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Giovanni Ciucci – Perimetri
Il titolo della mostra PERIMETRI introduce il legame che intende congiungere le opere lungo il filo-limite sul quale esse si sfrangiano e ricompongono in una soluzione a multilayers. Una condizione prodotta dall’interagire degli oggetti d’arte illuminati da fonti luminose seminascoste, la musica elettronica e il tracciato semantico introdotto dai testi e dai disegni che compongono lo scenario, o forse addirittura la scena teatrale, di questa esperienza percettiva plurima
Comunicato stampa
Segnala l'evento
GIOVANNI CIUCCI
PERIMETRI
Ravenna, Studio Artecontemporanea
12 - 18.11.2011
a cura di Miro Bini
Lo spazio espositivo si presenta attraversato dalla installazione di opere che alternano una scultura sospesa a mezz’aria, una sequenza di disegni disposti su una struttura anch’essa sembrerebbe sospesa, anziché poggiata su un
tavolo, infine un monitor di 42” destinato alla videoproiezione durante l’intervento sonoro (performance) previsto per l’inaugurazione. Il titolo della mostra PERIMETRI introduce il legame che intende congiungere le opere lungo il filo-
limite sul quale esse si sfrangiano e ricompongono in una soluzione a multilayers. Una condizione prodotta dall’interagire degli oggetti d’arte illuminati da fonti luminose seminascoste, la musica elettronica e il tracciato
semantico introdotto dai testi e dai disegni che compongono lo scenario, o forse addirittura la scena teatrale, di questa esperienza percettiva plurima. Lo stesso ricorso alla parola Play, assai frequente nel lavoro di Ciucci, testimonia
quanto essa sia il nucleo di raccordo degli sconfinamenti nel visivo, sonoro, teatro e tecnologia, a seconda della nostra
propensione o capacità di adattamento al momento espositivo, ma anche al momento puramente quotidiano che ci coinvolge. L’impianto ideativo e ricettivo dell’installazione ci conduce in un contesto estetico dove emerge l’impianto
metodologico perseguito dall’artista, che adotta abitualmente il testo scritto, quindi il pensiero teorico come estensione e completamento del farsi dell’opera liberando il proprio coinvolgimento e quello del visitatore da vincoli
puramente strumentali, bensì proiettando le possibilità del mezzo, ovvero dello strumento di realizzazione dell’oggetto d’arte, al di fuori di casistiche preordinate o di derivazione puramente epistemologica. Il coraggio e l’azzardo sperimentato da Ciucci risiede in buona parte in questa disinvolta capacità di eludere condizionamenti stilistici, al fine di dischiudere originali orizzonti di approfondimento sul discorso inerente la presenza di ‘perimetri’ nel complesso dispiegarsi dell’arte contemporanea.
lunedì-sabato ore 16-19, domenica ore 10-12 / 16-19 in altri orari su appuntamento: 328 846 2759
libero
mail@giovanniciucci.it
www.giovanniciucci.it
PRESENTAZIONE DEL CURATORE MIRO BINI
Giovanni Ciucci mi ha inviato un suo testo corrispettivo di una performance musicale accompagnata da sue opere visive, ultima sua prova. Devo fare di questo suo testo un’operazione di analisi alla Derrida, oppure no, e se no a quale autorità mi dovrò riferire? La prima considerazione è questa: la base di partenza della testualità di Ciucci è l’affermazione di Pareyson, citato in apertura di testo. Ma prima di Pareyson c’è una citazione da Aristotele. Da questa si ricava che la conoscenza
è lo scopo del pensiero, che tale pensiero ha un limite e tale linite è il limite stesso che ha la cosa. Dunque esiste il limite, o meglio, il concetto di limite, ed esso opera nel pensiero. Attraverso il pensiero derridiano Giovanni Ciucci si pone nella condizione di dare indicazioni sul come ricercare il limite. Ma il limite a che cosa? Al pensiero, al pensare, o all’operare artistico? Già nella prima pagina Ciucci può affermare che la domanda vera è ora: “qual è il confine di un’opera d’arte?“
L’opera artistica è vincolata a un perimetro strutturale, funzionale e logico che la legittima, certo, ma anche la limita.
