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Giorgio Roggino – Acqueforti
Una mostra personale dell’incisore Giorgio Roggino.
Comunicato stampa
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Dal prossimo 5 febbraio, il Centro Studi Sartori per la Grafica ha organizzato presso la Galleria “Arianna Sartori Arte & object design” di Mantova, nella sede di via Cappello 17, una mostra personale dell’incisore Giorgio Roggino. All’inaugurazione prevista per Sabato 5 febbraio alle ore 17.00 sarà presente l’artista.
L’esposizione, che vedrà presentate una serie di acqueforti di recente produzione, resterà aperta al pubblico fino al 24 febbraio 2011.
Tassonomia
La lunga e coerente produzione di Giorgio Reggino conferma come la prassi artistica di questo maestro della grafica si rapporti innanzitutto e costantemente all’ambiente naturale. Il percorso fra essenze vegetali e piccoli quadrupedi, selvatici e domestici, uccelli, fiori e insetti assume per lui tutta la ricchezza poetica di un viaggio dello sguardo, senza che mai tale scrutare dia origine ad opere semplificabili nella categoria della figurazione. Come ben conoscono i molti estimatori e collezionisti che attendono l'esito di ogni lastra, il segno di Reggino appare piuttosto come una scrittura che sa cogliere storie e segreti dal folto della vegetazione, novelle e aforismi esemplari che orientano il giudizio sul mondo, che impongono di ripensare i criteri acquisiti.Tassonomia, quindi, ovvero l’ordine fuori dall'ovvio, trovando e narrando nuove relazioni, cause ed effetti: questo il senso della scelta proposta dall'incisore torinese attraverso le oltre settecento lastre fin qui prodotte, in quasi quarant'anni d'attività. Le prime prove a tema zoologico erano segnate da una visionarietà straniata (La paperotta, 1968) e quasi allucinata (L'insetto 1969, La mantide, 1973). Successivamente, l'acutezza della resa del dato visivo (Il cervo volante I, 1975, La cimice, 1980) si è intrecciata con la dimensione allusiva, metaforica e traslata delle immagini incise. Tassonomia si mostra per prima cosa quale esito di una ricerca, di viaggi attraverso un monte, un bosco, un giardino; vagare senza scopo, in solitudine alla ricerca di aperture improvvise (Il lago diAvigliana, 1999), di bagliori tra gli alberi. Il percorso può essere inconsueto oppure noto, come gli inesauribili serbatoi del fantastico entro il recinto dell'Orto Botanico di Brera (su cui si affaccia l'aula accademica dove Reggino insegna Incisione), oppure nella Riserva naturale del Gran Bosco di Salbertrand in Val di Susa. Per quanto battuto sia il sentiero, il mutamento delle stagioni e della luce sulle piante e sulle cose sollecita emozioni e accostamenti sempre difformi. Pochi fili d'erba e semplici infiorescenze permettono un lungo resoconto all’artista che sa cogliere lo strappo dal quotidiano sotto ogni foglia, con la vita che scorre dentro e intorno, con insetti (Le cavallette, 1978; La cicala, 1990; I cureulioni, 1998)e altra fauna minuta intenta a misteriose danze, come di minu-scole creature, di folletti. Non a caso, i soggetti si ricollegano alla tradizione della raffigurazione simbolica e favolistica (La formica, 1984; La cicala, 1990; La gallina e la volpe, 2002).Testimonianze impreviste, queste dei ritorni di Giorgio Reggino da un mondo fuori scala, marginale all'esperienza comune, eppure fondamenti di un linguaggio capace di descrivere il rap-porto con l’esterno da sé, facendo emergere il tortissimo potenziale trasformativo dell'arte. Le carte recano traccia tangibile di un evento interiore, di una metamorfosi non perduta dalla memoria ma riguardante, per vie arcane, ognuno. Tassonomia si può leggere anche come attualizzazione del