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Giulia Sargenti – L’Utopia di Van Gogh
La mostra presenta al pubblico nove opere pittoriche che analizzano la dimensione utopica di Van Gogh. Partendo dalla una interpretazione emozionale dei famosi “girasoli”, senza cadere in una retorica del soggetto, approda ad una figurazione più ragionata che incrocia il vissuto dell’artista.
Comunicato stampa
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Il 5 giugno 2020 la galleria Simmi di Roma inaugura la mostra “L’Utopia di Van Gogh” di Giulia Sargenti. Seconda personale dell’artista romana che per l’occasione presenta la pubblico un corpus di nove opere pittoriche sulle quali traspone la sua personale visione dell’esistenza drammatica del famoso pittore. La mostra avrà luogo nella galleria di via dei Soldati 27, fino al 21 marzo p.v.
“Questo progetto nasce da una riflessione su una parola e il collegamento con un artista. La parola è utopia e l’artista è Vincent Van Gogh” dichiara.
Un lavoro impegnativo, maturato nel corso del 2019, che l’ha vista confrontarsi con uno dei più importanti maestri dell’arte moderna. Riflettendo sulla vita dell’artista, Giulia analizza la dimensione utopica desiderata da Van Gogh, vissuta come esperienza, purtroppo fallimentare, del suo soggiorno in Provenza (1888-1889) che si riflette nel suo ambiente e nelle amicizie, prima di tutto quella con Gauguin.
Giulia mette in atto una continuità di pensiero con il tema dell’utopia che contraddistingue l’apice e la caduta del genio olandese, dove l’identificazione con l’ideale è ragion d’essere, condizione idilliaca per lenire le sue sofferenze umane ed esistenziali.
Dai sei pannelli in depron alle tre tele ad olio assistiamo ad un’analisi speculativa che si sviluppa di quadro in quadro, che innesca nuovi linguaggi e contenuti formali, e che partendo dalla una interpretazione emozionale dei famosi “girasoli”, senza cadere in una retorica del soggetto o in una banale riproduzione visiva, approda ad una figurazione più ragionata, che diviene narrazione drammatica del vissuto del pittore olandese, e che incrocia l’esperienza personale della Sargenti.
In questo processo meditativo si innesca quindi in primo luogo il tentativo di dare una nuova chiave di lettura ai famosi “girasoli”, la cui fascinazione è da attribuire al magnetismo cromatico ripreso dall’arte nipponica, che aveva conquista l’occidente con i bellissimi “ukiyo-e” .
Per la realizzazione dai sei pannelli in depron che vanno a formare il ciclo “Omaggio a Vincent”, Giulia riprende come soggetto di base le più famose versioni realizzate da Van Gogh, proprio durante il suo soggiorno in Provenza: dalla versione distrutta durante il bombardamento di Ashiya Nishomiya durante la seconda guerra mondiale a quelle ospitate al Sompo Japan Museum of Art di Tokyo e alla National Gallery di Londra. Riconosciamo il “Vaso con dodici girasoli” del Neue Pinakothek di Monaco di Baviera e la versione del Philadelphia Museum of Art. Infine la versione più famosa dei girasoli oggi al Van Gogh Museum di Amsterdam.
Il girasole diviene metafora della vita. Giulia recupera il soggetto “icona”, conferendo un senso tragico e drammatico che possiamo leggere nel suo linguaggio pittorico, contemporaneo ed estemporaneo, dove le colature in basso esprimono la caducità dell’esistenza umana e la fragilità dei valori.
Ispirazione ed interpretazione sono quindi alla base della produzione pittorica .
La tela "God only knows (Le iris)" è evidentemente ispirata al “Vaso con iris”, ma il significato del fiore, originariamente simbolo di vita, si mescola con il senso della morte e della rinascita. La narrazione passa allora attraverso la vicenda della mutilazione con "Il martirio di Van Gogh", liberamente ispirato all’“Autoritratto con orecchio bendato”, nel quale Vincent descrive sé stesso come martire della pittura. Giulia raccoglie gli elementi salienti della figurazione in un impianto scenico dove i girasoli perdono consistenza, sono massa informe di colore nel vuoto. Analoga rappresentazione si compenetra con il tema della fine dell’amicizia, riflettuta da Paul Gauguin nella “Nature morte à L'Espérance” del 1901, da cui Giulia parte per realizzare “L’espérance (i girasoli di Gauguin)”.
“L’Utopia di Van Gogh” è quindi pretesto di una ricerca artistica che indaga la dimensione psichica e sociale del pittore, non solo l’artista ma soprattutto l’uomo, tormentato e inquieto. Colui che nel cuore dei suoi anni non ha più il coraggio di reagire alle delusioni, assurge a martire della sua umana fragilità.
