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Giovanni Beluffi – Paesaggi sensoriali
Dobbiamo spogliarci dei pregiudizi e delle convenzioni per immergerci nel suo concetto di paesaggio, di natura, di legame psico-sensoriale con gli elementi; occorre predisporci a un viaggio di sintesi delle profondità e delle altezze, trasformati i dati in colori liquefatti e tirati fino a lasciarci percepire l’anima del paesaggio stesso. (D.F.)
Comunicato stampa
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La prima percezione che si avverte avvicinandosi alle opere di Beluffi è un’affermazione dei un ‘ribaltamento’ percettivo e di una estrema essenzialità di linguaggio, ovvero il paesaggio sta a Beluffi proprio come il disegno di Munari stava al testo di Rodari. Dobbiamo spogliarci dei pregiudizi e delle convenzioni per immergerci nel suo concetto di paesaggio, di natura, di legame psico-sensoriale con gli elementi; occorre predisporci a un viaggio di sintesi delle profondità e delle altezze, trasformati i dati in colori liquefatti e tirati fino a lasciarci percepire l’anima del paesaggio stesso.
E’ proprio in questo perfetto equilibrio tra presenza mondana – ovvero per l’artista non perdere mai il dato reale da cui trae ispirazione - e ragioni formali – la forza dominante del vero artista che non esprime se stesso ma esprime l’opera - che troviamo la più viva essenza delle opere recenti di Giovanni.
Quadri che danno una forte emozione, ma non sono emotivi. Quadri sensoriali, dove puoi vibrare di sensazioni ma leggerli con la mente. I paesaggi sensoriali vengono creati da una logica percettiva molto contemporanea, dettata se vogliamo dalla velocità delle nostre suggestioni visive quotidiane oppure dalla molteplicità di immagini che siamo abituati a ‘processare’ ogni giorno e che nella nostra memoria possono assumere una forma così assoluta da perdere i contorni. Marine dagli orizzonti indefiniti ma tangibili, campagne profonde e distese universali, boschi e rocce trasfigurati da una luce di terre e licheni, voci di nebbie, profumi di fiumi.
Giovanni ama le piccole e le grandi dimensioni. Quando inizia una grande tela la affronta come un viandante un sentiero di montagna: la percorre, la scopre, la copre, ritrova elementi che lui stesso immette per ascoltarne il linguaggio e la forma. Aspetta. Toglie. Mette. Fa colare l’acqua. Tutto arriva a un assoluto quasi da acquarello, e ciò significa grande capacità di dominanza dell’autore che invece di descrivere il visto preferisce re-immaginare il vissuto.
Percezioni metafisiche di paesaggi sensoriali, potremmo chiamare queste opere recenti, perfettamente legate alla loro vicenda storica passata, ma in realtà meglio buttarsi dentro questi lavori e lasciarsi andare, interrogarci ancora una volta sull’importanza e sul senso del paesaggio e sulle sue odierne modalità percettive.
Forse scopriremo di avere ancora bisogno della pittura.
Debora Ferrari
E’ proprio in questo perfetto equilibrio tra presenza mondana – ovvero per l’artista non perdere mai il dato reale da cui trae ispirazione - e ragioni formali – la forza dominante del vero artista che non esprime se stesso ma esprime l’opera - che troviamo la più viva essenza delle opere recenti di Giovanni.
Quadri che danno una forte emozione, ma non sono emotivi. Quadri sensoriali, dove puoi vibrare di sensazioni ma leggerli con la mente. I paesaggi sensoriali vengono creati da una logica percettiva molto contemporanea, dettata se vogliamo dalla velocità delle nostre suggestioni visive quotidiane oppure dalla molteplicità di immagini che siamo abituati a ‘processare’ ogni giorno e che nella nostra memoria possono assumere una forma così assoluta da perdere i contorni. Marine dagli orizzonti indefiniti ma tangibili, campagne profonde e distese universali, boschi e rocce trasfigurati da una luce di terre e licheni, voci di nebbie, profumi di fiumi.
Giovanni ama le piccole e le grandi dimensioni. Quando inizia una grande tela la affronta come un viandante un sentiero di montagna: la percorre, la scopre, la copre, ritrova elementi che lui stesso immette per ascoltarne il linguaggio e la forma. Aspetta. Toglie. Mette. Fa colare l’acqua. Tutto arriva a un assoluto quasi da acquarello, e ciò significa grande capacità di dominanza dell’autore che invece di descrivere il visto preferisce re-immaginare il vissuto.
Percezioni metafisiche di paesaggi sensoriali, potremmo chiamare queste opere recenti, perfettamente legate alla loro vicenda storica passata, ma in realtà meglio buttarsi dentro questi lavori e lasciarsi andare, interrogarci ancora una volta sull’importanza e sul senso del paesaggio e sulle sue odierne modalità percettive.
Forse scopriremo di avere ancora bisogno della pittura.
Debora Ferrari
21
marzo 2009
Giovanni Beluffi – Paesaggi sensoriali
Dal 21 marzo al 04 maggio 2009
arte contemporanea
Location
SPAZIO EXPO BIBLIOTECA – MUSEO DELLA MOTOCICLETTA FRERA
Tradate, Via Zara, 34, (Varese)
Tradate, Via Zara, 34, (Varese)
Orario di apertura
lun-ven 15-18; giov.15-22; sab. 10-12, 15-18; domenica e festivi 15-18
Vernissage
21 Marzo 2009, ore 17.30
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