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Giorgio Trinciarelli – Light and Silence
Due recenti produzioni, evoluzioni di precedenti ricerche scultoree (ciclo dei “ferri”) e pittoriche (chine), punti di partenza di una svolta linguistica ed espressiva dell’artista alla ricerca di nuove forme della comunicazione e di nuovi simbolici luoghi della relazione tra oggetto e spazio.
Comunicato stampa
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Si inaugura sabato 10 novembre 2018, alle ore 18.30, presso gli spazi espositivi dell’Oratorio di Villa Simion di Spinea (via Roma, 265; vedi scheda evento allegata), Light and Silence, personale dell’artista Giorgio Trinciarelli.
La mostra, visitabile fino a mercoledì 14 novembre 2018, è curata dal critico d’arte Gaetano Salerno e realizzata in collaborazione con Segnoperenne.
Light and Silence presenterà al pubblico una selezione critica ragionata di lavori di Giorgio Trinciarelli tratti da differenti periodi di produzione, nel tentativo di creare, assecondando i linguaggi minimali evocati dagli archetipi scultorei e dalle silenziose ma eloquenti trame pittoriche dell’artista, simbiotiche relazioni con la sacralità e l’atmosfera sospesa nel tempo del suggestivo luogo espositivo, gioiello di architettura neoclassica settecentesca della terraferma veneziana.
Nel corso della lunga ricerca espressiva (“un bisogno quasi fisiologico che nasce dall’interno, uno scavare attraverso la forma per scavare me stesso, alla ricerca dell’essenza del mio sentire” dice l’artista a proposito del proprio lavoro) Giorgio Trinciarelli si è confrontato, con curiosità empirica, con materiali quali il cemento, il bronzo, il ferro, l’alabastro, il vetro, il legno, la ceramica, il polistirolo, per dare vita a un’eterogenea e articolata produzione scultorea che ha trovato forti spunti di complementarietà nell’altrettanto ricca e significativa produzione pittorica.
In occasione della mostra di Spinea verrà dato risalto a due recentissime produzioni, punti di partenza di una svolta linguistica ed espressiva dell’artista alla ricerca di nuove forme della comunicazione e di nuovi simbolici luoghi della relazione tra oggetto e spazio: ai lavori tratti dai cicli degli alabastri e delle vetrofusioni verrà infatti affiancata l’ultima ricerca - esposta al pubblico per la prima volta in occasione di questa mostra - semanticamente prossima al ciclo del ferro ma espressione, grazie all’utilizzo ripetuto di un unico elemento modulare (chiodo), di nuove variabili compositive ottenute mediante saldature e interventi meccanici che ne alterano e piegano la forma e ne conducono la valenza oltre l’originaria funzione d’uso, spingendo l’artista a ridiscutere il significato stesso dell’elemento.
Sull’objet-chiodo infatti, talvolta ossidato o trattato con vernice antiossidazione, talvolta verniciato di rosso o lasciato del proprio colore, l’artista concentra la propria azione indagativa per giungere a nuovi stadi di relazione tra sostanze materiche compositive, in dialogo perenne con le loro nature intrinseche e con gli elementi esogeni (l’aria, la luce) che ne definiscono la presenza, talvolta determinata dalla loro sola, silente essenza, talvolta invece rafforzata dalle complesse strutture che si fondono, tra curve e sovrapposizioni, in complesse linee compositive e articolati disegni di luci e ombre, aperture e chiusure, accumulazioni e sottrazioni.
Alle pareti una selezione di lavori pittorici, evoluzione della precedente ricerca di chine su carta, arricchite qui da nuove (per quanto minime, leggere ed essenziali) incursioni cromatiche (chine e acrilico su carta) che ne esaltano le linee e le trame compositive (rafforzate anche dalle nuove e ingrandite dimensioni del supporto) per determinare un definitivo passaggio da una forma dipinta complementare a quella scultorea (oltre il valore progettuale della pittura, dunque) a una conclamata azione pittorica ormai dichiaratamente protagonista di una propria valenza espressiva e resa autonoma dai significati dei quali si riveste e dei quali viene investita.
