Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Giovanni Castell – Aporie
Attraverso i lavori fotografici “Aporie”, Castell intraprende una nuova strada: egli crea delle realtà proprie. La fotografia diventa così soltanto un mezzo supplementare e come logica conseguenza si pone in secondo piano. La rinuncia a qualsiasi forma di autenticità è pertanto cosciente e voluta.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L'uomo non è veramente uno, ma veramente due.
Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del Dr. Jekill e del Sig. Hyde
Le grandi vetrate sono certamente l'elemento costante della serie 'Aporie' di Giovanni Castell.
Non sembrano aprirsi, in alcuni casi potrebbero essere sigillate, e fanno pensare a diaframmi tra due realtà che si riflettono e si corrispondono con le stesse regole: la realtà-mondo si proietta a turno sui due versanti in modalità double face. La finestra è un dispositivo per organizzare un nuovo sguardo sul mondo e, allo stesso tempo, lo prepara alla soggettività. Proprio in quel luogo prende forma la tensione inquieta tra intimismo d'interni e slancio verso un orizzonte opaco di infinite distese marine, foreste fittissime e montagne sublimi, ma anche futuristiche città sotto assedio.
La fotografia analogica conservava ancora una traccia fisica di realtà, con gli strumenti digitali torna ad essere molto vicina alla produzione pittorica che non ha alcun obbligo di fedeltà al mondo
(Pietro Montani); a questa consapevolezza si richiamano le opere di Castell che sprigionano però una verosimiglianza e una familiarità inquietanti. Il residuo di realtà che vi è presente, è forse solo la traccia dell'elaborazione compiuta, del lungo processo in cui la memoria, individuale e collettiva, viene rimpastata per divincolarsi e proporsi liberata a una nuova visione.
Un ordine di grandezza postmoderna di riferimento potrebbe essere quella dei "non-luoghi", seppure la categoria è stata inventata per luoghi reali del mondo globale, omologati e resi tra loro omogenei tanto da far scomparire la referenzialità e le coordinate del territorio specifico. Come nominare i "non-luoghi" artificiali?
Una tempesta di Giorgione esplode di lontano, un'ombra figlia di Hopper si fa più lunga e tagliente, una scena apocalittica e perturbante costringe figure femminili nude in interni sicuri o, per meglio dire, resi rassicuranti da suppellettili truccate con photoshop: colore e pallore non sono incarnati nelle cose, nelle persone, ma applicati come make-up. L'artista allestisce una realtà in vetrina, acronica e sospesa, con un "gesto liquido" decide di mettere in mostra ciò che più ha di seducente. Eppure, la vita è sempre vera e la spudorata alterazione della realtà non è che la sua aporia.
Silvia Litardi
Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del Dr. Jekill e del Sig. Hyde
Le grandi vetrate sono certamente l'elemento costante della serie 'Aporie' di Giovanni Castell.
Non sembrano aprirsi, in alcuni casi potrebbero essere sigillate, e fanno pensare a diaframmi tra due realtà che si riflettono e si corrispondono con le stesse regole: la realtà-mondo si proietta a turno sui due versanti in modalità double face. La finestra è un dispositivo per organizzare un nuovo sguardo sul mondo e, allo stesso tempo, lo prepara alla soggettività. Proprio in quel luogo prende forma la tensione inquieta tra intimismo d'interni e slancio verso un orizzonte opaco di infinite distese marine, foreste fittissime e montagne sublimi, ma anche futuristiche città sotto assedio.
La fotografia analogica conservava ancora una traccia fisica di realtà, con gli strumenti digitali torna ad essere molto vicina alla produzione pittorica che non ha alcun obbligo di fedeltà al mondo
(Pietro Montani); a questa consapevolezza si richiamano le opere di Castell che sprigionano però una verosimiglianza e una familiarità inquietanti. Il residuo di realtà che vi è presente, è forse solo la traccia dell'elaborazione compiuta, del lungo processo in cui la memoria, individuale e collettiva, viene rimpastata per divincolarsi e proporsi liberata a una nuova visione.
Un ordine di grandezza postmoderna di riferimento potrebbe essere quella dei "non-luoghi", seppure la categoria è stata inventata per luoghi reali del mondo globale, omologati e resi tra loro omogenei tanto da far scomparire la referenzialità e le coordinate del territorio specifico. Come nominare i "non-luoghi" artificiali?
Una tempesta di Giorgione esplode di lontano, un'ombra figlia di Hopper si fa più lunga e tagliente, una scena apocalittica e perturbante costringe figure femminili nude in interni sicuri o, per meglio dire, resi rassicuranti da suppellettili truccate con photoshop: colore e pallore non sono incarnati nelle cose, nelle persone, ma applicati come make-up. L'artista allestisce una realtà in vetrina, acronica e sospesa, con un "gesto liquido" decide di mettere in mostra ciò che più ha di seducente. Eppure, la vita è sempre vera e la spudorata alterazione della realtà non è che la sua aporia.
Silvia Litardi
19
aprile 2013
Giovanni Castell – Aporie
Dal 19 aprile al 21 maggio 2013
fotografia
Location
GALLERIA GOETHE
Bolzano, Via Della Mostra, 1, (Bolzano)
Bolzano, Via Della Mostra, 1, (Bolzano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 10-12.30 e 15.30-19.30
sabato 10-12.30
Vernissage
19 Aprile 2013, ore 18.00
Autore