Il sistema dell’arte contemporanea è tale che esso ha lingue diversificate, ma costrette nei propri a priori. Come usare il limite per superare questa barriera? La casistica nel saggio di Ciucci è già abbastanza ampia e occorre lodare questo lavoro teorico e di riflessione che
possiamo definire prezioso. E’ tuttavia da notare qui, in sede di esame, che Derrida e la sua nozione di decostruzione possono ancora essere praticabili, anche se il metodo derridiano è respingente, causa la mole di letture indispensabili e tiene non poche persone lontano da sé. In particolare al posto del concetto di “lingue diversificate” si può usare un
concetto un poco a latere, e cioè il concetto di “scritture diversificate”. La creazione artistica ha a che fare con una
elaborazione variabile di tratti delimitanti. Il limite dell’opera è ciò che concorre a definire l’opera stessa, a delimitarla nei confronti dello spazio espositivo. Ma poi Ciucci procede e scopre “il tratto” e “il tratteggio” i quali hanno lo scopo di segnare e delimitare la dimensione spaziale e quella temporale. Il tratteggio è intermittente e discontinuo,
realizzando aperture per interconnettersi tra narrazione e contesto. Tutte le presenze della narrazione e del contesto, oltre il limite, possono dialogare e raffrontarsi. Il confine
tratteggiato può cominciare a mostrarsi come luogo intermedio di dialogo. Un perimetro tratteggiato può evitare la demarcazione definitiva e refrattaria alle variazioni.
Torna utile una raccomandazione di Anceschi, ricordata da Ciucci, che anche noi riportiamo: “L’esigenza teoretica purificata da intenti valutativi e regolativi, si fa pura conoscenza, comprensione, relazione significante”.
Ma a questo punto entrano in scena lo schema, insieme allo schermo che si confrontano sempre con il perimetro. Lo schema non è un sapere, ma agisce come una filosofia chiusa e fornisce soluzioni formali. In questo schema si cercano
per antonomasia classifiche. Lo schermo è invece quel luogo dove viene creato un discorso sullo schema, nel tentativo, spesso quasi-riuscito, di
chiarire gli intendimenti della forma proposta. L’autore tende a privilegiare quel momento in cui egli stesso può enunciare un consapevole schema chiarificatore, unito agli intendimenti che hanno animato e reso concreto il realizzarsi della formatività. Malevič, Mondrian, Klee, Sol LeWitt, R. Morris, Kosuth, sono esempi in questo senso.
Torniamo all’inizio e cioè al tratteggio delimitante e alle sue proprietà e funzioni. E’ da dirsi come ovvio che il linguaggio e la scrittura siano soprattutto una faccenda di competenze e ne viene escluso chi non ne sia preparato adeguatamente. Ma il tratteggio filtro, pensato da Ciucci, è qualcosa di altro dalla scontata opposizione binaria:
interno-esterno, critica ed estetica e via dicendo. L’organismo da studiare va invece rivolto ad una triade, non ad un binomio, in modo da contenere una molteplicità prospettica per niente discriminante. Qui il discorso si fa un poco sfumato, ma sempre molto interessante, in quanto Ciucci porta in campo il concetto di “lacuna”, arrivando a proporre
un interfacciarsi delle individualità attraverso le permeabilità che portano tutto con sé, compreso queste immancabili lacune. C’era un concetto, presente nel greco antico, che avevo già in precedenza riesumato e usato, si tratta della “pericoresi”. Questa parola serve a definire ciò che è implicato in questa partita giocata anche con sé stessi, senza
escludere gli altri, nella quale ci si occupa di una certa zona, vi si gira dentro, ripetutamente, cercando qualcosa … per i greci pericoresi era e significava danza attorno a qualcosa.
E Giovanni Ciucci scrive nel finale: “Il traguardo non si prospetta in termini di solidità … ma in direzione di un movimento egalitario, circolare, vortice di un circuito esemplare per il suo continuo organizzarsi e riorganizzarsi nel
corso di spostamenti esplorativi”.
[…]
Pensare alla musica significa pensare la voce. Dalla voce si passa al canto. Il canto è un prodotto della sublimazione?
