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Giorgio Somensari – Il Mincio come metafora di vita, dal Benaco al Po
La mostra “Il Mincio come metafora di vita, dal Benaco al Po” dell’artista Giorgio Somensari sarà presentata da Gilberto Cavicchioli
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 18 al 30 novembre 2017 la Galleria Arianna Sartori di Mantova nella sede di Via Ippolito Nievo 10, ospi-terà la mostra “Il Mincio come metafora di vita, dal Benaco al Po” dell’artista mantovano Giorgio Somensari.
In occasione della personale è stato edito un catalogo (Arianna Sartori Editore) con testo critico di Gilberto Cavicchioli, che introdurrà anche la personale in galleria durante l’inaugurazione che si svolgerà Sabato 18 no-vembre alle ore 17.00 alla presenza dell’artista.
Il Mincio come metafora di vita
dal Benaco al Po
Se volete trovare il Somensari pittore non andatelo a cercare nei pur gradevoli scorci di città o nei bei pa-lazzi che sa rendere con professionale abilità. Lì troverete, di certo, un buon pennello ma difetterà quello che fa di una tavola, pur apprezzabile sotto l’aspetto tecnico, un quadro.
Mancherà quel sottile e misterioso legame che tiene avvinto il fruitore all’opera: mancherà l’anima.
Sì perché l’anima di Somensari è spersa in mezzo alla Natura che lui sa raffigurare con tale maestria da far sembrare facile ciò che al contrario, per altri, è così difficile da rendere.
Somensari artista è nei suoi verdi dalle mille tonalità, nelle trasparenze delle sue acque mai ribollenti o im-petuose ma calme, tranquille, rasserenanti; nei cieli che chiudono con un trionfo di azzurre stesure le sue composizioni.
È raro trovare una così profonda compenetrazione tra dipinto e dipintore.
Si ha a volte la sensazione che Somensari, albero esso stesso tra gli alberi, sveli i suoi simili solo a chi sap-pia coglierli. Sì, perché come si dice valore di un pittore da come sa trattare le mani nelle proprie composi-zioni figurative, così si rileva il valore da come si sa rendere la vegetazione e soprattutto gli alberi nelle opere naturalistiche.
Una Natura che Somensari non blocca nell’algido realismo di un acuto osservatore ma che ammorbidisce e interpreta come sa fare solo chi ama profondamente ciò che tratta.
Ma è soprattutto nel rapporto con l’acqua che Somensari si disvela: larghe le sue pennellate trasparenti a fare da fondale a quella soave pace che la Natura sa offrire, se si è in armonia con essa. Magico l’effetto di duplicazione dell’immagine che si coglie nel riflesso di quel ineffabile liquido mondo che diviene punto fo-cale della rappresentazione.
È naturale quindi che Somensari si identifichi, novella pagana divintà, con quel corso d’acqua che finisce per personificare il suo paesaggio: quel fiume che scende vivace e giovinetto dal gran lago, che si ammor-bidisce nella sua maturità attorno alle antiche mura di Manto, per finire la sua esistenza nei torbidi flutti del gran padre Padus.
Somensari scorre la vita del suo fiume come proprio percorso terreno ed è per questo che nei suoi quadri si vive quella misteriosa e catturante sensazione di serenità cullata dai molteplici verdi di fondo rotti, qua e là, da quei rossi aranciati che, a volte, compaiono a punteggiare il suo paesaggio.
Rari in questa sommessa atmosfera quei colori violenti e trasecolanti che denunciano la presenza di una esistenza altra: la capanna di pescatori, la vela di un agile scafo, la pietra di una appena accennata costru-zione.
La perfetta armonia della Natura non può certo essere rotta da presenze urticanti: una presenza animale può violare la magia e, di conseguenza, mai nelle opere di Somensari compare l’uomo.
Quell’essere che è sempre e comunque violatore della Natura e pertanto da ignorare, da cancellare, da non mettere in scena.
