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Giorgio Griffa / Pino Pinelli – Spazialità ritmiche
Attraverso un percorso di pitture e carte dalla fine degli anni ’60 ad oggi, la mostra indaga sulle affinità e le diversità dei due artisti protagonisti della PITTURA ANALITICA.
Comunicato stampa
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Dice il curatore Giorgio Bonomi:
(….) Pinelli “rompe” il quadro come Griffa “rompe” il telaio, e quest’ultimo pure partecipa di quella forma che è caratteristica principale del primo, la “disseminazione”, infatti l’artista torinese “dissemina” i suoi segni sulla superficie .
Orbene, se l’essere e il non essere, allo stesso tempo, nella analiticità, intesa non già come metodologia bensì come gruppo operativo, appartiene ad entrambi gli artisti che qui presentiamo, c’è un altro aspetto che facilita e giustifica l’accostamento, quello del “ritmo armonioso” dei segni e degli elementi costitutivi dell’opera.
Giorgio Griffa, infatti, da anni ama dipingere gli “arabeschi” che come sappiamo hanno una lunga storia e tradizione, ma che, per restare in tempi più vicini a noi, ci rimandano a Matisse; inoltre non solo l’arabesco è elemento compositivo fondamentale per l’artista, ma viene anche, per così dire, teorizzato, perché dice che l’arabesco è quel segno che in ogni epoca e in ogni luogo viene riconosciuto. (….)
Le disseminazioni di Pino Pinelli ugualmente si presentano con un “ritmo armonioso”: frutto di una (simbolica ) esplosione, le parti della totalità originaria si collocano sulla parete con un ordine simmetrico o, per lo meno, euritmico. Gli elementi, quasi sempre monocromi e che si offrono con una “pelle” vellutata al tatto per il trattamento della materia, si aggregano con interne proporzioni e con fondate simmetrie; allo stesso modo che i segni, le forme, i numeri sulle leggere tele di Griffa si alternano e si presentano ritmicamente dosate.
Giorgio Griffa nasce a Torino e ivi si forma artisticamente, in quel milieu culturale-artistico della metà degli anni sessanta in cui il critico Germano Celant riunisce sotto le insegne dell’arte povera un gruppo di artisti con alcuni dei quali Griffa si trova in sintonia. Se nelle opere tipiche della Minimal Art l’esecuzione dell’opera è sostanzialmente sottratta alla mano dell’ artista a favore di procedimenti industriali e nelle esperienze più rigorose dell’Arte Povera la pittura e il colore vengono banditi, Griffa non rinuncia a dipingere, a fare da tramite fra il pigmento e il materiale anche se in un mutato ruolo della funzione dell’artista, non più romanticamente ed “eroicamente” inteso. Giorgio Griffa viene ascritto alla corrente artistica definita, con una felice intuizione di Filiberto Menna, Pittura Analitica, perché al pari di altri artisti come Verna e Pinelli, pur nelle differenti soluzione formali, non rinuncia alla pratica della pittura e all’utilizzo del colore, anche se con un approccio analitico e non emotivo.Fra le numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, si segnalano le partecipazioni alle Biennali d’arte di Venezia del 1978 e del 1980 (con sala personale). Nel 1970 allestisce una personale alla Galleria Sonnabend di New York e nel 2005 l’Institut Mathildenhohe di Darmstad gli dedica un’ampia retrospettiva. Nel 2011 Griffa ha già allestito una personale al MACRO di Roma.
Pino Pinelli, artista aniconico, nasce a Catania, nel 1938. Pinelli fa coincidere l’inizio del suo lavoro tout court, nel 1970-71, con quelle che chiama “le geometrie molli”, gli anni in cui in Italia si sviluppa il movimento dell’Arte Povera teorizzato da Germano Celant, al quale Pinelli, pur capendone i presupposti, non si sente affine per un pervicace interesse al colore. Pinelli elabora i suoi primi monocromi del 1973 e progredisce anche attraverso il confronto con artisti che si muovono nel medesimo ambito di ricerca (definito da Filiberto Menna “Pittura analitica”) che prevede che un artista dipinga e pensi, analizzi la tela, il segno e il colore, la cui pittura consista solamente nelle operazioni nelle quali si estrinseca senza particolari sovrastrutture simboliche. Nel 1976 l’evento: il quadro esplode. Rompendo in quattro lo chassis , l’artista cerca di fare in modo che il destinatario passivo, ovvero il muro, entri nel lavoro e tutto l’insieme diventi opera. E’ in quel momento che le opere si riducono a piccoli frammenti uscendo dalla classicità di tela-telaio-quadro. Fra le numerose esposizioni personali e collettive, si segnalano le partecipazioni alle Biennali d’Arte di Venezia del 1986 e del 1997. Nel 2003 espone le sue opere al Forum Kunst di Rottweil (Germania) accanto a quelle di Piero Manzoni e Lucio Fontana nella mostra 3 x Monochrom . Del 2010 l’ultima antologica alla Versiliana di Marina di Petrasanta.
Per l’occasione verrà redatto un catalogo disponibile in galleria e online. All’inaugurazione presenzieranno gli ARTISTI ed il curatore. La mostra chiuderà domenica 9 ottobre.
