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Giorgio Cutini – Udir con gli occhi
Giorgio Cutini si esprime attraverso immagini sintetiche e scarne, che hanno per oggetto il mondo naturale circostante. La sua fotografia e meditazione culturale, espressione soggettiva di concetti universali e il suo pensiero è rivolto alla ricostruzione di memorie e ombre grafiche di paesaggio.
Comunicato stampa
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Con il patrocinio del Comune di Ascoli Piceno e della Provincia di Ascoli Piceno si inaugura sabato 14 novembre 2009 alle ore 17,30 presso il Palazzo dei Capitani in Piazza del Popolo ad Ascoli Piceno la mostra fotografica di GIORGIO CUTINI “Udir con gli occhi” a cura di Francesco Scarabicchi
Giorgio Cutini si esprime attraverso immagini sintetiche e scarne, che hanno per oggetto il mondo naturale circostante. La sua fotografia e meditazione culturale, espressione soggettiva di concetti universali e il suo pensiero è rivolto alla ricostruzione di memorie e ombre grafiche di paesaggio.
La fotografia di Cutini si pone come ricerca sulla luce, sul movimento, esterno ed interno e sull’illusorietà della natura oggettiva dell’immagine fotografica della visione. Movimento legato ad una dimensione temporale specifica, propria della fotografia, che cattura una porzione del tempo e del flusso naturale congelandola nella staticità dell’immagine.
Allo stesso tempo pero l’uso del bianco e nero nelle riproduzioni di Cutini e la leggerezza immateriale delle trame visuali restituiscono alla quotidianità dell’oggetto ritratto una dimensione astorica ed ultraterrena che viola il confine con la pittura astratta ed impressionista. Non vi è l’intento di fissare un momento nella sua irripetibilità, quanto piuttosto, in una dinamica quasi circolare, quello di restituire l’evento catturato al flusso del divenire, dopo aver attraversato l’obiettivo.
L’artista cerca nella fisicità e nella singolare conformazione dei suoi soggetti la frammentazione della materia, la struttura intima del corpo che va oltre i parametri e le convenzioni della visione. Primissimi piani, giochi di luce, movimenti della macchina, trame visive dinamiche mostrano il paradosso di una fotografia che non documenta, ma diventa amorfi, evocativa ed avulsa dalla realtà.
L’arte di Cutini apre a chi la guarda confini che attraverso l’oggettività portano verso spazi di sogno e di poesia.
In merito alla poetica dell’artista Scarabicchi nel testo del catalogo scrive “[…] solo una vocazione lirica assoluta e intransigente sceglie gli abissi del margine, le trame vegetali di una foglia, una donna che scende le scale, il muro sabbioso di un’isola o i bordi lucidi e specchiati di un pianoforte a coda nell’opaco. Cutini è in totale complicità con la poesia, la pedina, la ospita, la incita, se ne là ascoltatore insonne, ne coniuga le trame e la difende sul punto esatto della sua precarietà. In questo probabilmente, la parentela con un’alte verticale che tenta la discesa alla radice al senso dell’esistere, sancita da una parallela verticalità che configura la longitudine del suo operare, del consegnarsi integralmente al versante dell’immagine dal di dentro del suo mondo nella perfetta corrispondenza tra intenzione e coscienza, tra rensione e “sogno di una cosa”, tra slittamento dal codice realistico e disegno del “fine ingegno” che riconduce a quel grado d’incandescenza per cui è dato consegnarsi come “servitore” di una necessità che si forma, che toglie dal nulla e dall’immaginario le visioni per concretarle nello “sviluppo” di un processo che solo dopo la sua origine sensibile sarà figlio anche della tecnica [...]”.
Giorgio Cutini si esprime attraverso immagini sintetiche e scarne, che hanno per oggetto il mondo naturale circostante. La sua fotografia e meditazione culturale, espressione soggettiva di concetti universali e il suo pensiero è rivolto alla ricostruzione di memorie e ombre grafiche di paesaggio.
La fotografia di Cutini si pone come ricerca sulla luce, sul movimento, esterno ed interno e sull’illusorietà della natura oggettiva dell’immagine fotografica della visione. Movimento legato ad una dimensione temporale specifica, propria della fotografia, che cattura una porzione del tempo e del flusso naturale congelandola nella staticità dell’immagine.
Allo stesso tempo pero l’uso del bianco e nero nelle riproduzioni di Cutini e la leggerezza immateriale delle trame visuali restituiscono alla quotidianità dell’oggetto ritratto una dimensione astorica ed ultraterrena che viola il confine con la pittura astratta ed impressionista. Non vi è l’intento di fissare un momento nella sua irripetibilità, quanto piuttosto, in una dinamica quasi circolare, quello di restituire l’evento catturato al flusso del divenire, dopo aver attraversato l’obiettivo.
L’artista cerca nella fisicità e nella singolare conformazione dei suoi soggetti la frammentazione della materia, la struttura intima del corpo che va oltre i parametri e le convenzioni della visione. Primissimi piani, giochi di luce, movimenti della macchina, trame visive dinamiche mostrano il paradosso di una fotografia che non documenta, ma diventa amorfi, evocativa ed avulsa dalla realtà.
L’arte di Cutini apre a chi la guarda confini che attraverso l’oggettività portano verso spazi di sogno e di poesia.
In merito alla poetica dell’artista Scarabicchi nel testo del catalogo scrive “[…] solo una vocazione lirica assoluta e intransigente sceglie gli abissi del margine, le trame vegetali di una foglia, una donna che scende le scale, il muro sabbioso di un’isola o i bordi lucidi e specchiati di un pianoforte a coda nell’opaco. Cutini è in totale complicità con la poesia, la pedina, la ospita, la incita, se ne là ascoltatore insonne, ne coniuga le trame e la difende sul punto esatto della sua precarietà. In questo probabilmente, la parentela con un’alte verticale che tenta la discesa alla radice al senso dell’esistere, sancita da una parallela verticalità che configura la longitudine del suo operare, del consegnarsi integralmente al versante dell’immagine dal di dentro del suo mondo nella perfetta corrispondenza tra intenzione e coscienza, tra rensione e “sogno di una cosa”, tra slittamento dal codice realistico e disegno del “fine ingegno” che riconduce a quel grado d’incandescenza per cui è dato consegnarsi come “servitore” di una necessità che si forma, che toglie dal nulla e dall’immaginario le visioni per concretarle nello “sviluppo” di un processo che solo dopo la sua origine sensibile sarà figlio anche della tecnica [...]”.
14
novembre 2009
Giorgio Cutini – Udir con gli occhi
Dal 14 al 30 novembre 2009
fotografia
Location
PALAZZO DEI CAPITANI
Ascoli Piceno, Piazza Del Popolo, (Ascoli Piceno)
Ascoli Piceno, Piazza Del Popolo, (Ascoli Piceno)
Vernissage
14 Novembre 2009, ore 17.30
Autore
Curatore