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Gioielleria contemporanea
La mostra presenta quattro importanti artisti di cultura tedesca di cui è partecipe anche la danese Karen Pontoppidan formatasi in particolare nel ricchissimo contesto sperimentale dell’Akademie der Bildenden Künste di Monaco di Baviera.
Comunicato stampa
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Quattro autori dalle personalità distinte di cui è possibile rintracciare una qualche connessione nella comune propensione naturalistica, concepita in modi diversi e resa con un autonomo linguaggio stilistico.
Georg Dobler, di cultura minimalista, nei lavori recenti trasferisce il rigore delle forme primarie nell’ambito naturalistico: ne deriva una natura in cui convivono in una inscindibile simbiosi il fascino sensuale della proliferazione floreale e la resa strutturale, che ne sottende la forma, a cui concorrono indagini molecolari, genetiche. Le immagini si risolvono in una rappresentazione dove la poesia emerge da un materiale che, se pure scandagliato nella sua complessità costitutiva, s’impone per la sua avvincente bellezza.
Il linguaggio strutturale di Winfried Krüger, libero da istanze astratto geometriche, è coinvolto dall’iconografia meccanica, tecnologica registrata in particolare nel mondo della quotidianità che ne è pervaso. Krüger opera una costante azione trasformistica dell’elemento tecnico a cui trasmette significati diversi, modificandone le funzioni e realizzando compagini che obbediscono alla più pura organizzazione visuale. Anche Krüger perviene alla rappresentazione naturalistica, ma i suoi fiori o frutti, pur nella straordinaria ricchezza coloristica realizzata con smalti, lacche, pigmenti spesso tradiscono una genesi seriale, ripetitiva, dove è in gioco la variazione combinatoria delle forme piuttosto che i loro processi biologici.
Karen Pontoppidan esclude qualsiasi richiamo costruttivista o strutturalista nella sua evocazione di un universo arcadico dove l’innocenza del mondo animale, soprattutto, ma anche paesaggistico, è resa con un segno leggero ma sicuro nella continuità lineare che non ha interruzioni, tentennamenti, pause. Sul bianco smalto coprente metalli come l’argento e l’oro sono incisi come da un bulino i tratti essenziali che definiscono un animale, una spiaggia, un battello: immagini felici ma stranianti di un mondo emerso dalla memoria e irrimediabilmente perduto.
Marianne Schliwinski sofferma lo sguardo sull’integrità di fiori, perfetti, meravigliosamente realistici ma che appaiono già quali elaborazioni mnemoniche fissate con il sentimento della nostalgia, della citazione, dei rimandi storici. Complice di questo viaggio della memoria è il vetro, vetro vecchio, veneziano, scarto di fornaci, già reperto archeologico. L’artista si esercita su schegge, frammenti, ricomposti in nuove sedimentazioni che inglobano immagini sottostanti, imprigionate entro resti di colonne o di anfore, da cui trasmettono minimi cenni della loro esistenza attraverso intermittenti lucori, riflessi traslucidi che la materia vetrosa fa filtrare variandone continuamente le policromie.
RIFERIMENTI BIOGRAFICI
Georg Dobler
1952 nasce a Bayreuth, Germania
1969-71 studia alla Berufsfachschule für Goldschmiede di Pforzheim
2001 docente presso HAWK, Hochschule für Angewandte Kunst und Design di Hildesheim
Winfried Krüger
1944 nasce a Bauschlott, Germania
1960-62 studia alla Goldschmiedeschule di Pforzheim e alla Werkschule di Phorzheim
1969-70 lavora come designer per l’industria
dal 1989 docente al Technical College for Design of Jewellery and Objects di Pforzheim
Karen Pontoppidan
1968 nasce a Kerteminde, Danimarca
1986-88 lavora per Jeweler Gerda Lynggaard a Copenhagen
1991-97 studia all’Akademie der Bildenden Künste di Monaco di Baviera con il Prof. Otto Künzli
dal 2000 assistente del Prof. Otto Künzli all’Akademie der Bildenden Künste di Monaco di Baviera
Marianne Schliwinski
1944 nasce a St. Peter, Germania
1964-67 esercita oreficeria con Hadfried Rinke a Worpswede
1972-74 studia alla Schule für Bau und Gestaltung di Monaco di Baviera
1981 fonda la Galerie Spektrum a Monaco di Baviera insieme a Jürgen Eickhoff
Georg Dobler, di cultura minimalista, nei lavori recenti trasferisce il rigore delle forme primarie nell’ambito naturalistico: ne deriva una natura in cui convivono in una inscindibile simbiosi il fascino sensuale della proliferazione floreale e la resa strutturale, che ne sottende la forma, a cui concorrono indagini molecolari, genetiche. Le immagini si risolvono in una rappresentazione dove la poesia emerge da un materiale che, se pure scandagliato nella sua complessità costitutiva, s’impone per la sua avvincente bellezza.
