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Giovanni Bellettini – Dialogando con l’Assoluto. Opere scelte dal 1982 al 2016
In mostra una ragionata selezione – in tutto una quarantina – delle molte opere e bozzetti realizzati dall’artista imolese tra il 1982 e il 2016 in marmo, legno, acciaio e vetro. A queste ultime – il vetro è il materiale che lo scultore sta sperimentando maggiormente in questo segmento temporale della sua attività – sarà dedicata una particolare e suggestiva collocazione, in una sorta di dialogo continuo, sollecitato dalle trasparenze del materiale con cui sono realizzate, tra antico e moderno, sacro e profano
Comunicato stampa
Segnala l'evento
DIALOGANDO CON L’ASSOLUTO
Giovanni Bellettini, opere scelte dal 1982 al 2016
a cura di Marco Violi
nell'ambito di Imola in Musica 2016
in collaborazione con Polo Museale di Ravenna
4 giugno - 26 luglio 2016
Museo e Pinacoteca Diocesani di Imola
Palazzo Vescovile - Piazza Duomo 1 - Imola (BO)
inaugurazione
sabato 4 giugno ore 16.30
la mostra e l'artista saranno presentati da
Emanuela Fiori
Storica dell'arte - Direttore del Museo Nazionale di Ravenna
a seguire
Villancicos e romances alla corte dei Re di Spagna
concerto con Paola Matarrese (voce) e Andrea Orsi (pianoforte)
orari di apertura
giugno// mar-mer- gio ore 9-12 mar-gio ore 14-17 sab-dom ore 15.30-18.30
luglio// mar-mer- gio ore 9-12 mar-gio ore 14-17
info
0542 24156/25000
museo@imola.chiesacattolica.it www.imola.chiesacattolica.it
https://www.facebook.com/museodiocesanoimola/
http://www.giovannibellettini.it/
con il contributo di
Credito Cooperativo Ravennate e Imolese - Lions Club Imola Host -
ARIALCO/Ass. Ristoratori Albergatori Comprensorio Imolese -
Giacometti Impianti Imola - Associazione Turistica Pro Loco Imola -
Cattolica Assicurazione/Agenzia Generale di Imola - Blu Impianti
8X100 chiesa cattolica - Editrice La Mandragora -
media partner
Il nuovo Diario Messaggero
La mostra
Con la mostra “DIALOGANDO CON L’ASSOLUTO. Giovanni Bellettini, opere scelte
dal 1982 al 2016 ”, che sarà inaugurata sabato 4 giugno alle ore 16.30, prosegue la
programmazione annuale di eventi del Museo Diocesano di Imola. L’esposizione – terza
delle sette previste per l'anno in corso – sarà diffusa in vari ambienti del Museo Diocesano
(principalmente nelle quattro sale dell'appartamento cardinalizio, nella ex sala della servitù
e nelle quattro sale dell'appartamento verde) oltre che nel primo chiostro del palazzo
vescovile e nello scalone morelliano d'accesso alla sala grande del Museo stesso. Avrà
per oggetto una ragionata selezione – in tutto una quarantina – delle molte opere e
bozzetti realizzati dall'artista imolese tra il 1982 e il 2016 in marmo, legno, acciaio e vetro.
A queste ultime – il vetro è il materiale che lo scultore sta sperimentando maggiormente in
questo segmento temporale della sua attività – sarà dedicata una particolare e suggestiva
collocazione, in una sorta di dialogo continuo, sollecitato dalle trasparenze del materiale
con cui sono realizzate, tra antico e moderno, sacro e profano. L'assoluto cui fa riferimento
Bellettini, infatti, afferisce alla sfera del sacro, come, peraltro, sembrerebbe sottolienare
l'esasperato verticalismo che da sempre connota la sua produzione scultorea. Per il suo
carattere di antologica, oltre che per l'importanza del contenitore in cui sarà collocata, la
mostra al Diocesano avrà carattere di consuntivo, di sintesi, di un cammino artistico che lo
scultore intende concludere quest'anno nella sua città di adozione. Anche questa
esposizione temporanea – terza di un calendario di iniziative con le quali, fino al 6 gennaio
2017, il Museo Diocesano intende indagare l’arte e la cultura in maniera il più possibile
trasversale – vuole offrire ai visitatori, soprattutto ai giovani e agli studenti, nuove
opportunità di conoscenza, intento che trae humus indispensabile dalla collaborazione con
il Comune di Imola/Assessorato alla Cultura e con il Polo Museale Revennale, grazie
all'impegno e alla presenza eccezionale della dott. Emanuela Fiori, direttore, tra gli altri,
del Museo Nazionale di Ravenna, che presenterà l'artista e la mostra il pomeriggio
dell'inaugurazione.
Il concerto
Dopo l'inaugurazione della mostra, sempre il 4 giugno, è la volta del concerto “Villancicos
e romances alla corte dei Re di Spagna” con Paola Matarrese (voce) e Andrea
Orsi (pianoforte).
Il fascino della cultura iberica si esprime in musica nelle forme cinquecentesche del
villancico e del romance, che risentono dei tanti influssi accolti in quelle terre ed esprimono
quel particolare “sentire” di matrice popolaresca. In particolare è il villancico (canto dei
contadini) a conservare reminiscenze popolari in un’espressione colta e raffinata: si tratta
infatti di musica di corte su belle e tristi poesie d’amore.
