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Giorgio Milano – Codes
Cellule, corpuscoli, organismi acquatici e strutture molecolari che disegnano forme e texture labirintiche rappresentano lo spazio pittorico di Giorgio Milano, inserendosi così nella scia della grande famiglia dell’astrattismo fino ad arrivare a interagire con la Op Art.
Comunicato stampa
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“Codes” (codici), il titolo della personale di Giorgio Milano alla galleria the Apartment, suggerisce una chiave di lettura per il lavoro di questo giovane artista, vincitore del “Premio Arte 2010” nella sezione “Pittura”. L’attenzione dell’artista si concentra da tempo sull’analisi estetica delle forme organiche e inorganiche, creando sulle tele dipinte a tempera acrilica, sempre di formato quadrato, una microfigurazione, che come un codice, si ripete all’infinito. L’effetto finale è una sorta di texture astratta dall’effetto ipnotico e cinetico.
Un “codice” genetico dell’arte che sembra elaborato sotto la lente di un microscopio, ingrandendo o rimpicciolendo dettagli, raggiungendo così un perfetto connubio tra arte e scienza, tra sogno e realtà.
“Un detto zen dice che nell’istante in cui cerchi di rappresentare una cosa essa ti sfugge, come quando le parole non esistono o come quando –come diceva Kant mentre guardava il cielo stellato- tutte le volte che cerco di rappresentare questa immagine e renderla in termini razionali essa mi sfugge . Io ho voluto dare un’ anima a queste particelle invisibili, le cosiddette particelle subatomiche, che si trovano negli atomi”, spiega Giorgio Milano. Oltre alla spiegazione artistica, quella scientifica: “ All’interno del nucleo dell’atomo il mondo subatomico presenta un’altra realtà rispetto alla nostra , che si manifesta con leggi diverse. Queste particelle formano un mondo di possibilità e di potenzialità piuttosto che un mondo di cose e di fatti. Attualmente infatti gli scienziati stanno compiendo moltissimi esperimenti per tentare di decifrarne i codici”, continua l’artista.
Cellule, corpuscoli, organismi acquatici e strutture molecolari che disegnano forme e texture labirintiche rappresentano lo spazio pittorico di Giorgio Milano, inserendosi così nella scia della grande famiglia dell’astrattismo fino ad arrivare a interagire con la Op Art.
Tra le opere presenti negli spazi della galleria the Apartment fino al 31 marzo 2011 : Quantum state, Brana, GFA_J_1 Lake Mono e in esclusiva Black Hole, l’opera esposta al Palazzo della Permanente di Milano per cui l’artista si è aggiudicato la targa d’oro del Premio Arte 2010. Tra le motivazioni del riconoscimento , si legge su Arte Mondadori : “l’artista ha convinto per la qualità tecnica e per l’ipnotico impatto visivo. E’ stata apprezzata la scelta di un linguaggio in bilico tra astrazione e suggestioni figurative”.
Cenni biografici. Giorgio Milano, classe 1974, napoletano ma con una doppia cittadinanza italiana e canadese, disegna da quando aveva tre anni. Nel 2009 ha esposto le sue opere per la prima volta , in una collettiva per la Moleskine alla Feltrinelli di Roma di Largo Argentina. Nel 2010 è già doppio vincitore: del premio nazionale “Moleskine myDetour 5X5”, grazie al quale è stato anche invitato a Dakar, alla “Dak’art 2010”, la Biennale d’Arte Africana Contemporanea, e del premio Arte Mondadori 2010, per il quale è stato premiato al Palazzo della Permanente di Milano, il 27 ottobre 2010.
Principali mostre collettive. 2009: Moleskine myDetour 5×5, la Feltrinelli, Largo Torre Argentina, Roma. 2010: Dak’Art 2010, Biennale de l’art africain contemporain, Dakar, Senegal ; Premio Arte Mondadori 2010, Palazzo della Permanente di Milano; Moleskine myDetour, Shanghai Art Bookstore 艺术书坊, 424 Fuzhou Rd, Shanghai.
“Codes” , alla galleria the Apartment, è la sua prima mostra personale.
“Le mie unità plastiche: i cerchi multicolori, i quadrati, sono la controparte delle stelle, degli atomi, delle cellule e delle molecole, ma anche dei granelli di sabbia, dei ciottoli, dei fiori e delle foglie...”
