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Gioberto Noro – Colori nel Vuoto
Per la loro seconda personale (la prima nel 2010) alla Galleria Alfonso Artiaco, la coppia di artisti Sergio Gioberto e Marilena Noro presentano Colori nel Vuoto, un’esposizione di nuovi lavori atti a esplorare come il Vuoto sia necessario alla visibilità dell’architettura che lo ospita e, contemporaneamente, come le de-limitazioni poste dalle strutture architettoniche siano necessarie al Vuoto per esistere.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La galleria Alfonso Artiaco ha il piacere di annunciare l’inaugurazione della mostra di Gioberto Noro, sabato 18 gennaio 2020 alle ore 19.30,
in presenza degli artisti.
Per la loro seconda personale (la prima nel 2010) alla Galleria Alfonso Artiaco, la coppia di artisti Sergio Gioberto e Marilena Noro presentano Colori nel Vuoto, un’esposizione di nuovi lavori atti a esplorare come il Vuoto sia necessario alla visibilità dell'architettura che lo ospita e, contemporaneamente, come le de-limitazioni poste dalle strutture architettoniche siano necessarie al Vuoto per esistere. Il Colore viene invece chiamato a svolgere una funzione analoga a quella che Hubert Damish attribuiva alla nube nella suo scritto "Théorie du nuage", vale a dire che contribuisce (in modo poetico) a compensare, a dare respiro ed emozione alla rigidità strutturale dell'impianto prospettico. Vicini ai pensieri di Paul Virilio sulla anestetizzazione dello sguardo e sul senso del limite, sono interessati a indagare il passaggio dall'acquisizione numerica e immateriale dell'immagine alla sua trasposizione materica su di un supporto fisico, aptico, quale è la carta di cotone opaca colta nel suo dialogo con gli inchiostri a pigmenti.
Nelle quattro sale dedicate a Gioberto Noro si susseguono una decina di nuove opere dai cicli Farben, Vanishing Point e Variazioni Primarie.
“Pensiamo all'immagine come a un modello della realtà, costruiamo modelli in scala le cui strutture richiamano il concetto della prospettiva lineare, così affine al medium da noi usato, la fotografia.
Il nostro campo visivo, nel corso degli ultimi seicento anni ha progressivamente subito una metamorfosi, passando dalla forma fisiologica dell'ellisse a quella culturale del frame, della cornice. In questo modo lo sguardo è stato protetto dalle irruzioni dell'irrazionale, ma contemporaneamente è stato "imprigionato" nella cosiddetta finestra prospettica. E' per questo motivo che usare un medium a forte valenza prospettica come quello fotografico, ci pare essere una possibilità di riflessione sulle dinamiche del vedere.
Percepiamo il Colore come una Entità dotata di intelligenza e quindi, per estensione, capace di generare Intuizioni e il Vuoto come a una Realtà in grado di "pulire lo sguardo", di liberare lo sguardo da tutto ciò su cui quello sguardo si era formato.
Vediamo le Farben (nel titolo un omaggio alla Farbenlehre, la teoria dei Colori di Goethe) come architetture analoghe, devote sia a un impianto prospettico tanto rigoroso quanto rassicurante, che, in quanto possibili porte della percezione, a una volontà di trascendenza dalla figura.
La relazione tra Colore e Vuoto viene ulteriormente approfondita nelle Variazioni Primarie, che esplorano i rapporti tra i tre colori primari, Rosso, Giallo e Blu.
Contemporaneamente alle situazioni delle Farben e delle Variazioni Primarie, abbiamo indagato come far sì che il Colore potesse liberarsi dalle logiche prospettiche (pur conservandone una traccia mnemonica nella presenza della cornice e nella disposizione dei campi di colore).
Abbiamo immaginato il Vanishing Point, il punto di fuga, come al luogo in cui la figura svanisce per dare spazio al puro Colore, rendendo così possibile la connessione a una genesi del visibile.
Per fare questo è stato necessario assemblare un dispositivo, una vera e propria Machine à Abstraire, che va a porsi in rapporto dialettico con le macchine prospettiche, nate invece per rilevare e misurare lo spazio.
Una Machine à Abstraire che crea spazi del divenire, luoghi in cui possiamo ritrovarci con l'istante della creazione, quando tutto è possibile e nulla è ancora accaduto.