Un’ulteriore indagine dunque sulle potenzialità espressive della materia piegata e ripiegata su se stessa, a ridefinire la propria natura e a ridisegnare i propri spazi sul bianco dello sfondo che ne svela silentemente la presenza, tra reiterati pieni e vuoti.
Della produzione dell’artista il critico Gaetano Salerno coglie “ […] le ininterrotte affinità dialogiche con lo spazio esterno e circostante con il quale l’artista, attraverso queste creazioni, instaura continui scambi dialettici e simbiotici, lasciando che il peso e la leggerezza dei volumi dell’oggetto scolpito entrino in relazione e coesistano con esso; ecco allora che l’aria e la luce, la massa vuota che riempie l’Universo, indicano imprescindibili variabili per determinare gli ingombri e i confini dei volumi, per esaltarne le superfici, per decretare il punto d’incontro tra le loro presenze e le loro assenze, per alterare e confondere la nostra percezione, per individuare i giusti gradi di distanza e vicinanza tra le cose. E il vuoto è una condizione esistenziale dell’essere; il nulla accoglie le potenzialità del tutto, le infinite eventualità combinatorie della materia, il pensiero prima che questo divenga azione e il progetto prima che questo divenga oggetto […] “.
(da testo critico catalogo "La forma del vuoto", disponibile in mostra)
GIORGIO TRINCIARELLI
Toscano di nascita (Volterra, 1958) ma veneziano d’adozione, vive e lavora a Marghera.
Appresa la tecnica dal padre, scultore di metalli e dallo zio, scultore della pietra, l’artista intraprende un percorso plurilinguistico declinato in una vasta produzione scultorea e pittorica su carta, improntate entrambe ad una evidente tensione segnica che fonde elementi razionali a elementi irrazionali.
Trasmettendo in entrambi i casi esperienze dirette ed esistenziali emergono così, negli oggetti scolpiti e negli oggetti dipinti, sia le emozioni sia le contraddizioni sociali di una realtà contemporanea della quale egli stesso diviene osservatore e interprete.
Dal 1978 espone i suoi lavori in importanti mostre personali e collettive.
La mostra, visitabile fino a mercoledì 14 novembre 2018, è curata dal critico d’arte Gaetano Salerno e realizzata in collaborazione con Segnoperenne.
Light and Silence presenterà al pubblico una selezione critica ragionata di lavori di Giorgio Trinciarelli tratti da differenti periodi di produzione, nel tentativo di creare, assecondando i linguaggi minimali evocati dagli archetipi scultorei e dalle silenziose ma eloquenti trame pittoriche dell’artista, simbiotiche relazioni con la sacralità e l’atmosfera sospesa nel tempo del suggestivo luogo espositivo, gioiello di architettura neoclassica settecentesca della terraferma veneziana.
Nel corso della lunga ricerca espressiva (“un bisogno quasi fisiologico che nasce dall’interno, uno scavare attraverso la forma per scavare me stesso, alla ricerca dell’essenza del mio sentire” dice l’artista a proposito del proprio lavoro) Giorgio Trinciarelli si è confrontato, con curiosità empirica, con materiali quali il cemento, il bronzo, il ferro, l’alabastro, il vetro, il legno, la ceramica, il polistirolo, per dare vita a un’eterogenea e articolata produzione scultorea che ha trovato forti spunti di complementarietà nell’altrettanto ricca e significativa produzione pittorica.
In occasione della mostra di Spinea verrà dato risalto a due recentissime produzioni, punti di partenza di una svolta linguistica ed espressiva dell’artista alla ricerca di nuove forme della comunicazione e di nuovi simbolici luoghi della relazione tra oggetto e spazio: ai lavori tratti dai cicli degli alabastri e delle vetrofusioni verrà infatti affiancata l’ultima ricerca - esposta al pubblico per la prima volta in occasione di questa mostra - semanticamente prossima al ciclo del ferro ma espressione, grazie all’utilizzo ripetuto di un unico elemento modulare (chiodo), di nuove variabili compositive ottenute mediante saldature e interventi meccanici che ne alterano e piegano la forma e ne conducono la valenza oltre l’originaria funzione d’uso, spingendo l’artista a ridiscutere il significato stesso dell’elemento.