diario di un esploratore, dove il metodo sfida però il paradigma narrativo della relazione di viaggio e quello della cam-pionatura naturalistica. Le incisioni rimandano alla grande tradizione di immagini che dal XVI al XVI11 secolo accompagnava i trattati botanici e zoologici di Ulisse Aldrovandi, di Giacomo Malpighi, o di Charles von Linné. Frutto di avventure nelle terrae incognitae,alla ricerca di essenze vegetali e di animali "peregrini", per aggiungere miracolose pana-cee alla farmacopea tradizionale e per arricchire le dimore di curiosità. Tassonomia può intendersi come collezionismo. Gli uomini di scienza e gli esploratori dei secoli scorsi si preoccupavano dei problemi di identificazione e nomenclatura finché,con Linneo, la classificazione latina nelle scienze naturali offrì agli animali e alle piante fantastiche genealogie di famiglie, tribù, gentes, annesse, in virtù dell'osservazione e descrizione, al dominio dell'uomo. È una "anti-visione", dove i reperti si fanno tessere animate di un racconto realistico (Il cervo volante II, 1981, I cureulioni, 1998) e iniziano animarsi dal ricordo che riproduce. La memoria ricostruisce attraverso il frammento, scelto fra miriadi di altri e reso significativo dagli accostamenti, dai rimandi e dalla tecnica particolarissima di Reggino di avvicinare su un unico foglio lastre frante, sghembe, a scompartì (Lei Vespa, 1993), che ricompongono il mosaico della visione. Le accumulazioni di segni si attorcigliano con l'acquaforte o scivolano più decisi con la puntasecca, evocando le figure ispessite dai fondi nebulosi a ceramolle…
Antonio Musiari (da “Acqueforti di Giorgio Roggino”, Centro Studi Sartori per la Grafica, 2005)
Giorgio Reggino, nasce a Torino il 7 dicembre 1941, si è ivi diplomato nel 1966 presso l'Accademia Albertina di Belle Arti: allievo, per la grafica, di Mario Calandri. Assistente di Anatomia presso la stessa Accademia dal 1970, dal 1985 è docente di Tecniche dell'Incisione all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Ai numerosi alunni ama trasmettere soprattutto il gusto per la sperimentazione creativa. Citato nei principali dizionari artistici, dal 1971 fa parte dell'Associazione Incisori Veneti. Alle mostre e alle biennali degli Incisori Veneti in Italia e all'estero la sua produzione è stata ininterrottamente presente. Legato alla città natale più di quanto sia disposto ad ammettere, con l'affetto astioso di chi vorrebbe l'ex-capitale libera dai limiti della provincia, si confronta volentieri anche su scala europea con amici artisti e scrittori, come il poeta Julian Mali e Luigi Massa, dei quali ha illustrato le opere nel 1970 e nel 1997. Ha esposto in molteplici collettive: Giovani artisti a Torino (Torino, Promotrice, 1966, 1970 e 1972), Quadriennale di Roma (1979), Bollène (Francia, 1992), La città di Brera: due secoli d'incisione (Milano, 1997), Modica (1996), presso il Gabinetto Stampe Antiche e Moderne di Bagnacavallo (1993 e 1997), S. Croce sull'Amo (1998 e 2003), Come eravamo... (Torino, TEART, 2003). Tra le mostre personali, quelle torinesi: Galleria La Stamperia (1973). Stamperia di via della Rocca (1974, 1975 e 1978), // Bestiario, Piemonte Artistico e Culturale (1994 e 1995), Galleria Abaco (1998). Altre personali: Frankfurt a.M. (1981), Amsterdam (1983), Milano (Babila Gallcry, 1988), Uccelli del mio bestiario, Gentilino (Svizzera), 1997, Metamorfosi (Castello di Mango, 1997), Fiori di carte e inchiostri (Milano, Orto Botanico di Brera, 2003), Centro Studi Sartori per la Grafica, Mantova, 2005.
Hanno scritto di lui, tra gli altri:
Rolando Bellini, Marcello Colosso, Angelo Dragone, Renzo Guasco, Pino Mantovani, Antonio Musiari, Francesco Poli, Aldo Spinardi, Franco Vaccaneo.
