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Giorgio Turchetti
Pittore crepuscolare, notturno, cullato dalle note del jazz, sua passione, così appare, ad un primo contatto un po’superficiale, Giorgio Turchetti; ma è un altro l’aspetto che voglio mettere in evidenza: la sua modernità ed il suo contributo all’arte contemporanea
Comunicato stampa
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Blu il colore della lontananza
La pittura di Giorgio Turchetti sostenuta da un formidabile disegno e da una ricca gamma cromatica è testimonianza di quasi un secolo della storia personale del pittore e del suo percorso nello spazio “antico” mediterraneo italiano e greco.
Non è facile descrivere con le parole le sensazioni che provocano sullo spettatore le immagini di un’epoca appena trascorsa, trattandosi di un lavoro ricco di richiami al sociale e che poeticamente descrive i cambiamenti delle città mediterranee che velocemente si sviluppano creando un mondo contrario alla natura del paesaggio.
Per gli Italiani spesso il tempo dell’introspezione e della riflessione indica la necessità di un viaggio in Grecia, come al contrario per i Greci il viaggio “all’occidente” nelle braccia ospitali dell’Italia è la via più sicura verso il progresso.
G.T. ha cercato a Corfù la fermata più vicina del viaggio, luogo dove si fondono questi due aspetti.
Nelle sue opere si sperimentano varie tecniche espressive a volte realistiche altre espressioniste; i temi si svolgono in definitiva in un “topos” comune dove le opere vengono rappresentate con tecnica raffinata e sensibilità umana come accade nelle opere d’arte.
Maria Melenti Storico d’arte
La modernità di Giorgio Turchetti
Pittore crepuscolare, notturno, cullato dalle note del jazz, sua passione, così appare, ad un primo contatto un po’superficiale, Giorgio Turchetti; ma è un altro l’aspetto che voglio mettere in evidenza: la sua modernità ed il suo contributo all’arte contemporanea.
In effetti, uomo del novecento con tutte le contraddizioni del secolo passato, pieno di ideologie e di“ismi” in cui si trova mischiato a volte in modo passivo ed altre volte con un ruolo più attivo, egli attraversa il secolo con un occhio osservatore e riflessivo.
Vicino al sistema del cinema, assorbe, nella sua pittura, le impostazioni visive dove la tecnica del montaggio è una delle principali. Braque afferma:” non credo alle cose, ma alle relazioni tra le cose”. Con queste parole rivendica nei suoi quadri l’aspetto che l’unico vero apporto dell’artista è rappresentato dalle leggi della composizione, molto simili a quelle del montaggio cinematografico.
L’equilibrio tra le diverse citazioni, nella sintesi finale del quadro, corrisponde così all’equilibrio fra un rigorismo astratto ed un’empiria perseguita nella fattura del quadro e nello stendere il colore.
Giorgio Turchetti utilizza raramente la lezione cubista: l’utilizza solo quando riesce a isolarsi e lascia da parte la figura come elemento pregnante; si vedano ad esempio i quadri titolati “Città atomizzate” 1 e 2 del 1968 oppure “Troia è caduta” del 1960 od anche “Chernobil” del 1986. Anche la serie dei quadri sul jazz risente dell’impostazione cubista, soprattutto per la ricerca di una frantumazione dello spazio e per la ricerca dell’espressione di un ritmo. Nei quadri in cui vi è un fattore ideologico, sia elogiativo, sia visto in modo dispregiativo, predomina la figura con una impostazione realista programmatica evidente. I quadri “La classe operaia” del 1970 oppure “Funerali di un anarchico” del 1978 riescono però a superare la funzione quasi propagandistica dell’arte come era teorizzata da El Lisitskij e da Mukarovski.
E’ vero che la funzione estetica è una componente del rapporto tra la collettività e il mondo, ma non è altrettanto vero che la valutazione estetica debba essere programmaticamente subordinata ad altre.
Giorgio Di Roberto
Giorgio Turchetti nasce a Roma nel 1925; appassionato di musica jazz, cinema, pittura, ha fatto varie mostre in Grecia e a Roma, l’ultima, nel maggio 2007, nel refettorio quattrocentesco di Palazzo Venezia.
