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Giovanni Calori – I got rythm
L’operazione che Giovanni Calori compie nella sua serie di fotografie e quella rappresentare la musica attraverso piccoli personaggi da diorama che interagiscono con tutto quello che è musica: strumenti, dischi, cuffie, spartiti musicali, apparecchi elettronici.
Comunicato stampa
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“Ho il ritmo, ho la musica... chi potrebbe chiedere di più?”
George Gershwin nel 1930 metteva in musica un canto popolare facendolo diventare un’icona del jazz.
La musica è dappertutto, ovunque ci giriamo c’è musica, o più semplicemente ritmo. Non necessariamente musicale, ma comunque ritmo.
L’operazione che Giovanni Calori compie nella sua serie di fotografie e quella rappresentare la musica attraverso piccoli personaggi da diorama che interagiscono con tutto quello che è musica: strumenti, dischi, cuffie, spartiti musicali, apparecchi elettronici.
Due coppie ballano elegantemente vestite sulla superficie di un vinile che gira, un signore con frac e cappello scruta l’orizzonte mentre se ne sta in piedi su un cd di La Traviata di Giuseppe Verdi; uno scalatore si arrampica sui tasti di un pianoforte, mentre una famigliola guarda il display di una vecchia radio come se fosse il cartellone con i voli in partenza in un qualsiasi aeroporto. È ritmo puro quello che producono gli operai al lavoro su una rotaia fatta con un Glockenspiel, lo spartito di una messa da Requiem di Haydn fa da pavimento alla passeggiata di un sacerdote. Nel film “Novecento” di Bernardo Bertolucci un gruppo di contadini si ritrovano insieme per suonare l’ocarina, e qui Calori appoggia la sua ocarina su un prato verde e circondata da piccole pecore, riproducendo un’ambientazione bucolica. E poi c’è il tema amoroso: due innamorati si baciano e si abbracciano nel groviglio di fili delle cuffie di un ipod, mentre una coppia di sposi sta in piedi dietro alle corde di un violino, quasi a simbolizzare ironicamente una sorta di prigione.
E infine una mandria di piccole mucche si abbeverano in uno stagno dall’acqua azzurra, ma è solo un’altra illusione lo stagno blu è lo schermo di un telefonino acceso sulla app Shazam, il più famoso servizio online di identificazione musicale.
Nelle foto di Giovanni Calori, stampate su cartone patinato, c’è tanta poesia, ironia, a volte anche un po’ di malinconia per qualcosa che non c’è più, ma sempre con uno sguardo curioso rivolto al futuro.
Giovanni Calori, classe 1963, vive e lavora tra Parma e Piacenza. Diplomato all’Istituto Statale d’Arte di Parma, è stato illustratore, pubblicitario, copy, grafico, fotografo. Le sue immagini di reportages e di ricerca personale hanno avuto riconoscimenti e segnalazioni in concorsi nazionali. Negli ultimi anni ha presentato, con positivo riscontro di critica e pubblico, le sue fotografie in occasione di esposizioni a Piacenza presso Biffi Arte e al Festival del Diritto e nella rassegna internazionale di Reggio Emilia Fotografia Europea.
George Gershwin nel 1930 metteva in musica un canto popolare facendolo diventare un’icona del jazz.
La musica è dappertutto, ovunque ci giriamo c’è musica, o più semplicemente ritmo. Non necessariamente musicale, ma comunque ritmo.
L’operazione che Giovanni Calori compie nella sua serie di fotografie e quella rappresentare la musica attraverso piccoli personaggi da diorama che interagiscono con tutto quello che è musica: strumenti, dischi, cuffie, spartiti musicali, apparecchi elettronici.
Due coppie ballano elegantemente vestite sulla superficie di un vinile che gira, un signore con frac e cappello scruta l’orizzonte mentre se ne sta in piedi su un cd di La Traviata di Giuseppe Verdi; uno scalatore si arrampica sui tasti di un pianoforte, mentre una famigliola guarda il display di una vecchia radio come se fosse il cartellone con i voli in partenza in un qualsiasi aeroporto. È ritmo puro quello che producono gli operai al lavoro su una rotaia fatta con un Glockenspiel, lo spartito di una messa da Requiem di Haydn fa da pavimento alla passeggiata di un sacerdote. Nel film “Novecento” di Bernardo Bertolucci un gruppo di contadini si ritrovano insieme per suonare l’ocarina, e qui Calori appoggia la sua ocarina su un prato verde e circondata da piccole pecore, riproducendo un’ambientazione bucolica. E poi c’è il tema amoroso: due innamorati si baciano e si abbracciano nel groviglio di fili delle cuffie di un ipod, mentre una coppia di sposi sta in piedi dietro alle corde di un violino, quasi a simbolizzare ironicamente una sorta di prigione.
E infine una mandria di piccole mucche si abbeverano in uno stagno dall’acqua azzurra, ma è solo un’altra illusione lo stagno blu è lo schermo di un telefonino acceso sulla app Shazam, il più famoso servizio online di identificazione musicale.
Nelle foto di Giovanni Calori, stampate su cartone patinato, c’è tanta poesia, ironia, a volte anche un po’ di malinconia per qualcosa che non c’è più, ma sempre con uno sguardo curioso rivolto al futuro.
Giovanni Calori, classe 1963, vive e lavora tra Parma e Piacenza. Diplomato all’Istituto Statale d’Arte di Parma, è stato illustratore, pubblicitario, copy, grafico, fotografo. Le sue immagini di reportages e di ricerca personale hanno avuto riconoscimenti e segnalazioni in concorsi nazionali. Negli ultimi anni ha presentato, con positivo riscontro di critica e pubblico, le sue fotografie in occasione di esposizioni a Piacenza presso Biffi Arte e al Festival del Diritto e nella rassegna internazionale di Reggio Emilia Fotografia Europea.
30
marzo 2019
Giovanni Calori – I got rythm
Dal 30 marzo al 13 aprile 2019
fotografia
Location
BOOKBANK LIBRI D’ALTRI TEMPI
Piacenza, Via San Giovanni, 4, (Piacenza)
Piacenza, Via San Giovanni, 4, (Piacenza)
Orario di apertura
lunedì e martedì ore 16-19.30
mercoledì, venerdì e sabato ore 9.30-13 e 16-19.30
Vernissage
30 Marzo 2019, ore 18
Autore
Curatore