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Giorgio de Chirico – Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti
La mostra presenta per la prima volta al Castello di Rivoli un selezionato nucleo di capolavori di Giorgio de
Chirico provenienti dalla collezione di Francesco Federico Cerruti, offrendo così alla fruizione pubblica
opere sino a ora celate nella Villa Cerruti di Rivoli, dimora voluta dall’imprenditore torinese negli anni
sessanta ad uso esclusivo della propria collezione privata
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti
A cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria
6 marzo – 27 maggio 2018
Anteprima: lunedì 5 marzo 2018, ore 19
Nato a Volos, in Grecia nel 1888, e vissuto ad Atene, Monaco di Baviera, Milano, Firenze, Parigi,
Ferrara, New York, Roma, dove morirà nel 1978, Giorgio de Chirico è tra i più importanti artisti del XX
secolo. Dopo gli studi al Politecnico di Atene e all’Accademia di Belle Arti di Monaco, dove
approfondisce la pittura simbolista di Arnold Böcklin e si avvicina al pensiero filosofico di Arthur
Schopenhauer e di Friedrich Nietzsche, de Chirico arriva in Italia nel 1909. Nel 1911 è per un breve
periodo a Torino, dove i pomeriggi dalle lunghe ombre e la griglia ordinata di strade, piazze e portici
con i loro archi gli danno l’impressione, come scrisse, che “la città sia stata costruita per le
dissertazioni filosofiche”.
Autore di un’arte nella quale l’intelletto domina sull’emozione e unisce con visionaria originalità la
filosofia della Grecia mitologica con l’algida classicità del pensiero nordico, de Chirico è l’iniziatore
della pittura metafisica, le cui immagini enigmatiche, attraverso una pittura caratterizzata da ombre
nette e colori piatti, rimandano alla sospensione del tempo, all’immobilità, alla fragilità della coscienza,
all’inesprimibile e allo smarrimento che sono grammatica dei sogni, cifra stilistica originale che è esito
della profonda cultura filosofica, letteraria e figurativa dell’artista. Precursore del Surrealismo, a partire
dagli anni Venti si impegna nel superamento degli stili. Emerge un interesse crescente del Pictor
optimus per il tema della metamorfosi nel mondo antico, per quelle rifrazioni enigmatiche di senso che
prima di sciogliersi nel nulla suggeriscono figure dell’esistere.
La mostra Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti presenta per la prima volta al Castello di Rivoli un selezionato nucleo di capolavori di Giorgio de
Chirico provenienti dalla collezione di Francesco Federico Cerruti, offrendo così alla fruizione pubblica
opere sino a ora celate nella Villa Cerruti di Rivoli, dimora voluta dall’imprenditore torinese negli anni
sessanta ad uso esclusivo della propria collezione privata. Per ammissione dello stesso de Chirico,
Torino, luogo che vide l’esplosione della pazzia di Nietzsche, è tra le città italiane che ispirarono i
primi quadri metafisici con le loro atmosfere malinconiche. Includendo opere che spaziano dal 1916 al
1927, la mostra al Castello di Rivoli presenta otto importanti dipinti del maestro della Metafisica.
Offrendo uno spaccato sull’inesauribile capacità metamorfica del genio di de Chirico, la mostra ne
indaga la ricca eredità intellettuale presentando i suoi quadri in relazione con alcune tra le maggiori
opere di arte contemporanea della collezione permanente del Museo, tra cui installazioni di Giulio
Paolini, Michelangelo Pistoletto e Maurizio Cattelan.
Originale inventore di un pensiero nel quale le memorie personali hanno intrecciato un fecondo
dialogo con i miti classici e la filosofia, nella sua continua ricerca, che incluse la libertà di citare se
stesso e non fermarsi ad un unico stile, de Chirico abbracciò più metamorfosi artistiche per
rispondere alle pretese di progresso della modernità, resistendone la razionalità e la fascinazione per
la tecnologia.
