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Giorgio de Chirico – La suggestione del Classico
Alle Scuderie del Castello Visconteo, 60 opere tra dipinti, sculture e reperti archeologici, rileggono il rapporto che ha legato il maestro della Metafisica al mondo Classico.
Comunicato stampa
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Dal 6 marzo al 2 giugno 2010, alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia si terrà la mostra Giorgio de Chirico. La suggestione del Classico, promossa dal Comune di Pavia e dalla Provincia di Pavia, prodotta e organizzata da Alef – cultural project management, in linea con il progetto di valorizzazione delle Scuderie del Castello Visconteo, condotto attraverso una costante programmazione di elevato profilo culturale.
Come afferma Gian Marco Centinaio, Assessore al Marketing territoriale e Cultura del Comune di Pavia, “Dopo il grande successo dell’esposizione Da Velazquez a Murillo, le sale del Castello Visconteo di Pavia hanno l’onore di ospitare la mostra La suggestione del Classico di Giorgio de Chirico. Si tratta di un appuntamento particolarmente importante e di prestigio, frutto della sinergia che questa amministrazione ha subito instaurato con la Provincia di Pavia e che rientra nel progetto di valorizzazione delle Scuderie del Castello Visconteo. Con la mostra dell’Ermitage si è toccato un livello molto elevato e l’amministrazione vuole continuare su questa strada con altri appuntamenti di prestigio: l’esposizione di de Chirico è solo il primo passo di un percorso che intende porre Pavia al centro dell’attenzione culturale internazionale, come è giusto che sia”.
La mostra presenterà 40 opere di de Chirico - tra dipinti e sculture realizzati tra gli anni Trenta e gli anni Settanta del Novecento - selezionate da Victoria Noel-Johnson e Sabina D’Angelosante per la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma, da cui provengono tutti i lavori.
A questo nucleo si affiancherà una serie di reperti provenienti dai Musei Archeologici della Provincia di Salerno, selezionati da Matilde Romito, che evidenziano la suggestione esercitata dal classico nell'arte del maestro della Metafisica.
Un progetto e una proposta espositiva che illustra uno dei motivi centrali della pittura di de Chirico, ovvero la sua propensione all’antico, al mondo ellenico e ai valori plastici della scultura classica, elementi che ne fanno un artista colto e raffinato con una memoria del mondo antico sorprendente e fertile.
I motivi di quel mondo arcaico occupano, infatti, già dal primo decennio del Novecento gli scenari delle sue opere in modo prepotente, grazie a un linguaggio che articola sapientemente evocazione e invenzione e che condurrà di lì a poco a quel processo di pietrificazione dello spazio e del tempo caratteristici della pittura metafisica.
Il Mediterraneo, grande bacino di storia e di cultura, ha recitato nel movimento artistico della Metafisica e nell’evoluzione stilistica dello stesso de Chirico un grande ruolo, rappresentando l’immagine della conoscenza in filosofia, poesia, scultura e pittura. De Chirico si avvicinava, infatti, al mondo classico con lo scrupolo e la sensibilità di un archeologo ma, al tempo stesso, con lo spirito romantico di un appassionato collezionista di calchi di sculture classiche.
L’anima, le forme, i personaggi del mito ellenico, la quieta grandezza della statuaria antica, gli assolati silenzi del paesaggio meridionale sono poi sempre rimasti gli spunti basilari della sua ispirazione: de Chirico si riappropriava dell’arte greca nelle teste marmoree, nelle anfore, e nelle statue conservate dai più importanti musei archeologici italiani.
Senza la scoperta del passato, era solito affermare de Chirico, non è possibile la scoperta del presente.
In questo caso, il pittore è l’erede non solo delle grandi tendenze romantiche, quanto di quelle della migliore tradizione classica. Nato a Volos, in Grecia nel 1888, de Chirico non poteva che porre alla base della propria autobiografia il paesaggio culturale della sua infanzia, non separato dalla considerazione dell’impatto svolto dal Mediterraneo come ispiratore di cultura.
Giorgio de Chirico. La suggestione del Classico è il secondo appuntamento di un percorso che ha toccato come sua prima tappa la Galleria Civica d'Arte di Cava de’ Tirreni (SA), dove è stata giudicata come uno degli eventi espositivi più significativi della stagione culturale 2009-2010 del Sud Italia.