Victor Vasarely
IL DNA DELLA PITTURA
di Renata Caragliano
Cellule, corpuscoli, organismi acquatici e strutture molecolari che disegnano forme e texture labirintiche rappresentano lo spazio pittorico di Giorgio Milano (Napoli, 1974), inserendosi così nella scia della grande famiglia dell’astrattismo fino ad arrivare a interagire con la Op Art. La grande tradizione della pittura astratta è sempre partita dalla materia, che alla fine del processo artistico, viene elevata alle sfere più alte della conoscenza, ritrovando un’armonia tra ordine e caos. “Codes” (codici), il titolo della personale alla galleria The Apartment di Napoli, suggerisce una chiave di lettura per il lavoro di questo giovane artista, vincitore del “Premio Arte 2010” nella sezione “Pittura”. L’attenzione di Giorgio Milano si concentra da tempo sull’analisi estetica delle forme organiche e inorganiche, creando sulle tele dipinte a tempera acrilica, sempre di formato quadrato, una microfigurazione, che come un codice, si ripete all’infinito. L’effetto finale è una sorta di trama reticolare astratta dall’effetto ipnotico e cinetico. Un “codice” genetico dell’arte che sembra elaborato sotto la lente di un microscopio, ingrandendo o rimpicciolendo dettagli, raggiungendo così un perfetto connubio tra arte e scienza, sogno e realtà. I quadri di Giorgio Milano invitano a essere guardati più e più volte. Svelano e nascondono, allo stesso tempo, inaspettate visioni che dall’interno vanno verso l’esterno e viceversa. Una lettura che prevede la percezione di un continuo ribaltarsi tra primo piano e sfondo, chiari e scuri, buio e luce. La bidimensionalità della superficie pittorica a tratti apre degli squarci su cui agisce un movimento centrifugo e centripeto. L’artista li definisce “buchi neri” del suo cosmo visivo. Rigorismo geometrico, astrazione e movimento sono gli elementi che caratterizzano il lavoro di Giorgio Milano. Usa molteplici combinazioni di forma e colore non per decorare ma quasi per definire intervalli nello spazio pittorico. Dipinge come se stesse suonando i tasti di un piano, ma mentre la musica è essenzialmente intervalli di tempo, la sua pittura è invece fatta da intervalli di spazio e di tempo. La tela di formato quadrato, in genere 100 x 100 cm, elemento ricorrente nella sua pratica, diventa un ulteriore codice. Una griglia che, come scrive la critica americana Rosalind Krauss, è una forma paradigmatica del modernismo astrattista di cui l’artista fa uso per offrire una chiave di accesso allo/nello spazio. Dalla griglia-finestra dipende il rapporto tra interno ed esterno del quadro e le ulteriori modalità con cui la figurazione si adatta e dispone. Quello dell’artista è quasi un tentativo di catturare il vuoto. E l’illusione del vuoto altro non è che il vuoto al quadrato. Vuoto come campo di attenzione dove tutto può fluttuare. E’ un vuoto prodigiosamente pieno. “Il vuoto può essere un’idea cosmica d’infinito e corrispondere a una forma aperta; ma trova una sua necessaria cornice (…) quando è la sospensione di un’idea, la testimonianza di un limite o invece attesa di un pieno” ( ).
Due degli ultimi quadri di Milano, “Quantum State” e “GFA_J_1 Lake Mono”, declinano nel viola abbinato al turchese o al verde, dopo la serie dei bianchi e neri, rossi e blu, confermando una scelta dei colori estremamente rigorosa e calibrata, secondo una ritmicità quasi matematica. La luce s’insinua nel gioco quasi caleidoscopico della scelta cromatica, creando più livelli di profondità e galleggiando sulla pelle della pittura. Al centro del quadrato della tela l’artista ha disegnato una forma circolare, che come un’apertura, taglia e interrompe l’integrità della trama figurativa reticolare. Si raggiunge un effetto ottico di profondità che sembra come determinato da uno specchio convesso così come quello inserito nel celebre ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan Van Eyck. Nel quadro dell’artista fiammingo l’uso dello specchio amplifica l’interno della scena raffigurata, come un obiettivo fish-eye, attirando nello spazio illusivo della pittura la realtà che sta all’esterno del dipinto e espandendo così le possibilità della visione. Non è un caso il riferimento allo specchio che è anche un attributo della “Scienza” e strumento magico della “Prospettiva” nell’iconografia antica. Così in questi due lavori del 2011 di Giorgio Milano la pittura riflette se stessa e sembra anche dialogare a distanza con le esperienze della pittura percettiva e tridimensionale della serie “Vega” di Victor Vasarely, uno dei maestri dell’arte cinetica. Con questo altro artista Giorgio Milano condivide probabilmente una forma di astrattismo saldamente collegato alla scienza e una attenzione alla geometria pura che determina composizioni dalla precisa impaginazione costruttiva, tridimensionale e di impostazione quasi architettoni-
nica, nelle quali si inserisce una terza dimensione, il movimento.