In linea con lo spirito che caratterizza la Collezione Cerruti e la sua eclettica visionarietà, che dai fondi
oro medievali spazia all’arte contemporanea, Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di
Francesco Federico Cerruti propone un inedito viaggio nel tempo che mette in relazione le opere di
de Chirico con alcune tra le maggiori opere di arte contemporanea della collezione permanente del
Museo. Nella cornice del Castello – a sua volta luogo nel quale il passato rinnova continuamente il
suo incontro con il presente – la mostra si articola attraverso una serie di dialoghi tra i quadri di de
Chirico e opere di artisti contemporanei. Afferma Carolyn Christov-Bakargiev: “In de Chirico la
riscoperta della mitologia classica non avviene come nel Rinascimento per ricostruire una storia del
passato, ma per uscire dalla Storia, quella stessa che proprio dal Rinascimento ci ha portato a
quell’accelerazione mortifera e ingestibile che arriva alla nostra contemporaneità. De Chirico è
nietzschiano, antimoderno e contro lo storicismo. Rinnovando il concetto di un tempo circolare,
l’artista si rifà alla mitologia e alla pervasività del concetto di metamorfosi che la caratterizza”.
Presentato nelle sale auliche al primo piano della Residenza Sabauda, a partire dalla sala 15, il
percorso include Composizione metafisica (Muse metafisiche) (1918) allestita in relazione con Casa
di Lucrezio (1981) di Giulio Paolini, secondo un dialogo all’insegna dei temi del doppio e dell’enigma
poetico, che continua nella sala 16 con Il trovatore (1922), per arrivare alla meraviglia della
sospensione metafisica pura de Il saluto degli argonauti partenti (1920) nella sala 17. Nella sala 5 il
tema dell’autoritratto è invece il nodo centrale che mette in relazione Autoritratto metafisico (1919)
con l’imponente Architettura dello specchio (1990) di Michelangelo Pistoletto, mentre nella sala 6,
Interno metafisico (con faro) (1918) si apre al contrasto con le architetture immaginifiche dipinte da
Franz Ackermann. Nella sala 7, il percorso continua con la Composizione metafisica (1916) e le
opere di Fabio Mauri, mentre nella sala 13, Interno metafisico (con dolci ferraresi) (1917) intrattiene
una inaspettata relazione con le opere di Alighiero Boetti all’insegna dell’interesse da parte di
entrambi gli artisti per dettagli concreti, tratti con apparente semplicità dalla vita quotidiana. A
completare il percorso, nella sala 14, la mostra mette in relazione il lavoro di de Chirico Due cavalli
(1927) con Novecento (1997) di Maurizio Cattelan, secondo un dialogo nel quale l’impeto dionisiaco
del maestro della metafisica incontra la cinica e sconsolata visione dell’artista contemporaneo
relativamente al secolo appena trascorso.
“Il percorso espositivo – scrive Marcella Beccaria – propone ai visitatori, in un vertiginoso gioco
tematico di assonanze, contraddizioni ma anche sorprendenti corrispondenze, che gettano ulteriore
luce sulla poetica di de Chirico e sulla sua inesauribile eredità culturale”.
Proponendo un approfondimento relativo alle poetiche di giovani artisti emergenti a livello
internazionale, il tema della metamorfosi è anche alla base della mostra Metamorfosi – Lasciate che
tutto vi accada, curata da Chus Martínez, ospitata in contemporanea al Castello di Rivoli.
La Collezione Cerruti
La raccolta di Francesco Federico Cerruti, gelosamente custodita e nascosta in una villa vicino
Torino, per anni solo vagheggiata in quanto accessibile solo a pochi e fidati “amici intenditori”, rappresenta un unicum nella storia del collezionismo privato italiano per vastità e importanza e fa
dell’imprenditore torinese uno tra i più importanti collezionisti europei.
È l’esito di un lavoro di ricerca e raccolta di opere d’arte durato circa 70 anni, un percorso
“straordinario” che riverbera la personalità schiva, silenziosa e austera di un uomo appassionato
spinto dal desiderio di sottrarre al transitorio e all’effimero la bellezza immutabile della creazione
artistica.
Nella villa di Rivoli, che sarà aperta al pubblico nel 2019, sono raccolte infatti opere rarissime
conservate con la cura meticolosa del collezionista che, sottratte al piacere del nascondimento
saranno visibili, offrendosi in una modulazione del bello che è storia dell’arte tout court dal Medioevo
fino all’età contemporanea passando per il Surrealismo e le principali correnti del Novecento.
