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Giorgio Ulivi – Geometria umana
Esposizione di oltre 50 collages su tela e su pannelli di legno, realizzati da Giorgio Ulivi dal 2004 al 2009.
Comunicato stampa
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Esposizione di oltre 50 collages su tela e su pannelli di legno, realizzati da Giorgio Ulivi dal 2004 al 2009.
La mostra è stata organizzata dal Comune di Pistoia in collaborazione con l’Associazione Amici di Groppoli.
“Le ultime opere di Giorgio Ulivi sono una festa di colori, una pioggia di colori, un volo di colori.
Danza colorata in continuo movimento, libertà geometrica, geometria umana, irregolare, creatrice, al ritmo della mano e della mente del pittore, senza la rigidità delle linee rette nè delle figure classiche, alternando profondità, ritmo e bellezza. Le immagini vengono verso di te, i tuoi occhi vanno verso di loro, in uno spettacolare incontro di esultanza pittorica.
Rossi intensi, rosa vibranti, verdi luminosi, bianchi che risplendono sopra intensi azzurri, gialli di alba e tramonto, grigi sobri, neri vivi che vincono la temibile mortalità della loro natura.
Il colore non uccide il disegno, nè il disegno combatte il colore.
Profondità e prossimità equilibrate nella loro disarmonica armonia. Nessuna fissità nè ripetizione, creazione in movimento continuo, non costruzione.
Ogni opera possiede la propria personalità e tutte – e sono molte – formano una famiglia.
Tradizione e modernità: tradizione in quella capacità italiana, quasi esclusivamente italica, di continua trasfigurazione nella quale perfino la tragedia, il dolore o la morte, si elevano e perdurano grazie alla loro bellezza, immortalità di una bellezza materializzata nella sua trasfigurazione.
Modernità presente e futura difficile intuire come emergono quegli sfondi tracciati su nero o colore nati da fotocopie ingrandite di scrittura e trasformati in disegno, collage serigrafici frammentati, figure dipinte con smalti brillanti sorrette da nobile legno o tela.
La scrittura trascende i segni della sua natura e si mimetizza nel disegno.
Con questa serie Ulivi raggiunge l’apice del suo rigoroso processo creativo.
Malevich o Mondrian, classici moderni e padri della pittura geometrica, dalla quale non si allontana Kandinsky, più musicale e astratto, geometria che nel suo lungo processo è stata elaborata da pittori autentici, a volte con cadute ripetitive da parte dei meno talentuosi, ripetizione astratta o realista, che muore sempre in ginocchio.
Soto, il venezuelano creò prodigiosi cavi pittorici e musicali; Calder, con il suo genio liberò la scultura dalla gravità della materia, mobili o immobili, danzanti all’oscillazione del vento o di un mero afflato, scultura pittorica, litografie che giocano o drammatizzano il loro movimento aereo, replicando il genio picassiano nella creazione della pittura scultorea.
In un’epoca di crisi artistica, sociale e umana nella quale predomina la grettezza di uno sgorbio qualunque venduto a prezzi esorbitanti, solo pochi creatori universali continuano a produrre autentiche opere d’arte, poesia o letteratura. Con le sue opere Ulivi si unisce a questa talentuosa minoranza. La mediocrità avrà pure il suo mercato ma nasce già morta. La vera arte non muore mai, vive sempre per la voluttà degli occhi, alimento e ricchezza del pensiero e dello spirito.”
carlos franqui – Una Festa di Colori
San Juan, Portorico 2009
NOTA BIOGRAFICA
(Vicopisano 1938)
Trasferitosi giovanissimo con la famiglia a Motta di Livenza (Treviso), dove il padre apre una piccola fabbrica di giocattoli, Ulivi trascorre qui la propria infanzia spensierata. A seguito della chiusura dell’attività paterna, la famiglia rientra in Toscana, mentre Giorgio, che deve finire gli studi, rimane presso una zia a Ferrara. dopo una prima formazione artigiana come falegname, ceramista e operaio alla San Giorgio, nel 1956 si iscrive alla Scuola d’Arte di Pistoia e nel 1959 si diploma all’Istituto di Porta Romana a Firenze. Successivamente frequenta i corsi di pittura di Primo Conti con il quale si diploma nel 1964, mantenendo con il maestro contatti
assidui e proficui nel tempo. Già nel 1963 apre uno studio in via Nazario Sauro. Allontanatosi dalla tradizione pittorica figurativa pistoiese, per motivi di studio inerenti la tesi di diploma si avvicina al filone di ricerca del gruppo CO.Br.A, instaurando una intensa corrispondenza con il poeta Dotremont e con Pierre Alechinsky. In questi stessi anni si pone l’amicizia con altri studenti dell’Accademia fiorentina quali Ragusa, Gattuso Lo Monte e Ranaldi con il quale espone in una delle prime personali a Cagliari nel 1967.