Il canto era allora accompagnato dalla vihuela, strumento protagonista solo nella Spagna
del 1500, simile alla chitarra ma più incline al virtuosismo: strumento tipicamente
spagnolo, era suonato dai musici “da camera” di re e regine, nelle sue tre versioni ad arco,
a plettro, a pizzico (quest’ultima più frequentata delle precedenti). Al villancico, definito dal
grande poeta e drammaturgo dell’epoca Juan de la Encina “arte de poesia castellana”, si
affianca la canción, anch’essa forma alta di corte, che musica testi molto raffinati. Il
romance è invece un genere che deriva dalle cantigas de gesta, le canzoni epiche diffuse
dai cantastorie fin dal '300. Il programma di questo concerto è dedicato a
queste composizioni rinascimentali spagnole, composte, o trascritte ed eseguite per voce
e vihuela all’interno delle corti e dei primi centri abitati nella Spagna castigliana e andalusa
(villancicos appunto); i testi sono a volte d’autore (Jorge Manrique) o estrapolati da ballate
(romances) e poesie anonime di tradizione orale, contenuti nei cosiddetti Canzonieri
conservati e ritrovati nei castelli o nei monasteri. I temi sono quelli dell’amore non
condiviso, del tradimento, del desiderio, della lontananza o quelli delle canzoni di gesta,
delle conquiste, delle battaglie. È un mondo diverso e differente dal nostro ricercato
Cinquecento che si presentava molto più formale e “costruito” nelle composizioni
polifoniche medievali - rinascimentali dei madrigali e delle villanelle; nelle terre spagnole,
invece, l’elemento colto e quello popolare sono in stretto contatto e si influenzano a
vicenda; la casa reale riconosce la forza e il consenso del suo popolo, il popolo loda il suo
re e la sua regina. Ci sono, di conseguenza, notevoli scambi nel repertorio di brani sacri e
profani che si prestano a vicenda materiale melodico riarmonizzato, trascritto per voce e
strumento, e/o realizzato con testo di diverso contenuto (i cosiddetti contrafacta). Nelle
intavolature vihuelistiche la linea vocale (scelta all’acuto o al grave) è colorata in rosso ed
è ancora parte dell’accordo della vihuela. Gli autori presentati sono tra i più importanti
musicisti spagnoli del secolo cinquecentesco con le rispettive pubblicazioni miniate di
brani strumentali e vocali: da Luis Milan, autore fecondo di brani vocali e fantasie per
chitarra, teorico illuminato; a Diego Pisador, a Manuel Fuenllana, musico di Filippo II, a
Alonso Mudarra e Luis de Narváez, i più grandi virtuosi di vihuela.
Programma del concerto
Anonimo
Ay, Santa Maria
Luis de Narváez (ca.1500-1560)
¿Con qué la lavaré? (Villancico)
Alonso Mudarra (1510 -1580)
Ysabel, perdiste la tu faxa (Villancico)
Recuerde el alma dormida (Canción)
Fantasia X que contrahaze la arpa en la manera de Ludovico (per chit.)
Juan del Encina (1468 - 1529)
Romerico (Villancico)
Diego Pisador (1509 – 1557)
Si te vas a bañar Juanica (Villancico)
Juan Vázquez - M. Fuenllana (1500 - 1579)
Vos me matastes (Villancico)
Juan Vázquez - Enríquez de Valderrábano (1500-1557)
¿De dónde venís, amore? (Villancico)
Francisco Tárrega (1852 -1909)
Adelita, Sueño (per chit.)
M. Fuenllana (1500 – 1579)
Pérdida de Antequera (Romance)
Luis de Narváez (ca.1500-1560)
Ya se asienta el Rey Ramiro (Romance)
La cancíon del Emperador (per chit.)
Federico Garcia Lorca (1898 - 1936)
El Cafè de Chinitas
Anda, jaleo
L'artista
Giovanni Bellettini è nato a Fanano (MO) nel 1937. Ha svolto per decenni l’attività di
insegnante di disegno e storia dell’arte presso il Liceo Scientifico «L.Valeriani» di Imola.
Ha tenuto la sua prima personale nel 1975 ad Imola presso la Galleria dei Giovani.
Nel 1976 espone a Ferrara presso la «Galleria Amici dell’Arte»; nel 1979 e nel 1982
espone ad Imola presso la «Galleria Risorgimento» e nel 1983 tiene una personale presso
il «Cassero» di Castel San Pietro Terme. In seguito ha partecipato, su invito, a varie
rassegne e a numerosi simposi di scultura. Si ricorda in particolare, nel 1984, il Simposio
Internazionale di Scultura su pietra di Fanano (MO), vincendo il premio «Fanano Arte».
Espone nello stesso anno, con una personale, a Faenza nella Galleria «Voltone della
Molinella». Nel 1985 partecipa all’Arte Fiera di Bologna e poi viene invitato alla V Biennale
di scultura a Reggiolo (RE). Nello stesso anno realizza il Monumento al donatore del
sangue ad Imola (BO), monolite in marmo bianco di Carrara, altezza m. 5,40, ed
il Monumento alla Resistenza di Castel San Pietro Terme (BO), altezza m. 3,50.
Nel 1986 partecipa all’VIII Simposio Internazionale di Carrara ottenendo il 1° Premio.
