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Giorgio Morandi – Le ragioni della forma. Acqueforti 1912-1961
La mostra allestita si compone di circa quaranta incisioni realizzate dal 1912 al 1961 e vuole ribadire con forza il ruolo che questa tecnica ha rivestito nella ricerca più autentica e innovativa di Giorgio Morandi: la trasfigurazione del reale, o come preferiva dire l’artista del “visibile”, in valori formali, tutti giocati su sapienti giochi di luci e ombre e sulla composizione delle forme.
Comunicato stampa
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Sull’onda del crescente interesse per l’opera di Giorgio Morandi nel mondo, Franco e Roberta
Calarota della Galleria d’Arte Maggiore di Bologna dedicano un'esposizione all'opera grafica
di Giorgio Morandi. L’obiettivo è quello di dare il meritato rilievo a una parte fondamentale
della produzione artistica del Maestro bolognese che procede di pari passo con la realizzazione
delle opere su tela, per importanza, qualità dei risultati raggiunti e autonomia lingustica. La
mostra allestita si compone di circa quaranta incisioni realizzate dal 1912 al 1961 e vuole
ribadire con forza il ruolo che questa tecnica ha rivestito nella ricerca più autentica e
innovativa di Giorgio Morandi: la trasfigurazione del reale, o come preferiva dire l'artista del
"visibile", in valori formali, tutti giocati su sapienti giochi di luci e ombre e sulla composizione
delle forme.
La selezione delle incisioni presentate in mostra alla Galleria d’Arte Maggiore di Bologna
mette in evidenza come la vocazione di Morandi per la tecnica dell’incisione l'abbia accompagnato
fin dai primi anni lungo tutto il corso della sua carriera, facendo raggiungere all'artista esiti
importanti sia per abilità tecnica sia per resa poetica. Come riporta Cesare Brandi: «vi sono pittori
per cui l'incisione rappresenta una via secondaria, e quasi di campagna, un modo di prendersi le
vacanze dalla pittura: altri, per cui l'incisione diviene il fulcro stesso della forma pittorica. Se di
questi ultimi fu Rembrandt il principe, è fra questi che si schiera anche Morandi». Le stesse scelte
dell'artista confermano l'importanza dell'incisone nella sua produzione quando per la Biennale di
Venezia del 1927 decide di esporre un numero di incisioni superiore a quello dei dipinti e dal 1930
accetta la cattedra di tecniche dell'incisione all'Accademia di Bologna.
Nella mostra allestita da Franco e Roberta Calarota l'incisione viene eletta come un punto
di vista da cui analizzare ciò che sta dietro l'apparente semplicità dell'arte di Giorgio Morandi. Se le
nature morte silenziose, le famose bottiglie, i raffinati mazzi di fiori, gli scorci di paesaggi familiari e
intimi si presentano come immagini riconoscibili tratte da un mondo esterno esistente e concreto,
in realtà, nelle mani e negli occhi di Morandi si trasformano in motivi di pura espressione, che
legano la loro esistenza essenzialmente a valori di tipo formale, pur evitando l'arbitrarietà
dell'astrazione. Dopo aver osservato l'oggetto, Morandi lo riplasma in una nuova realtà, tutta
mentale che fa sì che, a dispetto della ripetitività dei soggetti, gli esiti siano sempre diversi.
Morandi ha quindi sperimentato con diversi mezzi artistici la sua coerente invenzione
formale, accettando con slancio la sfida data dall'incisione di poter giocare solo sulla bicromia del
bianco e nero e quindi sulle variazione del chiaroscuro e della frequenza del segno. Non c'è più
bisogno dei colori per determinare la forma e lo spazio: l'artista si affida solo a una ristretta gamma
di grigi che creano la tessitura dell'acquaforte e che diventano lo strumento per esprimere
sentimenti e passioni. É un'arte di pretesti figurativi che nasce da un intimo raccoglimento e in cui
vi è qualcosa che, sempre per usare le parole di Cesare Brandi,
«sommessamente canta l'umano». La mostra diventa quindi
l'occasione per verificare una volta di più come l'arte di Giorgio
Morandi continui ancora oggi a rivelarsi ricca di echi interiori e di
un'innovativa profondità.
