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Giovan Francesco Gonzaga – Il principe dei cavalli
Per l’inaugurazione dell nuovo ampi spazio espositivo di Art & Wine Gallery nelle alte torri decorate del castello di Asti ecco una personale celebrativa del grande maestro amato anche da De Chirico. A 3 anni dalla sua scomparsa una personale con 35 oli di Giovan Francesco Gonzaga
Comunicato stampa
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GIOVAN FRANCESCO GONZAGA
IL PRINCIPE DEI CAVALLI
35 oli su tela, 3 sculture in bronzo
AL MIO SIRE
Quando cavalco attraverso i prati il mio cuore vagabonda nel mattino denso di brume.
Sento le peste della tua andatura nel gran silenzio verde.
Dalle froge fumida il tuo respiro mentre la criniera ha un fremito di vento.
Allento le redini e premo leggermente i tuoi fianchi e rispondi generoso col tuo splendido galoppo verso la linea perduta dell’orizzonte.
Guardo l’immenso cielo e fondendomi con te mi sento il padrone del mondo.
Giovan Francesco Gonzaga
Dall’antichità al medioevo, dalle visioni dell’Apocalisse ai miti, dalle leggende alle fiabe, il cavallo bianco è simbolo della regalità e del Bene. E proprio uno splendido stallone dal candido manto è l’icona che porta il “principe” nel Castello di Asti. Per l’abbrivio del nuovo ampio spazio di Art & Wine Gallery (and Magazine) nelle alte e decorate torri del Palazzo Medici del Vascello di piazza Roma ci è parso propizio onorare, a tre anni dalla sua morte, la memoria di un inclito maestro dell’arte contemporanea che ai destrieri ha donato non solo il suo eccezionale talento pittorico ma anche la sua sincera affezione e financo il suo lirismo poetico; caratteristiche per cui è stato altresì magistralmente definito “il pittore che sussurrava ai cavalli”.
Giovan Francesco Gonzaga (Milano 1921-2007), per un verso erede artistico del primo Giorgio De Chirico “barocco”, per un altro autonoma e consapevole evoluzione del suo stesso mai celato ispiratore, viene celebrato come Il Principe dei Cavalli a partire da giovedì 24 febbraio in una mostra personale che mette in luce le più importanti tematiche espressive del pittore lombardo. Grazie alla collaborazione con il figlio Roberto Gonzaga e la vedova Rosy Riccioli Gonzaga (titolare della galleria d’arte Il Salotto di Milano) è infatti possibile apprezzare ben 35 oli su tela e tre sculture del compianto maestro destinato a lasciare una vestigia indelebile nel Parnaso dell’arte figurale del ventesimo secolo. Dipinti che esprimono la mirabile cifra pittorica con cui quest’artista, nel rispetto del credo barocco ed espressionista, votandosi ad uno sviluppo del colore e delle sue immense ed incantevoli potenzialità emotive nelle sue sfumature cromatiche e tonali, ha portato sulla tela la vitalità e la bellezza colta nella natura; a cominciare proprio dall’amato equino, sia come cavallo fedele e pugnace alleato di battaglia del suo cavaliere, sia come stallone riottoso e superbo nel suo tracotante vigore e splendore.
Sono esposte (e in vendita al pubblico) opere di eccezionale bellezza, raffinatezza e rarità inconopoietica che rappresentano trent’anni di produzione artistica: dai Cavalieri orientali sulla battigia del 1977 al più recente Omaggio alla Rossa (Ferrari di Formula 1) del 1999. Le materiche guarnizioni sgargianti d’oro dei cavalieri Ussari e la solarità corrusca dei Corsieri Berberi compaiono in varie tele ove le figurazioni di Gonzaga assumono ora pose imponenti e statuarie ora dinamismi travolgenti ed emozionanti da togliere il fiato come nelle sue memorabili cariche: fino alle testimonianze “autobiografiche” di quel Savoia Cavalleria in cui si arruolò volontario ed alle celebrazioni di Carabinieri a cavallo, corazzieri, lancieri e via narrando frammenti di storia.