Nel 1987 realizza il complesso scultoreo antistante il nuovo mercato coperto di Imola
composto da un pezzo di granito nero assoluto più acciaio inox, altezza m. 9,50 e da un
pezzo di granito nero assoluto di dimensioni m.3x1x0,4. Nello stesso anno partecipa al III
Simposio Internazionale di Nanto (VI). Nel 1988 è stato ammesso al IX Simposio
Internazionale di Carrara fra i 24 scultori che hanno realizzato altrettante sculture per i
mondiali di calcio nel 1990. Espone, su invito del Comune, nella rocca sforzesca di Dozza
Imolese e sempre su invito del Comune di Imola nel nuovo spazio espositivo presso il
nuovo mercato coperto. Viene poi invitato al 1° Incontro Internazionale di Scultura di
Teulada (CA), realizzando una scultura di 4 metri in trachite. Nel 1989 dirige a Teulada un
corso estivo di scultura e partecipa come organizzatore alla 1° Manifestazione di Scultura
per arredo pubblico a Castel del Rio (BO) realizzando un’opera in arenaria di 4,3 metri di
altezza. Nel 1990 gli viene dedicata una mostra personale nel Palazzo Ducale di Pavullo
nel Frignano (MO) e viene invitato alla Mostra Internazionale di Castellanza (VA).
Nel 1991 partecipa al Simposio Internazionale di Cassina Rizzardi (CO) ove realizza un
pezzo di altezza m. 4 in pietra etrusca. Nel 1992 partecipa al Simposio Internazionale di
Erba (CO) ove realizza una scultura composta di 4 pezzi aventi un’altezza di m. 4. Viene
invitato alla Mostra Internazionale di Legnano. Nel 1993 partecipa al «Premio Italia» e
come premio gli viene dedicata un mostra nel Palazzo Pretorio di Certaldo (FI). Viene
invitato ad una mostra presso il Palazzo Elpi di Gemona (UD). Nel 1994 viene invitato a
partecipare al VI Simposio Internazionale di Teulada (CA); nello stesso anno, nell’ambito
del «Premio Italia», viene invitato ad esporre a Tione (TN). Nel 1995 tiene una mostra
personale nella Rocca Sforzesca di Dozza (BO) e partecipa al 1° Simposio di Minucciano
(LU) in Garfagnana, realizzando un complesso scultoreo di nove elementi, il più alto dei
quali di m.4,30, in marmo bardiglio imperiale. Nel 1995 e 1996 partecipa ad «Etruriarte»
Venturina (LI).
Nel 1996 viene invitato a partecipare al II Simposio di Minucciano (LU) ove realizza un
bassorilievo in marmo bianco di cm. 250x100x15 e vince il concorso per la costruzione di
un monumento ai caduti in guerra per il comune di Castel Guelfo (BO): dovendo sorgere in
prossimità del Vecchio Borgo lo realizza in mattoni antichi alto cm.370x85x85.
Nel 1997 viene invitato alla mostra che il Comune di Reggiolo (RE) dedica ad Emile
Giglioli. Nel 1998 partecipa al Simposio di Ramiseto (RE). Nel 1999 partecipa al simposio
su legno di Madonna di Campiglio, con segnalazione speciale per il lavoro fatto.
Nel 2000 ad Imola (BO) organizza un mostra personale alla «Galleria S.Annunziata» con il
patrocinio del Comune. Nel 2003 realizza per la diocesi di Imola il cippo commemorativo
del 17° centenario del Martirio di San Cassiano. Nel 2004 il Comune di Riolo Terme (RA)
gli dedica una grande personale nella Rocca Trecentesca, a cura di Marco Violi. Su invito,
tiene a Palazzo Burberigo di Noventa Vicentina una mostra collaterale alla mostra di
cinquanta reperti inediti sugli animali sacri egizi. Realizza ad Imola un monumento in
bronzo ai Caduti della Polizia di Stato. Realizza un monumento in acciaio inox al lavoro
imolese, su commissione dei Maestri del Lavoro di Imola. Espone 10 sculture nella Reggia
di Caserta, nell'ambito della I Biennale della Unità d'Italia. Nel 2005 viene invitato ad
esporre due sculture a Linz (Austria), presso il Park Hotel, in rappresentanza della scultura
italiana. Mostra della durata di un anno. Viene richiesta un sua opera per il Museo di
Teano (CE). Viene invitato alla Fiera di Forlì "Contemporanea". Nel 2006 il Comune di
Medicina (BO) gli dedica una mostra personale nella Chiesa di Carmine. Dal 2007 al 2015
porta avanti un'intensa attività espositiva. Vive ad Imola.
Brani dall'antologia critica
“Instancabile ricercatore, nei suoi lavori c'è sempre l’idea di un nuovo inizio, qualcosa che
dalla congiunzione tra passato e presente ha assunto via via una concettualità particolare,
fino a composizioni libere da ogni costrizione figurativa, tra luci e trasparenze, un
raccontare il proprio rapporto col mondo attraverso il correlativo di un sentimento carico di
suggestioni vitalistiche. … Attento lettore della materia, opera con rigore dando voce a una
sensibilità che non gli concede avventure. Per questo ama citare i classici, e alla qualità
delle loro opere. Come un frequentatore di un’antica bottega, disegna e plasma
applicandosi con passione alla realizzazione di opere che, pur nella loro estraneità alla
mimesi del reale, denunciano un’idea che viene da lontano”. (...)