Calarota della Galleria d’Arte Maggiore di Bologna dedicano un'esposizione all'opera grafica
di Giorgio Morandi. L’obiettivo è quello di dare il meritato rilievo a una parte fondamentale
della produzione artistica del Maestro bolognese che procede di pari passo con la realizzazione
delle opere su tela, per importanza, qualità dei risultati raggiunti e autonomia lingustica. La
mostra allestita si compone di circa quaranta incisioni realizzate dal 1912 al 1961 e vuole
ribadire con forza il ruolo che questa tecnica ha rivestito nella ricerca più autentica e
innovativa di Giorgio Morandi: la trasfigurazione del reale, o come preferiva dire l'artista del
"visibile", in valori formali, tutti giocati su sapienti giochi di luci e ombre e sulla composizione
delle forme.
La selezione delle incisioni presentate in mostra alla Galleria d’Arte Maggiore di Bologna
mette in evidenza come la vocazione di Morandi per la tecnica dell’incisione l'abbia accompagnato
fin dai primi anni lungo tutto il corso della sua carriera, facendo raggiungere all'artista esiti
importanti sia per abilità tecnica sia per resa poetica. Come riporta Cesare Brandi: «vi sono pittori
per cui l'incisione rappresenta una via secondaria, e quasi di campagna, un modo di prendersi le
vacanze dalla pittura: altri, per cui l'incisione diviene il fulcro stesso della forma pittorica. Se di
questi ultimi fu Rembrandt il principe, è fra questi che si schiera anche Morandi». Le stesse scelte
dell'artista confermano l'importanza dell'incisone nella sua produzione quando per la Biennale di
Venezia del 1927 decide di esporre un numero di incisioni superiore a quello dei dipinti e dal 1930
accetta la cattedra di tecniche dell'incisione all'Accademia di Bologna.
Nella mostra allestita da Franco e Roberta Calarota l'incisione viene eletta come un punto
di vista da cui analizzare ciò che sta dietro l'apparente semplicità dell'arte di Giorgio Morandi. Se le
nature morte silenziose, le famose bottiglie, i raffinati mazzi di fiori, gli scorci di paesaggi familiari e
intimi si presentano come immagini riconoscibili tratte da un mondo esterno esistente e concreto,
in realtà, nelle mani e negli occhi di Morandi si trasformano in motivi di pura espressione, che
legano la loro esistenza essenzialmente a valori di tipo formale, pur evitando l'arbitrarietà
dell'astrazione. Dopo aver osservato l'oggetto, Morandi lo riplasma in una nuova realtà, tutta
mentale che fa sì che, a dispetto della ripetitività dei soggetti, gli esiti siano sempre diversi.
Morandi ha quindi sperimentato con diversi mezzi artistici la sua coerente invenzione
formale, accettando con slancio la sfida data dall'incisione di poter giocare solo sulla bicromia del
bianco e nero e quindi sulle variazione del chiaroscuro e della frequenza del segno. Non c'è più
bisogno dei colori per determinare la forma e lo spazio: l'artista si affida solo a una ristretta gamma
di grigi che creano la tessitura dell'acquaforte e che diventano lo strumento per esprimere
sentimenti e passioni. É un'arte di pretesti figurativi che nasce da un intimo raccoglimento e in cui
vi è qualcosa che, sempre per usare le parole di Cesare Brandi,
«sommessamente canta l'umano». La mostra diventa quindi
l'occasione per verificare una volta di più come l'arte di Giorgio
Morandi continui ancora oggi a rivelarsi ricca di echi interiori e di
un'innovativa profondità.
25
settembre 2010
Giorgio Morandi – Le ragioni della forma. Acqueforti 1912-1961
Dal 25 settembre 2010 al 10 febbraio 2011
disegno e grafica
Location
GALLERIA D’ARTE MAGGIORE
Bologna, Via D'Azeglio, 15, (Bologna)
Bologna, Via D'Azeglio, 15, (Bologna)
Orario di apertura
lun 16 - 19.30 mart-sab 10 - 12.30 e 16 - 19.30
Vernissage
25 Settembre 2010, ore 18
Autore