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Giulia Cenci – Ground-ground
“Ground-ground”, seconda mostra personale dell’artista Giulia Cenci (1988, Cortona, IT) nello spazio di Via Amati 13, Pistoia.
Il titolo della mostra definisce un territorio, un’area della galleria a cui degli elementi scultorei sono rimasti aggrappati a dinamiche propri.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
english text below
>> Comunicato stampa
SpazioA ha il piacere di presentare sabato 18 novembre, 2017, ore 18, ground-ground, seconda mostra personale dell’artista Giulia Cenci (1988, Cortona, IT) nello spazio di Via Amati 13, Pistoia.
...Nulla deve frapporsi
tra te e le forme che assumi
quando la crosta della forma é stata distrutta.
[Mark Strand, The Monument]
ground-ground
definisce un territorio, un’area della galleria a cui degli elementi scultorei sono rimasti aggrappati a formare un habitat con regole e dinamiche proprie: un paesaggio caotico dal quale emergono lembi di materia e di cose. A volte informi, a volte replicati fino a costituire delle escrescenze di moduli, questi frammenti sono la conseguenza di una ricerca che ha accuratamente ibridato e modificato oggetti e materie di tipo organico, sintetico, industriale, fino ad ottenere caratteristiche incerte, complesse ed in cui le sorgenti e le risorse che costituiscono il lavoro vengono trattate incondizionatamente dalla loro natura e dal loro valore.
Il risultato é una veduta abitata da elementi fortemente impuri, sporcati sotto qualsiasi punto di vista: formale, materiale e ideale. I volumi, i residui incastrati a questa veduta, sono la conseguenza di un’esasperazione delle azioni scultoree (manuali e meccaniche), dei gesti e delle cose che costituiscono il nostro immaginario: sono la tecnica e tecnologia, la ripetizione, l’accumulazione, la somiglianza, la natura, la rappresentazione così come l’idea di riproduzione... sono formate d’argilla, di terra, eppure investite di un magma liquido che le ricopre rendendole superficialmente simili: un’epidermide che porta la suo interno inerti obsoleti che, così come i frammenti di tecnologia, sono capaci di disegnarne il percorso e il movimento sulla superificie visibile.
I. LA SEPOLTURA DEI MORTI
Aprile è il mese più crudele, generando
Lillà dalla terra morta, mischiando
Memoria e desiderio, eccitando
Spente radici con pioggia di primavera.
L’inverno ci tenne caldi, coprendo
La terra di neve smemorata, nutrendo
Una piccola vita con tuberi secchi.
[T.S. ELIOT, The Waste Land]
[...] Il luogo migliore per osservare La Città che Muore è Lubriano. Dalla piccola piazza-parcheggio di uno dei borghi più tristi d’Italia, Civita appare di profilo e questo permette di vedere a pieno il ponte di cemento costruito quando l’ultima strada che raggiungeva la città è crollata, con il calanco su cui poggiava. Brutale nel paesaggio, massiccio rispetto al paese tremolante, mi piace immaginare come apparirà quando la città sarà quasi scomparsa ed il ponte rimarrà lì per portare a niente. A questo punto inizio anche io a strisciare su quel ponte, ad avvicinarmi a quell’agglomerato di materie che continuano a spostarsi da un punto ad un altro. Il ponte è un grosso aiuto nella compresione di ciò che Civita rappresenta: per 300 metri il nostro corpo è sospeso sopra una distesa di terra molle, residui di crollo, vegetazione che ricresce incostante su questi piani frastagliati.
Osservo da questo ponte regolare il caos che è sotto di me fino ad identificarmi con ciò che sta succedendo a qualche metro dai miei piedi. Mi avvicino alla città riconoscendone i profili falliti, scavati, invecchiati, percepisco che ciò che gli manca, adesso, è deposto in quel caos che è sotto di me, dove tutto inizia ad assomigliarsi.
Giulia Cenci (Cortona IT, 1988) si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bologna (2007-2012), ha conseguito un Master of Fine Arts alla St.Joost Academy, Den Bosch-Breda, NL (2013-2015) e ha preso poi parte alla residenza deAteliers, Amsterdam (2015-2017).