È un percorso di formazione, di affinamento della sensibilità, di ricerca del sublime che si avverte in
tutte le opere della collezione - vasi, arredi, quadri, statue, libri e rari tappeti – che confermano un
rapporto esclusivo e assoluto con l’arte; la cura degli accostamenti e la disposizione degli oggetti
rivelano la geografia degli affetti e delle passioni del collezionista impegnato in un dialogo continuo e
serrato con le opere d’arte e i loro creatori, tutto partecipa dello stesso respiro comune, teatro di
presenze intrecciate le une alle altre che trascendono il valore della singola opera per restituire intatto
il significato di una collezione intesa come totalità e iniziata da un Cerruti giovanissimo con l’acquisto
di un disegno del 1918 di Kandinsky.
Di particolare interesse e straordinariamente conservati i Medievali fondi d’oro con cui Cerruti amava
iniziare le rare visite al “suo museo”. Altrettanto eccezionale il valore dei pittori sacri come Bernardo
Daddi, Gentile da Fabriano, Sassetta - di cui si può ammirare Sant’Agostino nella camera padronale -
e Neri di Bicci. Si passa quindi ai maestri rinascimentali: Dosso Dossi, Pontormo, “strappato” agli
Uffizi e si continua con Tiepolo, Ribera, Sebastiano Ricci, Fra Galgario. Il percorso nella passione di
Cerruti continua con le opere allegoriche di Batoni, non cedute al Getty Museum, per poi passare a
quadri di Pellizza da Volpedo, Jawlensky, Balla e Boccioni, Casorati, Severini, Picasso, Magritte.
Straordinari i 10 dipinti metafisici di de Chirico collocati nella sala da pranzo della villa. E altrettanto
indimenticabili le opere di Modigliani, Bacon e Giacometti. Compaiono infine opere di Andy Warhol,
Paolini, Burri e Manzoni. Terminiamo questo excursus ricordando l’ultimo acquisto, “Jeune Fille aux
Roses” (1987) di Renoir. Molti gli autoritratti o i ritratti di uomini soli – tra cui si possono citare “Ritratto
di un giovane uomo” (ca. 1400) di Frà Galgario, “Ritratto di un gentiluomo con libri” (1534-1535) di
Pontormo, “Autoritratto Metafisico” (1919) di de Chirico, “Studio per Ritratto IX” (1957) di Francis
Bacon, “Ritratto di Harry Melville” (ca. 1930) di Man Ray – che portano a immaginare quasi la ricerca
di una proiezione di se stesso nell’arte.
Questo “inventario” ci fa capire l’importanza della collezione che raccoglie non solo opere pittoriche,
ma anche arredi di assoluto pregio, e dimostra un interesse non solo per l’arte in senso stretto ma
anche per il lavoro sapiente degli artigiani, primi raffinati interpreti di quello che oggi definiamo design.
Fra tutti va citato un secrétaire in avorio di Piffetti, il più grande ebanista italiano del Settecento, e due
divani disegnati dall’architetto Filippo Juvarra.
La collezione contempla inoltre un’ampia e pregiata raccolta di libri e incunaboli, rare edizioni e
rilegature preziose. Di particolare interesse un libretto del Seicento con copertura smaltata e pietre
incastonate, custodito nella camera da letto della villa, senza dimenticare il progetto editoriale più
ambizioso del XVII secolo: l’Atlas Maior di Joan Blaeu in dodici volumi, perfettamente conservati; non
solo libri, ma anche rilegature ed edizioni lussuose, come una copia di A la recherche du temps
perdu, in un’elegante finitura Art Déco, che rimanda alla vita quotidiana di Cerruti, scandita dai ritmi
della sua legatoria industriale.
La passione di Cerruti per l’arte, la sua innata e meticolosa capacità di selezionare e ricercare con
pazienza capolavori, insieme alla sua vita austera e al silenzio intorno alla sua figura, hanno il merito
di restituirci oggi una collezione che può guardare ad altri esempi significativi di mecenati e
collezionisti del passato come Duncan Phillips, Isabella Stewart Gardner e Jean Paul Getty, solo per
citare alcuni tra gli esempi più significativi.
Tutte le personalità che hanno dato vita a queste importanti e vaste collezioni, hanno raccolto il
passato, grazie alla loro passione, per consegnarlo intatto al futuro. Sono riusciti a vivere e far vivere
opere, preservandole da guerre, razzie e facili abusi. Noi ne raccogliamo un’importante eredità da
rispettare e continuare a raccontare.