La pittura di Giorgio Turchetti sostenuta da un formidabile disegno e da una ricca gamma cromatica è testimonianza di quasi un secolo della storia personale del pittore e del suo percorso nello spazio “antico” mediterraneo italiano e greco.
Non è facile descrivere con le parole le sensazioni che provocano sullo spettatore le immagini di un’epoca appena trascorsa, trattandosi di un lavoro ricco di richiami al sociale e che poeticamente descrive i cambiamenti delle città mediterranee che velocemente si sviluppano creando un mondo contrario alla natura del paesaggio.
Per gli Italiani spesso il tempo dell’introspezione e della riflessione indica la necessità di un viaggio in Grecia, come al contrario per i Greci il viaggio “all’occidente” nelle braccia ospitali dell’Italia è la via più sicura verso il progresso.
G.T. ha cercato a Corfù la fermata più vicina del viaggio, luogo dove si fondono questi due aspetti.
Nelle sue opere si sperimentano varie tecniche espressive a volte realistiche altre espressioniste; i temi si svolgono in definitiva in un “topos” comune dove le opere vengono rappresentate con tecnica raffinata e sensibilità umana come accade nelle opere d’arte.
Maria Melenti Storico d’arte
La modernità di Giorgio Turchetti
Pittore crepuscolare, notturno, cullato dalle note del jazz, sua passione, così appare, ad un primo contatto un po’superficiale, Giorgio Turchetti; ma è un altro l’aspetto che voglio mettere in evidenza: la sua modernità ed il suo contributo all’arte contemporanea.
In effetti, uomo del novecento con tutte le contraddizioni del secolo passato, pieno di ideologie e di“ismi” in cui si trova mischiato a volte in modo passivo ed altre volte con un ruolo più attivo, egli attraversa il secolo con un occhio osservatore e riflessivo.
Vicino al sistema del cinema, assorbe, nella sua pittura, le impostazioni visive dove la tecnica del montaggio è una delle principali. Braque afferma:” non credo alle cose, ma alle relazioni tra le cose”. Con queste parole rivendica nei suoi quadri l’aspetto che l’unico vero apporto dell’artista è rappresentato dalle leggi della composizione, molto simili a quelle del montaggio cinematografico.
L’equilibrio tra le diverse citazioni, nella sintesi finale del quadro, corrisponde così all’equilibrio fra un rigorismo astratto ed un’empiria perseguita nella fattura del quadro e nello stendere il colore.
Giorgio Turchetti utilizza raramente la lezione cubista: l’utilizza solo quando riesce a isolarsi e lascia da parte la figura come elemento pregnante; si vedano ad esempio i quadri titolati “Città atomizzate” 1 e 2 del 1968 oppure “Troia è caduta” del 1960 od anche “Chernobil” del 1986. Anche la serie dei quadri sul jazz risente dell’impostazione cubista, soprattutto per la ricerca di una frantumazione dello spazio e per la ricerca dell’espressione di un ritmo. Nei quadri in cui vi è un fattore ideologico, sia elogiativo, sia visto in modo dispregiativo, predomina la figura con una impostazione realista programmatica evidente. I quadri “La classe operaia” del 1970 oppure “Funerali di un anarchico” del 1978 riescono però a superare la funzione quasi propagandistica dell’arte come era teorizzata da El Lisitskij e da Mukarovski.
E’ vero che la funzione estetica è una componente del rapporto tra la collettività e il mondo, ma non è altrettanto vero che la valutazione estetica debba essere programmaticamente subordinata ad altre.
Giorgio Di Roberto
Giorgio Turchetti nasce a Roma nel 1925; appassionato di musica jazz, cinema, pittura, ha fatto varie mostre in Grecia e a Roma, l’ultima, nel maggio 2007, nel refettorio quattrocentesco di Palazzo Venezia.
19
ottobre 2007
Giorgio Turchetti
Dal 19 al 30 ottobre 2007
arte contemporanea
Location
STUDIO DR SPAZIO VISIVO
Roma, Via Tolemaide, 19A, (Roma)
Roma, Via Tolemaide, 19A, (Roma)
Orario di apertura
10.30 - 13.00 / 16.30 - 19.30 – festivi su appuntamento
Vernissage
19 Ottobre 2007, ore 19
Autore