Il titolo Colori nel Vuoto è un riferimento (letterale) all'uso (fisico) di diaframmi colorati
e trasparenti anteposti (nel vuoto) tra le sorgenti luminose e i soggetti da illuminare.” (Gioberto Noro)
Sergio Gioberto e Marilena Noro sono nati a Torino, Italia, rispettivamente nel 1952 e 1961.
Durante la loro formazione entrano in contatto con il Teatr Laboratorium di Jerzy Grotowski, il Living Theatre di Julian Beck, il fotografo Frank Horvat di cui sono stati allievi e assistenti, il metodo Strasberg di Lee Strasberg, il Ballett Frankfurt di William Forsythe e il Metodo Feuerstein di Reuen Feuerstein. La fotografia, medium prescelto, è vista dagli artisti sia come espressione dell’alienazione dell’Occidente sia come possibilità di recupero della realtà fisica.
Mostre personali includono Aperture, Galleria Alberto Peola, Torino, (2016) (a cura di Valeria Ceregini); Transizioni di fase, PAV, Torino (2015) (testo di Giulia Mengozzi); Galleria Alfonso Artiaco, Napoli (2010); ‘Sguardi a Occidente’ (a cura di L. Mattarella), Galleria Alberto Peola, Torino. Mostre collettive: FutuRuins, il corpo e la pietra, Palazzo Fortuny, Venezia, a cura di Daniela Ferretti, Dimitri Ozerkov e Dario Dalla Lana (2018); E il giardino creò l'uomo, galleria Alberto Peola, Torino (2018); La Via Del Sale Saliceto-CN a cura di Silvana Peira e Marco Enrico Giacomelli (2018); Intuition, Palazzo Fortuny, Venezia, curata da Daniela Ferretti e Axel Vervood, (2017); 30th Anniversary, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli (2016); Proportio, Palazzo Fortuny, Venezia, a cura di Daniela Ferretti e Axel Vervood, (2015); Mare Motus, Castello di Lipari-ME, a cura di Lea Mattarella (2015); Scenario di terra, MART, Rovereto (2014); Cieli, Fondazione 107, Torino, a cura di Federico Piccari (2014); ‘Cento anni di creatività in Piemonte’, Novi Ligure (a cura di Marisa Vescovo) (2008); ‘Sguardo consapevole’, Palafuksas, Torino (a cura di Anna d'Agostino) (2007); ‘Il Filtro dell'immagine’, Varallo Pombia (a cura di Fabrizio Parachini) (2005).
in presenza degli artisti.
Per la loro seconda personale (la prima nel 2010) alla Galleria Alfonso Artiaco, la coppia di artisti Sergio Gioberto e Marilena Noro presentano Colori nel Vuoto, un’esposizione di nuovi lavori atti a esplorare come il Vuoto sia necessario alla visibilità dell'architettura che lo ospita e, contemporaneamente, come le de-limitazioni poste dalle strutture architettoniche siano necessarie al Vuoto per esistere. Il Colore viene invece chiamato a svolgere una funzione analoga a quella che Hubert Damish attribuiva alla nube nella suo scritto "Théorie du nuage", vale a dire che contribuisce (in modo poetico) a compensare, a dare respiro ed emozione alla rigidità strutturale dell'impianto prospettico. Vicini ai pensieri di Paul Virilio sulla anestetizzazione dello sguardo e sul senso del limite, sono interessati a indagare il passaggio dall'acquisizione numerica e immateriale dell'immagine alla sua trasposizione materica su di un supporto fisico, aptico, quale è la carta di cotone opaca colta nel suo dialogo con gli inchiostri a pigmenti.
Nelle quattro sale dedicate a Gioberto Noro si susseguono una decina di nuove opere dai cicli Farben, Vanishing Point e Variazioni Primarie.
“Pensiamo all'immagine come a un modello della realtà, costruiamo modelli in scala le cui strutture richiamano il concetto della prospettiva lineare, così affine al medium da noi usato, la fotografia.
Il nostro campo visivo, nel corso degli ultimi seicento anni ha progressivamente subito una metamorfosi, passando dalla forma fisiologica dell'ellisse a quella culturale del frame, della cornice. In questo modo lo sguardo è stato protetto dalle irruzioni dell'irrazionale, ma contemporaneamente è stato "imprigionato" nella cosiddetta finestra prospettica. E' per questo motivo che usare un medium a forte valenza prospettica come quello fotografico, ci pare essere una possibilità di riflessione sulle dinamiche del vedere.
Percepiamo il Colore come una Entità dotata di intelligenza e quindi, per estensione, capace di generare Intuizioni e il Vuoto come a una Realtà in grado di "pulire lo sguardo", di liberare lo sguardo da tutto ciò su cui quello sguardo si era formato.