Nota biografica
Giorgio de Chirico nasce il 10 luglio del 1888 a Volos, capitale della Tessaglia (Grecia) da Evaristo, ingegnere, e da Gemma Cervetto, nobildonna di origini genovesi. In questi anni Giorgio, assecondato dal padre nella passione per l'arte, prende le prime lezioni di disegno dal pittore greco Mavrudis. Proprio ad Atene de Chirico realizza il suo primo quadro dal titolo Natura morta con limoni. Nel 1906, a seguito della morte del padre, la famiglia de Chirico si trasferisce per un breve periodo in Italia, con due brevi soste a Venezia e a Milano, per poi stabilirsi a Monaco dove Giorgio frequenta l'Accademia di Belle Arti ed entra in contatto con la cultura artistica, letteraria e filosofica tedesca. Legge Schopenauer, Nietzsche e Weininger, approfondisce lo studio della pittura antica e studia l'arte di Arnold Böcklin.
Nel marzo 1910 si trasferisce con il fratello a Firenze ove dipinge il suo primo quadro metafisico: Énigme d'un après-midi d'automne. Lì subisce l'influenza di Giotto e della pittura primitiva toscana, indirizzandosi verso una pittura ricca di impianti prospettici e di costruzioni a forma di arcate. Nel 1911, diretto a Parigi con la madre per raggiungere il fratello, passa per Torino. La città lo colpisce per alcuni particolari architettonici che diverranno temi iconografici della sua pittura. A Parigi ha inizio la sua vera carriera artistica a contatto con gli ambienti dell'avanguardia artistico-culturale francese e con il poeta Guillaume Apollinaire. L’anno seguente, nel 1912, grazie all'interessamento del fratello, partecipa per la prima volta ad una mostra: Salon d'Automne al Grand Palais di Parigi. In occasione dell'esposizione, nel 1913, di altre tre sue opere al Salon des Indépendants a Parigi viene notato da Pablo Picasso e Guillaume Apollinaire grazie ai quali de Chirico stringe amicizia con Brancusi, Braque, Jacob, Soffici, Léger e Derain. Nell'autunno di quello stesso anno Apollinaire organizza nell'atelier dell'artista una mostra di trenta opere e recensisce de Chirico su "L'intransigeant" utilizzando il termine "metafisico". Riviste e giornali pubblicano le sue opere ed elogiano le sue qualità creative. Scoppia la Prima Guerra Mondiale e i due fratelli de Chirico rientrano in Italia. Giorgio viene assegnato all'Ospedale di Ferrara dove svolge un lavoro sedentario in quanto considerato inabile al lavoro. Continua a mantenere stretti rapporti con l'ambiente parigino e tra il 1917 e 1918 entra in contatto con il movimento Dada. Dipinge i suoi celebri Ettore e Andromaca e Le Muse inquietanti e frequenta l'ambiente artistico di Ferrara: conosce Filippo de Pisis e inizia una corrispondenza con Carrà, che conoscerà durante un ricovero in ospedale militare. Carrà rimane affascinato dal mondo poetico e dai temi artistici di de Chirico, dipingendo una serie di opere di chiara matrice metafisica. Nasce la "pittura metafisica", teorizzata di li a poco sulla rivista "Valori Plastici". Nel 1918 de Chirico ottiene il trasferimento a Roma. Qui collabora alla suddetta rivista ed espone nelle sale del giornale "Epoca" insieme a Prampolini, Carrà, Soffici. Nel 1919 presenta la sua prima mostra personale alla Galleria d'Arte di Anton Giulio Bragaglia e pubblica lo scritto "Noi metafisici". Da questo momento in poi inizia per de Chirico un periodo ricco di esposizioni in tutta Europa, in particolare in Francia, e un discreto interesse per le sue opere nasce anche negli Stati Uniti. La pittura di de Chirico viene apprezzata da tutti i massimi artisti dadaisti e surrealisti ma anche dagli artisti tedeschi del Realismo Magico, quelli del Bauhaus e della Nuova Oggettività.
Nel 1924 partecipa alla XIV Biennale di Venezia, mentre a Roma conosce la ballerina russa Raissa Gourievich Krol, sua futura moglie. Nel tardo 1924 è con Raissa a Parigi, dove al Théâtre des Champs Elisées, realizza scene e costumi per i Balletti Svedesi che mettono in scena La Giara di Pirandello con musiche di A. Casella.
Nel 1928 tiene la sua prima personale a New York presso la Valentine Gallery e poco dopo espone a Londra.