Franco Basile
“Un’idea di natura, e non solo quale eco o sensazione, si unisce intimamente allo studio
della forma e ciò con una sensibilità geometrica tutta particolare. Sono questi i termini,
quasi i poli dialettici, che caratterizzano con una loro dinamica interiore le sculture di
Giovanni Bellettini, sculture – è giusto porlo subito nel dovuto risalto – frutto di una
puntigliosa meditazione e di un continuo affinamento. Il che va considerato sotto diversi
aspetti. In primo luogo c’è da sottolineare come Bellettini si inserisca con queste sue prove
in quella feconda stagione che trae origine da Brancusi e da Arp, le cui esperienze, se da
un lato costituiscono un retroterra imprescindibile, meglio, un esatto punto di riferimento,
dall’altro sono una premessa per proseguire ulteriormente, per andare al di là. Un impegno
dunque non senza rischi ed ostacoli, che tuttavia Bellettini ha saputo affrontare con lucida
certezza e con attenta umiltà tanto da pervenire, proprio per questo scavo accanito e
rigoroso, all’individuazione di quelli che chiamerei moduli operativi”. (...)
Luigi Lambertini
“La purezza delle forme plastiche, il lindore delle loro superfici, l’eleganza con cui si
guadagnano lo spazio e con esso si pongono in imperturbabile, ma non statico, equilibrio,
traggono origine dalla sostanza umana del loro autore, la cui onestà emotiva ed
intellettuale noi che gli siamo amici conosciamo fuori da ogni ombra di sospetto. Alla
scultura, e all’indagine formale in cui s’é poi addentrato, Bellettini è giunto per vie
indipendenti, per una curiosità ed una voglia avvertita e poi soddisfatta nell’appartenenza
di un suo angolo tranquillo fuori città, senza smanie imitative”. (…)
Arrigo Brombin
“...quale ruolo ha la forma? Cos’è e quale è la sostanza? Si tratta di antichi quesiti che la
ragione si pone e che la filosofia affronta. A questi interrogativi Bellettini risponde con
forme di rara eleganza, perfette, praticamente assolute: forme ineccepibili e levigate, nelle
quali affiorano — soprattutto nelle composizioni in legno — momenti di finta asprezza
rappresentate soprattutto da fenditure che vorrebbero fare spazio alla luce ma non le
danno respiro”.
“In Giovanni Bellettini, scultore, vive la stessa volontà di Emile Giglioli di forme pure, e tese
a dire tutta l’ansia morale e spirituale dell’uomo. C’è una prevalente impostazione verticale
che, nella contemplazione della stele, individua un rapporto con lo spazio fatto di volontà
di misura e di aspirazione all’assoluto. L’opera di Bellettini si confronta con il cielo, proprio
come voleva Brancusi, proprio come in Gilioli. Lo slancio è a volte deciso e netto, altre
Nazario Boschini
volte modulato da linee curve di riflessione sensuale, che articolano un assunzione di
ulteriore pneuma, di ulteriore energia e scatto verso l’alto”.
Giorgio Segato
(...) “E la scultura si rivela strumento idoneo a farne affiorare il senso più riposto e di
ricondurre tutto ad armonia che, purtroppo, l’uomo corrompe e distrugge. Questa volontà
di fuga dalla contaminazione del reale si manifesta in una tensione verso l’alto dell’opera, il
cui stato di elevatezza è indicato tanto dal contenuto quanto dalla struttura, come
sottolineano anche le sculture pubbliche: «stele commemorativa del Donatore di Sangue»
(marmo statuario di Carrara), nel Parco del Donatore a Imola, il «monumento alla
Resistenza» (marmo e granito) a Castel San Pietro (Bologna), e la scultura in legno di
tiglio per l’Ospedale nuovo di Imola, tutte e tre realizzate nel 1985. La particolare
accuratezza della forma, di unità compatta e di concretezza antica, dà subito, nel tono alto
tendente al sublime, la concezione della modernità dell’opera (...)”.
Michele Fuoco
(…) “La luce è a tal punto importante per lo scultore che all’analisi della sua magia egli
dedica la recente serie dei Vetri, sculture come ziqqurat di cristallo, trapezi prismatici in cui
è il gioco delle trasparenze a tenere campo, mentre la luce si moltiplica in mille riflessi e
crea - sulle pareti, sul soffitto, all’interno della scultura stessa - forme virtuali a spigoli vivi
in cui lo spaziosi riproduce e inventa nuove geometrie, in un gioco di specchi che non ha
bisogno neppure della superficie riflettente per generare l’immagine. Bellettini lavora
dunque sull’ars combinatoria - di forme, e materie, e colori - e si basa su elementi certi ma
di esito impregiudicato. Segue, in altre parole, la strada che ha appreso in campo
scientifico e che gli anglosassoni chiamano Serendipity la possibilità o la fortuna di
giungere del tutto casualmente, e mentre si sta cercando altro, a inattese e felici scoperte.
… Nella sua opera il vuoto (dimensione multipla, che nella sua stessa grafia coniuga il
senso dell’aperto, come la “u”, e del chiuso come le “o”) e lo spazio (nel suo significato
originario di “essere aperto”) giungono a coincidere, per il semplice fatto che sia la
porzione di vuoto, figura virtuale che sì crea all’interno delle forme piene, sia lo spazio che
abbraccia tutte le sculture - le più grandi come le più piccole - rispondono allo stesso
bisogno di libertà, alla necessità di una certezza: che resti intatta per le forme la possibilità
dinamica della trasformazione”.