E così, senza che quasi ce ne rendiamo conto, Somensari ci rapisce con il suo obliante tocco, con la mor-bida stesura delle sue cromie, con la incantata strutturazione dell’opera.
Tutto paradisiaco nella favola che si rinnova in ogni suo quadro? No, nulla è perfetto! Compare, non di rado, nelle sue opere e quasi sempre in primo piano un albero disseccato, scheletrico sterpo denudato che si protende al cielo.
Forse, inconsapevole metafora del “memento mori” cui anche la Natura pur nella sua trionfante bellezza sarà costretta, o prima o poi, ad inchinarsi e che l’artista, divenuto a questo punto maestro di vita, dram-maticamente ci segnala.
Gilberto Cavicchioli
Giorgio Somensari nasce a Mantova il 24 gennaio 1936, inizia a dipingere all’età di 16 anni, mostrando fin da subito una spiccata sensibilità e un precoce talento. Artisticamente è un autodidatta. Nipote di Luigi Somensari, artista degli anni Venti, dipinge paesaggi lacustri e scorci cittadini di Mantova, dapprima se-guendo le orme dello zio paterno. Diplomatosi geometra, lavora come dirigente per un’azienda di laterizi che lo porta a trascorrere molto tempo lontano dalla sua città e di conseguenza a trascurare anche la pittu-ra. Dal 1996, cessati gli impegni lavorativi, si dedica interamente all’attività artistica. Numerose sono le mostre personali e le rassegne collettive a cui partecipa. Da segnalare è, inoltre, la frequentazione del La-boratorio di Anna Moccia con il Gruppo “I pittori di Via Mazzini”. Di lui hanno scritto diverse persone autorevoli su altrettante testate giornalistiche.
Mostre personali:
2000 - “Vedute Mantovane”, Sabbioneta (Mn). 2001 - “Chiare, Fresche, Dolci Acque”, Galleria Accade-mia, Mantova. 2002 - “Commercio tra Città e Cultura”, Mantova, Piazza Erbe. 2002 - “Tra Mantova e il Garda”, Agriturismo “Il Galeotto”. 2003 - “Paesaggi Gardesani”, Galleria “Al Porto”, Castelletto (Vr). 2003 - “Luci e Colori”, Galleria “Principe Amedeo”, Mantova. 2007 - “Mantova e Dintorni”, Caffè “La Ducale”, Mantova. 2011 - “Atmosfere Virgiliane”, Galleria d’Arte “Balbi”, Mantova. 2012 - “Acque e Cie-li”, Galleria Il Saggio, Mantova. 2013 - Agriturismo San Leone, Governolo (Mn). 2017 - “Il Mincio come metafora di vita”, Galleria Arianna Sartori, Mantova.
Mostre collettive e rassegne:
1997 - 3° Concorso Nazionale di Pittura, Comune di Brenzone (Vr), segnalato.
1997/1998/1999/2000/2001/2002/ 2003/2004/2005/2006 - Canottieri Mincio, Mantova. 1998 - Malcesine (Vr). 1998 - “Un uomo dipinge”, Depositi di Corte Nuova, Palazzo Ducale, Mantova. 1999 - Parco delle Ber-tone, Goito (Mn). 2000 - Malcesine (Vr). 2001 - Massimbona, Goito (Mn), estemporanea. 2002 - Galleria “Principe Amedeo”, Mantova. 2006 - Chiostro Chiesa S. Barnaba. Mantova. 2007 - Piazza delle Erbe, Manto-va, estemporanea. 2008 - Malcesine (Vr). 2008 - Logge di Giulio Romano, Mantova, estemporanea. 2009 - “I Pittori di via Mazzini”, Museo Diocesano, Mantova. 2013 - Galleria Arianna Sartori, Mantova. 2014 - “Cento anni di arte mantovana dal secolo breve ai nostri giorni”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (Mn). 2015 - “MantovainArte2015”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (Mn). 2015 - Canottieri Mincio, Mantova.