Il 3 febbraio 1930 sposa Raissa ma già nell'autunno del 1930 conosce Isabella Pakszwer (poi Isabella Far), che diventerà, nel 1946, la sua seconda moglie e gli resterà vicina fino alla morte.
Alla fine del 1931 il matrimonio con Raissa, ormai in crisi si conclude con una definitiva separazione e nel 1932 de Chirico e la Pakszwer lasciano Parigi per trasferirsi a Firenze. Espone alla XVIII Biennale di Venezia nella sala dedicata agli italiani di Parigi e dedica molto tempo al teatro, come costumista e scenografo: nel Pulcinella per l'Opéra Russe a Parigi e nell'Ariane et Bacchus, balletto con musiche di A. Roussel, in scena all'Opéra di Parigi.
Nel 1933 partecipa alla V Triennale di Milano per la quale esegue il monumentale affresco La Cultura Italiana e continua la sua attività per il teatro. Nel 1938 rientra in Italia e si stabilisce a Milano, trasferendosi poco dopo a Parigi, disgustato dai "decreti per la difesa della razza". Espone alla III Quadriennale d'Arte Nazionale di Roma, al M.O.M.A. di Boston e alla Exhibition of Italian Contemporary Art di New York. A Firenze nel 1940, inizia a lavorare ad alcune sculture in terracotta: Gli Archeologi, Ettore e Andromaca, Ippolito e il suo cavallo e una Pietà. Pubblica Il Signor Dudron in “Prospettive” e il testo sulla scultura Brevis Pro Plastica Oratio su “Aria d'Italia”.
Nel 1944 si stabilisce definitivamente a Roma, scegliendo dal 1947 Piazza di Spagna come sede per l’ufficio e poi per l’abitazione. Prolifico anche in età avanzata, ha continuato a esporre in Italia e all’estero, ricevendo la nomina di Accademico di Francia, e lo Spadino in occasione dell'antologica al Musée Marmottan di Parigi. Nel 1978, festeggia i 90 anni con una mostra presso l'Artcurial a Parigi ma il 20 novembre dello stesso anno Giorgio de Chirico muore a Roma. Dal 1992 è sepolto in Roma presso la chiesa di San Francesco a Ripa in Trastevere.
Fondazione Giorgio e Isa de Chirico
La Fondazione Giorgio e Isa de Chirico nasce nel 1986 per volontà di Isabella Far de Chirico, vedova del celebre pittore e di Claudio Bruni Sakraischik, curatore del Catalogo Generale, per tutelare la personalità intellettuale e artistica di Giorgio de Chirico. Nel 1987 Isabella Far de Chirico dona allo Stato italiano le 24 opere dell’artista che sono entrate a far parte delle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Alla morte di Isabella Far, avvenuta a Roma nel novembre 1990, la Fondazione eredita la casa del pittore e la maggior parte del suo patrimonio artistico. Nell’agosto 1991 si spegne a Los Angeles Claudio Bruni Sakraischik, lasciando alla Fondazione il suo archivio di Giorgio de Chirico.
Nel 1993 la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico ottiene il riconoscimento della personalità giuridica e quindi l’autorizzazione ad accettare il patrimonio relitto. Da allora opera attivamente per il conseguimento delle sue finalità attraverso: la raccolta e conservazione della documentazione inerente all’opera complessiva di de Chirico, la prosecuzione dell’archiviazione delle sue opere autentiche per contrastare il fenomeno delle falsificazioni, l’istituzione di borse di studio per favorire la conoscenza e gli studi sull’arte del Maestro, la promozione di mostre e convegni, sia in territorio nazionale che all’estero, e la pubblicazione di studi sull’Artista.
Nel novembre 1998, a vent’anni dalla scomparsa di Giorgio de Chirico, la Fondazione ha aperto al pubblico la sua abitazione romana in Piazza di Spagna, nel seicentesco Palazzetto dei Borgognoni, come Casa-Museo.
Dal 2000, la Fondazione pubblica “Metafisica. Quaderni della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico”, un periodico bilingue (italiano e inglese) che pubblica documenti, inediti e/o scritti poco conosciuti di Giorgio de Chirico, nonché materiale d’archivio, articoli e saggi critici. Per ulteriori informazioni, www.fondazionedechirico.org
Musei Archeologici della Provincia di Salerno
Il primo Museo Provinciale è quello di Salerno, che nel 1964 approda nel prestigioso complesso conventuale di San Benedetto, restaurato alla fine degli anni Cinquanta da Ezio De Felice.