Marilena Pasquali
Giovanni Bellettini, opere scelte dal 1982 al 2016
a cura di Marco Violi
nell'ambito di Imola in Musica 2016
in collaborazione con Polo Museale di Ravenna
4 giugno - 26 luglio 2016
Museo e Pinacoteca Diocesani di Imola
Palazzo Vescovile - Piazza Duomo 1 - Imola (BO)
inaugurazione
sabato 4 giugno ore 16.30
la mostra e l'artista saranno presentati da
Emanuela Fiori
Storica dell'arte - Direttore del Museo Nazionale di Ravenna
a seguire
Villancicos e romances alla corte dei Re di Spagna
concerto con Paola Matarrese (voce) e Andrea Orsi (pianoforte)
orari di apertura
giugno// mar-mer- gio ore 9-12 mar-gio ore 14-17 sab-dom ore 15.30-18.30
luglio// mar-mer- gio ore 9-12 mar-gio ore 14-17
info
0542 24156/25000
museo@imola.chiesacattolica.it www.imola.chiesacattolica.it
https://www.facebook.com/museodiocesanoimola/
http://www.giovannibellettini.it/
con il contributo di
Credito Cooperativo Ravennate e Imolese - Lions Club Imola Host -
ARIALCO/Ass. Ristoratori Albergatori Comprensorio Imolese -
Giacometti Impianti Imola - Associazione Turistica Pro Loco Imola -
Cattolica Assicurazione/Agenzia Generale di Imola - Blu Impianti
8X100 chiesa cattolica - Editrice La Mandragora -
media partner
Il nuovo Diario Messaggero
La mostra
Con la mostra “DIALOGANDO CON L’ASSOLUTO. Giovanni Bellettini, opere scelte
dal 1982 al 2016 ”, che sarà inaugurata sabato 4 giugno alle ore 16.30, prosegue la
programmazione annuale di eventi del Museo Diocesano di Imola. L’esposizione – terza
delle sette previste per l'anno in corso – sarà diffusa in vari ambienti del Museo Diocesano
(principalmente nelle quattro sale dell'appartamento cardinalizio, nella ex sala della servitù
e nelle quattro sale dell'appartamento verde) oltre che nel primo chiostro del palazzo
vescovile e nello scalone morelliano d'accesso alla sala grande del Museo stesso. Avrà
per oggetto una ragionata selezione – in tutto una quarantina – delle molte opere e
bozzetti realizzati dall'artista imolese tra il 1982 e il 2016 in marmo, legno, acciaio e vetro.
A queste ultime – il vetro è il materiale che lo scultore sta sperimentando maggiormente in
questo segmento temporale della sua attività – sarà dedicata una particolare e suggestiva
collocazione, in una sorta di dialogo continuo, sollecitato dalle trasparenze del materiale
con cui sono realizzate, tra antico e moderno, sacro e profano. L'assoluto cui fa riferimento
Bellettini, infatti, afferisce alla sfera del sacro, come, peraltro, sembrerebbe sottolienare
l'esasperato verticalismo che da sempre connota la sua produzione scultorea. Per il suo
carattere di antologica, oltre che per l'importanza del contenitore in cui sarà collocata, la
mostra al Diocesano avrà carattere di consuntivo, di sintesi, di un cammino artistico che lo
scultore intende concludere quest'anno nella sua città di adozione. Anche questa
esposizione temporanea – terza di un calendario di iniziative con le quali, fino al 6 gennaio
2017, il Museo Diocesano intende indagare l’arte e la cultura in maniera il più possibile
trasversale – vuole offrire ai visitatori, soprattutto ai giovani e agli studenti, nuove
opportunità di conoscenza, intento che trae humus indispensabile dalla collaborazione con
il Comune di Imola/Assessorato alla Cultura e con il Polo Museale Revennale, grazie
all'impegno e alla presenza eccezionale della dott. Emanuela Fiori, direttore, tra gli altri,
del Museo Nazionale di Ravenna, che presenterà l'artista e la mostra il pomeriggio
dell'inaugurazione.
Il concerto
Dopo l'inaugurazione della mostra, sempre il 4 giugno, è la volta del concerto “Villancicos
e romances alla corte dei Re di Spagna” con Paola Matarrese (voce) e Andrea
Orsi (pianoforte).
Il fascino della cultura iberica si esprime in musica nelle forme cinquecentesche del
villancico e del romance, che risentono dei tanti influssi accolti in quelle terre ed esprimono
quel particolare “sentire” di matrice popolaresca. In particolare è il villancico (canto dei
contadini) a conservare reminiscenze popolari in un’espressione colta e raffinata: si tratta
infatti di musica di corte su belle e tristi poesie d’amore.