Tra le mostre personali segnaliamo: Carreras Mugica (Hall), Bilbao ES (upcoming); Deep State, Offspring, deAteliers, a cura di Lara Almarcegui e Martijn Hendriks, Amsterdam NL; Mai, Tile projectspace, Milano IT; La Terra Bassa, SpazioA, Pistoia, IT. Tra le mostre collettive segnaliamo: Hybrids, a cura di Chris Driessen & David Jablonowski, Lustwarande, Platform for Contemporary Sculpture, park De Oude Warande, Tilburg NL (upcoming); Deposito d’Arte Italiana Presente, a cura di Ilaria Bonacossa e Vittoria Martini, Artissima 2017, Torino, IT; Public Hybrids, a cura di David Jablonoski, Markus Luttgen at Art Cologne, Cologne DE; Bearable Lightness of Being, GRIMM, Amsterdam NL; Concretizing the Uninhabitable, Club Gamec Prize, a cura di Domenico De Chirico, Magus, Bergamo IT; Sessile, a cura di Josh Minkus, Clifford Gallery, Colgate University, Hamilton, NY USA; Disappointement Island, a cura di Galeria Stereo, Griffin Art Space, Warsaw PL; The Lasting. L’intervallo e la durata, a cura di Saretto Cincinelli, GNAM, Roma IT; Le leggi dell’ospitalità, a cura di Antonio Grulli, P420 Gallery, Bologna IT; Moroso Concept for Contemporary Art, a cura di Andrea Bruciati, Villa Manin, Codroipo IT; Still Light a cura di Taru Elfving, Augusta Gallery, Hiap, Helsinki FIN. L’artista vive e lavora ad Amsterdam.
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>> Press release
SpazioA is proud to present, Saturday November 18, 2017, 6pm, ground-ground, the second solo show of the artist Giulia Cenci (1988, Cortona, IT), in Via Amati 13, Pistoia.
...Nothing must stand
Between you and the shapes you take
When the crust of shape has been destroyed.
[Mark Strand, The Monument]
ground-ground
defines a territory to which parts of the gallery cling and form a habitat of rules and dynamics of its own: a chaotic landscape from which patches of material and things emerge. At times formless, elsewhere replicated to the point of constituing excrescences of modules, these fragments are the consequence of a practice that has accurately hybridized and modified objects and materials of organic, synthetic and industrial nature to obtain characteristics that are uncertain and complex in which the sources and the resources that constitute the work are treated unconditioned by their nature and value.
The result is a view inhabited by deeply impure elements that are soiled from any point of view: formal, material, and ideal. The volumes, the residue stuck to this view, are the consequences of an exasoeration of sculptural actions (manual and mechanical) and the gesture and things that represent our imaginary: they are technique and technology, repetition, accumulation, resemblance, nature, representation, and the idea of reproduction... they are made of clay, soil, yet stricken by a liquid magma that covers them and make them similar on the surface, a skin that carries inside it obsolete fillers that, like the fragments of technology, are capable of drawing the route and the movement on the visible surface.
I. THE BURIAL OF THE DEAD
April is the cruelest month, breeding,
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain.
Winter kept us warm, covering
Earth in forgetful snow, feeding
A little life with dried tubers.
[T.S. ELIOT, The Waste Land]
[...] The best spot to observe the Dying City is from the square parking lot of one of the saddest towns in Italy, Lubriano. From here Civita is visible in a silhouette, with a good view of the concrete bridge built when the last street that connected Civita collapsed. The bridge is souspended brutally over the landscape, too big for this crumbling little town, but I always like to imagine how it will be when the city is even more eroded and the bridge will still be standing there, going nowhere. At this point, I start crawling over the bridge myself to finally approach this jumble of materials that keeps moving from a place to another. The bridge is meaningful in understanding what Civita represents: from 300 meters my body is souspended over a formless expanse of land, the remains of collapse, vegetation that grows inconstant above fragmentary layers of ground. From the bridge, I look at the chaos below me until I identify myself with it. I look closer at the city and recognize the ancient cuts dug into the hillsides and the crumbling ledges of the land. I perceive that what is missing from The Dying City now lies in the chaos below me, where everything begins resembling everything else.