In occasione della personale è stato edito un catalogo (Arianna Sartori Editore) con testo critico di Gilberto Cavicchioli, che introdurrà anche la personale in galleria durante l’inaugurazione che si svolgerà Sabato 18 no-vembre alle ore 17.00 alla presenza dell’artista.
Il Mincio come metafora di vita
dal Benaco al Po
Se volete trovare il Somensari pittore non andatelo a cercare nei pur gradevoli scorci di città o nei bei pa-lazzi che sa rendere con professionale abilità. Lì troverete, di certo, un buon pennello ma difetterà quello che fa di una tavola, pur apprezzabile sotto l’aspetto tecnico, un quadro.
Mancherà quel sottile e misterioso legame che tiene avvinto il fruitore all’opera: mancherà l’anima.
Sì perché l’anima di Somensari è spersa in mezzo alla Natura che lui sa raffigurare con tale maestria da far sembrare facile ciò che al contrario, per altri, è così difficile da rendere.
Somensari artista è nei suoi verdi dalle mille tonalità, nelle trasparenze delle sue acque mai ribollenti o im-petuose ma calme, tranquille, rasserenanti; nei cieli che chiudono con un trionfo di azzurre stesure le sue composizioni.
È raro trovare una così profonda compenetrazione tra dipinto e dipintore.
Si ha a volte la sensazione che Somensari, albero esso stesso tra gli alberi, sveli i suoi simili solo a chi sap-pia coglierli. Sì, perché come si dice valore di un pittore da come sa trattare le mani nelle proprie composi-zioni figurative, così si rileva il valore da come si sa rendere la vegetazione e soprattutto gli alberi nelle opere naturalistiche.
Una Natura che Somensari non blocca nell’algido realismo di un acuto osservatore ma che ammorbidisce e interpreta come sa fare solo chi ama profondamente ciò che tratta.
Ma è soprattutto nel rapporto con l’acqua che Somensari si disvela: larghe le sue pennellate trasparenti a fare da fondale a quella soave pace che la Natura sa offrire, se si è in armonia con essa. Magico l’effetto di duplicazione dell’immagine che si coglie nel riflesso di quel ineffabile liquido mondo che diviene punto fo-cale della rappresentazione.
È naturale quindi che Somensari si identifichi, novella pagana divintà, con quel corso d’acqua che finisce per personificare il suo paesaggio: quel fiume che scende vivace e giovinetto dal gran lago, che si ammor-bidisce nella sua maturità attorno alle antiche mura di Manto, per finire la sua esistenza nei torbidi flutti del gran padre Padus.
Somensari scorre la vita del suo fiume come proprio percorso terreno ed è per questo che nei suoi quadri si vive quella misteriosa e catturante sensazione di serenità cullata dai molteplici verdi di fondo rotti, qua e là, da quei rossi aranciati che, a volte, compaiono a punteggiare il suo paesaggio.
Rari in questa sommessa atmosfera quei colori violenti e trasecolanti che denunciano la presenza di una esistenza altra: la capanna di pescatori, la vela di un agile scafo, la pietra di una appena accennata costru-zione.
La perfetta armonia della Natura non può certo essere rotta da presenze urticanti: una presenza animale può violare la magia e, di conseguenza, mai nelle opere di Somensari compare l’uomo.
Quell’essere che è sempre e comunque violatore della Natura e pertanto da ignorare, da cancellare, da non mettere in scena.
E così, senza che quasi ce ne rendiamo conto, Somensari ci rapisce con il suo obliante tocco, con la mor-bida stesura delle sue cromie, con la incantata strutturazione dell’opera.
Tutto paradisiaco nella favola che si rinnova in ogni suo quadro? No, nulla è perfetto! Compare, non di rado, nelle sue opere e quasi sempre in primo piano un albero disseccato, scheletrico sterpo denudato che si protende al cielo.