“Questo progetto nasce da una riflessione su una parola e il collegamento con un artista. La parola è utopia e l’artista è Vincent Van Gogh” dichiara.
Un lavoro impegnativo, maturato nel corso del 2019, che l’ha vista confrontarsi con uno dei più importanti maestri dell’arte moderna. Riflettendo sulla vita dell’artista, Giulia analizza la dimensione utopica desiderata da Van Gogh, vissuta come esperienza, purtroppo fallimentare, del suo soggiorno in Provenza (1888-1889) che si riflette nel suo ambiente e nelle amicizie, prima di tutto quella con Gauguin.
Giulia mette in atto una continuità di pensiero con il tema dell’utopia che contraddistingue l’apice e la caduta del genio olandese, dove l’identificazione con l’ideale è ragion d’essere, condizione idilliaca per lenire le sue sofferenze umane ed esistenziali.
Dai sei pannelli in depron alle tre tele ad olio assistiamo ad un’analisi speculativa che si sviluppa di quadro in quadro, che innesca nuovi linguaggi e contenuti formali, e che partendo dalla una interpretazione emozionale dei famosi “girasoli”, senza cadere in una retorica del soggetto o in una banale riproduzione visiva, approda ad una figurazione più ragionata, che diviene narrazione drammatica del vissuto del pittore olandese, e che incrocia l’esperienza personale della Sargenti.
In questo processo meditativo si innesca quindi in primo luogo il tentativo di dare una nuova chiave di lettura ai famosi “girasoli”, la cui fascinazione è da attribuire al magnetismo cromatico ripreso dall’arte nipponica, che aveva conquista l’occidente con i bellissimi “ukiyo-e” .
Per la realizzazione dai sei pannelli in depron che vanno a formare il ciclo “Omaggio a Vincent”, Giulia riprende come soggetto di base le più famose versioni realizzate da Van Gogh, proprio durante il suo soggiorno in Provenza: dalla versione distrutta durante il bombardamento di Ashiya Nishomiya durante la seconda guerra mondiale a quelle ospitate al Sompo Japan Museum of Art di Tokyo e alla National Gallery di Londra. Riconosciamo il “Vaso con dodici girasoli” del Neue Pinakothek di Monaco di Baviera e la versione del Philadelphia Museum of Art. Infine la versione più famosa dei girasoli oggi al Van Gogh Museum di Amsterdam.
Il girasole diviene metafora della vita. Giulia recupera il soggetto “icona”, conferendo un senso tragico e drammatico che possiamo leggere nel suo linguaggio pittorico, contemporaneo ed estemporaneo, dove le colature in basso esprimono la caducità dell’esistenza umana e la fragilità dei valori.
Ispirazione ed interpretazione sono quindi alla base della produzione pittorica .
La tela "God only knows (Le iris)" è evidentemente ispirata al “Vaso con iris”, ma il significato del fiore, originariamente simbolo di vita, si mescola con il senso della morte e della rinascita. La narrazione passa allora attraverso la vicenda della mutilazione con "Il martirio di Van Gogh", liberamente ispirato all’“Autoritratto con orecchio bendato”, nel quale Vincent descrive sé stesso come martire della pittura. Giulia raccoglie gli elementi salienti della figurazione in un impianto scenico dove i girasoli perdono consistenza, sono massa informe di colore nel vuoto. Analoga rappresentazione si compenetra con il tema della fine dell’amicizia, riflettuta da Paul Gauguin nella “Nature morte à L'Espérance” del 1901, da cui Giulia parte per realizzare “L’espérance (i girasoli di Gauguin)”.
“L’Utopia di Van Gogh” è quindi pretesto di una ricerca artistica che indaga la dimensione psichica e sociale del pittore, non solo l’artista ma soprattutto l’uomo, tormentato e inquieto. Colui che nel cuore dei suoi anni non ha più il coraggio di reagire alle delusioni, assurge a martire della sua umana fragilità.
05
giugno 2020
Giulia Sargenti – L’Utopia di Van Gogh
Dal 05 al 12 giugno 2020
arte contemporanea
personale
personale
Location
GALLERIA STEFANO SIMMI
Roma, Via Dei Soldati, 20, (Roma)
Roma, Via Dei Soldati, 20, (Roma)
Orario di apertura
ore 9,30 – 13,00/ 15,00- 19,30 (esclusa domenica)
Vernissage
5 Giugno 2020, h 17.30
Sito web
Ufficio stampa
Orsini Pubblicazioni Arte Contemporanea Associazione culturale per la diffusione dell’Arte e l’Editoria
Autore
Curatore
Autore testo critico