I suoi primi lavori si pongono nel solco di una tendenza astratto-espressionista in cui con una nota narrativa ed ironica nudi maschili e femminili si oppongono. Dal 1965 inizia a prendere parte a esposizioni di gruppo: tra le altre si segnalano la I Mostra Giovane Pittura pistoiese con Barni, Buscioni, Ruffi, Simoncini, Vestri nell’ambito delle Settimane dell’arte della Sala Ghibellina a Pistoia.
Ai primi anni settanta il lavoro di Ulivi procede per sperimentazioni in cui trovano eco sollecitazioni culturali e riflessioni artistiche anche contrastanti: la strutturazione è adesso rigorosa e spesso è centrale la contrapposizione tra elementi squadrati e sferici, o tra linee e forme.
A questo momento risalgono i temi delle “Gabbie” e delle “Superfici impossibili”.
Tra il 1976 e il 1978 preponderante è l’impegno nell’insegnamento al Liceo artistico di Lucca e all’Istituto d’Arte di Pistoia, mentre il lavoro di ricerca torna prepotente nei primi anni ottanta con una riflessione sulla valenza cromatica della pittura che era invece stata annullata nelle opere degli anni immediatamente precedenti. Nasce così una riflessione sulla “Struttura-colore” che prende le mosse dalla riflessione/dialogo con il passato e specificatamente con la Deposizione dalla croce di Pontormo in Santa Felicita a Firenze.
agli inconsueti piani cromatici del dipinto di Pontormo l’artista isola una forma geometrico-cromatica; segmenti luminosi e dinamici che divengono gli elementi della ricerca creativa degli anni seguenti, tutta interamente incentrata sulla dialettica tra forma, spazio, colore e superficie. In quest’ottica nascono le opere di “Spartiti” (fine anni settanta) in cui le fasce di colore sfumato e brillante si modulano in un movimento ritmico sempre più dinamico, vorticoso; o i “Relampagos” dei primi anni ottanta, dove il colore ha valore di durata musicale tutta vibrata nell’intensità della luce. Gli anni ottanta sono anni proficui e intensi: dal 1980 al 1989 insegna all’Accademia di Belle Arti di Carrara. La ricerca artistica è segnata positivamente anche dall’amicizia con il poeta cubano Carlos Franqui, con il quale instaura una sorta di sodalizio artistico che sarà di grande stimolo nel lavoro: negli anni successivi in molte occasioni espositive scritti del poeta accompagnano opere di Ulivi. Negli anni Novanta la maturazione linguistica lo porta a indagare il colore e lo spazio secondo funzionalità di trasparenze, ritmo, leggerezza, riflessione. Lo studio è trasferito in questi anni in via dell’Anguillara. Da questa ricerca creativa sulle capacità cromatiche prendono vita le serie dei lavori di “Speculum” (1992) e “Perspecula” (1996), riflesso di una continua tensione del colore verso una libertà dalla superficie e dallo spazio. In queste opere cromatiche geometrie asimmetriche e improbabili specularità si aprono vagando nel dipinto fino a uscire libere dal supporto per invadere lo spazio; oppure il colore trasparente, riflesso dalla superficie di uno specchio retrostante, si moltiplica in un gioco di spazi ribaltati. Nelle opere eseguite a partire dal 2000 Ulivi lavora con frammenti di carte manoscritte che compone con oggetti trovati, corde, plastiche, lamiere e quindi con elementi a strappo di colore serigrafato o steso a mano su carte preziosamente elaborate. Nell’insieme lavora moltiplicando il frammento in particolari che si organizzano in una struttura organica generale.