Giulia Cenci (Cortona IT, 1988) graduated at the Academy of Fine Arts in Bologna (2007-2012), received a Master of Fine Arts at St.Joost Academy, Den Bosch-Breda, NL (2013-2015) and she took part in deAteliers residency (2015-2017).
Selected solo shows: Carreras Mugica (Hall), Bilbao ES (upcoming); Deep State, Offspring, deAteliers, curated by Lara Almarcegui and Martijn Hendriks, Amsterdam NL; Mai, Tile projectspace, Milano IT; La Terra Bassa, SpazioA, Pistoia, IT. Group exhibitions include: Hybrids, curated by Chris Driessen & David Jablonowski, Lustwarande, Platform for Contemporary Sculpture, park De Oude Warande, Tilburg NL (upcoming); Deposito d’Arte Italiana Presente, curated by Ilaria Bonacossa and Vittoria Martini, Artissima 2017, Torino, IT; Public Hybrids, curated by David Jablonoski, Markus Luttgen at Art Cologne, Cologne DE; Bearable Lightness of Being, GRIMM, Amsterdam NL; Concretizing the Uninhabitable, Club Gamec Prize, curated by Domenico De Chirico, Magus, Bergamo IT; Sessile, curated by Josh Minkus, Clifford Gallery, Colgate University, Hamilton, NY USA; Disappointement Island, curated by Galeria Stereo, Griffin Art Space, Warsaw PL; The Lasting. L’intervallo e la durata, curated by Saretto Cincinelli, National Gallery of Modern Art, Roma IT; Le leggi dell’ospitalità, curated by Antonio Grulli, P420 Gallery, Bologna IT; Moroso Concept for Contemporary Art, curated by Andrea Bruciati, Villa Manin, Codroipo IT; Still Light curated by Taru Elfving, Augusta Gallery, Hiap, Helsinki FIN. The artist lives and works in Amsterdam.
>> Comunicato stampa
SpazioA ha il piacere di presentare sabato 18 novembre, 2017, ore 18, ground-ground, seconda mostra personale dell’artista Giulia Cenci (1988, Cortona, IT) nello spazio di Via Amati 13, Pistoia.
...Nulla deve frapporsi
tra te e le forme che assumi
quando la crosta della forma é stata distrutta.
[Mark Strand, The Monument]
ground-ground
definisce un territorio, un’area della galleria a cui degli elementi scultorei sono rimasti aggrappati a formare un habitat con regole e dinamiche proprie: un paesaggio caotico dal quale emergono lembi di materia e di cose. A volte informi, a volte replicati fino a costituire delle escrescenze di moduli, questi frammenti sono la conseguenza di una ricerca che ha accuratamente ibridato e modificato oggetti e materie di tipo organico, sintetico, industriale, fino ad ottenere caratteristiche incerte, complesse ed in cui le sorgenti e le risorse che costituiscono il lavoro vengono trattate incondizionatamente dalla loro natura e dal loro valore.
Il risultato é una veduta abitata da elementi fortemente impuri, sporcati sotto qualsiasi punto di vista: formale, materiale e ideale. I volumi, i residui incastrati a questa veduta, sono la conseguenza di un’esasperazione delle azioni scultoree (manuali e meccaniche), dei gesti e delle cose che costituiscono il nostro immaginario: sono la tecnica e tecnologia, la ripetizione, l’accumulazione, la somiglianza, la natura, la rappresentazione così come l’idea di riproduzione... sono formate d’argilla, di terra, eppure investite di un magma liquido che le ricopre rendendole superficialmente simili: un’epidermide che porta la suo interno inerti obsoleti che, così come i frammenti di tecnologia, sono capaci di disegnarne il percorso e il movimento sulla superificie visibile.
I. LA SEPOLTURA DEI MORTI
Aprile è il mese più crudele, generando
Lillà dalla terra morta, mischiando
Memoria e desiderio, eccitando
Spente radici con pioggia di primavera.