Il canto era allora accompagnato dalla vihuela, strumento protagonista solo nella Spagna
del 1500, simile alla chitarra ma più incline al virtuosismo: strumento tipicamente
spagnolo, era suonato dai musici “da camera” di re e regine, nelle sue tre versioni ad arco,
a plettro, a pizzico (quest’ultima più frequentata delle precedenti). Al villancico, definito dal
grande poeta e drammaturgo dell’epoca Juan de la Encina “arte de poesia castellana”, si
affianca la canción, anch’essa forma alta di corte, che musica testi molto raffinati. Il
romance è invece un genere che deriva dalle cantigas de gesta, le canzoni epiche diffuse
dai cantastorie fin dal '300. Il programma di questo concerto è dedicato a
queste composizioni rinascimentali spagnole, composte, o trascritte ed eseguite per voce
e vihuela all’interno delle corti e dei primi centri abitati nella Spagna castigliana e andalusa
(villancicos appunto); i testi sono a volte d’autore (Jorge Manrique) o estrapolati da ballate
(romances) e poesie anonime di tradizione orale, contenuti nei cosiddetti Canzonieri
conservati e ritrovati nei castelli o nei monasteri. I temi sono quelli dell’amore non
condiviso, del tradimento, del desiderio, della lontananza o quelli delle canzoni di gesta,
delle conquiste, delle battaglie. È un mondo diverso e differente dal nostro ricercato
Cinquecento che si presentava molto più formale e “costruito” nelle composizioni
polifoniche medievali - rinascimentali dei madrigali e delle villanelle; nelle terre spagnole,
invece, l’elemento colto e quello popolare sono in stretto contatto e si influenzano a
vicenda; la casa reale riconosce la forza e il consenso del suo popolo, il popolo loda il suo
re e la sua regina. Ci sono, di conseguenza, notevoli scambi nel repertorio di brani sacri e
profani che si prestano a vicenda materiale melodico riarmonizzato, trascritto per voce e
strumento, e/o realizzato con testo di diverso contenuto (i cosiddetti contrafacta). Nelle
intavolature vihuelistiche la linea vocale (scelta all’acuto o al grave) è colorata in rosso ed
è ancora parte dell’accordo della vihuela. Gli autori presentati sono tra i più importanti
musicisti spagnoli del secolo cinquecentesco con le rispettive pubblicazioni miniate di
brani strumentali e vocali: da Luis Milan, autore fecondo di brani vocali e fantasie per
chitarra, teorico illuminato; a Diego Pisador, a Manuel Fuenllana, musico di Filippo II, a
Alonso Mudarra e Luis de Narváez, i più grandi virtuosi di vihuela.
Programma del concerto
Anonimo
Ay, Santa Maria
Luis de Narváez (ca.1500-1560)
¿Con qué la lavaré? (Villancico)
Alonso Mudarra (1510 -1580)
Ysabel, perdiste la tu faxa (Villancico)
Recuerde el alma dormida (Canción)
Fantasia X que contrahaze la arpa en la manera de Ludovico (per chit.)
Juan del Encina (1468 - 1529)
Romerico (Villancico)
Diego Pisador (1509 – 1557)
Si te vas a bañar Juanica (Villancico)
Juan Vázquez - M. Fuenllana (1500 - 1579)
Vos me matastes (Villancico)
Juan Vázquez - Enríquez de Valderrábano (1500-1557)
¿De dónde venís, amore? (Villancico)
Francisco Tárrega (1852 -1909)
Adelita, Sueño (per chit.)
M. Fuenllana (1500 – 1579)
Pérdida de Antequera (Romance)
Luis de Narváez (ca.1500-1560)
Ya se asienta el Rey Ramiro (Romance)
La cancíon del Emperador (per chit.)
Federico Garcia Lorca (1898 - 1936)
El Cafè de Chinitas
Anda, jaleo
L'artista
Giovanni Bellettini è nato a Fanano (MO) nel 1937. Ha svolto per decenni l’attività di
insegnante di disegno e storia dell’arte presso il Liceo Scientifico «L.Valeriani» di Imola.
Ha tenuto la sua prima personale nel 1975 ad Imola presso la Galleria dei Giovani.
Nel 1976 espone a Ferrara presso la «Galleria Amici dell’Arte»; nel 1979 e nel 1982
espone ad Imola presso la «Galleria Risorgimento» e nel 1983 tiene una personale presso
il «Cassero» di Castel San Pietro Terme. In seguito ha partecipato, su invito, a varie
rassegne e a numerosi simposi di scultura. Si ricorda in particolare, nel 1984, il Simposio
Internazionale di Scultura su pietra di Fanano (MO), vincendo il premio «Fanano Arte».
Espone nello stesso anno, con una personale, a Faenza nella Galleria «Voltone della
Molinella». Nel 1985 partecipa all’Arte Fiera di Bologna e poi viene invitato alla V Biennale
di scultura a Reggiolo (RE). Nello stesso anno realizza il Monumento al donatore del
sangue ad Imola (BO), monolite in marmo bianco di Carrara, altezza m. 5,40, ed
il Monumento alla Resistenza di Castel San Pietro Terme (BO), altezza m. 3,50.
Nel 1986 partecipa all’VIII Simposio Internazionale di Carrara ottenendo il 1° Premio.
Nel 1987 realizza il complesso scultoreo antistante il nuovo mercato coperto di Imola
composto da un pezzo di granito nero assoluto più acciaio inox, altezza m. 9,50 e da un
pezzo di granito nero assoluto di dimensioni m.3x1x0,4. Nello stesso anno partecipa al III
Simposio Internazionale di Nanto (VI). Nel 1988 è stato ammesso al IX Simposio
Internazionale di Carrara fra i 24 scultori che hanno realizzato altrettante sculture per i
mondiali di calcio nel 1990. Espone, su invito del Comune, nella rocca sforzesca di Dozza
Imolese e sempre su invito del Comune di Imola nel nuovo spazio espositivo presso il
nuovo mercato coperto. Viene poi invitato al 1° Incontro Internazionale di Scultura di
Teulada (CA), realizzando una scultura di 4 metri in trachite. Nel 1989 dirige a Teulada un
corso estivo di scultura e partecipa come organizzatore alla 1° Manifestazione di Scultura
per arredo pubblico a Castel del Rio (BO) realizzando un’opera in arenaria di 4,3 metri di
altezza. Nel 1990 gli viene dedicata una mostra personale nel Palazzo Ducale di Pavullo
nel Frignano (MO) e viene invitato alla Mostra Internazionale di Castellanza (VA).
