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Giorgio Cutini & Bruno Mangiaterra
la mostra degli artisti Giorgio Cutini (fotografo) e Bruno Mangiaterra (pittore), con la presentazione di quattro installazioni
Comunicato stampa
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De In-stallature o delle architetture dense …
di Gabriele Perretta
Apre , il 22 ottobre fino al 22 novembre 2005, presso la galleria INSTALLART di Caserta, la mostra degli artisti Giorgio Cutini ( fotografo ) e Bruno Mangiaterra ( pittore ), con la presentazione di quattro installazioni :
Con questa installazione, il binomio artistico si è messo completamente in discussione ed ha tirato fuori l’inizio di una teatralizzazione che spinge oltre la lezione stessa del teatro d’avanguardia. L’attività di queste avventure che giace nell’esperienza di un singolo artista cade in discussione con se stessa ed entra in contatto con le capacità installative dell’altro. Le architetture dense instaurano un rapporto aperto con l’opera di Kurt Schwitters, un’opera che sin dall’inizio ci appariva e ci appare nota, ma di cui non sappiamo e mai sapremo qual è la sorpresa finale.
Memoria, Poesia, Filosofia, Natura: Ogni installazione di Cutini & Mangiaterra è un Io doppio, è una soggettività coniugata. Se uno dei due (che è già molti, come direbbero Deleuze e Guattari) ha pensato ad inserire le definizioni dipinte e scritte con un tubo al neon, ha concepito l’incastro di legno e telai, ha raffigurato a matita grassa un volto giovane del periodo greco e una chiazza o stella errante, uno strumento fotografico tipo Yashica, un ornamento a stampa xilografica di rosette di pane e un dipinto ad olio di un “Ufo” (per relazionarsi alla teoria del campo), l’altro componente della doppietà ha accresciuto tale incipit, con l’ausilio di stampe digitali (fronde, piante, sorgenti, schegge, sassi, ghiaie), con l’inserimento di fotogrammi a colori contrapposti sopra, sotto e dentro la struttura istallativa, insieme alla proiezione da dvd di un’operazione chirurgica (da lui stesso eseguita). Diciamo che, così come è nello spirito di certo lavoro collettivo, che nel nostro contemporaneo ci tiene tanto a rispettare le individualità (o meglio le soggettività in relazione), qui più che comporre un lavoro come annullamento dell’Io, ci appare un lavoro dove gl’Io si addensano, si sovrappongono, si contrastano, si bilanciano, si annidano e si annodano; qualche volta viaggiando uno sull’altro e qualche altra volta l’uno dentro all’altro, l’uno insieme all’altro, l’uno a fianco dell’altro, l’uno all’indomani dell’altro, l’uno nell’oasi dell’altro, l’uno a rebours dell’altro. Con questa struttura, tutto il piano dell’immanenza tra i corpi, le soggettività, le memorie e i trasferimenti, le traduzioni da un modello e da un genere all’altro, è confermato: sia la personalità dell’artista, sia la fisionomia formale dell’opera appaiono come una traversata dentro il “sé stesso dell’altro”, nell’offerta dell’altro, in quanto altro moltiplicato.
Naturalmente, soffermandosi sui diversi piani del lavoro di Mangiaterra e di Cutini, e tenendo conto dell’attività iniziale dei due artisti, è facile ritrovare la filologia della loro singolarità, ma se invece si accetta di farsi osservatori partecipi della densità attuale, della densità costruita da questa architettura, il taglio è felicemente multiplo e nella moltiplicazione si invita la grammatica combinatoria delle forme e degli stili a non interrompere il procedimento della congiunzione infinita. Cutini nel suo lavoro precedente faceva prevalere la fotografia e Mangiaterra l’oggetto concettuale direzionato verso l’installazione. Del resto anche i paradigmi di base su cui si fonda il “lavoro collettivo recente” appartiene ad una architettura ampia, talmente ampia che è destinata a guardare i soggetti nella loro pluralità: il corpo, l’arte e la vita, la natura, la storia. Anche le argomentazioni si agganciano e si spianano come degli elementi di contenimento biologico, che usano distendere il tratto medio di qualsiasi scansione immanente dell’installazione: memoria, poesia, filosofia, natura.
