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Giorgio Trinciarelli – La forma del vuoto
Una ricerca eterogenea, declinata nel cemento, bronzo, ferro, alabastro, vetro, legno, ceramica, polistirolo; elementi con i quali Giorgio Trinciarelli, senza soluzione di continuità e con curiosità empirica, si è confrontato lungo l’intero percorso umano ed artistico della propria esistenza.
Comunicato stampa
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Si inaugura sabato 8 settembre 2018, alle ore 18.30, presso gli spazi espositivi di Villa Orsini di Scorzé (via Roma 53, Scorzè - Venezia), LA FORMA DEL VUOTO, personale dell’artista Giorgio Trinciarelli.
La mostra, visitabile fino a domenica 23 settembre 2018, è curata dal critico d’arte Gaetano Salerno e realizzata in collaborazione con il Comune di Scorzè, con il Circolo Culturale Scorzè e con Segnoperenne.
La forma del vuoto presenterà al pubblico una selezione ragionata di lavori di Giorgio Trinciarelli, esposta secondo un doppio ordine critico, cronologico e tecnico-realizzativo, per ricostruire, attraverso le sculture e le pitture, la storia dell’artista, dagli anni della formazione alla maturità.
Cemento, bronzo, ferro, alabastro, vetro, legno, ceramica, polistirolo sono gli elementi con i quali Giorgio Trinciarelli, senza soluzione di continuità e con curiosità empirica, si è confrontato lungo l’intero percorso umano ed artistico della propria esistenza, dando vita a una ricerca eterogenea ed articolata.
In esposizione sculture di piccole e medie dimensioni, dal primo lavoro in cemento, realizzato nella metà degli anni ’70, alle strutture minimali lapidee, fino alle ultime produzioni metalliche in bronzo e in ferro, alcune presentate per la prima volta in occasione di questa mostra, sulle quali l’artista incide segni di natura pittorica ottenuti mediante processi ossidativi e meccanici.
Alle pareti delle tre grandi sale di Villa Orsini un apparato pittorico di chine (produzione complementare a quella scultorea) per visualizzare l’origine progettuale dell’oggetto scultoreo e apprezzare la poetica della linea sul piano prima che questa assuma forma e consistenza tridimensionale.
Dice l’artista a proposito del proprio lavoro:
“L’espressione figurativa è, prima di tutto, un bisogno, quasi fisiologico, che nasce dall’interno. L’esperienza artistica diventa così uno scavare attraverso la forma, scavando quest’ultima per scavare me stesso, alla ricerca dell’essenza del mio sentire.
In questo sentire confluiscono elementi individuali, interni, esterni, sociali e politici. Le opere nascono come segno (e come gesto) sulla carta, per poi evolvere verso la tridimensionalità, in un processo in cui l’emergere preconscio della forma è fondamentale e condiziona tutto il successivo sviluppo del progetto.
La ricerca poi si sviluppa ulteriormente in indagine sui materiali e sui linguaggi di ciascuno di essi”.
Scrive il critico Gaetano Salerno, curatore della mostra, a proposito della ricerca dell’artista:
“ […] Una produzione eterogenea, elegante e raffinata: dai lineamenti astratti, minimali e solenni, prossima sia all’archetipo classicista, con superfici ora levigate e lucenti (alabastri e bronzi), sia a risvolti modernisti, con superfici solcate da rughe e simboliche ferite (ceramica) e da complessi intagli geometrici (polistirolo) che ha originato, negli anni, un vasto archivio di bozzetti e alternato poi sculture di piccole e grandi dimensioni; aperta però - soprattutto nel più recente filone di ricerca - ad un linguaggio sincretico che ha svelato codici segnici vagamente pittorici sul ferro, conferiti dalle ossidazioni (indotte e concentrate in punti precisi stabiliti dall’artista ma solo in parte determinabili) e dall’uso della smerigliatrice (sulle superfici protette da speciali vernici antiossidazione).
Tutto ciò in ininterrotte affinità dialogiche con lo spazio esterno e circostante con il quale l’artista, attraverso queste creazioni, instaura continui scambi dialettici e simbiotici, lasciando che il peso e la leggerezza dei volumi dell’oggetto scolpito entrino in relazione e coesistano con esso; ecco allora che l’aria e la luce, la massa vuota che riempie l’Universo, indicano imprescindibili variabili per determinare gli ingombri e i confini dei volumi, per esaltarne le superfici, per decretare il punto d’incontro tra le loro presenze e le loro assenze, per alterare e confondere la nostra percezione, per individuare i giusti gradi di distanza e vicinanza tra le cose.
E il vuoto è una condizione esistenziale dell’essere; il nulla accoglie le potenzialità del tutto, le infinite eventualità combinatorie della materia, il pensiero prima che questo divenga azione e il progetto prima che questo divenga oggetto […] “.
(da testo critico catalogo LA FORMA DEL VUOTO, disponibile in mostra)
Giorgio Trinciarelli
Toscano di nascita (Volterra, 1958) ma veneziano d’adozione, vive e lavora a Marghera. Appresa la tecnica dal padre, scultore di metalli e dallo zio, scultore della pietra, l’artista intraprende un percorso plurilinguistico declinato in una vasta produzione scultorea e pittorica su carta, improntate entrambe ad una evidente tensione segnica che fonde elementi razionali a elementi irrazionali. Trasmettendo in entrambi i casi esperienze dirette ed esistenziali emergono così, negli oggetti scolpiti e negli oggetti dipinti, sia le emozioni sia le contraddizioni sociali di una realtà contemporanea della quale egli stesso diviene osservatore e interprete. Dal 1978 espone i suoi lavori in importanti mostre personali e collettive.
