Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Giorgio Scalco – Capo…lavori in Galleria
Giorgio Scalco (Schio, Vicenza 1929): le sue opere appese alle pareti della libreria sembrano pagine strappate di un prezioso affresco trecentesco, di cui posseggono la stessa lievità di impianto scenico, la stessa volumetrica capacità di coinvolgimento emotivo.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Libreria Bocca, in Galleria a Milano, possiede la grazia evocativa di un corale senso di appartenenza a quel destino collettivo che trova la sua naturale esposizione nelle pagine delle migliaia di libri che vi trovano posto e da cui sembra levarsi un sommesso intreccio di voci, di testimonianze storiche, di sofferte formulazioni artistiche, denso amalgama che riassume secoli di vita e di cui siamo acerbo frutto, eredi immeritevoli e inconsapevoli: è come una segreta "Vucciria" meneghina in cui si accavallano le voci dei protagonisti di un'eterna replica, la stessa, in fondo, che si sta consumando all'esterno, in Galleria. La magia di questa ambientazione è arricchita da un'altra voce, quella di uno dei più autorevoli e raffinati artisti internaziol:lali, Giorgio Scalco (Schio, Vicenza 1929): le sue opere appese alle pareti della libreria se~brano pagine strappate di un prezioso affresco trecentesco, di cui posseggono la stessa lievità di impianto scenico, la stessa volumetrica capacito/' di .coinvol.gimento emotivo, uni~e pe~ò al dubbio ~ cel.are le tessere di. un frammetttanomosaIco che spesso non abbIamo il tempo matenale di comporre, qUasI un misterioso codice miniato da decifrare. , Le prime opere del Maestro tradiscono ancora un'inquietudine psicologica geneticamente l'assimilata da quel "Realismo esistenziale" che, nella Milano degli anni Cinquanta, segnò le coscienze di un'intera generazione di artisti, dal caposcuola Gianfranco Ferroni a Banchieri, da Ceretti a Compagnoni, da Guerreschi a Vaglieri, tratteggiando i surreali e disperati contorni di una angoscia introspettiva che scava il valore simbolico di ambienti ed oggetti per rifletterne il ruolo di unici protagonisti della commedia umana: prendono cosl forma laceranti periferie alla Vespignani, opache lastre radiografiche del disagio umano, ritratti espressionisti di personaggi al margine della società, coscienti di una condizione di alienazione che denuncia una forma di inquietudine, senso di soffocante annegamento in quell'informe agglomerato di nevrotiche geometrie e deformate architetture che è il nostro ambiente urbano. È la "Poetica della polvere", la coscienza del vuoto di cui si carica la muta testimonianza degli oggetti che assistono al nostro impotente disgregarsi, pulviscolo lieve che si alza da silenziosi campi di prigionia di taciuta sofferenza in cui bruciano ingannevoli sogni di speranza. Questo tentativo di reazione si accende di pennellate larghe, di colori grumosi e scuri rappresi in nature morte che si ribellano alloro stato silente per sussurrare il passaggio di chi ha dato loro vita, per abbozzare profili di designate vittime sacrificali. Ma Scalco ha soffocato queste grida esistenziali, ha letto un messaggio liberatorio, un approdo di illusione: dall' angoscia del vuoto, dalle tenebre di interni desolati il Nostro giunge miracolosamente alla luce di paesaggi delicati, grondanti di sereno silenzio, dipinti con cura rnillimetrica, ma inghiottiti nell'indistinto di confini magistralmente diluiti in una incombente luminosità ambiguamente sospesa tra il recupero nostalgico di memorie lontane e la profetica intuizione del nulla. Cieli plumbei gravidi di pioggia si aprono a lavare le ferite di un'umanità dolente che trova segreto rifugio in quei casolari delicatamente dipinti come uno sfumato sfondo leonardesco,raffinatamente prestati a una luce rarefatta e awolgente che li rende autentiche cattedrali dd