Un movimento che prevede il coinvolgimento diretto dell’osservatore che si vede trascinare in una sorta di viaggio onirico dove ognuno è chiamato a interpretare come in un’altra dimensione il proprio codice visivo.
Un “codice” genetico dell’arte che sembra elaborato sotto la lente di un microscopio, ingrandendo o rimpicciolendo dettagli, raggiungendo così un perfetto connubio tra arte e scienza, tra sogno e realtà.
“Un detto zen dice che nell’istante in cui cerchi di rappresentare una cosa essa ti sfugge, come quando le parole non esistono o come quando –come diceva Kant mentre guardava il cielo stellato- tutte le volte che cerco di rappresentare questa immagine e renderla in termini razionali essa mi sfugge . Io ho voluto dare un’ anima a queste particelle invisibili, le cosiddette particelle subatomiche, che si trovano negli atomi”, spiega Giorgio Milano. Oltre alla spiegazione artistica, quella scientifica: “ All’interno del nucleo dell’atomo il mondo subatomico presenta un’altra realtà rispetto alla nostra , che si manifesta con leggi diverse. Queste particelle formano un mondo di possibilità e di potenzialità piuttosto che un mondo di cose e di fatti. Attualmente infatti gli scienziati stanno compiendo moltissimi esperimenti per tentare di decifrarne i codici”, continua l’artista.
Cellule, corpuscoli, organismi acquatici e strutture molecolari che disegnano forme e texture labirintiche rappresentano lo spazio pittorico di Giorgio Milano, inserendosi così nella scia della grande famiglia dell’astrattismo fino ad arrivare a interagire con la Op Art.
Tra le opere presenti negli spazi della galleria the Apartment fino al 31 marzo 2011 : Quantum state, Brana, GFA_J_1 Lake Mono e in esclusiva Black Hole, l’opera esposta al Palazzo della Permanente di Milano per cui l’artista si è aggiudicato la targa d’oro del Premio Arte 2010. Tra le motivazioni del riconoscimento , si legge su Arte Mondadori : “l’artista ha convinto per la qualità tecnica e per l’ipnotico impatto visivo. E’ stata apprezzata la scelta di un linguaggio in bilico tra astrazione e suggestioni figurative”.
Cenni biografici. Giorgio Milano, classe 1974, napoletano ma con una doppia cittadinanza italiana e canadese, disegna da quando aveva tre anni. Nel 2009 ha esposto le sue opere per la prima volta , in una collettiva per la Moleskine alla Feltrinelli di Roma di Largo Argentina. Nel 2010 è già doppio vincitore: del premio nazionale “Moleskine myDetour 5X5”, grazie al quale è stato anche invitato a Dakar, alla “Dak’art 2010”, la Biennale d’Arte Africana Contemporanea, e del premio Arte Mondadori 2010, per il quale è stato premiato al Palazzo della Permanente di Milano, il 27 ottobre 2010.
Principali mostre collettive. 2009: Moleskine myDetour 5×5, la Feltrinelli, Largo Torre Argentina, Roma. 2010: Dak’Art 2010, Biennale de l’art africain contemporain, Dakar, Senegal ; Premio Arte Mondadori 2010, Palazzo della Permanente di Milano; Moleskine myDetour, Shanghai Art Bookstore 艺术书坊, 424 Fuzhou Rd, Shanghai.
“Codes” , alla galleria the Apartment, è la sua prima mostra personale.
“Le mie unità plastiche: i cerchi multicolori, i quadrati, sono la controparte delle stelle, degli atomi, delle cellule e delle molecole, ma anche dei granelli di sabbia, dei ciottoli, dei fiori e delle foglie...”