Vittorio Sgarbi rileva la «poetica visionaria» dei cavalli e cavalieri di Gonzaga: «Qui le immagini vibrano di inquietudine nel segno della lotta dell’uomo contro se stesso, nell’inferno di una storia che sembra ripetere sempre lo stesso dramma. Ma se il disegno preparatorio è mirabile, il colore di questo artista ha una regalità e una sensbilità che provengono da una percezione musicale della cromia dove la tavolozza si esprime in improvvisi, in variazioni e in ritmi pulsanti», oserei dire veementi come l’assalto della Guardia imperiale ad Austerlitz. Questa abilità emerge in modo eccelso anche dai fondali delle tele gonzaghiane ove un alone soprannaturale, quasi metafisico avvolge in nebulose cromie e sfumature, a volte dai contrasti parossistici, tutti i protagonisti, siano essi cavalli o cavalieri, fino a permearli di un’aura ora sacra, ora epica, come nell’Impennata dello stallone bianco (1993) evocatore di un Pegaso rinato sulla terra che par librarsi al galoppo nell’aria come se avesse nostalgia del volo... Rimirando gli effetti tonali di tali contorni scenografici e i suoi famosi guerrieri Berberi viene difficile non notare pregevoli analogie col celebre “Marocchino” di Eugene Delacroix conservato all’Hermitage.
Proprio le cromie magiche catalizzano lo sguardo con espressività pittoriche ora sfumate in dolcissime venature tonali nei luminosi ed aprìci paesaggi (come il bellissimo Rosso veneziano del 1990), ora più vivide nelle Nature morte che illuminano coi loro riflessi gli angoli d’Italia in cui paiono essersi materializzate per incantesimo. Di grandissima suggestione è sicuramente il Vultus Sindonis del 1999 che rievoca la Sacra Reliquia con una maestria di intimismo spirituale ed un profondo ieratico entusiamo (nel senso etimologico del termine di “trasporto divino”).
In ossequio alle ispirazioni storico-mitologiche già care al “pictor optimus” De Chirico, da cui ricevette plauso autografo, ecco due dei pezzi più importanti dell’intera mostra: L’elmo, la lorica e la spada di Cesare del 1998 e il Miles et Aquilifer del 1980 che si distinguono anche per le dimensioni, 70 x 90 il primo, 55 x 100 il secondo. Chiudono una rassegna davvero eccezionale ed unica tre sculture del 2004 con cavalieri in bronzo e numerose tecniche miste, grafiche e serigrafie.
IL PRINCIPE DEI CAVALLI
35 oli su tela, 3 sculture in bronzo
AL MIO SIRE
Quando cavalco attraverso i prati il mio cuore vagabonda nel mattino denso di brume.
Sento le peste della tua andatura nel gran silenzio verde.
Dalle froge fumida il tuo respiro mentre la criniera ha un fremito di vento.
Allento le redini e premo leggermente i tuoi fianchi e rispondi generoso col tuo splendido galoppo verso la linea perduta dell’orizzonte.
Guardo l’immenso cielo e fondendomi con te mi sento il padrone del mondo.
Giovan Francesco Gonzaga
Dall’antichità al medioevo, dalle visioni dell’Apocalisse ai miti, dalle leggende alle fiabe, il cavallo bianco è simbolo della regalità e del Bene. E proprio uno splendido stallone dal candido manto è l’icona che porta il “principe” nel Castello di Asti. Per l’abbrivio del nuovo ampio spazio di Art & Wine Gallery (and Magazine) nelle alte e decorate torri del Palazzo Medici del Vascello di piazza Roma ci è parso propizio onorare, a tre anni dalla sua morte, la memoria di un inclito maestro dell’arte contemporanea che ai destrieri ha donato non solo il suo eccezionale talento pittorico ma anche la sua sincera affezione e financo il suo lirismo poetico; caratteristiche per cui è stato altresì magistralmente definito “il pittore che sussurrava ai cavalli”.
Giovan Francesco Gonzaga (Milano 1921-2007), per un verso erede artistico del primo Giorgio De Chirico “barocco”, per un altro autonoma e consapevole evoluzione del suo stesso mai celato ispiratore, viene celebrato come Il Principe dei Cavalli a partire da giovedì 24 febbraio in una mostra personale che mette in luce le più importanti tematiche espressive del pittore lombardo. Grazie alla collaborazione con il figlio Roberto Gonzaga e la vedova Rosy Riccioli Gonzaga (titolare della galleria d’arte Il Salotto di Milano) è infatti possibile apprezzare ben 35 oli su tela e tre sculture del compianto maestro destinato a lasciare una vestigia indelebile nel Parnaso dell’arte figurale del ventesimo secolo. Dipinti che esprimono la mirabile cifra pittorica con cui quest’artista, nel rispetto del credo barocco ed espressionista, votandosi ad uno sviluppo del colore e delle sue immense ed incantevoli potenzialità emotive nelle sue sfumature cromatiche e tonali, ha portato sulla tela la vitalità e la bellezza colta nella natura; a cominciare proprio dall’amato equino, sia come cavallo fedele e pugnace alleato di battaglia del suo cavaliere, sia come stallone riottoso e superbo nel suo tracotante vigore e splendore.