silenzio, entro cui si consuma un rito di dignitoso riscatto, si assapora una rassicurante, ovattata "quiete dopo la tempesta", un limpido assaggio di immobile infmito che sgombra ogni incertezza. Nota inquietante e significativa dei paesaggi è la totale assenza di figure umane, il cui naufragio in quegli immensi spazi scenici è solo intuito, quasi nascosto, drammaticamente atteso dietro colline che nascondono orizzonti indistinti come incerti destini, che disegnano filari di viti che si snodano fino a perdersi, solchi di arature faticose, cicatrici di trascinata sofferenza che scavano il cuore. Si awerte la maestria di un impianto scenografico (non a casoScalco abbandonò gli studi di giurisprudenza per diplomarsi in scenografia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Cinecittà, lavorando nd mondo del cinema sino alla fine degli anni Cinquanta) in cui il vuoto, ancora una volta protagonista, viene dignitosamente acçettato, serenamente concepito come estrema unzione di una misteriosa liturgia del tempo. Questa atmosfera di rarefatta staticità troviamo ancor più incombente nelle nature morte o, meglio, prFsunte tali, dal momento che non presentano segni di morte, bensì di vita ritrovata, folse spezzata, ma ancora pulsante, accarezzata da una luce compiacente che le rende calde partecipi di un destino simile al nostro: si awera il miracolo morandiano di sensuale complicità, mistero incantato di metafisica consistenza, dichiarato recupero di una verginità perduta, quasi alchemica essenza che trasforma gli oggetti in presenze viventi accarezzate da panneggi che ne esaltano un eroico, quotidiano trionfo. Ma dove Scalco raggiunge apici di paradisiaco impatto lirico sono i ritratti, qudli dell' amata figlia Ginny, autentico incanto di caravaggesche luminescenze dove figure di statuaria innocenza paiono fissare un destino fuori campo, angeli assorti di una " Annunciazione" quotidiana, adagiati su tavoli o sedie che ne sposano l'interrogativa immobilità, estraniati dall'ambiente circostante, mistico palcoscenico atemporale dove si risolve la loro vita di modelle inconsapevoli in quella magica equazione spazio-tempo già splendidamente sperimentata da Felice Casorati, metafisico architetto delle "geometrie dell'anima", poeta di un rarefatto silenzio che scolpisce figure imprigionate nella loro immobilità, plasmate da una luce tagliente, psicologicamente sezionate in momenti di pausa rubati ad un 'intimità ' scandita da geometriche prospettive, sorpresa in inquietanti interrogativi desolatamente mutilati di risposte. Ma il Nostro supera la freddezza analitica di Casorari, ne scuote il nordico distacco per impregnare le immagini di calore mediterraneo, per spingersi ad una figurazione che esalta la sacralità del quotidiano, figure e oggetti si fondono in un terapeutico anticipo di eternità che appare una esplicita rivisitazione del "Realismo magico" di Antonio Donghi, sublime custode di valori semplici e comuni che si avvicendano uguali, scandendo l'eroicità dei gesti ripetuti di anonimi protagonisti che non chiedono nulla, solo quella candida, ingenua e rassegnata quoridianità che assurge a laica rivelazione del divino. Scalco coraggiosamente professa un liturgico recupero della lentezza e del silenzio, teorema prezioso che coniuga magicamente a delineare i confini di un piccolo "hortus conclusus", elegiaco e raffinato microcosmo di confessate riflessioni che ci donano la rassicurante illusione di avere individuato un guardiano del faro per noi incerti naviganti.
Aldo Benedetti
Aldo Benedetti
12
febbraio 2004
Giorgio Scalco – Capo…lavori in Galleria
Dal 12 al 24 febbraio 2004
arte contemporanea
Location
LIBRERIA BOCCA – SPAZIO BOCCA IN GALLERIA
Milano, Galleria Vittorio Emanuele II, 12, (Milano)
Milano, Galleria Vittorio Emanuele II, 12, (Milano)
Vernissage
12 Febbraio 2004, ore 18,30