Negli anni Cinquanta si acquisisce l'area archeologica di Fratte di Salerno; nascono il Museo Archeologico della Lucania Occidentale nella Certosa di Padula (1957) e il Museo Archeologico dell'Agro Nocerino nel Convento di S. Antonio a Nocera Inferiore (1964); si acquista il Castello medievale di Salerno (1960); nel parco della donata Villa Guariglia a Raito di Vietri sul Mare (siamo nel 1972) la Torretta Belvedere ospiterà il Museo della Ceramica dal 1981. Nel 1990, con l’annessione al Castello della Bastiglia, la Provincia è proprietaria della intera fortificazione sulla collina Bonadies. Nel 2004 nasce il Museo Archeologico dell’Alta Valle del Sele nel Castello di Oliveto Citra, quale sezione distaccata del Museo di Salerno. Nel marzo del 2001 decolla la Pinacoteca Provinciale nello storico Palazzo Pinto a Salerno (ancora una proprietà provinciale) dove sono stati esposti circa 150 dipinti, in parte raccolti fin dagli anni Venti.
Nel 2009 nella restaurata Villa De Ruggiero di Nocera Superore viene realizzata la “Raccolta delle Arti Applicate” del territorio Salernitano. Il Museo di Salerno resterà sempre l’Istituto topografico centrale della provincia, espressione di V. Panebianco, direttore dei Musei Provinciali del Salernitano per circa quarant'anni, scaturita dalla considerazione del ruolo svolto dal Museo fin dalla sua istituzione, quale principale motore di attività.
I reperti esposti in Mostra consistono in vasi a figure nere con scene di battaglia, elementi di decorazione architettonica, come antifisse, gronde, teste fittili soprattutto femminili, gruppi scultorei (figure panneggiate), appendici di lucerne, elmi e cuspidi di lancia.
Come afferma Gian Marco Centinaio, Assessore al Marketing territoriale e Cultura del Comune di Pavia, “Dopo il grande successo dell’esposizione Da Velazquez a Murillo, le sale del Castello Visconteo di Pavia hanno l’onore di ospitare la mostra La suggestione del Classico di Giorgio de Chirico. Si tratta di un appuntamento particolarmente importante e di prestigio, frutto della sinergia che questa amministrazione ha subito instaurato con la Provincia di Pavia e che rientra nel progetto di valorizzazione delle Scuderie del Castello Visconteo. Con la mostra dell’Ermitage si è toccato un livello molto elevato e l’amministrazione vuole continuare su questa strada con altri appuntamenti di prestigio: l’esposizione di de Chirico è solo il primo passo di un percorso che intende porre Pavia al centro dell’attenzione culturale internazionale, come è giusto che sia”.
La mostra presenterà 40 opere di de Chirico - tra dipinti e sculture realizzati tra gli anni Trenta e gli anni Settanta del Novecento - selezionate da Victoria Noel-Johnson e Sabina D’Angelosante per la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma, da cui provengono tutti i lavori.
A questo nucleo si affiancherà una serie di reperti provenienti dai Musei Archeologici della Provincia di Salerno, selezionati da Matilde Romito, che evidenziano la suggestione esercitata dal classico nell'arte del maestro della Metafisica.
Un progetto e una proposta espositiva che illustra uno dei motivi centrali della pittura di de Chirico, ovvero la sua propensione all’antico, al mondo ellenico e ai valori plastici della scultura classica, elementi che ne fanno un artista colto e raffinato con una memoria del mondo antico sorprendente e fertile.
I motivi di quel mondo arcaico occupano, infatti, già dal primo decennio del Novecento gli scenari delle sue opere in modo prepotente, grazie a un linguaggio che articola sapientemente evocazione e invenzione e che condurrà di lì a poco a quel processo di pietrificazione dello spazio e del tempo caratteristici della pittura metafisica.
Il Mediterraneo, grande bacino di storia e di cultura, ha recitato nel movimento artistico della Metafisica e nell’evoluzione stilistica dello stesso de Chirico un grande ruolo, rappresentando l’immagine della conoscenza in filosofia, poesia, scultura e pittura. De Chirico si avvicinava, infatti, al mondo classico con lo scrupolo e la sensibilità di un archeologo ma, al tempo stesso, con lo spirito romantico di un appassionato collezionista di calchi di sculture classiche.