Forse, inconsapevole metafora del “memento mori” cui anche la Natura pur nella sua trionfante bellezza sarà costretta, o prima o poi, ad inchinarsi e che l’artista, divenuto a questo punto maestro di vita, dram-maticamente ci segnala.
Gilberto Cavicchioli
Giorgio Somensari nasce a Mantova il 24 gennaio 1936, inizia a dipingere all’età di 16 anni, mostrando fin da subito una spiccata sensibilità e un precoce talento. Artisticamente è un autodidatta. Nipote di Luigi Somensari, artista degli anni Venti, dipinge paesaggi lacustri e scorci cittadini di Mantova, dapprima se-guendo le orme dello zio paterno. Diplomatosi geometra, lavora come dirigente per un’azienda di laterizi che lo porta a trascorrere molto tempo lontano dalla sua città e di conseguenza a trascurare anche la pittu-ra. Dal 1996, cessati gli impegni lavorativi, si dedica interamente all’attività artistica. Numerose sono le mostre personali e le rassegne collettive a cui partecipa. Da segnalare è, inoltre, la frequentazione del La-boratorio di Anna Moccia con il Gruppo “I pittori di Via Mazzini”. Di lui hanno scritto diverse persone autorevoli su altrettante testate giornalistiche.
Mostre personali:
2000 - “Vedute Mantovane”, Sabbioneta (Mn). 2001 - “Chiare, Fresche, Dolci Acque”, Galleria Accade-mia, Mantova. 2002 - “Commercio tra Città e Cultura”, Mantova, Piazza Erbe. 2002 - “Tra Mantova e il Garda”, Agriturismo “Il Galeotto”. 2003 - “Paesaggi Gardesani”, Galleria “Al Porto”, Castelletto (Vr). 2003 - “Luci e Colori”, Galleria “Principe Amedeo”, Mantova. 2007 - “Mantova e Dintorni”, Caffè “La Ducale”, Mantova. 2011 - “Atmosfere Virgiliane”, Galleria d’Arte “Balbi”, Mantova. 2012 - “Acque e Cie-li”, Galleria Il Saggio, Mantova. 2013 - Agriturismo San Leone, Governolo (Mn). 2017 - “Il Mincio come metafora di vita”, Galleria Arianna Sartori, Mantova.
Mostre collettive e rassegne:
1997 - 3° Concorso Nazionale di Pittura, Comune di Brenzone (Vr), segnalato.
1997/1998/1999/2000/2001/2002/ 2003/2004/2005/2006 - Canottieri Mincio, Mantova. 1998 - Malcesine (Vr). 1998 - “Un uomo dipinge”, Depositi di Corte Nuova, Palazzo Ducale, Mantova. 1999 - Parco delle Ber-tone, Goito (Mn). 2000 - Malcesine (Vr). 2001 - Massimbona, Goito (Mn), estemporanea. 2002 - Galleria “Principe Amedeo”, Mantova. 2006 - Chiostro Chiesa S. Barnaba. Mantova. 2007 - Piazza delle Erbe, Manto-va, estemporanea. 2008 - Malcesine (Vr). 2008 - Logge di Giulio Romano, Mantova, estemporanea. 2009 - “I Pittori di via Mazzini”, Museo Diocesano, Mantova. 2013 - Galleria Arianna Sartori, Mantova. 2014 - “Cento anni di arte mantovana dal secolo breve ai nostri giorni”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (Mn). 2015 - “MantovainArte2015”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (Mn). 2015 - Canottieri Mincio, Mantova.
18
novembre 2017
Giorgio Somensari – Il Mincio come metafora di vita, dal Benaco al Po
Dal 18 al 30 novembre 2017
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARIANNA SARTORI
Mantova, Via Cappello, 17 , (Mantova)
Mantova, Via Cappello, 17 , (Mantova)
Orario di apertura
dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.30. Domenica 15.30-19.00
Vernissage
18 Novembre 2017, ore 17.00
Autore
Curatore