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Giovani presenze nella ricerca artistica a Brescia
L’edizione 2012 della consueta mostra che l’AAB dedica a giovani talenti bresciani sarà all’insegna dell’indagine su media differenti: una ricognizione, dunque, finalizzata a sostenere l’opportunità di oltrepassare divisioni e gerarchizzazioni categoriali. Dai dipinti “figurativi” di Stefano Crespi a quelli “aniconici” di Pietro Gardoni, presente anche con un’installazione; dalla “scultura sonora” di Giorgio Presti & Corrado Saija al video di Tommaso Cuccia, l’assunto curatoriale è che non vi siano forme espressive migliori o peggiori, le une magari considerate superate, le altre avveniristiche o alla moda. I media sono appunto mezzi, e l’evoluzione dell’arte non scaturisce dalla materia in sé e per sé, quanto dalla volontà estetica e comunicativa di coloro che se ne servono.
Lavorano da tempo insieme Giorgio Presti e Corrado Saija: il primo, nato nel 1982, è laureato in Scienze e tecnologie della comunicazione musicale, e si occupa di installazioni interattive e produzione elettroacustica; il secondo, di un anno più giovane, è pianista, percussionista, improvvisatore e compositore, allievo del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano. A unirli è la progettazione di “sculture sonore”: siamo di fronte al felice paradosso della smaterializzazione dell’oggetto artistico e della sua trasformazione in “processo” e “ambientazione”, con installazioni che mirano a creare “spazi di percezione” non facendo ricorso agli strumenti del visivo e del visibile, bensì utilizzando come veicolo prioritario d’espressione il suono. Gli interventi di Presti e Saija consistono spesso in “zone uditive” generate dal passaggio degli spettatori, i cui movimenti sono rilevati da sensori, sintetizzati tramite computer e tradotti acusticamente – e diffusi – da altoparlanti.
Tommaso Cuccia, videomaker nato a Brescia nel 1988, è presentato in quest’occasione dal giovane critico Andrea Galuppini, che così ne delinea il percorso, avviato nel 2005 con una ricerca sul folclore, le abitudini e le realtà antropologiche delle comunità di emigrati italiani in Australia e negli Stati Uniti: “nell’ultimo periodo il suo lavoro ha subìto un forte cambiamento, che lo ha portato a rivolgersi a nuovi linguaggi e a sviluppare una vena ironica ma insieme impegnata, di critica nei confronti del mercantilismo esasperato della società odierna, che svuota di senso e banalizza anche le tradizioni più radicate”. Oggetto dell’attenzione di Cuccia sono le feste religiose, i riti, i pellegrinaggi, le pratiche devote degli italo-americani, analizzate con sguardo limpido ma non indifferente, e sempre passibile di una doppia lettura: da un lato la prospettiva smitizzante, che tende a mostrare l’ingenua adesione dei fedeli a credenze superstiziose (i contenitori d’acqua santa a forma di madonnina ritenuti capaci di poteri miracolosi); dall’altro la simpatia, e persino l’esaltazione dell’autenticità di un misticismo comunque sincero e sentito.
Con Stefano Crespi, classe 1979, torniamo alla fisicità quasi taumaturgica della pittura, praticata con un afflato vitalistico di rara intensità. Le sue opere, di grandi dimensioni, sono eseguite senza disegno preparatorio utilizzando quali materie coloranti gli stucchi, i silicati, i quarzi, gli smalti industriali, distribuiti con frattazzi, cacciaviti, spatole e pennelli sull’inconsueto supporto costituito dal panno antistatico impiegato nei cantieri edili, poi montato su telai lignei. I grumi intricati di Crespi si addensano con potente visione d’insieme in figure e paesaggi d’imperiosa presenza, che si impongono all’osservatore per il loro sicuro senso compositivo, la perfetta padronanza spaziale, la definizione sintetica eppure esauriente, dettata dall’urgenza espressiva e comunicativa. Ogni dipinto si pone come combinazione irripetibile di gesti e stati d’animo, e, in fin dei conti, viene a essere la narrazione di una storia, il condensato palpitante – ma sempre controllatissimo sotto il profilo tecnico – di emozioni e sentimenti che l’autore desidera trasmettere, anzi riversare sullo spettatore, reso così partecipe di un’esperienza esistenziale. La volontà, insomma, è di far coincidere l’arte con la vita, e viceversa…
Paolo Bolpagni
Giovani presenze nella ricerca artistica a Brescia
Brescia, Vicolo Delle Stelle, 4, (Brescia)