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Giovanni Carlo Rocca – La Deposizione
L’opera realizzata nel 2004 è composta da 20 tele per un totale di 36 mq circa, rappresenta una delle più grandi espressioni dell’artista
Comunicato stampa
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LA DEPOSIZIONE
Tra luglio ed ottobre 2004, Giovanni Carlo Rocca concepisce e realizza questa imponente opera composta da 20 tele per una superficie complessiva di 36 metri quadri circa.
Si tratta della prima grande opera in cui l’artista sperimenta l’indirizzo espressivo che gli vale ormai una significativa notorietà, anche grazie al successo ed alla risonanza mediatica di sue recenti esposizioni (Radici Quadrate e La Cavalcata dei vizi, Cirié 2006).
La deposizione è un tema importante della pittura classica; Rocca n
e conosce bene le molte rappresentazioni dei maestri del passato, per averle studiate sui testi ed apprezzate direttamente e tecnicamente nel corso della sua ventennale esperienza di restauratore accreditato presso la Soprintendenza.
Egli si serve di questo tema per esprimere vicende emozionali sperimentate in prima persona e rivissute rispecchiandole nella contemplazione delle opere dei classici. Egli consegue così un’opera intensa e tanto più coinvolgente per la trasfigurazione della scena in chiave contemporanea.
L’opera rappresenta la deposizione come momento profondamente intimo ed umano della vicenda di Cristo: appena deposto dalla croce e dalle sofferenze e non ancora risorto. Intorno all’uomo, il dolore della famiglia e degli amici rappresenta il sentimento personalmente vissuto dall’autore per la perdita prematura del fratello (a cui la tela è dedicata) ed universalmente il dolore che ognuno prova alla morte di una persona cara.
In alto, in luogo della consueta scritta INRI , il bambino che sguaina una spada giocattolo personifica l'Arcangelo Michele nella vittoria del bene sul male. Il ruolo di Maria è della madre dell’autore, che affranta porta dentro la pena senza poter piangere; è invece il Cristo a versare lacrime, che , sgorgando via, segnano la fine del suo dolore di uomo. Il sangue della passione è trasfigurato in un nastro rosso.
Elementi di appiglio e di speranza sono inseriti nella scena di dramma disperato.
La farfalla, unico ricordo dell’infanzia , è enorme e sproporzionata all’occhio dell’adulto; ha le dimensioni del ricordo e della percezione del bambino: da bimbi tutto sembra più grande.
I girasoli indicano che la vita continua: la morte di un caro non è un abbandono poiché l’intensità del ricordo può preservarne la presenza viva e solare, non solo il rimpianto nostalgico.
“ «Il vero pittore si butta nella vita perché questo è il campo dei suoi mezzi d’azione. E’ a questo contatto che il suo destino di uomo diventa pittura. » Così diceva Guttuso, che pensava che l’unica realtà poetica possibile fosse quella che vedeva la vita e la pittura fuse insieme. Ma, a differenza del grande siciliano, Giovanni Carlo Rocca non vuole far politica con le sue opere. La sua Deposizione è un omaggio ai grandi artisti del passato che lo hanno emozionato – Michelangelo, Rosso Fiorentino - e nello stesso tempo una sfida con se stesso: riuscire a realizzare un’opera sacra di grandi dimensioni con quei personaggi e quel modo di dipingere che da anni gli frullavano nella testa.
Ecco allora lo sfondo rosso lacca, caratteristico delle opere precedenti questa mostra, ed ecco il contorno nero e netto delle figure, che affonda le sue radici nella piombatura delle vetrate medievali, diventando in questo caso una sorta di sottolineatura che rinforza la sua voglia di comunicare. ” (Marilina di Cataldo, a cura di. Radici Quadrate, Alinea, Firenze 2005).
Camilla Torre
Tra luglio ed ottobre 2004, Giovanni Carlo Rocca concepisce e realizza questa imponente opera composta da 20 tele per una superficie complessiva di 36 metri quadri circa.
Si tratta della prima grande opera in cui l’artista sperimenta l’indirizzo espressivo che gli vale ormai una significativa notorietà, anche grazie al successo ed alla risonanza mediatica di sue recenti esposizioni (Radici Quadrate e La Cavalcata dei vizi, Cirié 2006).
La deposizione è un tema importante della pittura classica; Rocca n
e conosce bene le molte rappresentazioni dei maestri del passato, per averle studiate sui testi ed apprezzate direttamente e tecnicamente nel corso della sua ventennale esperienza di restauratore accreditato presso la Soprintendenza.
Egli si serve di questo tema per esprimere vicende emozionali sperimentate in prima persona e rivissute rispecchiandole nella contemplazione delle opere dei classici. Egli consegue così un’opera intensa e tanto più coinvolgente per la trasfigurazione della scena in chiave contemporanea.
L’opera rappresenta la deposizione come momento profondamente intimo ed umano della vicenda di Cristo: appena deposto dalla croce e dalle sofferenze e non ancora risorto. Intorno all’uomo, il dolore della famiglia e degli amici rappresenta il sentimento personalmente vissuto dall’autore per la perdita prematura del fratello (a cui la tela è dedicata) ed universalmente il dolore che ognuno prova alla morte di una persona cara.
In alto, in luogo della consueta scritta INRI , il bambino che sguaina una spada giocattolo personifica l'Arcangelo Michele nella vittoria del bene sul male. Il ruolo di Maria è della madre dell’autore, che affranta porta dentro la pena senza poter piangere; è invece il Cristo a versare lacrime, che , sgorgando via, segnano la fine del suo dolore di uomo. Il sangue della passione è trasfigurato in un nastro rosso.
Elementi di appiglio e di speranza sono inseriti nella scena di dramma disperato.
La farfalla, unico ricordo dell’infanzia , è enorme e sproporzionata all’occhio dell’adulto; ha le dimensioni del ricordo e della percezione del bambino: da bimbi tutto sembra più grande.
I girasoli indicano che la vita continua: la morte di un caro non è un abbandono poiché l’intensità del ricordo può preservarne la presenza viva e solare, non solo il rimpianto nostalgico.
“ «Il vero pittore si butta nella vita perché questo è il campo dei suoi mezzi d’azione. E’ a questo contatto che il suo destino di uomo diventa pittura. » Così diceva Guttuso, che pensava che l’unica realtà poetica possibile fosse quella che vedeva la vita e la pittura fuse insieme. Ma, a differenza del grande siciliano, Giovanni Carlo Rocca non vuole far politica con le sue opere. La sua Deposizione è un omaggio ai grandi artisti del passato che lo hanno emozionato – Michelangelo, Rosso Fiorentino - e nello stesso tempo una sfida con se stesso: riuscire a realizzare un’opera sacra di grandi dimensioni con quei personaggi e quel modo di dipingere che da anni gli frullavano nella testa.
Ecco allora lo sfondo rosso lacca, caratteristico delle opere precedenti questa mostra, ed ecco il contorno nero e netto delle figure, che affonda le sue radici nella piombatura delle vetrate medievali, diventando in questo caso una sorta di sottolineatura che rinforza la sua voglia di comunicare. ” (Marilina di Cataldo, a cura di. Radici Quadrate, Alinea, Firenze 2005).
Camilla Torre
01
luglio 2006
Giovanni Carlo Rocca – La Deposizione
Dal primo luglio al 31 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
SANTUARIO DI SAN VITO
San Vito Lo Capo, Piazza Santuario, (Trapani)
San Vito Lo Capo, Piazza Santuario, (Trapani)
Autore