L’anima, le forme, i personaggi del mito ellenico, la quieta grandezza della statuaria antica, gli assolati silenzi del paesaggio meridionale sono poi sempre rimasti gli spunti basilari della sua ispirazione: de Chirico si riappropriava dell’arte greca nelle teste marmoree, nelle anfore, e nelle statue conservate dai più importanti musei archeologici italiani.
Senza la scoperta del passato, era solito affermare de Chirico, non è possibile la scoperta del presente.
In questo caso, il pittore è l’erede non solo delle grandi tendenze romantiche, quanto di quelle della migliore tradizione classica. Nato a Volos, in Grecia nel 1888, de Chirico non poteva che porre alla base della propria autobiografia il paesaggio culturale della sua infanzia, non separato dalla considerazione dell’impatto svolto dal Mediterraneo come ispiratore di cultura.
Giorgio de Chirico. La suggestione del Classico è il secondo appuntamento di un percorso che ha toccato come sua prima tappa la Galleria Civica d'Arte di Cava de’ Tirreni (SA), dove è stata giudicata come uno degli eventi espositivi più significativi della stagione culturale 2009-2010 del Sud Italia.
Nota biografica
Giorgio de Chirico nasce il 10 luglio del 1888 a Volos, capitale della Tessaglia (Grecia) da Evaristo, ingegnere, e da Gemma Cervetto, nobildonna di origini genovesi. In questi anni Giorgio, assecondato dal padre nella passione per l'arte, prende le prime lezioni di disegno dal pittore greco Mavrudis. Proprio ad Atene de Chirico realizza il suo primo quadro dal titolo Natura morta con limoni. Nel 1906, a seguito della morte del padre, la famiglia de Chirico si trasferisce per un breve periodo in Italia, con due brevi soste a Venezia e a Milano, per poi stabilirsi a Monaco dove Giorgio frequenta l'Accademia di Belle Arti ed entra in contatto con la cultura artistica, letteraria e filosofica tedesca. Legge Schopenauer, Nietzsche e Weininger, approfondisce lo studio della pittura antica e studia l'arte di Arnold Böcklin.
Nel marzo 1910 si trasferisce con il fratello a Firenze ove dipinge il suo primo quadro metafisico: Énigme d'un après-midi d'automne. Lì subisce l'influenza di Giotto e della pittura primitiva toscana, indirizzandosi verso una pittura ricca di impianti prospettici e di costruzioni a forma di arcate. Nel 1911, diretto a Parigi con la madre per raggiungere il fratello, passa per Torino. La città lo colpisce per alcuni particolari architettonici che diverranno temi iconografici della sua pittura. A Parigi ha inizio la sua vera carriera artistica a contatto con gli ambienti dell'avanguardia artistico-culturale francese e con il poeta Guillaume Apollinaire. L’anno seguente, nel 1912, grazie all'interessamento del fratello, partecipa per la prima volta ad una mostra: Salon d'Automne al Grand Palais di Parigi. In occasione dell'esposizione, nel 1913, di altre tre sue opere al Salon des Indépendants a Parigi viene notato da Pablo Picasso e Guillaume Apollinaire grazie ai quali de Chirico stringe amicizia con Brancusi, Braque, Jacob, Soffici, Léger e Derain. Nell'autunno di quello stesso anno Apollinaire organizza nell'atelier dell'artista una mostra di trenta opere e recensisce de Chirico su "L'intransigeant" utilizzando il termine "metafisico". Riviste e giornali pubblicano le sue opere ed elogiano le sue qualità creative. Scoppia la Prima Guerra Mondiale e i due fratelli de Chirico rientrano in Italia. Giorgio viene assegnato all'Ospedale di Ferrara dove svolge un lavoro sedentario in quanto considerato inabile al lavoro. Continua a mantenere stretti rapporti con l'ambiente parigino e tra il 1917 e 1918 entra in contatto con il movimento Dada. Dipinge i suoi celebri Ettore e Andromaca e Le Muse inquietanti e frequenta l'ambiente artistico di Ferrara: conosce Filippo de Pisis e inizia una corrispondenza con Carrà, che conoscerà durante un ricovero in ospedale militare. Carrà rimane affascinato dal mondo poetico e dai temi artistici di de Chirico, dipingendo una serie di opere di chiara matrice metafisica. Nasce la "pittura metafisica", teorizzata di li a poco sulla rivista "Valori Plastici". Nel 1918 de Chirico ottiene il trasferimento a Roma. Qui collabora alla suddetta rivista ed espone nelle sale del giornale "Epoca" insieme a Prampolini, Carrà, Soffici. Nel 1919 presenta la sua prima mostra personale alla Galleria d'Arte di Anton Giulio Bragaglia e pubblica lo scritto "Noi metafisici". Da questo momento in poi inizia per de Chirico un periodo ricco di esposizioni in tutta Europa, in particolare in Francia, e un discreto interesse per le sue opere nasce anche negli Stati Uniti. La pittura di de Chirico viene apprezzata da tutti i massimi artisti dadaisti e surrealisti ma anche dagli artisti tedeschi del Realismo Magico, quelli del Bauhaus e della Nuova Oggettività.