(….) Pinelli “rompe” il quadro come Griffa “rompe” il telaio, e quest’ultimo pure partecipa di quella forma che è caratteristica principale del primo, la “disseminazione”, infatti l’artista torinese “dissemina” i suoi segni sulla superficie .
Orbene, se l’essere e il non essere, allo stesso tempo, nella analiticità, intesa non già come metodologia bensì come gruppo operativo, appartiene ad entrambi gli artisti che qui presentiamo, c’è un altro aspetto che facilita e giustifica l’accostamento, quello del “ritmo armonioso” dei segni e degli elementi costitutivi dell’opera.
Giorgio Griffa, infatti, da anni ama dipingere gli “arabeschi” che come sappiamo hanno una lunga storia e tradizione, ma che, per restare in tempi più vicini a noi, ci rimandano a Matisse; inoltre non solo l’arabesco è elemento compositivo fondamentale per l’artista, ma viene anche, per così dire, teorizzato, perché dice che l’arabesco è quel segno che in ogni epoca e in ogni luogo viene riconosciuto. (….)
Le disseminazioni di Pino Pinelli ugualmente si presentano con un “ritmo armonioso”: frutto di una (simbolica ) esplosione, le parti della totalità originaria si collocano sulla parete con un ordine simmetrico o, per lo meno, euritmico. Gli elementi, quasi sempre monocromi e che si offrono con una “pelle” vellutata al tatto per il trattamento della materia, si aggregano con interne proporzioni e con fondate simmetrie; allo stesso modo che i segni, le forme, i numeri sulle leggere tele di Griffa si alternano e si presentano ritmicamente dosate.
Giorgio Griffa nasce a Torino e ivi si forma artisticamente, in quel milieu culturale-artistico della metà degli anni sessanta in cui il critico Germano Celant riunisce sotto le insegne dell’arte povera un gruppo di artisti con alcuni dei quali Griffa si trova in sintonia. Se nelle opere tipiche della Minimal Art l’esecuzione dell’opera è sostanzialmente sottratta alla mano dell’ artista a favore di procedimenti industriali e nelle esperienze più rigorose dell’Arte Povera la pittura e il colore vengono banditi, Griffa non rinuncia a dipingere, a fare da tramite fra il pigmento e il materiale anche se in un mutato ruolo della funzione dell’artista, non più romanticamente ed “eroicamente” inteso. Giorgio Griffa viene ascritto alla corrente artistica definita, con una felice intuizione di Filiberto Menna, Pittura Analitica, perché al pari di altri artisti come Verna e Pinelli, pur nelle differenti soluzione formali, non rinuncia alla pratica della pittura e all’utilizzo del colore, anche se con un approccio analitico e non emotivo.Fra le numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, si segnalano le partecipazioni alle Biennali d’arte di Venezia del 1978 e del 1980 (con sala personale). Nel 1970 allestisce una personale alla Galleria Sonnabend di New York e nel 2005 l’Institut Mathildenhohe di Darmstad gli dedica un’ampia retrospettiva. Nel 2011 Griffa ha già allestito una personale al MACRO di Roma.
Pino Pinelli, artista aniconico, nasce a Catania, nel 1938. Pinelli fa coincidere l’inizio del suo lavoro tout court, nel 1970-71, con quelle che chiama “le geometrie molli”, gli anni in cui in Italia si sviluppa il movimento dell’Arte Povera teorizzato da Germano Celant, al quale Pinelli, pur capendone i presupposti, non si sente affine per un pervicace interesse al colore. Pinelli elabora i suoi primi monocromi del 1973 e progredisce anche attraverso il confronto con artisti che si muovono nel medesimo ambito di ricerca (definito da Filiberto Menna “Pittura analitica”) che prevede che un artista dipinga e pensi, analizzi la tela, il segno e il colore, la cui pittura consista solamente nelle operazioni nelle quali si estrinseca senza particolari sovrastrutture simboliche. Nel 1976 l’evento: il quadro esplode. Rompendo in quattro lo chassis , l’artista cerca di fare in modo che il destinatario passivo, ovvero il muro, entri nel lavoro e tutto l’insieme diventi opera. E’ in quel momento che le opere si riducono a piccoli frammenti uscendo dalla classicità di tela-telaio-quadro. Fra le numerose esposizioni personali e collettive, si segnalano le partecipazioni alle Biennali d’Arte di Venezia del 1986 e del 1997. Nel 2003 espone le sue opere al Forum Kunst di Rottweil (Germania) accanto a quelle di Piero Manzoni e Lucio Fontana nella mostra 3 x Monochrom . Del 2010 l’ultima antologica alla Versiliana di Marina di Petrasanta.
Per l’occasione verrà redatto un catalogo disponibile in galleria e online. All’inaugurazione presenzieranno gli ARTISTI ed il curatore. La mostra chiuderà domenica 9 ottobre.
10
settembre 2011
Giorgio Griffa / Pino Pinelli – Spazialità ritmiche
Dal 10 settembre al 09 ottobre 2011
arte contemporanea
Location
LUCA TOMMASI
Monza, Via Leonardo Da Vinci, (Milano)
Monza, Via Leonardo Da Vinci, (Milano)
Orario di apertura
da giovedì a domenica ore 16-19
Vernissage
10 Settembre 2011, ore 18,00
Autore
Curatore