La mostra è stata organizzata dal Comune di Pistoia in collaborazione con l’Associazione Amici di Groppoli.
“Le ultime opere di Giorgio Ulivi sono una festa di colori, una pioggia di colori, un volo di colori.
Danza colorata in continuo movimento, libertà geometrica, geometria umana, irregolare, creatrice, al ritmo della mano e della mente del pittore, senza la rigidità delle linee rette nè delle figure classiche, alternando profondità, ritmo e bellezza. Le immagini vengono verso di te, i tuoi occhi vanno verso di loro, in uno spettacolare incontro di esultanza pittorica.
Rossi intensi, rosa vibranti, verdi luminosi, bianchi che risplendono sopra intensi azzurri, gialli di alba e tramonto, grigi sobri, neri vivi che vincono la temibile mortalità della loro natura.
Il colore non uccide il disegno, nè il disegno combatte il colore.
Profondità e prossimità equilibrate nella loro disarmonica armonia. Nessuna fissità nè ripetizione, creazione in movimento continuo, non costruzione.
Ogni opera possiede la propria personalità e tutte – e sono molte – formano una famiglia.
Tradizione e modernità: tradizione in quella capacità italiana, quasi esclusivamente italica, di continua trasfigurazione nella quale perfino la tragedia, il dolore o la morte, si elevano e perdurano grazie alla loro bellezza, immortalità di una bellezza materializzata nella sua trasfigurazione.
Modernità presente e futura difficile intuire come emergono quegli sfondi tracciati su nero o colore nati da fotocopie ingrandite di scrittura e trasformati in disegno, collage serigrafici frammentati, figure dipinte con smalti brillanti sorrette da nobile legno o tela.
La scrittura trascende i segni della sua natura e si mimetizza nel disegno.
Con questa serie Ulivi raggiunge l’apice del suo rigoroso processo creativo.
Malevich o Mondrian, classici moderni e padri della pittura geometrica, dalla quale non si allontana Kandinsky, più musicale e astratto, geometria che nel suo lungo processo è stata elaborata da pittori autentici, a volte con cadute ripetitive da parte dei meno talentuosi, ripetizione astratta o realista, che muore sempre in ginocchio.
Soto, il venezuelano creò prodigiosi cavi pittorici e musicali; Calder, con il suo genio liberò la scultura dalla gravità della materia, mobili o immobili, danzanti all’oscillazione del vento o di un mero afflato, scultura pittorica, litografie che giocano o drammatizzano il loro movimento aereo, replicando il genio picassiano nella creazione della pittura scultorea.
In un’epoca di crisi artistica, sociale e umana nella quale predomina la grettezza di uno sgorbio qualunque venduto a prezzi esorbitanti, solo pochi creatori universali continuano a produrre autentiche opere d’arte, poesia o letteratura. Con le sue opere Ulivi si unisce a questa talentuosa minoranza. La mediocrità avrà pure il suo mercato ma nasce già morta. La vera arte non muore mai, vive sempre per la voluttà degli occhi, alimento e ricchezza del pensiero e dello spirito.”
carlos franqui – Una Festa di Colori
San Juan, Portorico 2009
NOTA BIOGRAFICA
(Vicopisano 1938)
Trasferitosi giovanissimo con la famiglia a Motta di Livenza (Treviso), dove il padre apre una piccola fabbrica di giocattoli, Ulivi trascorre qui la propria infanzia spensierata. A seguito della chiusura dell’attività paterna, la famiglia rientra in Toscana, mentre Giorgio, che deve finire gli studi, rimane presso una zia a Ferrara. dopo una prima formazione artigiana come falegname, ceramista e operaio alla San Giorgio, nel 1956 si iscrive alla Scuola d’Arte di Pistoia e nel 1959 si diploma all’Istituto di Porta Romana a Firenze. Successivamente frequenta i corsi di pittura di Primo Conti con il quale si diploma nel 1964, mantenendo con il maestro contatti
assidui e proficui nel tempo. Già nel 1963 apre uno studio in via Nazario Sauro. Allontanatosi dalla tradizione pittorica figurativa pistoiese, per motivi di studio inerenti la tesi di diploma si avvicina al filone di ricerca del gruppo CO.Br.A, instaurando una intensa corrispondenza con il poeta Dotremont e con Pierre Alechinsky. In questi stessi anni si pone l’amicizia con altri studenti dell’Accademia fiorentina quali Ragusa, Gattuso Lo Monte e Ranaldi con il quale espone in una delle prime personali a Cagliari nel 1967.