Il linguaggio strutturale di Winfried Krüger, libero da istanze astratto geometriche, è coinvolto dall’iconografia meccanica, tecnologica registrata in particolare nel mondo della quotidianità che ne è pervaso. Krüger opera una costante azione trasformistica dell’elemento tecnico a cui trasmette significati diversi, modificandone le funzioni e realizzando compagini che obbediscono alla più pura organizzazione visuale. Anche Krüger perviene alla rappresentazione naturalistica, ma i suoi fiori o frutti, pur nella straordinaria ricchezza coloristica realizzata con smalti, lacche, pigmenti spesso tradiscono una genesi seriale, ripetitiva, dove è in gioco la variazione combinatoria delle forme piuttosto che i loro processi biologici.
Karen Pontoppidan esclude qualsiasi richiamo costruttivista o strutturalista nella sua evocazione di un universo arcadico dove l’innocenza del mondo animale, soprattutto, ma anche paesaggistico, è resa con un segno leggero ma sicuro nella continuità lineare che non ha interruzioni, tentennamenti, pause. Sul bianco smalto coprente metalli come l’argento e l’oro sono incisi come da un bulino i tratti essenziali che definiscono un animale, una spiaggia, un battello: immagini felici ma stranianti di un mondo emerso dalla memoria e irrimediabilmente perduto.
Marianne Schliwinski sofferma lo sguardo sull’integrità di fiori, perfetti, meravigliosamente realistici ma che appaiono già quali elaborazioni mnemoniche fissate con il sentimento della nostalgia, della citazione, dei rimandi storici. Complice di questo viaggio della memoria è il vetro, vetro vecchio, veneziano, scarto di fornaci, già reperto archeologico. L’artista si esercita su schegge, frammenti, ricomposti in nuove sedimentazioni che inglobano immagini sottostanti, imprigionate entro resti di colonne o di anfore, da cui trasmettono minimi cenni della loro esistenza attraverso intermittenti lucori, riflessi traslucidi che la materia vetrosa fa filtrare variandone continuamente le policromie.
RIFERIMENTI BIOGRAFICI
Georg Dobler
1952 nasce a Bayreuth, Germania
1969-71 studia alla Berufsfachschule für Goldschmiede di Pforzheim
2001 docente presso HAWK, Hochschule für Angewandte Kunst und Design di Hildesheim
Winfried Krüger
1944 nasce a Bauschlott, Germania
1960-62 studia alla Goldschmiedeschule di Pforzheim e alla Werkschule di Phorzheim
1969-70 lavora come designer per l’industria
dal 1989 docente al Technical College for Design of Jewellery and Objects di Pforzheim
Karen Pontoppidan
1968 nasce a Kerteminde, Danimarca
1986-88 lavora per Jeweler Gerda Lynggaard a Copenhagen
1991-97 studia all’Akademie der Bildenden Künste di Monaco di Baviera con il Prof. Otto Künzli
dal 2000 assistente del Prof. Otto Künzli all’Akademie der Bildenden Künste di Monaco di Baviera
Marianne Schliwinski
1944 nasce a St. Peter, Germania
1964-67 esercita oreficeria con Hadfried Rinke a Worpswede
1972-74 studia alla Schule für Bau und Gestaltung di Monaco di Baviera
1981 fonda la Galerie Spektrum a Monaco di Baviera insieme a Jürgen Eickhoff
06
maggio 2004
Gioielleria contemporanea
Dal 06 al 22 maggio 2004
arti decorative e industriali
Location
STUDIO GR.20 – GRAZIELLA FOLCHINI GRASSETTO
Padova, Via Dei Soncin, 27, (Padova)
Padova, Via Dei Soncin, 27, (Padova)
Orario di apertura
16.00 – 19.30
Vernissage
6 Maggio 2004, ore 18.00
Autore