Nel 1991 partecipa al Simposio Internazionale di Cassina Rizzardi (CO) ove realizza un
pezzo di altezza m. 4 in pietra etrusca. Nel 1992 partecipa al Simposio Internazionale di
Erba (CO) ove realizza una scultura composta di 4 pezzi aventi un’altezza di m. 4. Viene
invitato alla Mostra Internazionale di Legnano. Nel 1993 partecipa al «Premio Italia» e
come premio gli viene dedicata un mostra nel Palazzo Pretorio di Certaldo (FI). Viene
invitato ad una mostra presso il Palazzo Elpi di Gemona (UD). Nel 1994 viene invitato a
partecipare al VI Simposio Internazionale di Teulada (CA); nello stesso anno, nell’ambito
del «Premio Italia», viene invitato ad esporre a Tione (TN). Nel 1995 tiene una mostra
personale nella Rocca Sforzesca di Dozza (BO) e partecipa al 1° Simposio di Minucciano
(LU) in Garfagnana, realizzando un complesso scultoreo di nove elementi, il più alto dei
quali di m.4,30, in marmo bardiglio imperiale. Nel 1995 e 1996 partecipa ad «Etruriarte»
Venturina (LI).
Nel 1996 viene invitato a partecipare al II Simposio di Minucciano (LU) ove realizza un
bassorilievo in marmo bianco di cm. 250x100x15 e vince il concorso per la costruzione di
un monumento ai caduti in guerra per il comune di Castel Guelfo (BO): dovendo sorgere in
prossimità del Vecchio Borgo lo realizza in mattoni antichi alto cm.370x85x85.
Nel 1997 viene invitato alla mostra che il Comune di Reggiolo (RE) dedica ad Emile
Giglioli. Nel 1998 partecipa al Simposio di Ramiseto (RE). Nel 1999 partecipa al simposio
su legno di Madonna di Campiglio, con segnalazione speciale per il lavoro fatto.
Nel 2000 ad Imola (BO) organizza un mostra personale alla «Galleria S.Annunziata» con il
patrocinio del Comune. Nel 2003 realizza per la diocesi di Imola il cippo commemorativo
del 17° centenario del Martirio di San Cassiano. Nel 2004 il Comune di Riolo Terme (RA)
gli dedica una grande personale nella Rocca Trecentesca, a cura di Marco Violi. Su invito,
tiene a Palazzo Burberigo di Noventa Vicentina una mostra collaterale alla mostra di
cinquanta reperti inediti sugli animali sacri egizi. Realizza ad Imola un monumento in
bronzo ai Caduti della Polizia di Stato. Realizza un monumento in acciaio inox al lavoro
imolese, su commissione dei Maestri del Lavoro di Imola. Espone 10 sculture nella Reggia
di Caserta, nell'ambito della I Biennale della Unità d'Italia. Nel 2005 viene invitato ad
esporre due sculture a Linz (Austria), presso il Park Hotel, in rappresentanza della scultura
italiana. Mostra della durata di un anno. Viene richiesta un sua opera per il Museo di
Teano (CE). Viene invitato alla Fiera di Forlì "Contemporanea". Nel 2006 il Comune di
Medicina (BO) gli dedica una mostra personale nella Chiesa di Carmine. Dal 2007 al 2015
porta avanti un'intensa attività espositiva. Vive ad Imola.
Brani dall'antologia critica
“Instancabile ricercatore, nei suoi lavori c'è sempre l’idea di un nuovo inizio, qualcosa che
dalla congiunzione tra passato e presente ha assunto via via una concettualità particolare,
fino a composizioni libere da ogni costrizione figurativa, tra luci e trasparenze, un
raccontare il proprio rapporto col mondo attraverso il correlativo di un sentimento carico di
suggestioni vitalistiche. … Attento lettore della materia, opera con rigore dando voce a una
sensibilità che non gli concede avventure. Per questo ama citare i classici, e alla qualità
delle loro opere. Come un frequentatore di un’antica bottega, disegna e plasma
applicandosi con passione alla realizzazione di opere che, pur nella loro estraneità alla
mimesi del reale, denunciano un’idea che viene da lontano”. (...)
Franco Basile
“Un’idea di natura, e non solo quale eco o sensazione, si unisce intimamente allo studio
della forma e ciò con una sensibilità geometrica tutta particolare. Sono questi i termini,
quasi i poli dialettici, che caratterizzano con una loro dinamica interiore le sculture di
Giovanni Bellettini, sculture – è giusto porlo subito nel dovuto risalto – frutto di una
puntigliosa meditazione e di un continuo affinamento. Il che va considerato sotto diversi
aspetti. In primo luogo c’è da sottolineare come Bellettini si inserisca con queste sue prove
in quella feconda stagione che trae origine da Brancusi e da Arp, le cui esperienze, se da
un lato costituiscono un retroterra imprescindibile, meglio, un esatto punto di riferimento,
dall’altro sono una premessa per proseguire ulteriormente, per andare al di là. Un impegno
dunque non senza rischi ed ostacoli, che tuttavia Bellettini ha saputo affrontare con lucida
certezza e con attenta umiltà tanto da pervenire, proprio per questo scavo accanito e
rigoroso, all’individuazione di quelli che chiamerei moduli operativi”. (...)