Sull’objet-chiodo infatti, talvolta ossidato o trattato con vernice antiossidazione, talvolta verniciato di rosso o lasciato del proprio colore, l’artista concentra la propria azione indagativa per giungere a nuovi stadi di relazione tra sostanze materiche compositive, in dialogo perenne con le loro nature intrinseche e con gli elementi esogeni (l’aria, la luce) che ne definiscono la presenza, talvolta determinata dalla loro sola, silente essenza, talvolta invece rafforzata dalle complesse strutture che si fondono, tra curve e sovrapposizioni, in complesse linee compositive e articolati disegni di luci e ombre, aperture e chiusure, accumulazioni e sottrazioni.
Alle pareti una selezione di lavori pittorici, evoluzione della precedente ricerca di chine su carta, arricchite qui da nuove (per quanto minime, leggere ed essenziali) incursioni cromatiche (chine e acrilico su carta) che ne esaltano le linee e le trame compositive (rafforzate anche dalle nuove e ingrandite dimensioni del supporto) per determinare un definitivo passaggio da una forma dipinta complementare a quella scultorea (oltre il valore progettuale della pittura, dunque) a una conclamata azione pittorica ormai dichiaratamente protagonista di una propria valenza espressiva e resa autonoma dai significati dei quali si riveste e dei quali viene investita.
Un’ulteriore indagine dunque sulle potenzialità espressive della materia piegata e ripiegata su se stessa, a ridefinire la propria natura e a ridisegnare i propri spazi sul bianco dello sfondo che ne svela silentemente la presenza, tra reiterati pieni e vuoti.
Della produzione dell’artista il critico Gaetano Salerno coglie “ […] le ininterrotte affinità dialogiche con lo spazio esterno e circostante con il quale l’artista, attraverso queste creazioni, instaura continui scambi dialettici e simbiotici, lasciando che il peso e la leggerezza dei volumi dell’oggetto scolpito entrino in relazione e coesistano con esso; ecco allora che l’aria e la luce, la massa vuota che riempie l’Universo, indicano imprescindibili variabili per determinare gli ingombri e i confini dei volumi, per esaltarne le superfici, per decretare il punto d’incontro tra le loro presenze e le loro assenze, per alterare e confondere la nostra percezione, per individuare i giusti gradi di distanza e vicinanza tra le cose. E il vuoto è una condizione esistenziale dell’essere; il nulla accoglie le potenzialità del tutto, le infinite eventualità combinatorie della materia, il pensiero prima che questo divenga azione e il progetto prima che questo divenga oggetto […] “.
(da testo critico catalogo "La forma del vuoto", disponibile in mostra)
GIORGIO TRINCIARELLI
Toscano di nascita (Volterra, 1958) ma veneziano d’adozione, vive e lavora a Marghera.
Appresa la tecnica dal padre, scultore di metalli e dallo zio, scultore della pietra, l’artista intraprende un percorso plurilinguistico declinato in una vasta produzione scultorea e pittorica su carta, improntate entrambe ad una evidente tensione segnica che fonde elementi razionali a elementi irrazionali.
Trasmettendo in entrambi i casi esperienze dirette ed esistenziali emergono così, negli oggetti scolpiti e negli oggetti dipinti, sia le emozioni sia le contraddizioni sociali di una realtà contemporanea della quale egli stesso diviene osservatore e interprete.
Dal 1978 espone i suoi lavori in importanti mostre personali e collettive.
10
novembre 2018
Giorgio Trinciarelli – Light and Silence
Dal 10 al 14 novembre 2018
arte contemporanea
Location
VILLA SIMION – BIBLIOTECA COMUNALE
Spinea, Via Roma, 265, (Venezia)
Spinea, Via Roma, 265, (Venezia)
Orario di apertura
domenica lunedì martedì 16.30 - 19.30
mercoledì 16.30 - 18
Vernissage
10 Novembre 2018, h 18.30
Autore
Curatore