Nel 1924 partecipa alla XIV Biennale di Venezia, mentre a Roma conosce la ballerina russa Raissa Gourievich Krol, sua futura moglie. Nel tardo 1924 è con Raissa a Parigi, dove al Théâtre des Champs Elisées, realizza scene e costumi per i Balletti Svedesi che mettono in scena La Giara di Pirandello con musiche di A. Casella.
Nel 1928 tiene la sua prima personale a New York presso la Valentine Gallery e poco dopo espone a Londra.
Il 3 febbraio 1930 sposa Raissa ma già nell'autunno del 1930 conosce Isabella Pakszwer (poi Isabella Far), che diventerà, nel 1946, la sua seconda moglie e gli resterà vicina fino alla morte.
Alla fine del 1931 il matrimonio con Raissa, ormai in crisi si conclude con una definitiva separazione e nel 1932 de Chirico e la Pakszwer lasciano Parigi per trasferirsi a Firenze. Espone alla XVIII Biennale di Venezia nella sala dedicata agli italiani di Parigi e dedica molto tempo al teatro, come costumista e scenografo: nel Pulcinella per l'Opéra Russe a Parigi e nell'Ariane et Bacchus, balletto con musiche di A. Roussel, in scena all'Opéra di Parigi.
Nel 1933 partecipa alla V Triennale di Milano per la quale esegue il monumentale affresco La Cultura Italiana e continua la sua attività per il teatro. Nel 1938 rientra in Italia e si stabilisce a Milano, trasferendosi poco dopo a Parigi, disgustato dai "decreti per la difesa della razza". Espone alla III Quadriennale d'Arte Nazionale di Roma, al M.O.M.A. di Boston e alla Exhibition of Italian Contemporary Art di New York. A Firenze nel 1940, inizia a lavorare ad alcune sculture in terracotta: Gli Archeologi, Ettore e Andromaca, Ippolito e il suo cavallo e una Pietà. Pubblica Il Signor Dudron in “Prospettive” e il testo sulla scultura Brevis Pro Plastica Oratio su “Aria d'Italia”.
Nel 1944 si stabilisce definitivamente a Roma, scegliendo dal 1947 Piazza di Spagna come sede per l’ufficio e poi per l’abitazione. Prolifico anche in età avanzata, ha continuato a esporre in Italia e all’estero, ricevendo la nomina di Accademico di Francia, e lo Spadino in occasione dell'antologica al Musée Marmottan di Parigi. Nel 1978, festeggia i 90 anni con una mostra presso l'Artcurial a Parigi ma il 20 novembre dello stesso anno Giorgio de Chirico muore a Roma. Dal 1992 è sepolto in Roma presso la chiesa di San Francesco a Ripa in Trastevere.
Fondazione Giorgio e Isa de Chirico
La Fondazione Giorgio e Isa de Chirico nasce nel 1986 per volontà di Isabella Far de Chirico, vedova del celebre pittore e di Claudio Bruni Sakraischik, curatore del Catalogo Generale, per tutelare la personalità intellettuale e artistica di Giorgio de Chirico. Nel 1987 Isabella Far de Chirico dona allo Stato italiano le 24 opere dell’artista che sono entrate a far parte delle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Alla morte di Isabella Far, avvenuta a Roma nel novembre 1990, la Fondazione eredita la casa del pittore e la maggior parte del suo patrimonio artistico. Nell’agosto 1991 si spegne a Los Angeles Claudio Bruni Sakraischik, lasciando alla Fondazione il suo archivio di Giorgio de Chirico.
