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Giovani Esordi 2006
Giovani Esordi propone di dare spazio a 11 artisti emergenti, accomunati dalla formazione accademica ma divisi nella scelta del proprio personale linguaggio espressivo con il quale cercano di entrare nel mondo dell’arte e confrontarsi con esso
Comunicato stampa
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Come vogliamo chiamarli… prove tecniche di genialità, i lavori che dieci allievi dell’Accademia di Belle Arti di Roma espongono qui al Castello di Graffignano, non lontano da Viterbo ? La definizione mi sembra appropriata perché di creatività e d’inventiva ne emerge tanta. Il titolo ufficiale della mostra, giustamente, è Giovani Esordi, ma in questi casi l’aggettivo pare sempre una scusante, come a dire: non chiedetemi di più, sono giovane. A mio modesto avviso, invece, questi ragazzi dimostrano una maturità e una profondità tutt’altro che giovanili. Sono aggiornati sui linguaggi pittorici più recenti e usano la tecnica con perfetta cognizione di causa. Naturalmente, tutti insieme fanno l’effetto di una composizione di fiori variopinti perché ciascuno differisce sostanzialmente dall’altro e, anzi, all’interno delle loro stesse scelte personali, emergono delle diversità che, però, altro non sono che il segno di un’effervescenza culturale che ha il dovere di provare contestualmente strade diverse. Del resto, è lo stesso corso di studi dell’Accademia che propone loro prospettive diversificate che poi, talvolta, finiscono per coincidere con gli interessi personali. Mi pare il caso di Carita Lupatelli che, partendo dallo studio anatomico e utilizzandolo in maniera creativa e professionale, è approdata al mondo del fumetto. Qui si è fabbricata un linguaggio asciutto e strutturato che non lascia spazio alle sbavature, ma utilizza sapientemente il mezzo antico e difficile del bianco e nero. Claudio Silvano, invece, è attratto dalla problematica dei riflessi, con opere che risentono fortemente del taglio fotografico, ma che, al tempo stesso, si riscattano con la sottile matericità della pittura. Silvano ha visto e studiato il primo Bacon, ha risentito della pop art americana e della poetica di Hopper. Due sedili del bus possono allora diventare un esercizio di stile nell’analisi puntuale dei riflesso che rivelano la loro natura di plastica, ma possono anche essere le orme di due persone che si sono appena alzate lasciando là, sulla seduta, il vuoto delle loro vite e dei loro ricordi. Certo è che questi ragazzi sanno provare con efficacia tutte le frecce che hanno al loro arco. Così, Daniela Mastrangelo passa con disinvoltura dalla scelta di un astratto decorativo ed elegante, dove il colore gioca un ruolo di primaria importanza quale supporto di una grafica raffinata, a quella del figurativo più fotografico. È il caso di "Faccia", dove l’uso sapiente del bianco e nero restituisce il mistero di un volto e della persona che ci sta dietro. L’attenzione di Elisabetta Magnante, invece, si concentra sul paesaggio e sui suoi aspetti evocativi che vanno dagli alberi spogli che si tendono verso il cielo quasi ad artigliarlo, fino alle distese acquitrinose dove, specchiandosi, il cielo si sposa con la terra. La tecnica prediletta di Gina Massariello è il colore ad acqua le cui macchie nebulose richiamano le forme. Allora, lo spandersi dell’acquarello sulla carta rimanda alla memoria di volti e di corpi, con ombre, luci e figure. Al contrario, l’uso che Gina fa della tecnica ad olio struttura la figura in una plastica rigorosa dove le vaghe ombre dell’acquarello sono adesso perentori passaggi di piano. Quelli d’Ilaria Bragalone, sono studi di nudo dal vero, realizzati con colori caldi, dove la ricerca del volume diventa l’elemento preponderante quando l’autrice non si lasci andare ai calligrafismi dell’inchiostro. Del resto quello del corpo nudo è un tema che affascina anche Martina Donati, la quale però, non di rado si abbandona anche a composizioni astratte che talora nascondono riferimenti figurativi, come volti e profili. Sono proprio i volti, invece, i soggetti preferiti di Michele D’Aloisio, volti abbandonati alla tranquilla serenità del sonno. La poetica di Monica Neri attinge al gioco delle carte che legge come metafora della vita. Il percorso di Monica è complesso e coinvolge diversi linguaggi, da quello pittorico a quello incisorio, grazie al quale le carte addirittura si animano. Infine, Verdiana Patacchini dedica gran parte del suo talento allo studio del corpo umano, soprattutto femminile che indaga grazie alla frequentazione della modella. Il suo tocco è sapiente, la pennellata va a strutturare l’immagine conferendole volume e consistenza. Tuttavia, la sensibilità di Verdiana guida la mano e il pennello verso un’indagine più sottile che scava dietro l’apparenza della figura e, attraverso lo sguardo della modella, rivela un universo interiore che altrimenti rimarrebbe muto.
Come si vede le strade tentate sono tante, più di una per ciascuno degli artisti presentati, ma una preponderanza emerge, quella dell’interesse per il corpo e la figura che, nell’Accademia di Roma, viene studiato con passione e competenza, patrimonio irrinunciabile per chiunque voglia dedicarsi alle arti visive.
Marco Bussagli
(storico dell’arte)
Come si vede le strade tentate sono tante, più di una per ciascuno degli artisti presentati, ma una preponderanza emerge, quella dell’interesse per il corpo e la figura che, nell’Accademia di Roma, viene studiato con passione e competenza, patrimonio irrinunciabile per chiunque voglia dedicarsi alle arti visive.
Marco Bussagli
(storico dell’arte)
15
settembre 2006
Giovani Esordi 2006
Dal 15 al 17 settembre 2006
giovane arte
Location
CASTELLO
Graffignano, (Viterbo)
Graffignano, (Viterbo)
Orario di apertura
11:00/13:00 – 16:00/21:00
Vernissage
15 Settembre 2006, ore 17
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