L’inverno ci tenne caldi, coprendo
La terra di neve smemorata, nutrendo
Una piccola vita con tuberi secchi.
[T.S. ELIOT, The Waste Land]
[...] Il luogo migliore per osservare La Città che Muore è Lubriano. Dalla piccola piazza-parcheggio di uno dei borghi più tristi d’Italia, Civita appare di profilo e questo permette di vedere a pieno il ponte di cemento costruito quando l’ultima strada che raggiungeva la città è crollata, con il calanco su cui poggiava. Brutale nel paesaggio, massiccio rispetto al paese tremolante, mi piace immaginare come apparirà quando la città sarà quasi scomparsa ed il ponte rimarrà lì per portare a niente. A questo punto inizio anche io a strisciare su quel ponte, ad avvicinarmi a quell’agglomerato di materie che continuano a spostarsi da un punto ad un altro. Il ponte è un grosso aiuto nella compresione di ciò che Civita rappresenta: per 300 metri il nostro corpo è sospeso sopra una distesa di terra molle, residui di crollo, vegetazione che ricresce incostante su questi piani frastagliati.
Osservo da questo ponte regolare il caos che è sotto di me fino ad identificarmi con ciò che sta succedendo a qualche metro dai miei piedi. Mi avvicino alla città riconoscendone i profili falliti, scavati, invecchiati, percepisco che ciò che gli manca, adesso, è deposto in quel caos che è sotto di me, dove tutto inizia ad assomigliarsi.
Giulia Cenci (Cortona IT, 1988) si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bologna (2007-2012), ha conseguito un Master of Fine Arts alla St.Joost Academy, Den Bosch-Breda, NL (2013-2015) e ha preso poi parte alla residenza deAteliers, Amsterdam (2015-2017).
Tra le mostre personali segnaliamo: Carreras Mugica (Hall), Bilbao ES (upcoming); Deep State, Offspring, deAteliers, a cura di Lara Almarcegui e Martijn Hendriks, Amsterdam NL; Mai, Tile projectspace, Milano IT; La Terra Bassa, SpazioA, Pistoia, IT. Tra le mostre collettive segnaliamo: Hybrids, a cura di Chris Driessen & David Jablonowski, Lustwarande, Platform for Contemporary Sculpture, park De Oude Warande, Tilburg NL (upcoming); Deposito d’Arte Italiana Presente, a cura di Ilaria Bonacossa e Vittoria Martini, Artissima 2017, Torino, IT; Public Hybrids, a cura di David Jablonoski, Markus Luttgen at Art Cologne, Cologne DE; Bearable Lightness of Being, GRIMM, Amsterdam NL; Concretizing the Uninhabitable, Club Gamec Prize, a cura di Domenico De Chirico, Magus, Bergamo IT; Sessile, a cura di Josh Minkus, Clifford Gallery, Colgate University, Hamilton, NY USA; Disappointement Island, a cura di Galeria Stereo, Griffin Art Space, Warsaw PL; The Lasting. L’intervallo e la durata, a cura di Saretto Cincinelli, GNAM, Roma IT; Le leggi dell’ospitalità, a cura di Antonio Grulli, P420 Gallery, Bologna IT; Moroso Concept for Contemporary Art, a cura di Andrea Bruciati, Villa Manin, Codroipo IT; Still Light a cura di Taru Elfving, Augusta Gallery, Hiap, Helsinki FIN. L’artista vive e lavora ad Amsterdam.
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>> Press release
SpazioA is proud to present, Saturday November 18, 2017, 6pm, ground-ground, the second solo show of the artist Giulia Cenci (1988, Cortona, IT), in Via Amati 13, Pistoia.
...Nothing must stand
Between you and the shapes you take
When the crust of shape has been destroyed.
[Mark Strand, The Monument]
ground-ground
defines a territory to which parts of the gallery cling and form a habitat of rules and dynamics of its own: a chaotic landscape from which patches of material and things emerge. At times formless, elsewhere replicated to the point of constituing excrescences of modules, these fragments are the consequence of a practice that has accurately hybridized and modified objects and materials of organic, synthetic and industrial nature to obtain characteristics that are uncertain and complex in which the sources and the resources that constitute the work are treated unconditioned by their nature and value.
