Una mostra-shock presentata dal duo artistico Giovannini & Petzj, all'anagrafe Monica Giovannini e Maria Giovanna Pezzi. Le due artiste - una fotografa l'altra pittrice - che da tempo si occupano di elaborazioni digitali fotografiche con particolare attenzione al mondo animale, questa volta non usano mezze tinte nel raccontare le loro storie dove protagonista è la crudeltà umana. Utilizzando immagini drammatiche affabulano con apparente cinismo un universo d'indicibili sofferenze, di scempi, di barbarie. Un mondo splatter di mostruosità elegantemente incorniciate e sfoggiate in galleria, come dire: ecco il prodotto di un linguaggio che si avvale dell'ossimoro, al contempo seducente e ripugnante. Ma un linguaggio che punta all'anima-almeno per chi ancora la conserva - e vi resta appiccicato, prepotente ed invasivo. Poi ci sono le didascalie che volano sulle immagini con la grazia di un fumetto e commentano in sordina, ritmicamente, come una preghiera che ronza nelle orecchie senza essere pronunciata. Sono parole che vengono da lontano, trasmutate in didascalie di frame, che le autrici hanno ritrovato con pazienza filologica, tornando indietro nel tempo.Parole di un'umanità profonda, di una spiritualità dimenticata. Parole di nativi americani, memoria di quei selvaggi che tanto amavano la terra madre dove ancora un albero, un animale od un uomo avevano diritto alla dignità.

"....il cervo, il cavallo, la grande aquila..questi sono i nostri fratelli. Le creste rocciose, il rumore dei prati, il colore dei pony e l'uomo appartengono tutti alla medesima famiglia." Capo Seattle 1854.

dalla presentazione a cura di Anna Maria Baratto