Pare che sia così. Il canto è un trasformatore, trasmuta parte dell’energia libidica in arte, in scambio psichico, crea un qualche legame. Un oggetto artistico è un ponte gettato verso l’umanità, permette agli uomini di costruire insieme qualcosa, di creare insieme. La sublimazione è il contrario dell’indifferenza, quella condizione descritta nel romanzo di
Moravia, che dipingeva una situazione esistenziale stagnante. Il canto artistico è prodotto culturale ma il gesto vocale,
anche nella elementare manifestazione del grido è già una sublimazione. Questo è pensato accadesse, da sempre, nella festa antica, ad esempio, dove il grido di molti nasceva dissonante, come grido di allarme (angoscia), ma nel corso della festa le grida si raccoglievano e si componevano in un unisono. L’esercizio vocale collettivo (e musicale) è da interpretare come una seconda creazione della prima forma di sublimazione collettiva.
Perimetri di Giovanni Ciucci è un evento musicale live, visivo, di scrittura e videoproiezione pensato e realizzato con l’interazione di due giovani musicisti, Omar Amadori ed Ermes Cuffiani. L’evento si è tenuto in prima assoluta allo Studio Artecontemporanea di Massa Lombarda il 12 di Novembre 2011.
L’evento è riassumibile brevemente nei seguenti punti sintetici:
Transitività e transitorietà nel fenomeno sonoro relazionale.
Compartecipazione di musicisti.
Seguire le sensazioni sonore.
Atto del pensiero visivo conseguente al suono.
Strutture musicali in campo per una loro riformulazione su base di compartecipazione dei musicisti.
Ciascuno porta una sintassi personale.
Componenti del vissuto dei musicisti entrano nella operazione.
La ricerca sonora fluttua alla continua ricerca di un potenziale musicale intravisto.
ELENCO DELLE OPERE IN MOSTRA
1_‘Fuga nella/dalla musica’, 2011
custodia per chitarra, stoffa e fonte luminosa, misure variabili
2_‘T&T’, 2011
disegno e stampa su carta, vetro, fonte luminosa, cm 6x100x66,5
3_Brani musicali riprodotti in loop:
Perimetri #1
Perimetri #2
Perimetri #3
4_Intervento dal titolo ‘Play #2’
Giovanni Ciucci (chitarra elettrica)
Omar Amadori (chitarra elettrica)
Ermes Cuffiani (chitarra elettrica)
videoproiezione a colori su monitor, durata 12 min.
PERIMETRI
Ravenna, Studio Artecontemporanea
12 - 18.11.2011
a cura di Miro Bini
Lo spazio espositivo si presenta attraversato dalla installazione di opere che alternano una scultura sospesa a mezz’aria, una sequenza di disegni disposti su una struttura anch’essa sembrerebbe sospesa, anziché poggiata su un
tavolo, infine un monitor di 42” destinato alla videoproiezione durante l’intervento sonoro (performance) previsto per l’inaugurazione. Il titolo della mostra PERIMETRI introduce il legame che intende congiungere le opere lungo il filo-
limite sul quale esse si sfrangiano e ricompongono in una soluzione a multilayers. Una condizione prodotta dall’interagire degli oggetti d’arte illuminati da fonti luminose seminascoste, la musica elettronica e il tracciato
semantico introdotto dai testi e dai disegni che compongono lo scenario, o forse addirittura la scena teatrale, di questa esperienza percettiva plurima. Lo stesso ricorso alla parola Play, assai frequente nel lavoro di Ciucci, testimonia
quanto essa sia il nucleo di raccordo degli sconfinamenti nel visivo, sonoro, teatro e tecnologia, a seconda della nostra
propensione o capacità di adattamento al momento espositivo, ma anche al momento puramente quotidiano che ci coinvolge. L’impianto ideativo e ricettivo dell’installazione ci conduce in un contesto estetico dove emerge l’impianto
metodologico perseguito dall’artista, che adotta abitualmente il testo scritto, quindi il pensiero teorico come estensione e completamento del farsi dell’opera liberando il proprio coinvolgimento e quello del visitatore da vincoli
puramente strumentali, bensì proiettando le possibilità del mezzo, ovvero dello strumento di realizzazione dell’oggetto d’arte, al di fuori di casistiche preordinate o di derivazione puramente epistemologica. Il coraggio e l’azzardo sperimentato da Ciucci risiede in buona parte in questa disinvolta capacità di eludere condizionamenti stilistici, al fine di dischiudere originali orizzonti di approfondimento sul discorso inerente la presenza di ‘perimetri’ nel complesso dispiegarsi dell’arte contemporanea.