Sono esposte (e in vendita al pubblico) opere di eccezionale bellezza, raffinatezza e rarità inconopoietica che rappresentano trent’anni di produzione artistica: dai Cavalieri orientali sulla battigia del 1977 al più recente Omaggio alla Rossa (Ferrari di Formula 1) del 1999. Le materiche guarnizioni sgargianti d’oro dei cavalieri Ussari e la solarità corrusca dei Corsieri Berberi compaiono in varie tele ove le figurazioni di Gonzaga assumono ora pose imponenti e statuarie ora dinamismi travolgenti ed emozionanti da togliere il fiato come nelle sue memorabili cariche: fino alle testimonianze “autobiografiche” di quel Savoia Cavalleria in cui si arruolò volontario ed alle celebrazioni di Carabinieri a cavallo, corazzieri, lancieri e via narrando frammenti di storia.
Vittorio Sgarbi rileva la «poetica visionaria» dei cavalli e cavalieri di Gonzaga: «Qui le immagini vibrano di inquietudine nel segno della lotta dell’uomo contro se stesso, nell’inferno di una storia che sembra ripetere sempre lo stesso dramma. Ma se il disegno preparatorio è mirabile, il colore di questo artista ha una regalità e una sensbilità che provengono da una percezione musicale della cromia dove la tavolozza si esprime in improvvisi, in variazioni e in ritmi pulsanti», oserei dire veementi come l’assalto della Guardia imperiale ad Austerlitz. Questa abilità emerge in modo eccelso anche dai fondali delle tele gonzaghiane ove un alone soprannaturale, quasi metafisico avvolge in nebulose cromie e sfumature, a volte dai contrasti parossistici, tutti i protagonisti, siano essi cavalli o cavalieri, fino a permearli di un’aura ora sacra, ora epica, come nell’Impennata dello stallone bianco (1993) evocatore di un Pegaso rinato sulla terra che par librarsi al galoppo nell’aria come se avesse nostalgia del volo... Rimirando gli effetti tonali di tali contorni scenografici e i suoi famosi guerrieri Berberi viene difficile non notare pregevoli analogie col celebre “Marocchino” di Eugene Delacroix conservato all’Hermitage.
Proprio le cromie magiche catalizzano lo sguardo con espressività pittoriche ora sfumate in dolcissime venature tonali nei luminosi ed aprìci paesaggi (come il bellissimo Rosso veneziano del 1990), ora più vivide nelle Nature morte che illuminano coi loro riflessi gli angoli d’Italia in cui paiono essersi materializzate per incantesimo. Di grandissima suggestione è sicuramente il Vultus Sindonis del 1999 che rievoca la Sacra Reliquia con una maestria di intimismo spirituale ed un profondo ieratico entusiamo (nel senso etimologico del termine di “trasporto divino”).
In ossequio alle ispirazioni storico-mitologiche già care al “pictor optimus” De Chirico, da cui ricevette plauso autografo, ecco due dei pezzi più importanti dell’intera mostra: L’elmo, la lorica e la spada di Cesare del 1998 e il Miles et Aquilifer del 1980 che si distinguono anche per le dimensioni, 70 x 90 il primo, 55 x 100 il secondo. Chiudono una rassegna davvero eccezionale ed unica tre sculture del 2004 con cavalieri in bronzo e numerose tecniche miste, grafiche e serigrafie.
27
febbraio 2011
Giovan Francesco Gonzaga – Il principe dei cavalli
Dal 27 febbraio al 03 aprile 2011
arte contemporanea
Location
ART & WINE GALLERY – PALAZZO MEDICI DEL VASCELLO
Asti, Piazza Roma, 13, (Asti)
Asti, Piazza Roma, 13, (Asti)
Orario di apertura
domenica, mercoledì e giovedì alle ore 15,30 alle 19,30
venerdì e sabato dalle 11 alle 13 e dalle 15,30 alle 19,30
Vernissage
27 Febbraio 2011, ore 16,30
Autore
Curatore