L’esposizione, che vedrà presentate una serie di acqueforti di recente produzione, resterà aperta al pubblico fino al 24 febbraio 2011.
Tassonomia
La lunga e coerente produzione di Giorgio Reggino conferma come la prassi artistica di questo maestro della grafica si rapporti innanzitutto e costantemente all’ambiente naturale. Il percorso fra essenze vegetali e piccoli quadrupedi, selvatici e domestici, uccelli, fiori e insetti assume per lui tutta la ricchezza poetica di un viaggio dello sguardo, senza che mai tale scrutare dia origine ad opere semplificabili nella categoria della figurazione. Come ben conoscono i molti estimatori e collezionisti che attendono l'esito di ogni lastra, il segno di Reggino appare piuttosto come una scrittura che sa cogliere storie e segreti dal folto della vegetazione, novelle e aforismi esemplari che orientano il giudizio sul mondo, che impongono di ripensare i criteri acquisiti.Tassonomia, quindi, ovvero l’ordine fuori dall'ovvio, trovando e narrando nuove relazioni, cause ed effetti: questo il senso della scelta proposta dall'incisore torinese attraverso le oltre settecento lastre fin qui prodotte, in quasi quarant'anni d'attività. Le prime prove a tema zoologico erano segnate da una visionarietà straniata (La paperotta, 1968) e quasi allucinata (L'insetto 1969, La mantide, 1973). Successivamente, l'acutezza della resa del dato visivo (Il cervo volante I, 1975, La cimice, 1980) si è intrecciata con la dimensione allusiva, metaforica e traslata delle immagini incise. Tassonomia si mostra per prima cosa quale esito di una ricerca, di viaggi attraverso un monte, un bosco, un giardino; vagare senza scopo, in solitudine alla ricerca di aperture improvvise (Il lago diAvigliana, 1999), di bagliori tra gli alberi. Il percorso può essere inconsueto oppure noto, come gli inesauribili serbatoi del fantastico entro il recinto dell'Orto Botanico di Brera (su cui si affaccia l'aula accademica dove Reggino insegna Incisione), oppure nella Riserva naturale del Gran Bosco di Salbertrand in Val di Susa. Per quanto battuto sia il sentiero, il mutamento delle stagioni e della luce sulle piante e sulle cose sollecita emozioni e accostamenti sempre difformi. Pochi fili d'erba e semplici infiorescenze permettono un lungo resoconto all’artista che sa cogliere lo strappo dal quotidiano sotto ogni foglia, con la vita che scorre dentro e intorno, con insetti (Le cavallette, 1978; La cicala, 1990; I cureulioni, 1998)e altra fauna minuta intenta a misteriose danze, come di minu-scole creature, di folletti. Non a caso, i soggetti si ricollegano alla tradizione della raffigurazione simbolica e favolistica (La formica, 1984; La cicala, 1990; La gallina e la volpe, 2002).Testimonianze impreviste, queste dei ritorni di Giorgio Reggino da un mondo fuori scala, marginale all'esperienza comune, eppure fondamenti di un linguaggio capace di descrivere il rap-porto con l’esterno da sé, facendo emergere il tortissimo potenziale trasformativo dell'arte. Le carte recano traccia tangibile di un evento interiore, di una metamorfosi non perduta dalla memoria ma riguardante, per vie arcane, ognuno. Tassonomia si può leggere anche come attualizzazione del diario di un esploratore, dove il metodo sfida però il paradigma narrativo della relazione di viaggio e quello della cam-pionatura naturalistica. Le incisioni rimandano alla grande tradizione di immagini che dal XVI al XVI11 secolo accompagnava i trattati botanici e zoologici di Ulisse Aldrovandi, di Giacomo Malpighi, o di Charles von Linné. Frutto di avventure nelle terrae incognitae,alla ricerca di essenze vegetali e di animali "peregrini", per aggiungere miracolose pana-cee alla farmacopea tradizionale e per arricchire le dimore di curiosità. Tassonomia può intendersi come collezionismo. Gli uomini di scienza e gli esploratori dei secoli scorsi si preoccupavano dei problemi di identificazione e nomenclatura finché,con Linneo, la classificazione latina nelle scienze naturali offrì agli animali e alle piante fantastiche genealogie di famiglie, tribù, gentes, annesse, in virtù dell'osservazione e descrizione, al dominio dell'uomo. È una "anti-visione", dove i reperti si fanno tessere animate di un racconto realistico (Il cervo volante II, 1981, I cureulioni, 1998) e iniziano animarsi dal ricordo che riproduce. La memoria ricostruisce attraverso il frammento, scelto fra miriadi di altri e reso significativo dagli accostamenti, dai rimandi e dalla tecnica particolarissima di Reggino di avvicinare su un unico foglio lastre frante, sghembe, a scompartì (Lei Vespa, 1993), che ricompongono il mosaico della visione. Le accumulazioni di segni si attorcigliano con l'acquaforte o scivolano più decisi con la puntasecca, evocando le figure ispessite dai fondi nebulosi a ceramolle…
Antonio Musiari (da “Acqueforti di Giorgio Roggino”, Centro Studi Sartori per la Grafica, 2005)
Giorgio Reggino, nasce a Torino il 7 dicembre 1941, si è ivi diplomato nel 1966 presso l'Accademia Albertina di Belle Arti: allievo, per la grafica, di Mario Calandri. Assistente di Anatomia presso la stessa Accademia dal 1970, dal 1985 è docente di Tecniche dell'Incisione all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Ai numerosi alunni ama trasmettere soprattutto il gusto per la sperimentazione creativa. Citato nei principali dizionari artistici, dal 1971 fa parte dell'Associazione Incisori Veneti. Alle mostre e alle biennali degli Incisori Veneti in Italia e all'estero la sua produzione è stata ininterrottamente presente. Legato alla città natale più di quanto sia disposto ad ammettere, con l'affetto astioso di chi vorrebbe l'ex-capitale libera dai limiti della provincia, si confronta volentieri anche su scala europea con amici artisti e scrittori, come il poeta Julian Mali e Luigi Massa, dei quali ha illustrato le opere nel 1970 e nel 1997. Ha esposto in molteplici collettive: Giovani artisti a Torino (Torino, Promotrice, 1966, 1970 e 1972), Quadriennale di Roma (1979), Bollène (Francia, 1992), La città di Brera: due secoli d'incisione (Milano, 1997), Modica (1996), presso il Gabinetto Stampe Antiche e Moderne di Bagnacavallo (1993 e 1997), S. Croce sull'Amo (1998 e 2003), Come eravamo... (Torino, TEART, 2003). Tra le mostre personali, quelle torinesi: Galleria La Stamperia (1973). Stamperia di via della Rocca (1974, 1975 e 1978), // Bestiario, Piemonte Artistico e Culturale (1994 e 1995), Galleria Abaco (1998). Altre personali: Frankfurt a.M. (1981), Amsterdam (1983), Milano (Babila Gallcry, 1988), Uccelli del mio bestiario, Gentilino (Svizzera), 1997, Metamorfosi (Castello di Mango, 1997), Fiori di carte e inchiostri (Milano, Orto Botanico di Brera, 2003), Centro Studi Sartori per la Grafica, Mantova, 2005.
Hanno scritto di lui, tra gli altri:
Rolando Bellini, Marcello Colosso, Angelo Dragone, Renzo Guasco, Pino Mantovani, Antonio Musiari, Francesco Poli, Aldo Spinardi, Franco Vaccaneo.
05
febbraio 2011
Giorgio Roggino – Acqueforti
Dal 05 al 24 febbraio 2011
disegno e grafica
Location
GALLERIA ARIANNA SARTORI
Mantova, Via Cappello, 17 , (Mantova)
Mantova, Via Cappello, 17 , (Mantova)
Orario di apertura
ore 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso festivi
Vernissage
5 Febbraio 2011, ore 17.00
Autore