di Gabriele Perretta
Apre , il 22 ottobre fino al 22 novembre 2005, presso la galleria INSTALLART di Caserta, la mostra degli artisti Giorgio Cutini ( fotografo ) e Bruno Mangiaterra ( pittore ), con la presentazione di quattro installazioni :
Con questa installazione, il binomio artistico si è messo completamente in discussione ed ha tirato fuori l’inizio di una teatralizzazione che spinge oltre la lezione stessa del teatro d’avanguardia. L’attività di queste avventure che giace nell’esperienza di un singolo artista cade in discussione con se stessa ed entra in contatto con le capacità installative dell’altro. Le architetture dense instaurano un rapporto aperto con l’opera di Kurt Schwitters, un’opera che sin dall’inizio ci appariva e ci appare nota, ma di cui non sappiamo e mai sapremo qual è la sorpresa finale.
Memoria, Poesia, Filosofia, Natura: Ogni installazione di Cutini & Mangiaterra è un Io doppio, è una soggettività coniugata. Se uno dei due (che è già molti, come direbbero Deleuze e Guattari) ha pensato ad inserire le definizioni dipinte e scritte con un tubo al neon, ha concepito l’incastro di legno e telai, ha raffigurato a matita grassa un volto giovane del periodo greco e una chiazza o stella errante, uno strumento fotografico tipo Yashica, un ornamento a stampa xilografica di rosette di pane e un dipinto ad olio di un “Ufo” (per relazionarsi alla teoria del campo), l’altro componente della doppietà ha accresciuto tale incipit, con l’ausilio di stampe digitali (fronde, piante, sorgenti, schegge, sassi, ghiaie), con l’inserimento di fotogrammi a colori contrapposti sopra, sotto e dentro la struttura istallativa, insieme alla proiezione da dvd di un’operazione chirurgica (da lui stesso eseguita). Diciamo che, così come è nello spirito di certo lavoro collettivo, che nel nostro contemporaneo ci tiene tanto a rispettare le individualità (o meglio le soggettività in relazione), qui più che comporre un lavoro come annullamento dell’Io, ci appare un lavoro dove gl’Io si addensano, si sovrappongono, si contrastano, si bilanciano, si annidano e si annodano; qualche volta viaggiando uno sull’altro e qualche altra volta l’uno dentro all’altro, l’uno insieme all’altro, l’uno a fianco dell’altro, l’uno all’indomani dell’altro, l’uno nell’oasi dell’altro, l’uno a rebours dell’altro. Con questa struttura, tutto il piano dell’immanenza tra i corpi, le soggettività, le memorie e i trasferimenti, le traduzioni da un modello e da un genere all’altro, è confermato: sia la personalità dell’artista, sia la fisionomia formale dell’opera appaiono come una traversata dentro il “sé stesso dell’altro”, nell’offerta dell’altro, in quanto altro moltiplicato.
Naturalmente, soffermandosi sui diversi piani del lavoro di Mangiaterra e di Cutini, e tenendo conto dell’attività iniziale dei due artisti, è facile ritrovare la filologia della loro singolarità, ma se invece si accetta di farsi osservatori partecipi della densità attuale, della densità costruita da questa architettura, il taglio è felicemente multiplo e nella moltiplicazione si invita la grammatica combinatoria delle forme e degli stili a non interrompere il procedimento della congiunzione infinita. Cutini nel suo lavoro precedente faceva prevalere la fotografia e Mangiaterra l’oggetto concettuale direzionato verso l’installazione. Del resto anche i paradigmi di base su cui si fonda il “lavoro collettivo recente” appartiene ad una architettura ampia, talmente ampia che è destinata a guardare i soggetti nella loro pluralità: il corpo, l’arte e la vita, la natura, la storia. Anche le argomentazioni si agganciano e si spianano come degli elementi di contenimento biologico, che usano distendere il tratto medio di qualsiasi scansione immanente dell’installazione: memoria, poesia, filosofia, natura.
22
ottobre 2005
Giorgio Cutini & Bruno Mangiaterra
Dal 22 ottobre al 22 novembre 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA INSTALLART
Caserta, Via Annibale Ceccano, 3/5, (Caserta)
Caserta, Via Annibale Ceccano, 3/5, (Caserta)
Orario di apertura
tutti i giorni 18-20 escluso il lunedì e festivi
Vernissage
22 Ottobre 2005, ore 18
Autore
Curatore