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Giulia Zara – Pelle vibrante
Memorie, ricordi e segni caratterizzano la “partitura musicale” di Giulia Zara, laddove ogni impronta personale dà origine ad una memoria discorsiva, costantemente riscritta e ridefinita. La tela per Giulia è luogo di sperimentazioni e trasformazioni, campo in cui si costruiscono le identità.
Comunicato stampa
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Memorie, ricordi e segni caratterizzano la “partitura musicale” di Giulia Zara, laddove ogni impronta personale dà origine ad una memoria discorsiva, costantemente riscritta e ridefinita.
La tela per Giulia Zara è luogo di sperimentazioni e trasformazioni, campo in cui si costruiscono le identità. La superficie pone in scena sé stessa senza proferire parola, in un silenzio religioso in cui vi è una narrazione implicita nei segni e negli effetti di senso di cui si carica. Concrezioni materiche ricoprono l’intera superficie per formare proiezioni cromatiche in cui si dissolvono i soggetti. Le pennellate colorate e grumose si presentano come azioni dirette sulla tela, si sovrappongono in strati legandosi in un insieme indissolubile per generare una teatralizzazione dello spazio, ove ogni segno è attore e spettatore di queste distese tonali. Il colore liberato dall’idea di essere un mero elemento decorativo rende protagonista la superficie di una trasfigurazione estetica. E alla maniera della pagina bianca di un poeta diviene frontiera tra due “corpi in simbiosi” superficie di iscrizione, di separazione e di contatto fra noi e il mondo per noi. Si eleva a seconda pelle, funge da involucro e come la pelle si rinnova e cambia continuamente, sottesa sempre ad un’alterità. Supporta l’iscrizione, ne contiene le “parole” e i significati permettendo la fluttuazione di espressioni significanti.
Terre di confine che vibrano l’una nell’altra con la conseguente perdita ciascuna dei propri elementi costitutivi. Membrane d’interposizione fra il sensibile ed il senso, interfacciano l’interno con l’esterno, il dentro con il fuori. La leggera velatura delle veline si confronta con l’informe pigmento, pellicole che ri-vestono come veli la vibrante superficie, tentando di contenerla e proteggerla. La tela tiene a se le macchie, i tratti, i segni nuovi, li fissa cristallizzandoli in sfumature pastose. L’aria e la terra, l’idea e la concretezza si pongono l’uno rispetto all’altra in una correlazione incessante.
Le forme leggere e impalpabili si ancorano alla “terra”, all’ampia superficie grazie alle finissime polveri colorate, ai leganti che gestiscono i ritmi, i tempi di crescita per lo sviluppo di ogni singola patina. Luogo di maturazione delle idee, che dalle emozioni si attuano in parole e ferme poesie, salde nei loro schemi metrici, nei loro spazi concessi.
Solo con metodo, disciplina e sacrificio, solo così potranno crescere vigorose campiture, spazi prismatici immensi.
Sonia Patrizia Catena
La tela per Giulia Zara è luogo di sperimentazioni e trasformazioni, campo in cui si costruiscono le identità. La superficie pone in scena sé stessa senza proferire parola, in un silenzio religioso in cui vi è una narrazione implicita nei segni e negli effetti di senso di cui si carica. Concrezioni materiche ricoprono l’intera superficie per formare proiezioni cromatiche in cui si dissolvono i soggetti. Le pennellate colorate e grumose si presentano come azioni dirette sulla tela, si sovrappongono in strati legandosi in un insieme indissolubile per generare una teatralizzazione dello spazio, ove ogni segno è attore e spettatore di queste distese tonali. Il colore liberato dall’idea di essere un mero elemento decorativo rende protagonista la superficie di una trasfigurazione estetica. E alla maniera della pagina bianca di un poeta diviene frontiera tra due “corpi in simbiosi” superficie di iscrizione, di separazione e di contatto fra noi e il mondo per noi. Si eleva a seconda pelle, funge da involucro e come la pelle si rinnova e cambia continuamente, sottesa sempre ad un’alterità. Supporta l’iscrizione, ne contiene le “parole” e i significati permettendo la fluttuazione di espressioni significanti.
Terre di confine che vibrano l’una nell’altra con la conseguente perdita ciascuna dei propri elementi costitutivi. Membrane d’interposizione fra il sensibile ed il senso, interfacciano l’interno con l’esterno, il dentro con il fuori. La leggera velatura delle veline si confronta con l’informe pigmento, pellicole che ri-vestono come veli la vibrante superficie, tentando di contenerla e proteggerla. La tela tiene a se le macchie, i tratti, i segni nuovi, li fissa cristallizzandoli in sfumature pastose. L’aria e la terra, l’idea e la concretezza si pongono l’uno rispetto all’altra in una correlazione incessante.
Le forme leggere e impalpabili si ancorano alla “terra”, all’ampia superficie grazie alle finissime polveri colorate, ai leganti che gestiscono i ritmi, i tempi di crescita per lo sviluppo di ogni singola patina. Luogo di maturazione delle idee, che dalle emozioni si attuano in parole e ferme poesie, salde nei loro schemi metrici, nei loro spazi concessi.
Solo con metodo, disciplina e sacrificio, solo così potranno crescere vigorose campiture, spazi prismatici immensi.
Sonia Patrizia Catena
13
giugno 2011
Giulia Zara – Pelle vibrante
Dal 13 al 30 giugno 2011
arte contemporanea
Location
BERTOLT BRECHT – SPAZIO 1
Milano, Piazza San Giuseppe, 10, (Milano)
Milano, Piazza San Giuseppe, 10, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a giovedì ore 15-17
Vernissage
13 Giugno 2011, ore 19.00
Autore
Curatore