La mostra è realizzata con il sostegno della Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte e BIG –
Broker Insurance Group
A cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria
6 marzo – 27 maggio 2018
Anteprima: lunedì 5 marzo 2018, ore 19
Nato a Volos, in Grecia nel 1888, e vissuto ad Atene, Monaco di Baviera, Milano, Firenze, Parigi,
Ferrara, New York, Roma, dove morirà nel 1978, Giorgio de Chirico è tra i più importanti artisti del XX
secolo. Dopo gli studi al Politecnico di Atene e all’Accademia di Belle Arti di Monaco, dove
approfondisce la pittura simbolista di Arnold Böcklin e si avvicina al pensiero filosofico di Arthur
Schopenhauer e di Friedrich Nietzsche, de Chirico arriva in Italia nel 1909. Nel 1911 è per un breve
periodo a Torino, dove i pomeriggi dalle lunghe ombre e la griglia ordinata di strade, piazze e portici
con i loro archi gli danno l’impressione, come scrisse, che “la città sia stata costruita per le
dissertazioni filosofiche”.
Autore di un’arte nella quale l’intelletto domina sull’emozione e unisce con visionaria originalità la
filosofia della Grecia mitologica con l’algida classicità del pensiero nordico, de Chirico è l’iniziatore
della pittura metafisica, le cui immagini enigmatiche, attraverso una pittura caratterizzata da ombre
nette e colori piatti, rimandano alla sospensione del tempo, all’immobilità, alla fragilità della coscienza,
all’inesprimibile e allo smarrimento che sono grammatica dei sogni, cifra stilistica originale che è esito
della profonda cultura filosofica, letteraria e figurativa dell’artista. Precursore del Surrealismo, a partire
dagli anni Venti si impegna nel superamento degli stili. Emerge un interesse crescente del Pictor
optimus per il tema della metamorfosi nel mondo antico, per quelle rifrazioni enigmatiche di senso che
prima di sciogliersi nel nulla suggeriscono figure dell’esistere.
La mostra Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti presenta per la prima volta al Castello di Rivoli un selezionato nucleo di capolavori di Giorgio de
Chirico provenienti dalla collezione di Francesco Federico Cerruti, offrendo così alla fruizione pubblica
opere sino a ora celate nella Villa Cerruti di Rivoli, dimora voluta dall’imprenditore torinese negli anni
sessanta ad uso esclusivo della propria collezione privata. Per ammissione dello stesso de Chirico,
Torino, luogo che vide l’esplosione della pazzia di Nietzsche, è tra le città italiane che ispirarono i
primi quadri metafisici con le loro atmosfere malinconiche. Includendo opere che spaziano dal 1916 al
1927, la mostra al Castello di Rivoli presenta otto importanti dipinti del maestro della Metafisica.
Offrendo uno spaccato sull’inesauribile capacità metamorfica del genio di de Chirico, la mostra ne
indaga la ricca eredità intellettuale presentando i suoi quadri in relazione con alcune tra le maggiori
opere di arte contemporanea della collezione permanente del Museo, tra cui installazioni di Giulio
Paolini, Michelangelo Pistoletto e Maurizio Cattelan.
Originale inventore di un pensiero nel quale le memorie personali hanno intrecciato un fecondo
dialogo con i miti classici e la filosofia, nella sua continua ricerca, che incluse la libertà di citare se
stesso e non fermarsi ad un unico stile, de Chirico abbracciò più metamorfosi artistiche per
rispondere alle pretese di progresso della modernità, resistendone la razionalità e la fascinazione per
la tecnologia.
In linea con lo spirito che caratterizza la Collezione Cerruti e la sua eclettica visionarietà, che dai fondi
oro medievali spazia all’arte contemporanea, Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di
Francesco Federico Cerruti propone un inedito viaggio nel tempo che mette in relazione le opere di
de Chirico con alcune tra le maggiori opere di arte contemporanea della collezione permanente del
Museo. Nella cornice del Castello – a sua volta luogo nel quale il passato rinnova continuamente il
suo incontro con il presente – la mostra si articola attraverso una serie di dialoghi tra i quadri di de
Chirico e opere di artisti contemporanei. Afferma Carolyn Christov-Bakargiev: “In de Chirico la
riscoperta della mitologia classica non avviene come nel Rinascimento per ricostruire una storia del
passato, ma per uscire dalla Storia, quella stessa che proprio dal Rinascimento ci ha portato a
quell’accelerazione mortifera e ingestibile che arriva alla nostra contemporaneità. De Chirico è
nietzschiano, antimoderno e contro lo storicismo. Rinnovando il concetto di un tempo circolare,
l’artista si rifà alla mitologia e alla pervasività del concetto di metamorfosi che la caratterizza”.