Victor Vasarely
IL DNA DELLA PITTURA
di Renata Caragliano
Cellule, corpuscoli, organismi acquatici e strutture molecolari che disegnano forme e texture labirintiche rappresentano lo spazio pittorico di Giorgio Milano (Napoli, 1974), inserendosi così nella scia della grande famiglia dell’astrattismo fino ad arrivare a interagire con la Op Art. La grande tradizione della pittura astratta è sempre partita dalla materia, che alla fine del processo artistico, viene elevata alle sfere più alte della conoscenza, ritrovando un’armonia tra ordine e caos. “Codes” (codici), il titolo della personale alla galleria The Apartment di Napoli, suggerisce una chiave di lettura per il lavoro di questo giovane artista, vincitore del “Premio Arte 2010” nella sezione “Pittura”. L’attenzione di Giorgio Milano si concentra da tempo sull’analisi estetica delle forme organiche e inorganiche, creando sulle tele dipinte a tempera acrilica, sempre di formato quadrato, una microfigurazione, che come un codice, si ripete all’infinito. L’effetto finale è una sorta di trama reticolare astratta dall’effetto ipnotico e cinetico. Un “codice” genetico dell’arte che sembra elaborato sotto la lente di un microscopio, ingrandendo o rimpicciolendo dettagli, raggiungendo così un perfetto connubio tra arte e scienza, sogno e realtà. I quadri di Giorgio Milano invitano a essere guardati più e più volte. Svelano e nascondono, allo stesso tempo, inaspettate visioni che dall’interno vanno verso l’esterno e viceversa. Una lettura che prevede la percezione di un continuo ribaltarsi tra primo piano e sfondo, chiari e scuri, buio e luce. La bidimensionalità della superficie pittorica a tratti apre degli squarci su cui agisce un movimento centrifugo e centripeto. L’artista li definisce “buchi neri” del suo cosmo visivo. Rigorismo geometrico, astrazione e movimento sono gli elementi che caratterizzano il lavoro di Giorgio Milano. Usa molteplici combinazioni di forma e colore non per decorare ma quasi per definire intervalli nello spazio pittorico. Dipinge come se stesse suonando i tasti di un piano, ma mentre la musica è essenzialmente intervalli di tempo, la sua pittura è invece fatta da intervalli di spazio e di tempo. La tela di formato quadrato, in genere 100 x 100 cm, elemento ricorrente nella sua pratica, diventa un ulteriore codice. Una griglia che, come scrive la critica americana Rosalind Krauss, è una forma paradigmatica del modernismo astrattista di cui l’artista fa uso per offrire una chiave di accesso allo/nello spazio. Dalla griglia-finestra dipende il rapporto tra interno ed esterno del quadro e le ulteriori modalità con cui la figurazione si adatta e dispone. Quello dell’artista è quasi un tentativo di catturare il vuoto. E l’illusione del vuoto altro non è che il vuoto al quadrato. Vuoto come campo di attenzione dove tutto può fluttuare. E’ un vuoto prodigiosamente pieno. “Il vuoto può essere un’idea cosmica d’infinito e corrispondere a una forma aperta; ma trova una sua necessaria cornice (…) quando è la sospensione di un’idea, la testimonianza di un limite o invece attesa di un pieno” ( ).
Due degli ultimi quadri di Milano, “Quantum State” e “GFA_J_1 Lake Mono”, declinano nel viola abbinato al turchese o al verde, dopo la serie dei bianchi e neri, rossi e blu, confermando una scelta dei colori estremamente rigorosa e calibrata, secondo una ritmicità quasi matematica. La luce s’insinua nel gioco quasi caleidoscopico della scelta cromatica, creando più livelli di profondità e galleggiando sulla pelle della pittura. Al centro del quadrato della tela l’artista ha disegnato una forma circolare, che come un’apertura, taglia e interrompe l’integrità della trama figurativa reticolare. Si raggiunge un effetto ottico di profondità che sembra come determinato da uno specchio convesso così come quello inserito nel celebre ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan Van Eyck. Nel quadro dell’artista fiammingo l’uso dello specchio amplifica l’interno della scena raffigurata, come un obiettivo fish-eye, attirando nello spazio illusivo della pittura la realtà che sta all’esterno del dipinto e espandendo così le possibilità della visione. Non è un caso il riferimento allo specchio che è anche un attributo della “Scienza” e strumento magico della “Prospettiva” nell’iconografia antica. Così in questi due lavori del 2011 di Giorgio Milano la pittura riflette se stessa e sembra anche dialogare a distanza con le esperienze della pittura percettiva e tridimensionale della serie “Vega” di Victor Vasarely, uno dei maestri dell’arte cinetica. Con questo altro artista Giorgio Milano condivide probabilmente una forma di astrattismo saldamente collegato alla scienza e una attenzione alla geometria pura che determina composizioni dalla precisa impaginazione costruttiva, tridimensionale e di impostazione quasi architettoni-
nica, nelle quali si inserisce una terza dimensione, il movimento.
Un movimento che prevede il coinvolgimento diretto dell’osservatore che si vede trascinare in una sorta di viaggio onirico dove ognuno è chiamato a interpretare come in un’altra dimensione il proprio codice visivo.
05
febbraio 2011
Giorgio Milano – Codes
Dal 05 febbraio al 31 marzo 2011
arte contemporanea
Location
THE APARTMENT
Napoli, Vico Belledonne A Chiaia, 6, (Napoli)
Napoli, Vico Belledonne A Chiaia, 6, (Napoli)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 16.30-19.30
Vernissage
5 Febbraio 2011, ore 18.30
Autore