lunedì-sabato ore 16-19, domenica ore 10-12 / 16-19 in altri orari su appuntamento: 328 846 2759
libero
mail@giovanniciucci.it
www.giovanniciucci.it
PRESENTAZIONE DEL CURATORE MIRO BINI
Giovanni Ciucci mi ha inviato un suo testo corrispettivo di una performance musicale accompagnata da sue opere visive, ultima sua prova. Devo fare di questo suo testo un’operazione di analisi alla Derrida, oppure no, e se no a quale autorità mi dovrò riferire? La prima considerazione è questa: la base di partenza della testualità di Ciucci è l’affermazione di Pareyson, citato in apertura di testo. Ma prima di Pareyson c’è una citazione da Aristotele. Da questa si ricava che la conoscenza
è lo scopo del pensiero, che tale pensiero ha un limite e tale linite è il limite stesso che ha la cosa. Dunque esiste il limite, o meglio, il concetto di limite, ed esso opera nel pensiero. Attraverso il pensiero derridiano Giovanni Ciucci si pone nella condizione di dare indicazioni sul come ricercare il limite. Ma il limite a che cosa? Al pensiero, al pensare, o all’operare artistico? Già nella prima pagina Ciucci può affermare che la domanda vera è ora: “qual è il confine di un’opera d’arte?“
L’opera artistica è vincolata a un perimetro strutturale, funzionale e logico che la legittima, certo, ma anche la limita.
Il sistema dell’arte contemporanea è tale che esso ha lingue diversificate, ma costrette nei propri a priori. Come usare il limite per superare questa barriera? La casistica nel saggio di Ciucci è già abbastanza ampia e occorre lodare questo lavoro teorico e di riflessione che
possiamo definire prezioso. E’ tuttavia da notare qui, in sede di esame, che Derrida e la sua nozione di decostruzione possono ancora essere praticabili, anche se il metodo derridiano è respingente, causa la mole di letture indispensabili e tiene non poche persone lontano da sé. In particolare al posto del concetto di “lingue diversificate” si può usare un
concetto un poco a latere, e cioè il concetto di “scritture diversificate”. La creazione artistica ha a che fare con una
elaborazione variabile di tratti delimitanti. Il limite dell’opera è ciò che concorre a definire l’opera stessa, a delimitarla nei confronti dello spazio espositivo. Ma poi Ciucci procede e scopre “il tratto” e “il tratteggio” i quali hanno lo scopo di segnare e delimitare la dimensione spaziale e quella temporale. Il tratteggio è intermittente e discontinuo,
realizzando aperture per interconnettersi tra narrazione e contesto. Tutte le presenze della narrazione e del contesto, oltre il limite, possono dialogare e raffrontarsi. Il confine
tratteggiato può cominciare a mostrarsi come luogo intermedio di dialogo. Un perimetro tratteggiato può evitare la demarcazione definitiva e refrattaria alle variazioni.
Torna utile una raccomandazione di Anceschi, ricordata da Ciucci, che anche noi riportiamo: “L’esigenza teoretica purificata da intenti valutativi e regolativi, si fa pura conoscenza, comprensione, relazione significante”.
Ma a questo punto entrano in scena lo schema, insieme allo schermo che si confrontano sempre con il perimetro. Lo schema non è un sapere, ma agisce come una filosofia chiusa e fornisce soluzioni formali. In questo schema si cercano
per antonomasia classifiche. Lo schermo è invece quel luogo dove viene creato un discorso sullo schema, nel tentativo, spesso quasi-riuscito, di
chiarire gli intendimenti della forma proposta. L’autore tende a privilegiare quel momento in cui egli stesso può enunciare un consapevole schema chiarificatore, unito agli intendimenti che hanno animato e reso concreto il realizzarsi della formatività. Malevič, Mondrian, Klee, Sol LeWitt, R. Morris, Kosuth, sono esempi in questo senso.