Presentato nelle sale auliche al primo piano della Residenza Sabauda, a partire dalla sala 15, il
percorso include Composizione metafisica (Muse metafisiche) (1918) allestita in relazione con Casa
di Lucrezio (1981) di Giulio Paolini, secondo un dialogo all’insegna dei temi del doppio e dell’enigma
poetico, che continua nella sala 16 con Il trovatore (1922), per arrivare alla meraviglia della
sospensione metafisica pura de Il saluto degli argonauti partenti (1920) nella sala 17. Nella sala 5 il
tema dell’autoritratto è invece il nodo centrale che mette in relazione Autoritratto metafisico (1919)
con l’imponente Architettura dello specchio (1990) di Michelangelo Pistoletto, mentre nella sala 6,
Interno metafisico (con faro) (1918) si apre al contrasto con le architetture immaginifiche dipinte da
Franz Ackermann. Nella sala 7, il percorso continua con la Composizione metafisica (1916) e le
opere di Fabio Mauri, mentre nella sala 13, Interno metafisico (con dolci ferraresi) (1917) intrattiene
una inaspettata relazione con le opere di Alighiero Boetti all’insegna dell’interesse da parte di
entrambi gli artisti per dettagli concreti, tratti con apparente semplicità dalla vita quotidiana. A
completare il percorso, nella sala 14, la mostra mette in relazione il lavoro di de Chirico Due cavalli
(1927) con Novecento (1997) di Maurizio Cattelan, secondo un dialogo nel quale l’impeto dionisiaco
del maestro della metafisica incontra la cinica e sconsolata visione dell’artista contemporaneo
relativamente al secolo appena trascorso.
“Il percorso espositivo – scrive Marcella Beccaria – propone ai visitatori, in un vertiginoso gioco
tematico di assonanze, contraddizioni ma anche sorprendenti corrispondenze, che gettano ulteriore
luce sulla poetica di de Chirico e sulla sua inesauribile eredità culturale”.
Proponendo un approfondimento relativo alle poetiche di giovani artisti emergenti a livello
internazionale, il tema della metamorfosi è anche alla base della mostra Metamorfosi – Lasciate che
tutto vi accada, curata da Chus Martínez, ospitata in contemporanea al Castello di Rivoli.
La Collezione Cerruti
La raccolta di Francesco Federico Cerruti, gelosamente custodita e nascosta in una villa vicino
Torino, per anni solo vagheggiata in quanto accessibile solo a pochi e fidati “amici intenditori”, rappresenta un unicum nella storia del collezionismo privato italiano per vastità e importanza e fa
dell’imprenditore torinese uno tra i più importanti collezionisti europei.
È l’esito di un lavoro di ricerca e raccolta di opere d’arte durato circa 70 anni, un percorso
“straordinario” che riverbera la personalità schiva, silenziosa e austera di un uomo appassionato
spinto dal desiderio di sottrarre al transitorio e all’effimero la bellezza immutabile della creazione
artistica.
Nella villa di Rivoli, che sarà aperta al pubblico nel 2019, sono raccolte infatti opere rarissime
conservate con la cura meticolosa del collezionista che, sottratte al piacere del nascondimento
saranno visibili, offrendosi in una modulazione del bello che è storia dell’arte tout court dal Medioevo
fino all’età contemporanea passando per il Surrealismo e le principali correnti del Novecento.
È un percorso di formazione, di affinamento della sensibilità, di ricerca del sublime che si avverte in
tutte le opere della collezione - vasi, arredi, quadri, statue, libri e rari tappeti – che confermano un
rapporto esclusivo e assoluto con l’arte; la cura degli accostamenti e la disposizione degli oggetti
rivelano la geografia degli affetti e delle passioni del collezionista impegnato in un dialogo continuo e
serrato con le opere d’arte e i loro creatori, tutto partecipa dello stesso respiro comune, teatro di
presenze intrecciate le une alle altre che trascendono il valore della singola opera per restituire intatto
il significato di una collezione intesa come totalità e iniziata da un Cerruti giovanissimo con l’acquisto
di un disegno del 1918 di Kandinsky.
