Un nuovo spazio per l'arte prende casa a Ferrara. E la sede non potrebbe
essere più adatta. Perché sabato 21 febbraio, (alle ore 17), il Prisiciani
ArtSuite, l' "affittacamere d'artista" che con l'Albergo Annunziata
rappresenta un ideale punto di approdo per quanti desiderano scoprire i
tanti tesori della capitale degli Estensi, spalanca le sue porte alla mostra
di Giorgio Miglioranzi, "Il volto dell'uomo". L'inaugurazione della rassegna
dell'artista veronese coincide con l'apertura del nuovo spazio espositivo
fortemente voluta da Zeno Govoni, patron dei due gioielli dell'accueil
ferrarese.
Sotto la cura e la supervisione di Paola Trevisan, il Prisciani si segnala
come cornice ideale per accogliere lavori e opere di artisti contemporanei.
Elegantissimo ed armonico connubio di arte, alloggio e raffinatezza, la
Galleria sfrutta appieno la bellezza del Prisciani ArtSuite, dove i quadri
dalle intense cromie del maestro Miglioranzi renderanno un'atmosfera quasi
da sogno.
Il teme dalla mostra di Miglioranzi è quanto mai attuale: un'indagine
intensa e sofferta dei volti misteriosi e spesso drammatici dell'uomo
contemporaneo, che scava in storie di conflitti e di serenità duramente
conquistate. "Storie di individui e di popoli, di terra e di cieli assorti e
imperscrutabili nel loro profondo segreto - spiega Paola Trevisan - Il volto
dell'uomo, allora riflette il presente di una temporalità sfuggente verso
l'infinito e verso l'eterno. Nel mondo contemporaneo agitato da tante
tempeste riflette, nel suo emergere dal caos, il passaggio delle nuvole e il
turbine dei cicloni. Il mondo contemporaneo non ha un volto idillicamente
composto: sente spesso il gelo delle bufere e delle guerre. S'annebbia, si
frantuma, a volte si contorce negli spasimi della sofferenza e dell'ignoto
minaccioso. Il pittore veronese esplora il volto dell'uomo contemporaneo,
offrendoci immagini enigmatiche, completamente diverse dalle stesure rotte
di spazialità cubo-futurista, raggiungendo esiti indubbiamente originali
nello studio delle partiture spaziali. Avanza così in modo sicuro e
validamente espressivo. Il gioco delle forme spesso si riduce al miracolo
della line fuggente, mentre la purezza e l'intensità dei valori sensibili
del colore, tentano ancora la voce della salvazione e del canto".
Diceva Raymond Queneau nel 1965 - e oggi più che mai attuale -: "Uno strato
di fango ricopriva ancora la terra. Ma qua e là piccoli fiori blu stavano
già sbocciando".