto che il nero sia una schiena fremente e il bianco abbacinante un corno. Perché quando la magia è portata a compimento, il fascino astratto della composizione avviluppa chi guarda fino a trasportarlo in una dimensione altra, dove la realtà stessa è una perfetta girandola di suggestioni cromatiche.
[…] innamorato della sua Sardegna, incantato da manifestazioni tipicamente latine come la corrida, Tanchis racconta i colori mediterranei con un amore viscerale che si trasmette dalla tela allo spettatore come una ventata calda e profumata di sole. I suoi tori scalpitanti – soli nell’arena, perché la presenza umana finirebbe per scalfirne la potenza – i suoi cavalli dalle criniere selvagge, così come le sue figure ammantate, dominano composizioni che nella scelta cromatica e nella costruzione degli spazi possiedono un’armonia musicale, verrebbe da dire danzante”.
L’esposizione, con catalogo in sede edito da Art-Found, presenta fino al 16 maggio cinquanta tele di varie dimensioni frutto di un lavoro recente, dove l’artista approda alla figura umana dal carattere dinamico con drappi e teli che ne avvolgono le parti corporee lasciando liberi soltanto gli arti e il capo.
Dopo aver svelato la propria identità e aver esposto in alcuni tra i luoghi d’arte più importanti della Sardegna e successivamente a Milano alla Galleria Lazzaro con il Patrocinio dell’Ufficio Culturale dell’Ambasciata di Spagna, quindi nella propria città, Villacidro, Giò Tanchis, al secolo Walter Marchionni, espone nuovamente a Cagliari con una mostra caratterizzata da nuove interpretazioni soprattutto della figura del toro e che rappresenta una sintesi antologica di tutta la produzione degli ultimi due anni dell’artista.
Walter Marchionni nasce a Villacidro, provincia di Cagliari, il 31 gennaio 1963. Figlio di Dino (urbinate, noto incisore e acquerellista proveniente dall’Istituto d’Arte di Urbino, attivo dal ’54 a Villacidro dove ha insegnato arte per oltre trent’anni, e deceduto nel 1994) esordisce nel mondo dell’arte, con il nome d’arte di “Giò Tanchis” (Tanchis è il cognome della madre Maria), con alcune esposizioni nel 2005. Il periodo precedente a questa data è segnato da un forte coinvolgimento nel mondo dell’arte, con l’attività di curatore e organizzatore di mostre in collaborazione con le più importanti istituzioni della Sardegna.
Scrive di lui il Giorgio Pellegrini: “Nero assoluto, giallo africano, rosso denso e il bianco si inseguono ansiosi, liberati dalla noia della punteggiatura, nelle pagine del futurista: si incontrano, scontrano, si incastrano per sovrapporsi, alternarsi, in un carosello vorticoso. Proprio come nelle tele di Walter Marchionni. Colori di Spagna mediterranea, aspra e violenta, che vivono in fondo all’anima di ogni sardo, capaci di esplodere, se accesi dalla nostalgia di sudditanze vetuste eppure insopprimibili. Colori rimbombanti, dal passato remoto al presente, come lo scalpitio dei cavalli al galoppo sul selciato, come il rosso e il giallo dei pali di Aragona e il nero dei quattro mori inquartati nello scudo antico di Alcoraz. Colori materiati da Marchionni, con spavalda umiltà di epigono, alla scuola degli spessori grassi picassiani o ancora spalmati grevi sulla tela nel modello dell’opulenza abbagliante di quel siculo sultano del colore che fu Salvatore Fiume”.
Da uno scritto di Alessandra Redaelli della rivista “ Arte”: “Tutta giocata su caldi colori mediterranei, la tela è divisa in settori cromatici nettissimi. Uno grande, dominante, che occupa più o meno la parte sinistra del quadro, è di un ocra intenso, quasi arancio. Poi ci sono due porzioni rosso accesso. Ma tutta l’attenzione è catturata dalla grande macchia nera che incombe da destra, e da quell’ala bianca che si pone più o meno al centro della composizione. […] tutta la potenza bruta dell’animale, contenuta in quella limpida silhouette nera, sta per esplodere e la sensazione è che a contenerla – ma viene da domandarsi per quanto tempo ancora – siano le linee di forza del quadro. Come se, aldilà dell’allusione prospettica, aldilà dei simbolismi cromatici, una cornata ben assestata dell’animale fosse in grado di far saltare la composizione, mescolando irrimediabilmente linee e colori fino a farli fuoriuscire dalla tela. Sta forse proprio qui la cifra più godibile – e più tipica – della pittura di Tanchis. In questa sua abilità nel rimescolare le carte, nel far saltare le certezze percettive, nel rendere complessa e imprevedibile, la lettura fondendo mirabilmente dato reale e simbolismi ai limiti dell’astratto. Qui, nella tela L’attesa, l’occhio resta ipnotizzato da quell’equilibrio perfetto di colori. Non del tutto sicuro che l’ocra sia terra, il rosso sia sangue e muleta, e forse, a un certo punto, dubbioso anche del fatto che il nero sia una schiena fremente e il bianco abbacinante un corno. Perché quando la magia è portata a compimento, il fascino astratto della composizione avviluppa chi guarda fino a trasportarlo in una dimensione altra, dove la realtà stessa è una perfetta girandola di suggestioni cromatiche.
[…] innamorato della sua Sardegna, incantato da manifestazioni tipicamente latine come la corrida, Tanchis racconta i colori mediterranei con un amore viscerale che si trasmette dalla tela allo spettatore come una ventata calda e profumata di sole. I suoi tori scalpitanti – soli nell’arena, perché la presenza umana finirebbe per scalfirne la potenza – i suoi cavalli dalle criniere selvagge, così come le sue figure ammantate, dominano composizioni che nella scelta cromatica e nella costruzione degli spazi possiedono un’armonia musicale, verrebbe da dire danzante”.
24
aprile 2010
Giò Tanchis – Spirito indomito
Dal 24 aprile al 16 maggio 2010
arte contemporanea
Location
CENTRO COMUNALE D’ARTE E CULTURA LAZZARETTO DI SANT’ELIA
Cagliari, Via Dei Navigatori, (Cagliari)
Cagliari, Via Dei Navigatori, (Cagliari)
Vernissage
24 Aprile 2010, ore 19
Ufficio stampa
CONSORZIO CAMU'
Autore