Di particolare interesse e straordinariamente conservati i Medievali fondi d’oro con cui Cerruti amava
iniziare le rare visite al “suo museo”. Altrettanto eccezionale il valore dei pittori sacri come Bernardo
Daddi, Gentile da Fabriano, Sassetta - di cui si può ammirare Sant’Agostino nella camera padronale -
e Neri di Bicci. Si passa quindi ai maestri rinascimentali: Dosso Dossi, Pontormo, “strappato” agli
Uffizi e si continua con Tiepolo, Ribera, Sebastiano Ricci, Fra Galgario. Il percorso nella passione di
Cerruti continua con le opere allegoriche di Batoni, non cedute al Getty Museum, per poi passare a
quadri di Pellizza da Volpedo, Jawlensky, Balla e Boccioni, Casorati, Severini, Picasso, Magritte.
Straordinari i 10 dipinti metafisici di de Chirico collocati nella sala da pranzo della villa. E altrettanto
indimenticabili le opere di Modigliani, Bacon e Giacometti. Compaiono infine opere di Andy Warhol,
Paolini, Burri e Manzoni. Terminiamo questo excursus ricordando l’ultimo acquisto, “Jeune Fille aux
Roses” (1987) di Renoir. Molti gli autoritratti o i ritratti di uomini soli – tra cui si possono citare “Ritratto
di un giovane uomo” (ca. 1400) di Frà Galgario, “Ritratto di un gentiluomo con libri” (1534-1535) di
Pontormo, “Autoritratto Metafisico” (1919) di de Chirico, “Studio per Ritratto IX” (1957) di Francis
Bacon, “Ritratto di Harry Melville” (ca. 1930) di Man Ray – che portano a immaginare quasi la ricerca
di una proiezione di se stesso nell’arte.
Questo “inventario” ci fa capire l’importanza della collezione che raccoglie non solo opere pittoriche,
ma anche arredi di assoluto pregio, e dimostra un interesse non solo per l’arte in senso stretto ma
anche per il lavoro sapiente degli artigiani, primi raffinati interpreti di quello che oggi definiamo design.
Fra tutti va citato un secrétaire in avorio di Piffetti, il più grande ebanista italiano del Settecento, e due
divani disegnati dall’architetto Filippo Juvarra.
La collezione contempla inoltre un’ampia e pregiata raccolta di libri e incunaboli, rare edizioni e
rilegature preziose. Di particolare interesse un libretto del Seicento con copertura smaltata e pietre
incastonate, custodito nella camera da letto della villa, senza dimenticare il progetto editoriale più
ambizioso del XVII secolo: l’Atlas Maior di Joan Blaeu in dodici volumi, perfettamente conservati; non
solo libri, ma anche rilegature ed edizioni lussuose, come una copia di A la recherche du temps
perdu, in un’elegante finitura Art Déco, che rimanda alla vita quotidiana di Cerruti, scandita dai ritmi
della sua legatoria industriale.
La passione di Cerruti per l’arte, la sua innata e meticolosa capacità di selezionare e ricercare con
pazienza capolavori, insieme alla sua vita austera e al silenzio intorno alla sua figura, hanno il merito
di restituirci oggi una collezione che può guardare ad altri esempi significativi di mecenati e
collezionisti del passato come Duncan Phillips, Isabella Stewart Gardner e Jean Paul Getty, solo per
citare alcuni tra gli esempi più significativi.
Tutte le personalità che hanno dato vita a queste importanti e vaste collezioni, hanno raccolto il
passato, grazie alla loro passione, per consegnarlo intatto al futuro. Sono riusciti a vivere e far vivere
opere, preservandole da guerre, razzie e facili abusi. Noi ne raccogliamo un’importante eredità da
rispettare e continuare a raccontare.
La mostra è realizzata con il sostegno della Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte e BIG –
Broker Insurance Group
05
marzo 2018
Giorgio de Chirico – Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti
Dal 05 marzo al 29 luglio 2018
arte contemporanea
Location
CASTELLO DI RIVOLI – MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
Rivoli, Piazza Mafalda Di Savoia, (Torino)
Rivoli, Piazza Mafalda Di Savoia, (Torino)
Vernissage
5 Marzo 2018, ore 19
Autore
Curatore