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Giovanni Leto – Ritratto d’ignoto
“Ritratto d’ignoto” dà voce ad una personale e originale interpretazione dell’artista
sul suo essere nel mondo e rappresentarlo, come in un gioco di scatole cinesi,
attraverso altre “rappresentazioni” di mondo: le pagine dei quotidiani
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Palermo. Giovedì 5 dicembre, alle ore 17.30, presso la Cappella
dell’Incoronata, si inaugura la mostra “Ritratto d’ignoto” di Giovanni Leto.
La mostra, appositamente pensata dall’artista per i suggestivi spazi della Cappella
dell’Incoronata, si articola nella navata e nella sala ipostila con lavori che
modulano l’ambiente espositivo dialogando con un “luogo” carico di storia e di
cultura.
“Ritratto d’ignoto” dà voce ad una personale e originale interpretazione dell’artista
sul suo essere nel mondo e rappresentarlo, come in un gioco di scatole cinesi,
attraverso altre “rappresentazioni” di mondo: le pagine dei quotidiani.
La carta dei giornali è, infatti, la materia principale della sue opere, arrotolata in
strisce, stratificate e poste in relazione al fondo della tela e alle pennellate di
colore che spesso ne contornano la spazialità.
Come afferma Franco Lo Piparo, nel testo critico presente nel catalogo della
mostra: “Le rappresentazioni artistiche di Leto sono costruite con la materialità di
altri pezzi di mondo che sono essi stessi immagini del mondo”.
La scelta stessa del titolo allude alla rappresentazione di ciò che si ignora o non si
può vedere. Come afferma Lo Piparo: “ Tutta l’arte religiosa e sacra altro non è
che la rappresentazione dell’invisibile. Si può dire di più, tutta l’arte figurativa è un
mostrare ciò che non si vede. Anche l’arte cosiddetta realistica. Per il semplice
fatto che in un’immagine c’è sempre un’idea. Un’immagine, qualunque essa sia,
ha in sé un discorso o, ancora meglio, una molteplicità di discorsi possibili. Capire
un’immagine equivale a spiegarne il senso con parole. Un’immagine conterrà tanti
sensi quanti sono i discorsi possibili che la spiegano. Questo vale in special modo
per le opere qui raccolte. L’oggetto rappresentato è altamente filosofico e
(meta)fisico: la intelaiatura fondamentale dell’universo. Il tempo, la materia, la
forma, l’energia, l’origine dell’universo. In poche parole, Dio nella versione della
scienza contemporanea”.
La materia prima di qualsiasi interpretazione possibile, al di là di ogni significato e
significante, è dunque protagonista in questa mostra.
Le opere, quadri e installazioni, si dispiegano nello spazio espositivo declinando
quei concetti che stanno alla base del lavoro di Giovanni Leto – tempo, spazio,
forma; materia, energia; memoria, oggetto, segno – ma sempre attraverso l’uso
delle carte e delle stoffe arrotolate e fittamente addossate le une alle altre,
secondo una pratica artistica, adottata a partire dagli anni ottanta nella serie
“Orizzonti”, divenuta cifra stilistica dell’artista. Tale pratica si evolve negli anni
successivi in concrezioni che lievitano e crescono, delineandosi sempre più come
oggetti tattili di rinnovata spazialità, oppure iniziano a sfaldarsi, lasciando il posto
alla materia pittorica.
In occasione della mostra “Ritratto d’ignoto” verrà presentata al pubblico, nello
spazio vetrina di Palazzo Belmonte Riso, l’opera “Senza titolo7”, donata
dall’artista per la collezione permanente del Museo, espressione di
quell’evoluzione creativa dell’artista che criticamente mirava alla qualità della
materia allo stato originario e all'idea di un'arte in grado di contraddire la
tradizionale bidimensionalità del quadro per conferire all'opera qualità
tridimensionali e rinnovate capacità di dialogo con il pubblico.