The result is a view inhabited by deeply impure elements that are soiled from any point of view: formal, material, and ideal. The volumes, the residue stuck to this view, are the consequences of an exasoeration of sculptural actions (manual and mechanical) and the gesture and things that represent our imaginary: they are technique and technology, repetition, accumulation, resemblance, nature, representation, and the idea of reproduction... they are made of clay, soil, yet stricken by a liquid magma that covers them and make them similar on the surface, a skin that carries inside it obsolete fillers that, like the fragments of technology, are capable of drawing the route and the movement on the visible surface.
I. THE BURIAL OF THE DEAD
April is the cruelest month, breeding,
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain.
Winter kept us warm, covering
Earth in forgetful snow, feeding
A little life with dried tubers.
[T.S. ELIOT, The Waste Land]
[...] The best spot to observe the Dying City is from the square parking lot of one of the saddest towns in Italy, Lubriano. From here Civita is visible in a silhouette, with a good view of the concrete bridge built when the last street that connected Civita collapsed. The bridge is souspended brutally over the landscape, too big for this crumbling little town, but I always like to imagine how it will be when the city is even more eroded and the bridge will still be standing there, going nowhere. At this point, I start crawling over the bridge myself to finally approach this jumble of materials that keeps moving from a place to another. The bridge is meaningful in understanding what Civita represents: from 300 meters my body is souspended over a formless expanse of land, the remains of collapse, vegetation that grows inconstant above fragmentary layers of ground. From the bridge, I look at the chaos below me until I identify myself with it. I look closer at the city and recognize the ancient cuts dug into the hillsides and the crumbling ledges of the land. I perceive that what is missing from The Dying City now lies in the chaos below me, where everything begins resembling everything else.
Giulia Cenci (Cortona IT, 1988) graduated at the Academy of Fine Arts in Bologna (2007-2012), received a Master of Fine Arts at St.Joost Academy, Den Bosch-Breda, NL (2013-2015) and she took part in deAteliers residency (2015-2017).
Selected solo shows: Carreras Mugica (Hall), Bilbao ES (upcoming); Deep State, Offspring, deAteliers, curated by Lara Almarcegui and Martijn Hendriks, Amsterdam NL; Mai, Tile projectspace, Milano IT; La Terra Bassa, SpazioA, Pistoia, IT. Group exhibitions include: Hybrids, curated by Chris Driessen & David Jablonowski, Lustwarande, Platform for Contemporary Sculpture, park De Oude Warande, Tilburg NL (upcoming); Deposito d’Arte Italiana Presente, curated by Ilaria Bonacossa and Vittoria Martini, Artissima 2017, Torino, IT; Public Hybrids, curated by David Jablonoski, Markus Luttgen at Art Cologne, Cologne DE; Bearable Lightness of Being, GRIMM, Amsterdam NL; Concretizing the Uninhabitable, Club Gamec Prize, curated by Domenico De Chirico, Magus, Bergamo IT; Sessile, curated by Josh Minkus, Clifford Gallery, Colgate University, Hamilton, NY USA; Disappointement Island, curated by Galeria Stereo, Griffin Art Space, Warsaw PL; The Lasting. L’intervallo e la durata, curated by Saretto Cincinelli, National Gallery of Modern Art, Roma IT; Le leggi dell’ospitalità, curated by Antonio Grulli, P420 Gallery, Bologna IT; Moroso Concept for Contemporary Art, curated by Andrea Bruciati, Villa Manin, Codroipo IT; Still Light curated by Taru Elfving, Augusta Gallery, Hiap, Helsinki FIN. The artist lives and works in Amsterdam.
18
novembre 2017
Giulia Cenci – Ground-ground
Dal 18 novembre 2017 al 13 gennaio 2018
arte contemporanea
Location
SPAZIOA GALLERY
Pistoia, Via Amati, 13, (Pistoia)
Pistoia, Via Amati, 13, (Pistoia)
Orario di apertura
mar - Sab 11 - 14 / 15 - 19 o su appuntamento
Vernissage
18 Novembre 2017, ore 18
Autore