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Giorgio Morandi – Una storia di famiglia
La Galleria d’Arte Maggiore g.a.m. celebra i suoi quarant’anni di attività con una grande retrospettiva dedicata a Giorgio Morandi, artista seguito e promosso dai fondatori e che quindi identifica il lavoro di valorizzazione dei maggiori artisti del Novecento portato avanti dalla galleria.
Comunicato stampa
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La Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. ha riservato per la chiusura del 2018 la mostra di punta del programma espositivo ideato per celebrare i suoi primi quarant'anni di attività. Per questo importante traguardo, la direttrice della galleria Alessia Calarota ha curato nella sede storica a Bologna una grande retrospettiva dedicata a Giorgio Morandi, artista che da subito è stato seguito e promosso con sempre costante attenzione dai fondatori Franco e Roberta Calarota e che quindi oggi più identifica il lavoro di valorizzazione dei maggiori artisti del Novecento portato avanti a livello internazionale dalla galleria. La mostra include un selezionato gruppo di olii, acquarelli, disegni e acqueforti che, spaziando dalle famose nature morte ai raffinati vasetti di fiori fino ai solitari paesaggi, rivela tutta la silenziosa ma profonda innovazione pittorica di Morandi, sospesa tra realtà e astrazione e continua fonte di ispirazione ancora oggi per le generazioni di artisti più contemporanei. Nel volume che accompagna la mostra è possibile ripercorrere anche il legame che da sempre lega la galleria all'artista.
L’uomo fondamentale dell’arte italiana di oggi, un passaggio obbligato». Così Francesco Arcangeli definiva Giorgio Morandi nel 1961, con parole quanto mai attuali considerando la continua crescita di interesse che sta riguardando l'artista a livello internazionale, sia da parte del più raffinato e attento collezionismo, che da parte di critici, curatori e rinomati artisti.
La mostra alla Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. riparte dalla sua città natale, Bologna, e intende restituire un ritratto completo dell'artista, una finestra affacciata sul suo mondo intimo e familiare, capace però ogni volta di allargarsi a un racconto più universale. Opere da osservare e riosservare per scoprirne sempre nuove suggestioni, come scriveva Umberto Eco raccontando del suo primo incontro con Morandi avvenuto alla Pinacoteca Civica di Alessandria ai tempi del liceo: «E tra quei quadri, c'era un Morandi. Fu per me una rivelazione, una epifania. Per quindici giorni, sino a che la mostra non chiuse i battenti, io fui là ogni pomeriggio, ogni giorno a riguardarmi il Morandi. (...) Di quell'esperienza lontana conservo un ricordo, forse il più intenso: ciò che mi stupiva ed attraeva in quelle visite quotidiane era che ogni giorno quel quadro mi appariva diverso». Una variabilità tanto più sorprendente quanto più la si pensa convogliata da un'estrema economicità di temi, da pochi e semplici oggetti immersi in un'atmosfera sospesa nel tempo e nello spazio, nel silenzio e nel raccoglimento. Un dialogo continuo tra luce, forma e colore si sviluppa sotto la superficie della figurazione e al di là del soggetto rappresentato che si svuota così del suo significato originario per abbracciarne un altro, con un lessico pittorico governato dalla luce. «Si può dire che è un'arte in cui niente accade per caso», viene detto a proposito di una natura morta di Morandi durante uno scambio di battute nel film La dolce vita: forse è proprio questa sensazione di non-casualità e di ineluttabile sospensione dei soggetti che rende l'arte di Morandi mai fine a se stessa e sempre in continuo dialogo con lo sguardo del pubblico.