Giovanni Leto nasce a Monreale (Palermo) nel 1946. Frequenta a Palermo Decorazione
Pittorica all’Istituto Statale d’Arte e Pittura all’Accademia di Belle Arti. La sua ricerca pittorica si
è sempre fondata su un acuto interesse per i materiali, collocandosi dapprima in ambito
informale, poi approfondendo la valenza tattile dei vari materiali impiegati. A partire dagli anni
ottanta protagonisti nelle sue opere sono prevalentemente i fogli di giornale attorcigliati
manualmente e stratificati sulla superficie della tela. Nel decennio successivo la sua ricerca si
concentra sulla creazione di una differente semantica, volta a coniugare fisicità e spazio,
cosicché l’opera lascia la parete e si manifesta nella sua totale tridimensionalità. A questi anni
appartengono opere de “Il corpo a corpo con lo spazio della pittura reificata” esposte nella
mostra personale a Bagheria, presso la Galleria Ezio Pagano. Seguono una serie di
installazioni cartacee ed opere ambientali, tra le quali “Made in Italy” (2011) esposta alla 54°
Biennale di Venezia, Padiglione Italia, iniziativa speciale per il 150° Anniversario dell’Unità
d’Italia. La produzione artistica degli ultimi anni è composta da lavori in cui la carta attortigliata
cede lo spazio ad ampie campiture di colore e ad installazioni più “oggettuali”, come “Corpus
temporis”: una serie di involucri cartacei che pendono dal soffitto sorretti a mezz’aria da fili di
nylon, sospese “nel tempo e nello spazio”. Il corpo in balia del tempo: le informazioni contenute
nei fogli di giornale si consumano, sbiadiscono parole, eventi e concetti che assumono la
valenza dell’Oltre; presenze scarne, spoglie di significati, corpi divenuti prima scheletri e poi
polvere che lo spazio assorbe e disperde.
Il curriculum dell’artista è costellato da un’ampia bibliografia e da un corposo elenco di mostre
personali e collettive che hanno avuto luogo in Italia e all’estero: Parigi, Berlino, Sydnei,
Stoccolma, Helsingborg, Bagdad e New York.
dell’Incoronata, si inaugura la mostra “Ritratto d’ignoto” di Giovanni Leto.
La mostra, appositamente pensata dall’artista per i suggestivi spazi della Cappella
dell’Incoronata, si articola nella navata e nella sala ipostila con lavori che
modulano l’ambiente espositivo dialogando con un “luogo” carico di storia e di
cultura.
“Ritratto d’ignoto” dà voce ad una personale e originale interpretazione dell’artista
sul suo essere nel mondo e rappresentarlo, come in un gioco di scatole cinesi,
attraverso altre “rappresentazioni” di mondo: le pagine dei quotidiani.
La carta dei giornali è, infatti, la materia principale della sue opere, arrotolata in
strisce, stratificate e poste in relazione al fondo della tela e alle pennellate di
colore che spesso ne contornano la spazialità.
Come afferma Franco Lo Piparo, nel testo critico presente nel catalogo della
mostra: “Le rappresentazioni artistiche di Leto sono costruite con la materialità di
altri pezzi di mondo che sono essi stessi immagini del mondo”.
La scelta stessa del titolo allude alla rappresentazione di ciò che si ignora o non si
può vedere. Come afferma Lo Piparo: “ Tutta l’arte religiosa e sacra altro non è
che la rappresentazione dell’invisibile. Si può dire di più, tutta l’arte figurativa è un
mostrare ciò che non si vede. Anche l’arte cosiddetta realistica. Per il semplice
fatto che in un’immagine c’è sempre un’idea. Un’immagine, qualunque essa sia,
ha in sé un discorso o, ancora meglio, una molteplicità di discorsi possibili. Capire
un’immagine equivale a spiegarne il senso con parole. Un’immagine conterrà tanti
sensi quanti sono i discorsi possibili che la spiegano. Questo vale in special modo
per le opere qui raccolte. L’oggetto rappresentato è altamente filosofico e
(meta)fisico: la intelaiatura fondamentale dell’universo. Il tempo, la materia, la
forma, l’energia, l’origine dell’universo. In poche parole, Dio nella versione della
scienza contemporanea”.