Luigi Lambertini
“La purezza delle forme plastiche, il lindore delle loro superfici, l’eleganza con cui si
guadagnano lo spazio e con esso si pongono in imperturbabile, ma non statico, equilibrio,
traggono origine dalla sostanza umana del loro autore, la cui onestà emotiva ed
intellettuale noi che gli siamo amici conosciamo fuori da ogni ombra di sospetto. Alla
scultura, e all’indagine formale in cui s’é poi addentrato, Bellettini è giunto per vie
indipendenti, per una curiosità ed una voglia avvertita e poi soddisfatta nell’appartenenza
di un suo angolo tranquillo fuori città, senza smanie imitative”. (…)
Arrigo Brombin
“...quale ruolo ha la forma? Cos’è e quale è la sostanza? Si tratta di antichi quesiti che la
ragione si pone e che la filosofia affronta. A questi interrogativi Bellettini risponde con
forme di rara eleganza, perfette, praticamente assolute: forme ineccepibili e levigate, nelle
quali affiorano — soprattutto nelle composizioni in legno — momenti di finta asprezza
rappresentate soprattutto da fenditure che vorrebbero fare spazio alla luce ma non le
danno respiro”.
“In Giovanni Bellettini, scultore, vive la stessa volontà di Emile Giglioli di forme pure, e tese
a dire tutta l’ansia morale e spirituale dell’uomo. C’è una prevalente impostazione verticale
che, nella contemplazione della stele, individua un rapporto con lo spazio fatto di volontà
di misura e di aspirazione all’assoluto. L’opera di Bellettini si confronta con il cielo, proprio
come voleva Brancusi, proprio come in Gilioli. Lo slancio è a volte deciso e netto, altre
Nazario Boschini
volte modulato da linee curve di riflessione sensuale, che articolano un assunzione di
ulteriore pneuma, di ulteriore energia e scatto verso l’alto”.
Giorgio Segato
(...) “E la scultura si rivela strumento idoneo a farne affiorare il senso più riposto e di
ricondurre tutto ad armonia che, purtroppo, l’uomo corrompe e distrugge. Questa volontà
di fuga dalla contaminazione del reale si manifesta in una tensione verso l’alto dell’opera, il
cui stato di elevatezza è indicato tanto dal contenuto quanto dalla struttura, come
sottolineano anche le sculture pubbliche: «stele commemorativa del Donatore di Sangue»
(marmo statuario di Carrara), nel Parco del Donatore a Imola, il «monumento alla
Resistenza» (marmo e granito) a Castel San Pietro (Bologna), e la scultura in legno di
tiglio per l’Ospedale nuovo di Imola, tutte e tre realizzate nel 1985. La particolare
accuratezza della forma, di unità compatta e di concretezza antica, dà subito, nel tono alto
tendente al sublime, la concezione della modernità dell’opera (...)”.
Michele Fuoco
(…) “La luce è a tal punto importante per lo scultore che all’analisi della sua magia egli
dedica la recente serie dei Vetri, sculture come ziqqurat di cristallo, trapezi prismatici in cui
è il gioco delle trasparenze a tenere campo, mentre la luce si moltiplica in mille riflessi e
crea - sulle pareti, sul soffitto, all’interno della scultura stessa - forme virtuali a spigoli vivi
in cui lo spaziosi riproduce e inventa nuove geometrie, in un gioco di specchi che non ha
bisogno neppure della superficie riflettente per generare l’immagine. Bellettini lavora
dunque sull’ars combinatoria - di forme, e materie, e colori - e si basa su elementi certi ma
di esito impregiudicato. Segue, in altre parole, la strada che ha appreso in campo
scientifico e che gli anglosassoni chiamano Serendipity la possibilità o la fortuna di
giungere del tutto casualmente, e mentre si sta cercando altro, a inattese e felici scoperte.
… Nella sua opera il vuoto (dimensione multipla, che nella sua stessa grafia coniuga il
senso dell’aperto, come la “u”, e del chiuso come le “o”) e lo spazio (nel suo significato
originario di “essere aperto”) giungono a coincidere, per il semplice fatto che sia la
porzione di vuoto, figura virtuale che sì crea all’interno delle forme piene, sia lo spazio che
abbraccia tutte le sculture - le più grandi come le più piccole - rispondono allo stesso
bisogno di libertà, alla necessità di una certezza: che resti intatta per le forme la possibilità
dinamica della trasformazione”.
Marilena Pasquali
04
giugno 2016
Giovanni Bellettini – Dialogando con l’Assoluto. Opere scelte dal 1982 al 2016
Dal 04 giugno al 26 luglio 2016
arte contemporanea
Location
MUSEO E PINACOTECA DIOCESANI DI IMOLA E DELLE CARROZZE
Imola, Piazza Del Duomo, 1, (Bologna)
Imola, Piazza Del Duomo, 1, (Bologna)
Orario di apertura
Giugno: mar-mer- gio ore 9-12, mar-gio ore 14-17, sab-dom ore 15.30-18.30
Luglio: mar-mer- gio ore 9-12, mar-gio ore 14-17
Vernissage
4 Giugno 2016, h 16.30
Autore
Curatore