Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Giorgione – Il ritorno della Pala
A mezzodì dell’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, le campane di tutte le chiese di Castelfranco Veneto suoneranno a festa per salutare il ritorno della Pala del Giorgione nel Duomo della città
Comunicato stampa
Segnala l'evento
A mezzodì dell’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, le campane di tutte le chiese di Castelfranco Veneto suoneranno a festa per salutare il ritorno della Pala del Giorgione nel Duomo della città.
Vi mancava dalla fine di febbraio 2002, quando ne venne deciso il trasferimento a Venezia per restauri definiti improrogabili. Conclusi questi, il capolavoro del Giorgione è rimasto nel capoluogo lagunare per essere esposto nella mostra dedicata all’artista e quindi, come attrattiva, nelle Gallerie dell’Accademia.
Il tutto in attesa che la Cappella Costanzo del Duomo di Castelfranco venisse sottoposta ad una complesso insieme di interventi tali da trasformarla in una sofisticata “teca tecnologica” in grado di assicurare una perfetta conservazione alla grande tavola su cui, tra il 1503 e il 1504, Giorgio da Castelfranco raffigurò la “Madonna in trono con il Bambino e i santi Francesco e Nicasio” su committenza del siciliano Tuzio Costanzo che volle il dipinto in memoria del ventitreenne figlio Matteo morto al servizio della Serenissima.
Soprintendenze competenti, Parrocchia, Comune, anche grazie alla collaborazione di Rotary Club, Unicredit Banca, Graficart-Artigrafiche di Resana, Ascom Castelfranco e Pettenon Cosmetici, hanno finanziato e realizzato tutti gli interventi necessari ad un sicuro ritorno della fragile opera.
Non sono mancati, quando l’attesa sembrava doversi procrastinare all’infinito e alcuni adombravano manovre per rendere definitiva la permanenza della Pala a Venezia, interventi delle autorità locali religiose e politiche e della stessa popolazione della città che, qualche mese fa, di fronte alla sensazione di un ennesimo stallo, ha persino organizzato un sit-in di fronte alle Gallerie dell’Accademia per reclamare il ritorno dell’opera.
“Senza la nostra Pala ci sentivamo un po’ orfani, afferma il Sindaco di Castelfranco Maria Gomierato. Il dipinto del Giorgione, amatissimo dalla nostra gente, non è solo uno dei grandi capolavori universali della storia dell’arte ma il simbolo di Castelfranco, città d’arte tra le più belle del Veneto”.
A sentirsi orfani della Pala, in questi tre anni di esilio veneziano, sono stati anche i turisti che giungono, da mezzo mondo, a Castelfranco proprio sollecitati dalla presenza del celebre dipinto e che si sono trovati un cantiere sbarrato al posto della Pala.
Per il ritorno della “Madonna” del Giorgione, si apriranno le porte anche di un altro tesoro, praticamente sconosciuto, del Duomo: la Sacrestia dell’Abate Mitrato, scrigno di oggetti di culto di straordinaria preziosità ma soprattutto luogo dove è custodito il nucleo più importante di un capolavoro disperso e in gran parte perduto: il ciclo di affreschi che Paolo Veronese realizzò nel 1551 per la villa Soranza di Treville, località contigua alla città murata di Castelfranco. Quando, nel 1817, venne deciso l’abbattimento del sontuoso edificio progettato da Michele Sanmicheli, cultori locali decisero di tentare lo stacco delle principali scene affrescate. L’intervento, ancorché condotto con mezzi allora sperimentali, riuscì.
Del centinaio di lacerti tratti dalle decorazioni del Veronese, i sei che da allora sono conservati all’interno della Sacrestia del Duomo di Castelfranco rappresentano il nucleo superstite più importante e numeroso. Della stragrande maggioranza si sono perse le tracce e ammirare oggi le figure celate all’interno della Sacrestia dell’Abate Mitrato del Duomo consente di avere almeno una sensazione della grandezza del capolavoro decorativo andato purtroppo perduto.