Questa retrospettiva è l'ultimo capitolo di una lunga storia di mostre dedicata dalla Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. all'artista, sia nella sede storica a Bologna che in quella di più recente apertura a Milano dove si è appena conclusa un'esposizione di acqueforti. Mostre monografiche si sono alternate a dialoghi, sia con maestri storici come in occasione della mostra "Giorgio Morandi. Giorgio de Chirico. Poesia e mistero si incontrano", sia con artisti più contemporanei come Ettore Spalletti, Tong Yanrunan, e Robert Ryman in un'esposizione organizzata a Los Angeles. Numerose inoltre le collaborazioni con importanti sedi istituzionali in Italia e all'estero: dal Musée d'Art Moderne de la Ville di Paris, all'Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra, fino al Museo di Palazzo Fortuny a Venezia, solo per citarne alcune.
L’uomo fondamentale dell’arte italiana di oggi, un passaggio obbligato». Così Francesco Arcangeli definiva Giorgio Morandi nel 1961, con parole quanto mai attuali considerando la continua crescita di interesse che sta riguardando l'artista a livello internazionale, sia da parte del più raffinato e attento collezionismo, che da parte di critici, curatori e rinomati artisti.
La mostra alla Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. riparte dalla sua città natale, Bologna, e intende restituire un ritratto completo dell'artista, una finestra affacciata sul suo mondo intimo e familiare, capace però ogni volta di allargarsi a un racconto più universale. Opere da osservare e riosservare per scoprirne sempre nuove suggestioni, come scriveva Umberto Eco raccontando del suo primo incontro con Morandi avvenuto alla Pinacoteca Civica di Alessandria ai tempi del liceo: «E tra quei quadri, c'era un Morandi. Fu per me una rivelazione, una epifania. Per quindici giorni, sino a che la mostra non chiuse i battenti, io fui là ogni pomeriggio, ogni giorno a riguardarmi il Morandi. (...) Di quell'esperienza lontana conservo un ricordo, forse il più intenso: ciò che mi stupiva ed attraeva in quelle visite quotidiane era che ogni giorno quel quadro mi appariva diverso». Una variabilità tanto più sorprendente quanto più la si pensa convogliata da un'estrema economicità di temi, da pochi e semplici oggetti immersi in un'atmosfera sospesa nel tempo e nello spazio, nel silenzio e nel raccoglimento. Un dialogo continuo tra luce, forma e colore si sviluppa sotto la superficie della figurazione e al di là del soggetto rappresentato che si svuota così del suo significato originario per abbracciarne un altro, con un lessico pittorico governato dalla luce. «Si può dire che è un'arte in cui niente accade per caso», viene detto a proposito di una natura morta di Morandi durante uno scambio di battute nel film La dolce vita: forse è proprio questa sensazione di non-casualità e di ineluttabile sospensione dei soggetti che rende l'arte di Morandi mai fine a se stessa e sempre in continuo dialogo con lo sguardo del pubblico.
Questa retrospettiva è l'ultimo capitolo di una lunga storia di mostre dedicata dalla Galleria d'Arte Maggiore g.a.m. all'artista, sia nella sede storica a Bologna che in quella di più recente apertura a Milano dove si è appena conclusa un'esposizione di acqueforti. Mostre monografiche si sono alternate a dialoghi, sia con maestri storici come in occasione della mostra "Giorgio Morandi. Giorgio de Chirico. Poesia e mistero si incontrano", sia con artisti più contemporanei come Ettore Spalletti, Tong Yanrunan, e Robert Ryman in un'esposizione organizzata a Los Angeles. Numerose inoltre le collaborazioni con importanti sedi istituzionali in Italia e all'estero: dal Musée d'Art Moderne de la Ville di Paris, all'Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra, fino al Museo di Palazzo Fortuny a Venezia, solo per citarne alcune.
20
dicembre 2018
Giorgio Morandi – Una storia di famiglia
Dal 20 dicembre 2018 al 16 febbraio 2019
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE MAGGIORE
Bologna, Via D'Azeglio, 15, (Bologna)
Bologna, Via D'Azeglio, 15, (Bologna)
Orario di apertura
lunedì 16-19.30
da martedì a sabato 10-12.30 e 16-19.30
Vernissage
20 Dicembre 2018, ore 18
Autore
Curatore