La mostra, visitabile fino a domenica 23 settembre 2018, è curata dal critico d’arte Gaetano Salerno e realizzata in collaborazione con il Comune di Scorzè, con il Circolo Culturale Scorzè e con Segnoperenne.
La forma del vuoto presenterà al pubblico una selezione ragionata di lavori di Giorgio Trinciarelli, esposta secondo un doppio ordine critico, cronologico e tecnico-realizzativo, per ricostruire, attraverso le sculture e le pitture, la storia dell’artista, dagli anni della formazione alla maturità.
Cemento, bronzo, ferro, alabastro, vetro, legno, ceramica, polistirolo sono gli elementi con i quali Giorgio Trinciarelli, senza soluzione di continuità e con curiosità empirica, si è confrontato lungo l’intero percorso umano ed artistico della propria esistenza, dando vita a una ricerca eterogenea ed articolata.
In esposizione sculture di piccole e medie dimensioni, dal primo lavoro in cemento, realizzato nella metà degli anni ’70, alle strutture minimali lapidee, fino alle ultime produzioni metalliche in bronzo e in ferro, alcune presentate per la prima volta in occasione di questa mostra, sulle quali l’artista incide segni di natura pittorica ottenuti mediante processi ossidativi e meccanici.
Alle pareti delle tre grandi sale di Villa Orsini un apparato pittorico di chine (produzione complementare a quella scultorea) per visualizzare l’origine progettuale dell’oggetto scultoreo e apprezzare la poetica della linea sul piano prima che questa assuma forma e consistenza tridimensionale.
Dice l’artista a proposito del proprio lavoro:
“L’espressione figurativa è, prima di tutto, un bisogno, quasi fisiologico, che nasce dall’interno. L’esperienza artistica diventa così uno scavare attraverso la forma, scavando quest’ultima per scavare me stesso, alla ricerca dell’essenza del mio sentire.
In questo sentire confluiscono elementi individuali, interni, esterni, sociali e politici. Le opere nascono come segno (e come gesto) sulla carta, per poi evolvere verso la tridimensionalità, in un processo in cui l’emergere preconscio della forma è fondamentale e condiziona tutto il successivo sviluppo del progetto.
La ricerca poi si sviluppa ulteriormente in indagine sui materiali e sui linguaggi di ciascuno di essi”.
Scrive il critico Gaetano Salerno, curatore della mostra, a proposito della ricerca dell’artista:
“ […] Una produzione eterogenea, elegante e raffinata: dai lineamenti astratti, minimali e solenni, prossima sia all’archetipo classicista, con superfici ora levigate e lucenti (alabastri e bronzi), sia a risvolti modernisti, con superfici solcate da rughe e simboliche ferite (ceramica) e da complessi intagli geometrici (polistirolo) che ha originato, negli anni, un vasto archivio di bozzetti e alternato poi sculture di piccole e grandi dimensioni; aperta però - soprattutto nel più recente filone di ricerca - ad un linguaggio sincretico che ha svelato codici segnici vagamente pittorici sul ferro, conferiti dalle ossidazioni (indotte e concentrate in punti precisi stabiliti dall’artista ma solo in parte determinabili) e dall’uso della smerigliatrice (sulle superfici protette da speciali vernici antiossidazione).
Tutto ciò in ininterrotte affinità dialogiche con lo spazio esterno e circostante con il quale l’artista, attraverso queste creazioni, instaura continui scambi dialettici e simbiotici, lasciando che il peso e la leggerezza dei volumi dell’oggetto scolpito entrino in relazione e coesistano con esso; ecco allora che l’aria e la luce, la massa vuota che riempie l’Universo, indicano imprescindibili variabili per determinare gli ingombri e i confini dei volumi, per esaltarne le superfici, per decretare il punto d’incontro tra le loro presenze e le loro assenze, per alterare e confondere la nostra percezione, per individuare i giusti gradi di distanza e vicinanza tra le cose.
E il vuoto è una condizione esistenziale dell’essere; il nulla accoglie le potenzialità del tutto, le infinite eventualità combinatorie della materia, il pensiero prima che questo divenga azione e il progetto prima che questo divenga oggetto […] “.
(da testo critico catalogo LA FORMA DEL VUOTO, disponibile in mostra)
Giorgio Trinciarelli
Toscano di nascita (Volterra, 1958) ma veneziano d’adozione, vive e lavora a Marghera. Appresa la tecnica dal padre, scultore di metalli e dallo zio, scultore della pietra, l’artista intraprende un percorso plurilinguistico declinato in una vasta produzione scultorea e pittorica su carta, improntate entrambe ad una evidente tensione segnica che fonde elementi razionali a elementi irrazionali. Trasmettendo in entrambi i casi esperienze dirette ed esistenziali emergono così, negli oggetti scolpiti e negli oggetti dipinti, sia le emozioni sia le contraddizioni sociali di una realtà contemporanea della quale egli stesso diviene osservatore e interprete. Dal 1978 espone i suoi lavori in importanti mostre personali e collettive.
08
settembre 2018
Giorgio Trinciarelli – La forma del vuoto
Dall'otto al 23 settembre 2018
arte contemporanea
Location
VILLA ORSINI
Scorzè, Via Roma, 53, (Venezia)
Scorzè, Via Roma, 53, (Venezia)
Orario di apertura
giovedì venerdì sabato 16.30 - 19.30
domenica 10.30 - 12.30 e 16.30 - 19.30
Vernissage
8 Settembre 2018, ore 18.30
Autore
Curatore