La materia prima di qualsiasi interpretazione possibile, al di là di ogni significato e
significante, è dunque protagonista in questa mostra.
Le opere, quadri e installazioni, si dispiegano nello spazio espositivo declinando
quei concetti che stanno alla base del lavoro di Giovanni Leto – tempo, spazio,
forma; materia, energia; memoria, oggetto, segno – ma sempre attraverso l’uso
delle carte e delle stoffe arrotolate e fittamente addossate le une alle altre,
secondo una pratica artistica, adottata a partire dagli anni ottanta nella serie
“Orizzonti”, divenuta cifra stilistica dell’artista. Tale pratica si evolve negli anni
successivi in concrezioni che lievitano e crescono, delineandosi sempre più come
oggetti tattili di rinnovata spazialità, oppure iniziano a sfaldarsi, lasciando il posto
alla materia pittorica.
In occasione della mostra “Ritratto d’ignoto” verrà presentata al pubblico, nello
spazio vetrina di Palazzo Belmonte Riso, l’opera “Senza titolo7”, donata
dall’artista per la collezione permanente del Museo, espressione di
quell’evoluzione creativa dell’artista che criticamente mirava alla qualità della
materia allo stato originario e all'idea di un'arte in grado di contraddire la
tradizionale bidimensionalità del quadro per conferire all'opera qualità
tridimensionali e rinnovate capacità di dialogo con il pubblico.
Giovanni Leto nasce a Monreale (Palermo) nel 1946. Frequenta a Palermo Decorazione
Pittorica all’Istituto Statale d’Arte e Pittura all’Accademia di Belle Arti. La sua ricerca pittorica si
è sempre fondata su un acuto interesse per i materiali, collocandosi dapprima in ambito
informale, poi approfondendo la valenza tattile dei vari materiali impiegati. A partire dagli anni
ottanta protagonisti nelle sue opere sono prevalentemente i fogli di giornale attorcigliati
manualmente e stratificati sulla superficie della tela. Nel decennio successivo la sua ricerca si
concentra sulla creazione di una differente semantica, volta a coniugare fisicità e spazio,
cosicché l’opera lascia la parete e si manifesta nella sua totale tridimensionalità. A questi anni
appartengono opere de “Il corpo a corpo con lo spazio della pittura reificata” esposte nella
mostra personale a Bagheria, presso la Galleria Ezio Pagano. Seguono una serie di
installazioni cartacee ed opere ambientali, tra le quali “Made in Italy” (2011) esposta alla 54°
Biennale di Venezia, Padiglione Italia, iniziativa speciale per il 150° Anniversario dell’Unità
d’Italia. La produzione artistica degli ultimi anni è composta da lavori in cui la carta attortigliata
cede lo spazio ad ampie campiture di colore e ad installazioni più “oggettuali”, come “Corpus
temporis”: una serie di involucri cartacei che pendono dal soffitto sorretti a mezz’aria da fili di
nylon, sospese “nel tempo e nello spazio”. Il corpo in balia del tempo: le informazioni contenute
nei fogli di giornale si consumano, sbiadiscono parole, eventi e concetti che assumono la
valenza dell’Oltre; presenze scarne, spoglie di significati, corpi divenuti prima scheletri e poi
polvere che lo spazio assorbe e disperde.
Il curriculum dell’artista è costellato da un’ampia bibliografia e da un corposo elenco di mostre
personali e collettive che hanno avuto luogo in Italia e all’estero: Parigi, Berlino, Sydnei,
Stoccolma, Helsingborg, Bagdad e New York.
05
dicembre 2019
Giovanni Leto – Ritratto d’ignoto
Dal 05 dicembre 2019 al 05 febbraio 2021
arte contemporanea
Location
CAPPELLA DELL’INCORONAZIONE
Palermo, Via Dell'incoronazione, 13, (Palermo)
Palermo, Via Dell'incoronazione, 13, (Palermo)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 9.30 – 13
chiuso sabato, domenica e festivi
Vernissage
5 Dicembre 2019, ore 17.30
Autore
Curatore