L’itinerario culturale che Castelfranco propone ai turisti che torneranno ad ammirare la Pala si estende, fuori del Duomo, alla contigua Casa del Giorgione. L’edificio deve il nome al Fregio delle Arti Liberali e Meccaniche, attribuito al Maestro, che ne impreziosisce il salone del piano nobile. L’affresco, che da sempre costituisce un vero rompicapo per gli studiosi, sia a livello attributivo che di lettura di ciò che in esso l’artista ha voluto rappresentare, costituisce una sofisticata sintesi del raffinato sapere alchemico e filosofico del primo Rinascimento.
Dopo aver ammirato questo meraviglioso “concentrato” di arte veneta del Cinquecento, l’invito è di immergersi nell’atmosfera della città che vive entro la cinta muraria duecentesca per poi uscire, al di là delle porte, verso le Bastie e la grandiosa Piazza del mercato, un tempo “franco”, naturalmente intitolata al Giorgione.
Tutto intorno un territorio dove lo sviluppo urbanistico ed industriale non ha annullato il fascino di autentiche meraviglie: le molte ville, tra cui le palladiane Ville Emo a Fanzolo e Barbaro, a Maser, i sontuosi parchi e giardini storici, tra i più ammirati quello di Villa Revedin Bolasco, sino allo stupore e allo straniamento che Carlo Scarpa ha saputo creare intorno ad uno dei monumenti più importanti dell’architettura contemporanea: il Cimitero Brion a San Vito d’Altivole. Senza dimenticare la Casa di Pio X a Riese o le preistoriche “Motte” di Godego e le altre infinite piccole e grandi scoperte che un territorio variegato come quello della “Castellana” propone con grande dovizia.
Senza dimenticare, ancora, che qui la gastronomia è arte e che in queste campagne si coltiva ancora la specie più raffinata e rara di radicchio, quel “Variegato di Castelfranco”, a tutti noto come l’inarrivabile “fiore che si mangia”.
Vi mancava dalla fine di febbraio 2002, quando ne venne deciso il trasferimento a Venezia per restauri definiti improrogabili. Conclusi questi, il capolavoro del Giorgione è rimasto nel capoluogo lagunare per essere esposto nella mostra dedicata all’artista e quindi, come attrattiva, nelle Gallerie dell’Accademia.
Il tutto in attesa che la Cappella Costanzo del Duomo di Castelfranco venisse sottoposta ad una complesso insieme di interventi tali da trasformarla in una sofisticata “teca tecnologica” in grado di assicurare una perfetta conservazione alla grande tavola su cui, tra il 1503 e il 1504, Giorgio da Castelfranco raffigurò la “Madonna in trono con il Bambino e i santi Francesco e Nicasio” su committenza del siciliano Tuzio Costanzo che volle il dipinto in memoria del ventitreenne figlio Matteo morto al servizio della Serenissima.
Soprintendenze competenti, Parrocchia, Comune, anche grazie alla collaborazione di Rotary Club, Unicredit Banca, Graficart-Artigrafiche di Resana, Ascom Castelfranco e Pettenon Cosmetici, hanno finanziato e realizzato tutti gli interventi necessari ad un sicuro ritorno della fragile opera.
Non sono mancati, quando l’attesa sembrava doversi procrastinare all’infinito e alcuni adombravano manovre per rendere definitiva la permanenza della Pala a Venezia, interventi delle autorità locali religiose e politiche e della stessa popolazione della città che, qualche mese fa, di fronte alla sensazione di un ennesimo stallo, ha persino organizzato un sit-in di fronte alle Gallerie dell’Accademia per reclamare il ritorno dell’opera.
“Senza la nostra Pala ci sentivamo un po’ orfani, afferma il Sindaco di Castelfranco Maria Gomierato. Il dipinto del Giorgione, amatissimo dalla nostra gente, non è solo uno dei grandi capolavori universali della storia dell’arte ma il simbolo di Castelfranco, città d’arte tra le più belle del Veneto”.