Vediamo le Farben (nel titolo un omaggio alla Farbenlehre, la teoria dei Colori di Goethe) come architetture analoghe, devote sia a un impianto prospettico tanto rigoroso quanto rassicurante, che, in quanto possibili porte della percezione, a una volontà di trascendenza dalla figura.
La relazione tra Colore e Vuoto viene ulteriormente approfondita nelle Variazioni Primarie, che esplorano i rapporti tra i tre colori primari, Rosso, Giallo e Blu.
Contemporaneamente alle situazioni delle Farben e delle Variazioni Primarie, abbiamo indagato come far sì che il Colore potesse liberarsi dalle logiche prospettiche (pur conservandone una traccia mnemonica nella presenza della cornice e nella disposizione dei campi di colore).
Abbiamo immaginato il Vanishing Point, il punto di fuga, come al luogo in cui la figura svanisce per dare spazio al puro Colore, rendendo così possibile la connessione a una genesi del visibile.
Per fare questo è stato necessario assemblare un dispositivo, una vera e propria Machine à Abstraire, che va a porsi in rapporto dialettico con le macchine prospettiche, nate invece per rilevare e misurare lo spazio.
Una Machine à Abstraire che crea spazi del divenire, luoghi in cui possiamo ritrovarci con l'istante della creazione, quando tutto è possibile e nulla è ancora accaduto.
Il titolo Colori nel Vuoto è un riferimento (letterale) all'uso (fisico) di diaframmi colorati
e trasparenti anteposti (nel vuoto) tra le sorgenti luminose e i soggetti da illuminare.” (Gioberto Noro)
Sergio Gioberto e Marilena Noro sono nati a Torino, Italia, rispettivamente nel 1952 e 1961.
Durante la loro formazione entrano in contatto con il Teatr Laboratorium di Jerzy Grotowski, il Living Theatre di Julian Beck, il fotografo Frank Horvat di cui sono stati allievi e assistenti, il metodo Strasberg di Lee Strasberg, il Ballett Frankfurt di William Forsythe e il Metodo Feuerstein di Reuen Feuerstein. La fotografia, medium prescelto, è vista dagli artisti sia come espressione dell’alienazione dell’Occidente sia come possibilità di recupero della realtà fisica.
Mostre personali includono Aperture, Galleria Alberto Peola, Torino, (2016) (a cura di Valeria Ceregini); Transizioni di fase, PAV, Torino (2015) (testo di Giulia Mengozzi); Galleria Alfonso Artiaco, Napoli (2010); ‘Sguardi a Occidente’ (a cura di L. Mattarella), Galleria Alberto Peola, Torino. Mostre collettive: FutuRuins, il corpo e la pietra, Palazzo Fortuny, Venezia, a cura di Daniela Ferretti, Dimitri Ozerkov e Dario Dalla Lana (2018); E il giardino creò l'uomo, galleria Alberto Peola, Torino (2018); La Via Del Sale Saliceto-CN a cura di Silvana Peira e Marco Enrico Giacomelli (2018); Intuition, Palazzo Fortuny, Venezia, curata da Daniela Ferretti e Axel Vervood, (2017); 30th Anniversary, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli (2016); Proportio, Palazzo Fortuny, Venezia, a cura di Daniela Ferretti e Axel Vervood, (2015); Mare Motus, Castello di Lipari-ME, a cura di Lea Mattarella (2015); Scenario di terra, MART, Rovereto (2014); Cieli, Fondazione 107, Torino, a cura di Federico Piccari (2014); ‘Cento anni di creatività in Piemonte’, Novi Ligure (a cura di Marisa Vescovo) (2008); ‘Sguardo consapevole’, Palafuksas, Torino (a cura di Anna d'Agostino) (2007); ‘Il Filtro dell'immagine’, Varallo Pombia (a cura di Fabrizio Parachini) (2005).
20
gennaio 2020
Gioberto Noro – Colori nel Vuoto
Dal 20 gennaio al 22 febbraio 2020
arte contemporanea
Location
GALLERIA ALFONSO ARTIACO
Napoli, Piazzetta Nilo, 7, (Napoli)
Napoli, Piazzetta Nilo, 7, (Napoli)
Orario di apertura
da Lunedì a Sabato dalle 10.00 alle 19.00
Vernissage
18 Gennaio 2020, h 19.00
Sito web
Autore