Torniamo all’inizio e cioè al tratteggio delimitante e alle sue proprietà e funzioni. E’ da dirsi come ovvio che il linguaggio e la scrittura siano soprattutto una faccenda di competenze e ne viene escluso chi non ne sia preparato adeguatamente. Ma il tratteggio filtro, pensato da Ciucci, è qualcosa di altro dalla scontata opposizione binaria:
interno-esterno, critica ed estetica e via dicendo. L’organismo da studiare va invece rivolto ad una triade, non ad un binomio, in modo da contenere una molteplicità prospettica per niente discriminante. Qui il discorso si fa un poco sfumato, ma sempre molto interessante, in quanto Ciucci porta in campo il concetto di “lacuna”, arrivando a proporre
un interfacciarsi delle individualità attraverso le permeabilità che portano tutto con sé, compreso queste immancabili lacune. C’era un concetto, presente nel greco antico, che avevo già in precedenza riesumato e usato, si tratta della “pericoresi”. Questa parola serve a definire ciò che è implicato in questa partita giocata anche con sé stessi, senza
escludere gli altri, nella quale ci si occupa di una certa zona, vi si gira dentro, ripetutamente, cercando qualcosa … per i greci pericoresi era e significava danza attorno a qualcosa.
E Giovanni Ciucci scrive nel finale: “Il traguardo non si prospetta in termini di solidità … ma in direzione di un movimento egalitario, circolare, vortice di un circuito esemplare per il suo continuo organizzarsi e riorganizzarsi nel
corso di spostamenti esplorativi”.
[…]
Pensare alla musica significa pensare la voce. Dalla voce si passa al canto. Il canto è un prodotto della sublimazione?
Pare che sia così. Il canto è un trasformatore, trasmuta parte dell’energia libidica in arte, in scambio psichico, crea un qualche legame. Un oggetto artistico è un ponte gettato verso l’umanità, permette agli uomini di costruire insieme qualcosa, di creare insieme. La sublimazione è il contrario dell’indifferenza, quella condizione descritta nel romanzo di
Moravia, che dipingeva una situazione esistenziale stagnante. Il canto artistico è prodotto culturale ma il gesto vocale,
anche nella elementare manifestazione del grido è già una sublimazione. Questo è pensato accadesse, da sempre, nella festa antica, ad esempio, dove il grido di molti nasceva dissonante, come grido di allarme (angoscia), ma nel corso della festa le grida si raccoglievano e si componevano in un unisono. L’esercizio vocale collettivo (e musicale) è da interpretare come una seconda creazione della prima forma di sublimazione collettiva.
Perimetri di Giovanni Ciucci è un evento musicale live, visivo, di scrittura e videoproiezione pensato e realizzato con l’interazione di due giovani musicisti, Omar Amadori ed Ermes Cuffiani. L’evento si è tenuto in prima assoluta allo Studio Artecontemporanea di Massa Lombarda il 12 di Novembre 2011.
L’evento è riassumibile brevemente nei seguenti punti sintetici:
Transitività e transitorietà nel fenomeno sonoro relazionale.
Compartecipazione di musicisti.
Seguire le sensazioni sonore.
Atto del pensiero visivo conseguente al suono.
Strutture musicali in campo per una loro riformulazione su base di compartecipazione dei musicisti.
Ciascuno porta una sintassi personale.
Componenti del vissuto dei musicisti entrano nella operazione.
La ricerca sonora fluttua alla continua ricerca di un potenziale musicale intravisto.
ELENCO DELLE OPERE IN MOSTRA
1_‘Fuga nella/dalla musica’, 2011
custodia per chitarra, stoffa e fonte luminosa, misure variabili
2_‘T&T’, 2011
disegno e stampa su carta, vetro, fonte luminosa, cm 6x100x66,5
3_Brani musicali riprodotti in loop:
Perimetri #1
Perimetri #2
Perimetri #3
4_Intervento dal titolo ‘Play #2’
Giovanni Ciucci (chitarra elettrica)
Omar Amadori (chitarra elettrica)
Ermes Cuffiani (chitarra elettrica)
videoproiezione a colori su monitor, durata 12 min.
12
novembre 2011
Giovanni Ciucci – Perimetri
Dal 12 al 18 novembre 2011
arte contemporanea
Location
STUDIO D’ARTE CONTEMPORANEA SAN VITALE 41
Massa Lombarda, Via Francesco Baracca, 43, (Ravenna)
Massa Lombarda, Via Francesco Baracca, 43, (Ravenna)
Orario di apertura
lunedì-sabato ore 16-19, domenica ore 10-12 / 16-19, in altri orari su appuntamento: 328 8462759
Vernissage
12 Novembre 2011, ore 21.30 con intervento dal titolo: Play#2 Giovanni Ciucci (chitarra elettrica) Omar Amadori (chitarra elettrica) Ermes Cuffiani (chitarra elettrica)videoproiezione
Sito web
www.giovanniciucci.it
Autore
Curatore