A sentirsi orfani della Pala, in questi tre anni di esilio veneziano, sono stati anche i turisti che giungono, da mezzo mondo, a Castelfranco proprio sollecitati dalla presenza del celebre dipinto e che si sono trovati un cantiere sbarrato al posto della Pala.
Per il ritorno della “Madonna” del Giorgione, si apriranno le porte anche di un altro tesoro, praticamente sconosciuto, del Duomo: la Sacrestia dell’Abate Mitrato, scrigno di oggetti di culto di straordinaria preziosità ma soprattutto luogo dove è custodito il nucleo più importante di un capolavoro disperso e in gran parte perduto: il ciclo di affreschi che Paolo Veronese realizzò nel 1551 per la villa Soranza di Treville, località contigua alla città murata di Castelfranco. Quando, nel 1817, venne deciso l’abbattimento del sontuoso edificio progettato da Michele Sanmicheli, cultori locali decisero di tentare lo stacco delle principali scene affrescate. L’intervento, ancorché condotto con mezzi allora sperimentali, riuscì.
Del centinaio di lacerti tratti dalle decorazioni del Veronese, i sei che da allora sono conservati all’interno della Sacrestia del Duomo di Castelfranco rappresentano il nucleo superstite più importante e numeroso. Della stragrande maggioranza si sono perse le tracce e ammirare oggi le figure celate all’interno della Sacrestia dell’Abate Mitrato del Duomo consente di avere almeno una sensazione della grandezza del capolavoro decorativo andato purtroppo perduto.
L’itinerario culturale che Castelfranco propone ai turisti che torneranno ad ammirare la Pala si estende, fuori del Duomo, alla contigua Casa del Giorgione. L’edificio deve il nome al Fregio delle Arti Liberali e Meccaniche, attribuito al Maestro, che ne impreziosisce il salone del piano nobile. L’affresco, che da sempre costituisce un vero rompicapo per gli studiosi, sia a livello attributivo che di lettura di ciò che in esso l’artista ha voluto rappresentare, costituisce una sofisticata sintesi del raffinato sapere alchemico e filosofico del primo Rinascimento.
Dopo aver ammirato questo meraviglioso “concentrato” di arte veneta del Cinquecento, l’invito è di immergersi nell’atmosfera della città che vive entro la cinta muraria duecentesca per poi uscire, al di là delle porte, verso le Bastie e la grandiosa Piazza del mercato, un tempo “franco”, naturalmente intitolata al Giorgione.
Tutto intorno un territorio dove lo sviluppo urbanistico ed industriale non ha annullato il fascino di autentiche meraviglie: le molte ville, tra cui le palladiane Ville Emo a Fanzolo e Barbaro, a Maser, i sontuosi parchi e giardini storici, tra i più ammirati quello di Villa Revedin Bolasco, sino allo stupore e allo straniamento che Carlo Scarpa ha saputo creare intorno ad uno dei monumenti più importanti dell’architettura contemporanea: il Cimitero Brion a San Vito d’Altivole. Senza dimenticare la Casa di Pio X a Riese o le preistoriche “Motte” di Godego e le altre infinite piccole e grandi scoperte che un territorio variegato come quello della “Castellana” propone con grande dovizia.
Senza dimenticare, ancora, che qui la gastronomia è arte e che in queste campagne si coltiva ancora la specie più raffinata e rara di radicchio, quel “Variegato di Castelfranco”, a tutti noto come l’inarrivabile “fiore che si mangia”.
08
dicembre 2005
Giorgione – Il ritorno della Pala
08 dicembre 2005
arte antica
presentazione
presentazione
Location
DUOMO
Castelfranco Veneto, Piazza Del Duomo, (Treviso)
Castelfranco Veneto, Piazza Del Duomo, (Treviso)
Ufficio stampa
STUDIO ESSECI
Autore