Nel 1993 la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico ottiene il riconoscimento della personalità giuridica e quindi l’autorizzazione ad accettare il patrimonio relitto. Da allora opera attivamente per il conseguimento delle sue finalità attraverso: la raccolta e conservazione della documentazione inerente all’opera complessiva di de Chirico, la prosecuzione dell’archiviazione delle sue opere autentiche per contrastare il fenomeno delle falsificazioni, l’istituzione di borse di studio per favorire la conoscenza e gli studi sull’arte del Maestro, la promozione di mostre e convegni, sia in territorio nazionale che all’estero, e la pubblicazione di studi sull’Artista.
Nel novembre 1998, a vent’anni dalla scomparsa di Giorgio de Chirico, la Fondazione ha aperto al pubblico la sua abitazione romana in Piazza di Spagna, nel seicentesco Palazzetto dei Borgognoni, come Casa-Museo.
Dal 2000, la Fondazione pubblica “Metafisica. Quaderni della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico”, un periodico bilingue (italiano e inglese) che pubblica documenti, inediti e/o scritti poco conosciuti di Giorgio de Chirico, nonché materiale d’archivio, articoli e saggi critici. Per ulteriori informazioni, www.fondazionedechirico.org
Musei Archeologici della Provincia di Salerno
Il primo Museo Provinciale è quello di Salerno, che nel 1964 approda nel prestigioso complesso conventuale di San Benedetto, restaurato alla fine degli anni Cinquanta da Ezio De Felice.
Negli anni Cinquanta si acquisisce l'area archeologica di Fratte di Salerno; nascono il Museo Archeologico della Lucania Occidentale nella Certosa di Padula (1957) e il Museo Archeologico dell'Agro Nocerino nel Convento di S. Antonio a Nocera Inferiore (1964); si acquista il Castello medievale di Salerno (1960); nel parco della donata Villa Guariglia a Raito di Vietri sul Mare (siamo nel 1972) la Torretta Belvedere ospiterà il Museo della Ceramica dal 1981. Nel 1990, con l’annessione al Castello della Bastiglia, la Provincia è proprietaria della intera fortificazione sulla collina Bonadies. Nel 2004 nasce il Museo Archeologico dell’Alta Valle del Sele nel Castello di Oliveto Citra, quale sezione distaccata del Museo di Salerno. Nel marzo del 2001 decolla la Pinacoteca Provinciale nello storico Palazzo Pinto a Salerno (ancora una proprietà provinciale) dove sono stati esposti circa 150 dipinti, in parte raccolti fin dagli anni Venti.
Nel 2009 nella restaurata Villa De Ruggiero di Nocera Superore viene realizzata la “Raccolta delle Arti Applicate” del territorio Salernitano. Il Museo di Salerno resterà sempre l’Istituto topografico centrale della provincia, espressione di V. Panebianco, direttore dei Musei Provinciali del Salernitano per circa quarant'anni, scaturita dalla considerazione del ruolo svolto dal Museo fin dalla sua istituzione, quale principale motore di attività.
I reperti esposti in Mostra consistono in vasi a figure nere con scene di battaglia, elementi di decorazione architettonica, come antifisse, gronde, teste fittili soprattutto femminili, gruppi scultorei (figure panneggiate), appendici di lucerne, elmi e cuspidi di lancia.
06
marzo 2010
Giorgio de Chirico – La suggestione del Classico
Dal 06 marzo al 02 giugno 2010
arte contemporanea
Location
SCUDERIE DEL CASTELLO VISCONTEO
Pavia, Viale Xi Febbraio, 35, (Pavia)
Pavia, Viale Xi Febbraio, 35, (Pavia)
Biglietti
intero: € 8.00
ridotto convenzionati: € 7,00
ridotto: € 6.00
ridotto speciale scuole: € 5.00
Iniziative speciali:
Ogni lunedì: ingresso ridotto per tutti i visitatori Ogni martedì: orario prolungato per l'iniziativa “mostra+aperitivo” (visitando la mostra il martedì tra le 18.00 e le 20.00, si riceverà un coupon valido per consumare un aperitivo a prezzo ridotto presso i locali convenzionati della città.
Orario di apertura
lunedì - venerdì: 10.00 – 13.00 | 15.00 – 18.00
martedì: 10.00 – 13.00 | 15.00 – 20.00
sabato, domenica e festivi: 10.00 – 13.00 | 14.00 - 19.00
Sito web
www.alefcultural.com
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore