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Giubileo degli artisti: Dal Volga al Tevere
La mostra dedicata alle celebrazioni del Giubileo 2016 che si svolge nelle sale dei Dioscuri del Quirinale in Roma è dovuta alla sensibilità di Loreta Larkina, titolare dell’omonimo studio d’arte di Venezia, con la collaborazione del Movimento Arte del XXI Secolo di Savona.
Comunicato stampa
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Si va così dalla moscovita Vera Baeva a Patrizia Testoni, la prima interprete di un realismo fantastico fondato sull’uso di vaste ed incisive campiture eseguite per masse e sovrapposizioni di colore che portano ad una semplificazione delle forme sino ad assumere in certi casi una solennità architettonica con forte sottolineatura della terza dimensione evidenziata da una disinvolta anarchia cromatica. La seconda è giunta ad esprimersi, in capo ad un lungo cammino, con opere nelle quali dominano in equilibrata armonia una intensa componente sentimentale e la libertà conquistata nel passaggio che l’ha condotta dall’impressionismo all’espressionismo, superato in una visione surrealista dei propri assunti pittorici.
Natalia Bogdanova
La russa Natalia Bogdanova, artista emergente, ha sinora al suo attivo una carriera svolta entro i confini nazionali e si esprime in termini espressionistici con colori vaghi, neutri e in tele avvolte da una certa aria di mistero.
Prienne
Giuseppa Marinaccio, in arte Prienne, è nata ad Accadia, in provincia di Foggia, ed ha compiuto buoni studi artistici affinati dalla familiarità con i grandi incisori del passato, da Rembrandt a Morandi. Tale impegno le consente di realizzare opere nelle quali si fondono la minuzia dell’incisore e la nervosa mano del pittore con l’uso di chine, collages e acrilici. Il suo mondo è vincolato alla realtà visuale trasfusa però in contesti fantastici nei quali sia gli intensi paesaggi che sembrano posseduti da una forte sollecitazione dinamica, sia le gentili creature che animano le sue contemplazioni trovano marcato rilievo in una dimensione tutta particolare, talora non aliena da preoccupazioni d’ordine sociale.
Carlo De Benedictis
Medico e pittore di Fano, Carlo De Benedictis ha sempre affiancato l’esercizio artistico alle incombenze professionali facendo ricorso a scelte pittoriche raffinate e colte che collocano il suo lavoro nel quadro delle intersezioni che si sono verificate dopo l’affermazione della Nuova oggettività che rinnovava i termini teorici dell’americana Appropriation Art e del cosiddetto Citazionismo. In entrambi i casi si trattava di movimenti volti a conquistare agli artisti una totale libertà di scelte, che andavano dalla citazione di opere precedenti a forme sincretistiche. Autore di carattere postmoderno, De Benedictis ama un mondo animato da figurine eccentriche, stilizzate e ricche di una verve che incanta.
Saverio Feligini
Saverio Feligini è nato a Cagli, in provincia di Pesaro, ma attualmente risiede a Roma. Ha avviato la sua attività in campo artistico negli Anni ’80 sperimentando l’impiego di svariati materiali prima di laurearsi a Milano in Scienze economiche e sociali. Nonostante l’impegno lavorativo, ha proseguito con decisione a dipingere indirizzando la propria attenzione al collage, una soluzione che gli consentite infinite variazioni e declinazioni fantastiche nelle quali il rispetto della forma tradizionale si sposa con derive visionarie arricchite da un gusto sapiente del cesello che illustra e amplia la grandiosità degli impianti narrativi, soprattutto nei cicli che ha dedicati a vari assunti ideologici, sempre con grande felicità di risultati. Dal punto di vista esistenziale, con riflessi sulla sua evoluzione artistica, Feligini a partire dal 1997 ha trascorso vari anni a Singapore, Hong Kong e New York
Milvia Bortoluzzi
Milvia Bortoluzzi incide e dipinge a Thiene e non sai quale delle due attività sia più significativa. Di certo sono accomunate da un’ispirazione lirica che trova spesso nel rispetto del sacro il clima ideale. L’artista veneta ama affidare elementi di meditazione, qualche volta di carattere simbolico, alle incisioni e ai delicate acquerelli mentre il suo animo si espande dei vasti spazi che delinea nelle tele ad olio nelle quali il vero protagonista è il silenzio, il silenzio dell’uomo che avverte l’istinto di tacere di fronte al respiro della natura incontaminata che sale al cielo come una preghiera Non ci sono nei suoi lavori sofisticazioni intellettualistiche, ma solo l’abbandono all’ispirazione e la ferma volontà di migliorare costantemente il suo approccio tecnico alla tela.
Giancarlo Delmastro
L’incisiva mano dell’architetto romano Giancarlo Delmastro, affianca ai calcoli professionali l’eleganza delle soluzioni costruttive, una vena letteraria emersa negli ultimi tempi e una pittura di vasto respiro. Doveroso inoltre ricordare una grande passione per la musica, che lo ha indotto a tradurre in alate visioni le nove sinfonie di Ludwig van Beethoven. Lo stile di Delmastro è caratterizzato dal desiderio di comunicare con la spontaneità delle sue linee e delle sue fantasie che oscillano tra un astratto venato di espressionismo e una decisa vocazione informale. Accesi i colori, tracciati sulla tela con disinvolta sprezzatura sino ad ottenere talora l’illusione che esista una terza dimensione. Di certo si ravvisa un senso di forte dinamica e di una tensione che avvolge dialetticamente il segno di una rara potenza espressiva.
Lino Stronati (Stroli)
Lino Stronati vive a Jesi e si esprime con un linguaggio molto personale e per questa ragione difficile da inquadrare in termini stilistici. Vi si riconoscono doti di una rabdomantica fantasia che si muove secondo l’impulso del momento e che gli consente molte variazioni sia nell’uso degli squillanti colori della sua tavolozza sia nelle tematiche affrontate con intenzioni che si collocano fra astrattismo ed espressionismo in lavori nei quali prevale il senso dello spazio con ardite geometrie funzionali al concetto da esprimere. Stronati è un autodidatta che non sembra rimpiangere la mancanza di maestri, ma che giustamente si compiace per i risultati conseguiti e soprattutto per l’irruente energia che pare spesso letteralmente aggredire la tela. Espone dal 2009 con una frequenza che gli ha consentito di porre al suo attivo una cinquantina di mostre non solo in Italia ma anche nelle Ambasciate di Cuba e dell’Iraq, in Russia, in Svezia, ad Abu Dhabi e negli Emirati arabi.
Sergej Konopelko
L’arte di Sergej Konopelko trae ragioni da un’interpretazione della realtà che muove da un fondo espressionistico per approdare ad un impianto di carattere surrealista, sempre mantenendo un saldo legame con il realismo, punto di riferimento e di partenza per conferire sostanza alle controllate derive fantastiche del suo tratto pittorico. Solo per citare alcuni esempi possiamo richiamare alla memoria una tela che rappresenta un gruppo di imbarcazioni delineate fra un mare corrusco e una brumosità che tende a nasconderle nell’emergere di discrete tinte neutre, oppure rievocarne un’altra che raffigura una fila di alberi, alti su uno scosceso dirupo, che lasciano scendere sino a terra, in piena vista, le loro radici, e infine ricordare un autentico divertissement nel quale su un terreno paludoso in primo piano abbiamo un folto di piante dallo squillante colore rosso-orange contemplati, sulla destra del quadro, da un uomo che cammina sui trampoli. Surrealismo puro.
Paola De Gregorio
Paola de Gregorio è nata a Roma, dove risiede. Ha frequentato lo studio di Pericle Fazzini e, più tardi, la locale Accademia di Belle Arti, sezione scultura, sempre seguendo l’insegnamento dello stesso maestro. Per approfondire lo studio dell’anatomia e completarlo con la fisiologia, ha conseguito la laurea in Scienze biologiche presso l’Università La Sapienza di Roma. Fin da giovanissima ha realizzato opere di scultura con varie tecniche, dal bassorilievo al tuttotondo, in legno, bronzo, cemento, terracotta e materiali riciclati. Numerose le sue esposizioni in Italia e all’estero, quasi sempre realizzate con personali in sedi di grande prestigio: a Roma in diverse occasioni, L’Aquila, Stra-Venezia, Lisbona, Zagabria, Belgrado, Atene, Salonicco, Zurigo. Interessata al ritratto e a varie altre espressioni nelle quali è evidente un recupero di suggestioni medievali, parte rilevante della sua produzione è dedicata all’arte sacra a proposito della quale ha operato un rinnovo della tradizionale iconografia ad essa legata.
Dmitri Strelkov
Dmitri Strelkov, parlando del proprio lavoro, ha dichiarato che a suo avviso la vera libertà creativa e la forma d’arte più pura è l’astrattismo. Un astrattismo che cede il passo da un lato al Futurismo e dall’altro alle avanguardie russe del Novecento, come ad esempio il Raggismo. Infatti egli stesso, dopo aver stigmatizzato la tendenza di molti colleghi ad adagiarsi sui maestri del passato con la conseguente produzione di tele astratte fuori tempo e pertanto insignificanti dal punto di vista creativo, afferma di aver dato vita ad uno stile personale che ha definito Eclettismo astratto. Si tratta in realtà di un modo per comprendere sotto un’unica matrice una sorta di sincretismo che, nella potenza dei colori impiegati, nel deciso ricorso ad una grande dinamica, riesce a conciliare diverse tendenze stilistiche.
Venere Chillemi
La torinese Venere Chillemi è autrice di una ricerca nella quale si fondono la passione per la pittura e un notevole bagaglio culturale che le permette di affrontare con leggerezza temi complessi i quali, partendo dal richiamo della figura e del naturalismo, la traggono quasi inevitabilmente verso concezioni visionarie
in cui si affaccia in modo prepotente un’evidente matrice di volta in volta simbolista o allegorica. Una concezione della fede di carattere misticheggiante arricchisce di accenni onirici le composizioni che si esprimono con elegante ricchezza di particolari dovuti ad un notevole dominio della tecnica. Molte tele sono tacitamente adagiate nella contemplazione dei misteri che incombono sull’uomo, altre invece appaiono dominate da un movimento sempre verticale, segno dell’elevazione religiosa ma anche del desiderio di ergersi sopra il livello delle mondane cose.
Grazia Palomba
Grazia Palomba, nata a Torre del Greco in provincia di Napoli, è un architetto che svolge attività d’insegnamento e si dedica alla pittura con ampio bagaglio culturale e avvalendosi degli studi compiuti presso il Liceo Artistico di Napoli. I quadri presenti in mostra dimostrano infatti il gusto verso il passato greco e il desiderio di reinterpretare quelle mirabili ispirazioni in un discorso talora venato di blanda e sorridente ironia, per esempio in tele come L’attesa di Venere, una Venere resa con opulenza rinascimentale. In altri casi la rivisitazione è rispettosa dell’epopea ellenica e del valore dei formidabili opliti, che costituirono per quasi due secoli un’invincibile fanteria. Ma l’autrice sa anche commuoversi di fronte all’amore, che celebra nella delicata rievocazione di Ettore e Andromaca oppure argutamente individuare in un prezioso gruppo scultoreo di matrice cicladica una composizione di danza à la Matisse.
Maurilio Cucinotta
Maurilio Cucinotta, pittore, scultore, incisore e grafico, è nato a Roma dove, giovanissimo, ha scoperta la propria vocazione artistica, affinata dalla frequentazione di un maestro come Porfirio Galassi, Più tardi gli vennero aperte le porte dello studio di Aligi Sassu mentre contemporaneamente frequentava il corso di disegno tenuto da José Llobera. Come egli stesso ricorda, «gli Anni 70-80 lo vedono impegnato in una continua ricerca pittorica ispirata inizialmente a una figurazione simbolista che si sviluppa successivamente in una personale rilettura della Metafisica e del Surrealismo». La vastità degli impegni di una vita intensamente vissuta non lascia spazio a valutazioni critiche, ma non si può trascurare l’attività svolta come scenografo e conduttore televisivo. Nel 1986 diventò socio della Four for Art del maestro Nino Palleschi e costituì il gruppo artistico Il Quadrifoglio nell’ambito del quale venne selezionato come rappresentante dell’Arte Romana in una costituenda Accademia artistica maltese, la Birkirkara. Nel 1990 iniziò la collabora con la rivista Cartooning, ciò che costituì il preludio di una vasta attività editoriale. 15
Uliana Rodina
Uliana Rodina è una pittrice di delicato sentire che si esprime con varietà di accenti, tutti dominati da un notevole senso della misura e da un calligrafismo pieno di grazia. Lo dimostrano le icone dipinte secondo tradizione con Madonne dal volto allungato e reclinato per appoggiarlo al capo del bimbo che abbracciamo nella immobilità di una fede certa e quindi priva di emozioni con superiore pacatezza. Accanto alle icone su tavola ce ne sono numerose dipinte su seta, che mostrano una maggiore mobilità e una rarefatta eleganza. La sua produzione conosce anche la grafica con minute immagini di sottile descrittivismo e talora non prive di certo senso di mistero, la pittura su seta nella quale esprime forse la maggior concentrazione artistica, oli nei quali la sua visione si amplia in panorami ricchi di vaste campiture e infine occorre ricordare i suoi figurini di moda, che non risulta attuale ma che esalta la bellezza del corpo femminile.
Ekaterina Dmitrieva
La russa Ekaterina Dmitrieva è un’artista attratta da diversi interessi che le suggeriscono realizzazioni di varia fantasia, che vanno dai gioielli, oggetti di artigianato artistico, a più ambiziose installazioni che vedono l’inserimento di elementi naturali entro strutture industriali. Fra questi estremi si colloca un insieme di attenzioni verso il mondo infantile con le sue ambientazioni fatte di giocattoli, camerette con il loro corredo notturno e simulacri di piccoli bimbi; si possono inoltre ammirare bellissime pareti sulle quali sono appesi peluches di dimensioni molto variate ma tendenzialmente piccole. Oppure è dato trovare raffigurazioni di ragazzine tracciate con rapida mano, guidata da un’estemporanea volontà rappresentativa. Nel complesso l’artista del nord è un personaggio molto interessante per varietà di accenti, fantasia creativa, abilità realizzativa.
Irene Perbellini
Irene Perbellini è una scultrice che attualmente ha elaborato una scelta precisa in sede realizzativa e risolve nel bianco della sua materia prima le idee che man mano attraggono la sua attenzione, idee provenienti da un mondo fantastico cui conferisce forma in termini di rapido espressionismo creando una galleria d’immagini fra le quali troviamo un’interessante variante al mito della sirena, che si trasforma in Donna balena dalle forme leggiadre di un corpo sinuoso e molto snello. Non manca un Icaro dal volto drammatico, vittima del folle volo che lo ha portato vicino al sole il cui fulgore lo ha accecato. Accanto, una mano aperta, in gesto di offerta o di preghiera. Infine, fra le opere esposte, ci si può soffermare di fronte al volto di ascendente mediorientale del Vecchio sognatore.
Elena Ryzhykh
Elena Ryzhykh è un’artista russa con una vocazione notturna nella quale figure particolari sono colte in momenti particolari e pieni di silenzio con una tavolozza molto scura che si esprime con misurate variazioni cromatiche. Lo si può constatare nella tela Portrait in moon light, un olio su tela del 2013. In realtà non si tratta di un ritratto ma della raffigurazione di una donna bruna che sosta perplessa di fronte ad uno strano disegno. Un Paesaggio mostra un atteggiamento assai poco comunicativo e descrive un angolo desolato a dimostrazione di un’ispirazione malinconica e riflessiva, mentre più cordiale appare in Still life with guitar, che risale al 1991, un’epoca, si direbbe, più lieta per l’artista.
Stefania Filannino
Stefania Filannino vanta una produzione che un tempo, a titolo elogiativo, si sarebbe potuta definire ″mascolina″, ma da quando le donne hanno deciso di essere molto migliori degli uomini l’aggettivo è severamente vietato e non faremo l’errore di usarlo. Diciamo allora di trovarci di fronte ad un dark lady della pittura, tale per la violenza con quale imprime sulla tela la volontà di incidere sugli oggetti rappresentati, di graffiarli con prorompente violenza icastica. Un espressionismo trasgressivo domina le sue tele nelle figure e nei titoli. Ciò avviene ad esempio, in Blood, il quadro di due amanti uniti in un bacio selvaggio in bianco e nero, ma rosseggiante di sangue; così come in Babilonia, un volto elegante sovrastato da un corpo che emana depravazione, quella, forse, di cui andava famosa la città mediorientale. Nel complesso una pittura di forte personalità, ignara di regole che non siano quelle imposte dall’artista.
Maurizio Molteni
Maurizio Molteni opera fondamentalmente ricorrendo a tecniche miste che, nel freddo di una cromia volutamente sommessa, evocano orizzonti alternativi alla realtà ai cui componenti pur fa ricorso, come quando dipinge lunghi solchi paralleli che non si sa donde vengano né dove vadano, ma che certamente sono lì ad influire sulle nostre certezze esistenziali. Più raramente l’artista ricorre ad appliques di stoffa che servono da completamento e al tempo stesso temperano il suo messaggio desolato. Certamente, in questi insiemi di rappresentazioni molto ordinate, se si nascondono riflessioni personali è piuttosto alla ragione e non al sentimento che ricorre l’autore. Per certi versi si può parlare di pittoscultura in relazione all’abitudine di stendere le malte che nascono dai suoi impasti per poi intervenire con un processo di scavo e di disegno per asportazione, in una singolare ed originale applicazione.
Marco Luigi Nicoli
Il bergamasco Marco Luigi Nicoli è uno scultore con una storia singolare, quella di un operatore delle cave di Carrara che con gli anni si è innamorato del marmo decidendo così di non prenderlo più a martellate ma di accarezzarlo per trarne immagini e figure. Artista, dunque, non del tutto autodidatta come lui ama definirsi, ma scalpellino che ha fatto carriera. Anche la consapevolezza dei mirabili risultati ottenuti da illustri predecessori lo ha indotto a salire su un gradino più alto. Qui giunto ha iniziato a lavorare con grazia gentile, forse pensando alle belle donne morte le cui fattezze il candore del marmo ha conservato per secoli e forse ricordando che nelle cave carraresi era passato un certo Michelangelo, la sua galleria di volti femminili ha un che d’incompiuto, quasi esistesse nel blocco grezzo la volontà di non lasciar libera la fanciulla tratta dal suo corpo. Le sue sono giovani donne che recano un’acconciatura che avvolge il loro capo e ne esalta i tratti del volto, come nell’antica Dama di Elche di romana memoria.
Natalia Bogdanova
La russa Natalia Bogdanova, artista emergente, ha sinora al suo attivo una carriera svolta entro i confini nazionali e si esprime in termini espressionistici con colori vaghi, neutri e in tele avvolte da una certa aria di mistero.
Prienne
Giuseppa Marinaccio, in arte Prienne, è nata ad Accadia, in provincia di Foggia, ed ha compiuto buoni studi artistici affinati dalla familiarità con i grandi incisori del passato, da Rembrandt a Morandi. Tale impegno le consente di realizzare opere nelle quali si fondono la minuzia dell’incisore e la nervosa mano del pittore con l’uso di chine, collages e acrilici. Il suo mondo è vincolato alla realtà visuale trasfusa però in contesti fantastici nei quali sia gli intensi paesaggi che sembrano posseduti da una forte sollecitazione dinamica, sia le gentili creature che animano le sue contemplazioni trovano marcato rilievo in una dimensione tutta particolare, talora non aliena da preoccupazioni d’ordine sociale.
Carlo De Benedictis
Medico e pittore di Fano, Carlo De Benedictis ha sempre affiancato l’esercizio artistico alle incombenze professionali facendo ricorso a scelte pittoriche raffinate e colte che collocano il suo lavoro nel quadro delle intersezioni che si sono verificate dopo l’affermazione della Nuova oggettività che rinnovava i termini teorici dell’americana Appropriation Art e del cosiddetto Citazionismo. In entrambi i casi si trattava di movimenti volti a conquistare agli artisti una totale libertà di scelte, che andavano dalla citazione di opere precedenti a forme sincretistiche. Autore di carattere postmoderno, De Benedictis ama un mondo animato da figurine eccentriche, stilizzate e ricche di una verve che incanta.
Saverio Feligini
Saverio Feligini è nato a Cagli, in provincia di Pesaro, ma attualmente risiede a Roma. Ha avviato la sua attività in campo artistico negli Anni ’80 sperimentando l’impiego di svariati materiali prima di laurearsi a Milano in Scienze economiche e sociali. Nonostante l’impegno lavorativo, ha proseguito con decisione a dipingere indirizzando la propria attenzione al collage, una soluzione che gli consentite infinite variazioni e declinazioni fantastiche nelle quali il rispetto della forma tradizionale si sposa con derive visionarie arricchite da un gusto sapiente del cesello che illustra e amplia la grandiosità degli impianti narrativi, soprattutto nei cicli che ha dedicati a vari assunti ideologici, sempre con grande felicità di risultati. Dal punto di vista esistenziale, con riflessi sulla sua evoluzione artistica, Feligini a partire dal 1997 ha trascorso vari anni a Singapore, Hong Kong e New York
Milvia Bortoluzzi
Milvia Bortoluzzi incide e dipinge a Thiene e non sai quale delle due attività sia più significativa. Di certo sono accomunate da un’ispirazione lirica che trova spesso nel rispetto del sacro il clima ideale. L’artista veneta ama affidare elementi di meditazione, qualche volta di carattere simbolico, alle incisioni e ai delicate acquerelli mentre il suo animo si espande dei vasti spazi che delinea nelle tele ad olio nelle quali il vero protagonista è il silenzio, il silenzio dell’uomo che avverte l’istinto di tacere di fronte al respiro della natura incontaminata che sale al cielo come una preghiera Non ci sono nei suoi lavori sofisticazioni intellettualistiche, ma solo l’abbandono all’ispirazione e la ferma volontà di migliorare costantemente il suo approccio tecnico alla tela.
Giancarlo Delmastro
L’incisiva mano dell’architetto romano Giancarlo Delmastro, affianca ai calcoli professionali l’eleganza delle soluzioni costruttive, una vena letteraria emersa negli ultimi tempi e una pittura di vasto respiro. Doveroso inoltre ricordare una grande passione per la musica, che lo ha indotto a tradurre in alate visioni le nove sinfonie di Ludwig van Beethoven. Lo stile di Delmastro è caratterizzato dal desiderio di comunicare con la spontaneità delle sue linee e delle sue fantasie che oscillano tra un astratto venato di espressionismo e una decisa vocazione informale. Accesi i colori, tracciati sulla tela con disinvolta sprezzatura sino ad ottenere talora l’illusione che esista una terza dimensione. Di certo si ravvisa un senso di forte dinamica e di una tensione che avvolge dialetticamente il segno di una rara potenza espressiva.
Lino Stronati (Stroli)
Lino Stronati vive a Jesi e si esprime con un linguaggio molto personale e per questa ragione difficile da inquadrare in termini stilistici. Vi si riconoscono doti di una rabdomantica fantasia che si muove secondo l’impulso del momento e che gli consente molte variazioni sia nell’uso degli squillanti colori della sua tavolozza sia nelle tematiche affrontate con intenzioni che si collocano fra astrattismo ed espressionismo in lavori nei quali prevale il senso dello spazio con ardite geometrie funzionali al concetto da esprimere. Stronati è un autodidatta che non sembra rimpiangere la mancanza di maestri, ma che giustamente si compiace per i risultati conseguiti e soprattutto per l’irruente energia che pare spesso letteralmente aggredire la tela. Espone dal 2009 con una frequenza che gli ha consentito di porre al suo attivo una cinquantina di mostre non solo in Italia ma anche nelle Ambasciate di Cuba e dell’Iraq, in Russia, in Svezia, ad Abu Dhabi e negli Emirati arabi.
Sergej Konopelko
L’arte di Sergej Konopelko trae ragioni da un’interpretazione della realtà che muove da un fondo espressionistico per approdare ad un impianto di carattere surrealista, sempre mantenendo un saldo legame con il realismo, punto di riferimento e di partenza per conferire sostanza alle controllate derive fantastiche del suo tratto pittorico. Solo per citare alcuni esempi possiamo richiamare alla memoria una tela che rappresenta un gruppo di imbarcazioni delineate fra un mare corrusco e una brumosità che tende a nasconderle nell’emergere di discrete tinte neutre, oppure rievocarne un’altra che raffigura una fila di alberi, alti su uno scosceso dirupo, che lasciano scendere sino a terra, in piena vista, le loro radici, e infine ricordare un autentico divertissement nel quale su un terreno paludoso in primo piano abbiamo un folto di piante dallo squillante colore rosso-orange contemplati, sulla destra del quadro, da un uomo che cammina sui trampoli. Surrealismo puro.
Paola De Gregorio
Paola de Gregorio è nata a Roma, dove risiede. Ha frequentato lo studio di Pericle Fazzini e, più tardi, la locale Accademia di Belle Arti, sezione scultura, sempre seguendo l’insegnamento dello stesso maestro. Per approfondire lo studio dell’anatomia e completarlo con la fisiologia, ha conseguito la laurea in Scienze biologiche presso l’Università La Sapienza di Roma. Fin da giovanissima ha realizzato opere di scultura con varie tecniche, dal bassorilievo al tuttotondo, in legno, bronzo, cemento, terracotta e materiali riciclati. Numerose le sue esposizioni in Italia e all’estero, quasi sempre realizzate con personali in sedi di grande prestigio: a Roma in diverse occasioni, L’Aquila, Stra-Venezia, Lisbona, Zagabria, Belgrado, Atene, Salonicco, Zurigo. Interessata al ritratto e a varie altre espressioni nelle quali è evidente un recupero di suggestioni medievali, parte rilevante della sua produzione è dedicata all’arte sacra a proposito della quale ha operato un rinnovo della tradizionale iconografia ad essa legata.
Dmitri Strelkov
Dmitri Strelkov, parlando del proprio lavoro, ha dichiarato che a suo avviso la vera libertà creativa e la forma d’arte più pura è l’astrattismo. Un astrattismo che cede il passo da un lato al Futurismo e dall’altro alle avanguardie russe del Novecento, come ad esempio il Raggismo. Infatti egli stesso, dopo aver stigmatizzato la tendenza di molti colleghi ad adagiarsi sui maestri del passato con la conseguente produzione di tele astratte fuori tempo e pertanto insignificanti dal punto di vista creativo, afferma di aver dato vita ad uno stile personale che ha definito Eclettismo astratto. Si tratta in realtà di un modo per comprendere sotto un’unica matrice una sorta di sincretismo che, nella potenza dei colori impiegati, nel deciso ricorso ad una grande dinamica, riesce a conciliare diverse tendenze stilistiche.
Venere Chillemi
La torinese Venere Chillemi è autrice di una ricerca nella quale si fondono la passione per la pittura e un notevole bagaglio culturale che le permette di affrontare con leggerezza temi complessi i quali, partendo dal richiamo della figura e del naturalismo, la traggono quasi inevitabilmente verso concezioni visionarie
in cui si affaccia in modo prepotente un’evidente matrice di volta in volta simbolista o allegorica. Una concezione della fede di carattere misticheggiante arricchisce di accenni onirici le composizioni che si esprimono con elegante ricchezza di particolari dovuti ad un notevole dominio della tecnica. Molte tele sono tacitamente adagiate nella contemplazione dei misteri che incombono sull’uomo, altre invece appaiono dominate da un movimento sempre verticale, segno dell’elevazione religiosa ma anche del desiderio di ergersi sopra il livello delle mondane cose.
Grazia Palomba
Grazia Palomba, nata a Torre del Greco in provincia di Napoli, è un architetto che svolge attività d’insegnamento e si dedica alla pittura con ampio bagaglio culturale e avvalendosi degli studi compiuti presso il Liceo Artistico di Napoli. I quadri presenti in mostra dimostrano infatti il gusto verso il passato greco e il desiderio di reinterpretare quelle mirabili ispirazioni in un discorso talora venato di blanda e sorridente ironia, per esempio in tele come L’attesa di Venere, una Venere resa con opulenza rinascimentale. In altri casi la rivisitazione è rispettosa dell’epopea ellenica e del valore dei formidabili opliti, che costituirono per quasi due secoli un’invincibile fanteria. Ma l’autrice sa anche commuoversi di fronte all’amore, che celebra nella delicata rievocazione di Ettore e Andromaca oppure argutamente individuare in un prezioso gruppo scultoreo di matrice cicladica una composizione di danza à la Matisse.
Maurilio Cucinotta
Maurilio Cucinotta, pittore, scultore, incisore e grafico, è nato a Roma dove, giovanissimo, ha scoperta la propria vocazione artistica, affinata dalla frequentazione di un maestro come Porfirio Galassi, Più tardi gli vennero aperte le porte dello studio di Aligi Sassu mentre contemporaneamente frequentava il corso di disegno tenuto da José Llobera. Come egli stesso ricorda, «gli Anni 70-80 lo vedono impegnato in una continua ricerca pittorica ispirata inizialmente a una figurazione simbolista che si sviluppa successivamente in una personale rilettura della Metafisica e del Surrealismo». La vastità degli impegni di una vita intensamente vissuta non lascia spazio a valutazioni critiche, ma non si può trascurare l’attività svolta come scenografo e conduttore televisivo. Nel 1986 diventò socio della Four for Art del maestro Nino Palleschi e costituì il gruppo artistico Il Quadrifoglio nell’ambito del quale venne selezionato come rappresentante dell’Arte Romana in una costituenda Accademia artistica maltese, la Birkirkara. Nel 1990 iniziò la collabora con la rivista Cartooning, ciò che costituì il preludio di una vasta attività editoriale. 15
Uliana Rodina
Uliana Rodina è una pittrice di delicato sentire che si esprime con varietà di accenti, tutti dominati da un notevole senso della misura e da un calligrafismo pieno di grazia. Lo dimostrano le icone dipinte secondo tradizione con Madonne dal volto allungato e reclinato per appoggiarlo al capo del bimbo che abbracciamo nella immobilità di una fede certa e quindi priva di emozioni con superiore pacatezza. Accanto alle icone su tavola ce ne sono numerose dipinte su seta, che mostrano una maggiore mobilità e una rarefatta eleganza. La sua produzione conosce anche la grafica con minute immagini di sottile descrittivismo e talora non prive di certo senso di mistero, la pittura su seta nella quale esprime forse la maggior concentrazione artistica, oli nei quali la sua visione si amplia in panorami ricchi di vaste campiture e infine occorre ricordare i suoi figurini di moda, che non risulta attuale ma che esalta la bellezza del corpo femminile.
Ekaterina Dmitrieva
La russa Ekaterina Dmitrieva è un’artista attratta da diversi interessi che le suggeriscono realizzazioni di varia fantasia, che vanno dai gioielli, oggetti di artigianato artistico, a più ambiziose installazioni che vedono l’inserimento di elementi naturali entro strutture industriali. Fra questi estremi si colloca un insieme di attenzioni verso il mondo infantile con le sue ambientazioni fatte di giocattoli, camerette con il loro corredo notturno e simulacri di piccoli bimbi; si possono inoltre ammirare bellissime pareti sulle quali sono appesi peluches di dimensioni molto variate ma tendenzialmente piccole. Oppure è dato trovare raffigurazioni di ragazzine tracciate con rapida mano, guidata da un’estemporanea volontà rappresentativa. Nel complesso l’artista del nord è un personaggio molto interessante per varietà di accenti, fantasia creativa, abilità realizzativa.
Irene Perbellini
Irene Perbellini è una scultrice che attualmente ha elaborato una scelta precisa in sede realizzativa e risolve nel bianco della sua materia prima le idee che man mano attraggono la sua attenzione, idee provenienti da un mondo fantastico cui conferisce forma in termini di rapido espressionismo creando una galleria d’immagini fra le quali troviamo un’interessante variante al mito della sirena, che si trasforma in Donna balena dalle forme leggiadre di un corpo sinuoso e molto snello. Non manca un Icaro dal volto drammatico, vittima del folle volo che lo ha portato vicino al sole il cui fulgore lo ha accecato. Accanto, una mano aperta, in gesto di offerta o di preghiera. Infine, fra le opere esposte, ci si può soffermare di fronte al volto di ascendente mediorientale del Vecchio sognatore.
Elena Ryzhykh
Elena Ryzhykh è un’artista russa con una vocazione notturna nella quale figure particolari sono colte in momenti particolari e pieni di silenzio con una tavolozza molto scura che si esprime con misurate variazioni cromatiche. Lo si può constatare nella tela Portrait in moon light, un olio su tela del 2013. In realtà non si tratta di un ritratto ma della raffigurazione di una donna bruna che sosta perplessa di fronte ad uno strano disegno. Un Paesaggio mostra un atteggiamento assai poco comunicativo e descrive un angolo desolato a dimostrazione di un’ispirazione malinconica e riflessiva, mentre più cordiale appare in Still life with guitar, che risale al 1991, un’epoca, si direbbe, più lieta per l’artista.
Stefania Filannino
Stefania Filannino vanta una produzione che un tempo, a titolo elogiativo, si sarebbe potuta definire ″mascolina″, ma da quando le donne hanno deciso di essere molto migliori degli uomini l’aggettivo è severamente vietato e non faremo l’errore di usarlo. Diciamo allora di trovarci di fronte ad un dark lady della pittura, tale per la violenza con quale imprime sulla tela la volontà di incidere sugli oggetti rappresentati, di graffiarli con prorompente violenza icastica. Un espressionismo trasgressivo domina le sue tele nelle figure e nei titoli. Ciò avviene ad esempio, in Blood, il quadro di due amanti uniti in un bacio selvaggio in bianco e nero, ma rosseggiante di sangue; così come in Babilonia, un volto elegante sovrastato da un corpo che emana depravazione, quella, forse, di cui andava famosa la città mediorientale. Nel complesso una pittura di forte personalità, ignara di regole che non siano quelle imposte dall’artista.
Maurizio Molteni
Maurizio Molteni opera fondamentalmente ricorrendo a tecniche miste che, nel freddo di una cromia volutamente sommessa, evocano orizzonti alternativi alla realtà ai cui componenti pur fa ricorso, come quando dipinge lunghi solchi paralleli che non si sa donde vengano né dove vadano, ma che certamente sono lì ad influire sulle nostre certezze esistenziali. Più raramente l’artista ricorre ad appliques di stoffa che servono da completamento e al tempo stesso temperano il suo messaggio desolato. Certamente, in questi insiemi di rappresentazioni molto ordinate, se si nascondono riflessioni personali è piuttosto alla ragione e non al sentimento che ricorre l’autore. Per certi versi si può parlare di pittoscultura in relazione all’abitudine di stendere le malte che nascono dai suoi impasti per poi intervenire con un processo di scavo e di disegno per asportazione, in una singolare ed originale applicazione.
Marco Luigi Nicoli
Il bergamasco Marco Luigi Nicoli è uno scultore con una storia singolare, quella di un operatore delle cave di Carrara che con gli anni si è innamorato del marmo decidendo così di non prenderlo più a martellate ma di accarezzarlo per trarne immagini e figure. Artista, dunque, non del tutto autodidatta come lui ama definirsi, ma scalpellino che ha fatto carriera. Anche la consapevolezza dei mirabili risultati ottenuti da illustri predecessori lo ha indotto a salire su un gradino più alto. Qui giunto ha iniziato a lavorare con grazia gentile, forse pensando alle belle donne morte le cui fattezze il candore del marmo ha conservato per secoli e forse ricordando che nelle cave carraresi era passato un certo Michelangelo, la sua galleria di volti femminili ha un che d’incompiuto, quasi esistesse nel blocco grezzo la volontà di non lasciar libera la fanciulla tratta dal suo corpo. Le sue sono giovani donne che recano un’acconciatura che avvolge il loro capo e ne esalta i tratti del volto, come nell’antica Dama di Elche di romana memoria.
16
aprile 2016
Giubileo degli artisti: Dal Volga al Tevere
Dal 16 al 23 aprile 2016
arte contemporanea
Location
ART STUDIO LORETA LARKINA
Venezia, Dorsoduro, 2799, (Venezia)
Venezia, Dorsoduro, 2799, (Venezia)
Orario di apertura
Da sabato 16 aprile a sabato 23 aprile 2016 dalle 9 alle 18
Vernissage
16 Aprile 2016, ore 17
Autore