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Giovanni Robustelli – Significante
La Mostra di Giovanni Robustelli segna l’inizio di un ciclo di personali che dovranno essere considerate un “viaggio” fra le arti, per la promozione dell’Arte Contemporanea in Sicilia.
Comunicato stampa
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SIGNIFICANTE
di Mardo Napolitano
"Significante", ovvero ciò-che-significa, il veicolo segnico. Porzione di materia squisitamente fisica, opportunamente segmentata: un suono, un gesto, un tratto grafico. Come la scrittura, come il disegno. E' ciò che, comunicando, ci sta innanzi, ciò di cui facciamo esperienza. E' la chiave d'accesso a quel suo, indispensabile, corrispondente funzionale suscettibile agli umori storici del rapporto tra l'uomo e il mondo, ai modi in cui il primo organizza il secondo: "il significato". Il loro abbraccio solidale si chiama "segno", un abbraccio che è libero, possibile, non necessario, arbitrario. Ogni segno è convenzionale. Il tempo, l'uso stabiliscono l'inerenza reciproca tra queste due facce della stessa medaglia. Ma esiste un segno dall'abbraccio più ampio. Il mito. Una parola, un'immagine pre-codificata che si presta altresì ad una significazione seconda atta a dare ordine ad ogni universo culturale. "Il mito trasforma la storia in natura", sono le parole di Roland Barthes. Il mito reifica. Decostruire i miti, svelarne l'arbitrarietà, è una pratica di liberazione. E rifondarli è il massimo grado del potenziale simbolico umano: la mitopoiesi. A partire dagli anni Ottanta l'artista riacquisisce la sua autorità mitopoietica, si rifà bricoleur. Libero dalle costrizioni sistemico-analitiche tipiche delle neo-avanguardie, attinge all'ampio bacino del mito per riproporlo in chiave de-ideologizzata. Svela il carattere autoritario del mito, persino di quello modernista legato a una visione lineare della storia concepita come sviluppo perpetuo. Robustelli si attesta su questa linea e in lui risulta evidente una vertiginosa e anti-sistematica pluralità segnica, perseguita tanto sul binario del "significato" (che va dal "viaggio allucinante" compiuto nel suo Atlante Anatomico fino alla Medea della presente mostra) che su quello del "significante" (acquerello, china, disegno a matita, tradotti in un pluristilismo che va dal recupero del divisionismo previatiano de I Miracoli di S. Antonio alla precisione del disegno tecnico del progetto GR13). Ne viene un'attitudine che suggerisce piuttosto una concezione a spirale della storia (e della storia dell'arte) secondo cui ogni sguardo proteso in avanti non può prescindere da una coltivata retrospezione (che letteralmente significa "guardare indietro") e dalla consapevolezza critica che il mito è anzitutto un segno di cui va svelata l'arbitrarietà linguistica, a vantaggio del potere dell'artista di farsene libero interprete e, a sua volta, codificatore.
di Mardo Napolitano
"Significante", ovvero ciò-che-significa, il veicolo segnico. Porzione di materia squisitamente fisica, opportunamente segmentata: un suono, un gesto, un tratto grafico. Come la scrittura, come il disegno. E' ciò che, comunicando, ci sta innanzi, ciò di cui facciamo esperienza. E' la chiave d'accesso a quel suo, indispensabile, corrispondente funzionale suscettibile agli umori storici del rapporto tra l'uomo e il mondo, ai modi in cui il primo organizza il secondo: "il significato". Il loro abbraccio solidale si chiama "segno", un abbraccio che è libero, possibile, non necessario, arbitrario. Ogni segno è convenzionale. Il tempo, l'uso stabiliscono l'inerenza reciproca tra queste due facce della stessa medaglia. Ma esiste un segno dall'abbraccio più ampio. Il mito. Una parola, un'immagine pre-codificata che si presta altresì ad una significazione seconda atta a dare ordine ad ogni universo culturale. "Il mito trasforma la storia in natura", sono le parole di Roland Barthes. Il mito reifica. Decostruire i miti, svelarne l'arbitrarietà, è una pratica di liberazione. E rifondarli è il massimo grado del potenziale simbolico umano: la mitopoiesi. A partire dagli anni Ottanta l'artista riacquisisce la sua autorità mitopoietica, si rifà bricoleur. Libero dalle costrizioni sistemico-analitiche tipiche delle neo-avanguardie, attinge all'ampio bacino del mito per riproporlo in chiave de-ideologizzata. Svela il carattere autoritario del mito, persino di quello modernista legato a una visione lineare della storia concepita come sviluppo perpetuo. Robustelli si attesta su questa linea e in lui risulta evidente una vertiginosa e anti-sistematica pluralità segnica, perseguita tanto sul binario del "significato" (che va dal "viaggio allucinante" compiuto nel suo Atlante Anatomico fino alla Medea della presente mostra) che su quello del "significante" (acquerello, china, disegno a matita, tradotti in un pluristilismo che va dal recupero del divisionismo previatiano de I Miracoli di S. Antonio alla precisione del disegno tecnico del progetto GR13). Ne viene un'attitudine che suggerisce piuttosto una concezione a spirale della storia (e della storia dell'arte) secondo cui ogni sguardo proteso in avanti non può prescindere da una coltivata retrospezione (che letteralmente significa "guardare indietro") e dalla consapevolezza critica che il mito è anzitutto un segno di cui va svelata l'arbitrarietà linguistica, a vantaggio del potere dell'artista di farsene libero interprete e, a sua volta, codificatore.
28
maggio 2010
Giovanni Robustelli – Significante
Dal 28 maggio al 20 giugno 2010
arte contemporanea
Location
PIATTAFORMA CULTURALE PASS/O
Scicli, Via Brenta, 2, (Ragusa)
Scicli, Via Brenta, 2, (Ragusa)
Orario di apertura
da mercoledì a domenica ore 18:00-23:00
Vernissage
28 Maggio 2010, ore 19:30
Autore
Curatore