I suoi primi lavori si pongono nel solco di una tendenza astratto-espressionista in cui con una nota narrativa ed ironica nudi maschili e femminili si oppongono. Dal 1965 inizia a prendere parte a esposizioni di gruppo: tra le altre si segnalano la I Mostra Giovane Pittura pistoiese con Barni, Buscioni, Ruffi, Simoncini, Vestri nell’ambito delle Settimane dell’arte della Sala Ghibellina a Pistoia.
Ai primi anni settanta il lavoro di Ulivi procede per sperimentazioni in cui trovano eco sollecitazioni culturali e riflessioni artistiche anche contrastanti: la strutturazione è adesso rigorosa e spesso è centrale la contrapposizione tra elementi squadrati e sferici, o tra linee e forme.
A questo momento risalgono i temi delle “Gabbie” e delle “Superfici impossibili”.
Tra il 1976 e il 1978 preponderante è l’impegno nell’insegnamento al Liceo artistico di Lucca e all’Istituto d’Arte di Pistoia, mentre il lavoro di ricerca torna prepotente nei primi anni ottanta con una riflessione sulla valenza cromatica della pittura che era invece stata annullata nelle opere degli anni immediatamente precedenti. Nasce così una riflessione sulla “Struttura-colore” che prende le mosse dalla riflessione/dialogo con il passato e specificatamente con la Deposizione dalla croce di Pontormo in Santa Felicita a Firenze.
agli inconsueti piani cromatici del dipinto di Pontormo l’artista isola una forma geometrico-cromatica; segmenti luminosi e dinamici che divengono gli elementi della ricerca creativa degli anni seguenti, tutta interamente incentrata sulla dialettica tra forma, spazio, colore e superficie. In quest’ottica nascono le opere di “Spartiti” (fine anni settanta) in cui le fasce di colore sfumato e brillante si modulano in un movimento ritmico sempre più dinamico, vorticoso; o i “Relampagos” dei primi anni ottanta, dove il colore ha valore di durata musicale tutta vibrata nell’intensità della luce. Gli anni ottanta sono anni proficui e intensi: dal 1980 al 1989 insegna all’Accademia di Belle Arti di Carrara. La ricerca artistica è segnata positivamente anche dall’amicizia con il poeta cubano Carlos Franqui, con il quale instaura una sorta di sodalizio artistico che sarà di grande stimolo nel lavoro: negli anni successivi in molte occasioni espositive scritti del poeta accompagnano opere di Ulivi. Negli anni Novanta la maturazione linguistica lo porta a indagare il colore e lo spazio secondo funzionalità di trasparenze, ritmo, leggerezza, riflessione. Lo studio è trasferito in questi anni in via dell’Anguillara. Da questa ricerca creativa sulle capacità cromatiche prendono vita le serie dei lavori di “Speculum” (1992) e “Perspecula” (1996), riflesso di una continua tensione del colore verso una libertà dalla superficie e dallo spazio. In queste opere cromatiche geometrie asimmetriche e improbabili specularità si aprono vagando nel dipinto fino a uscire libere dal supporto per invadere lo spazio; oppure il colore trasparente, riflesso dalla superficie di uno specchio retrostante, si moltiplica in un gioco di spazi ribaltati. Nelle opere eseguite a partire dal 2000 Ulivi lavora con frammenti di carte manoscritte che compone con oggetti trovati, corde, plastiche, lamiere e quindi con elementi a strappo di colore serigrafato o steso a mano su carte preziosamente elaborate. Nell’insieme lavora moltiplicando il frammento in particolari che si organizzano in una struttura organica generale.
14
marzo 2009
Giorgio Ulivi – Geometria umana
Dal 14 marzo al 02 maggio 2009
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE MARINO MARINI
Pistoia, Corso Silvano Fedi, 30, (Pistoia)
Pistoia, Corso Silvano Fedi, 30, (Pistoia)
Orario di apertura
marzo 10,00 -17,00
maggio 10,00 – 18,00 chiuso la domenica
Vernissage
14 Marzo 2009, ore 17
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