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Giuliana Bocconcello – Graviditas
Operazione contemporanea 14 artisti + 2 città x 28 mostre continua con l’attesissima mostra di Giuliana Bocconcello: l’artista latinense di origine veneta riesce a sempre a stupire il suo pubblico che la ama e la segue da tanti anni.
Comunicato stampa
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GIULIANA DOCET
di silvia sfrecola romani1
Giuliana docet è una mostra diversa, ma ormai Giuliana Bocconcello a questo ci ha abituato. Ogni sua mostra è una sorpresa. La performance, il teatro, il gioco e adesso i suoi allievi, perché in 20 anni di lavoro Giuliana ha sempre saputo – e voluto - affiancare alla sua ricerca artistica l’attività dei laboratori, vere fucine creative, luoghi in cui arte e tecnica trovano uno spazio di incontro. Giuliana docet segna un momento sintomatico nella vita di Giuliana, non solo un terminus ad quem per fare il punto su ciò che è stato ma anche un terminus a quo dal quale ripartire in un’ottica nuova. Vedere i frutti di un così prolungato lavoro di insegnamento deve essere emozionante. Giuliana li ha accolti, i suoi allievi, dando alle loro opere la stessa rilevanza che ha dato alle sue, ponendoli accanto a sé, in un’operazione del monstrare che supera quello della mera esibizione per diventare momento di orgoglio e gratitudine. Perché nell’insegnamento il contatto con l’altro diventa scambio, comunicazione, partecipazione. Ad ogni allievo si parla in maniera diversa ed ogni allievo darà una risposta diversa, costruita su se stesso (i vibranti piatti jazz di Lalla Ippolito o l’artigianato folk di Antonella Cavallaro). E questo Giuliana lo sa benissimo perché, pur intervenendo nella vita di ognuno con la forza travolgente dei suoi insegnamenti, ne ha saputo rispettare l’autenticità, spingendola a coniugarsi con l’apprendimento non solo di un modus operandi ma anche e, forse, soprattutto di un modus vivendi. Perché l’arte è saper pensare, prima che saper fare. Sporcarsi le mani, le braccia, le unghie, i vestiti, di terra è il prezzo da pagare se vuoi seguire Giuliana. Il contatto fisico con la terra, a volte la fatica di doverla manipolare e lavorare, sono imperativi. Ma se le mani si sporcano, la mente si libera, ossigenandosi di un’energia nuova, pulita, vitale e nella metamorfosi della terra che da ‘idea’ diventa ‘cosa’ senti che l’energia fluisce, scorre, trasforma e si trasforma attraverso e grazie a te.
I lavori dei ragazzi del centro diurno comunale di Priverno sono lì a testimoniare quel “docet” fatto di pazienza e di andare verso, di un’arte che diventa progettualità, di un fare e di un farsi che a molti viene negato a priori. La rilettura in chiave neo-liberty delle figure di Fanny Piccolo, o quella neo-tribale di Franca Cerroni, il rapporto cromaticamente emozionale con le terre di Rinaldo Paoletti o quello equilibrato con il raku di Mirella Sperduti, passando per le ermetiche figure di Daniele Frisina, fino ai cuoricini della piccola Ilaria che a soli 6 anni può vantarsi di essere la più giovane tra le allieve di Giuliana, affermano a chiare lettere che l’arte è scoperta prima che creazione, stupore prima che esecuzione.
Giuliana dunque docet ma senza supponenza, Giuliana docet ma senza presunzione, Giuliana docet con le mani sporche di terra e la mente limpida: chi la ama, la segua!
di silvia sfrecola romani1
Giuliana docet è una mostra diversa, ma ormai Giuliana Bocconcello a questo ci ha abituato. Ogni sua mostra è una sorpresa. La performance, il teatro, il gioco e adesso i suoi allievi, perché in 20 anni di lavoro Giuliana ha sempre saputo – e voluto - affiancare alla sua ricerca artistica l’attività dei laboratori, vere fucine creative, luoghi in cui arte e tecnica trovano uno spazio di incontro. Giuliana docet segna un momento sintomatico nella vita di Giuliana, non solo un terminus ad quem per fare il punto su ciò che è stato ma anche un terminus a quo dal quale ripartire in un’ottica nuova. Vedere i frutti di un così prolungato lavoro di insegnamento deve essere emozionante. Giuliana li ha accolti, i suoi allievi, dando alle loro opere la stessa rilevanza che ha dato alle sue, ponendoli accanto a sé, in un’operazione del monstrare che supera quello della mera esibizione per diventare momento di orgoglio e gratitudine. Perché nell’insegnamento il contatto con l’altro diventa scambio, comunicazione, partecipazione. Ad ogni allievo si parla in maniera diversa ed ogni allievo darà una risposta diversa, costruita su se stesso (i vibranti piatti jazz di Lalla Ippolito o l’artigianato folk di Antonella Cavallaro). E questo Giuliana lo sa benissimo perché, pur intervenendo nella vita di ognuno con la forza travolgente dei suoi insegnamenti, ne ha saputo rispettare l’autenticità, spingendola a coniugarsi con l’apprendimento non solo di un modus operandi ma anche e, forse, soprattutto di un modus vivendi. Perché l’arte è saper pensare, prima che saper fare. Sporcarsi le mani, le braccia, le unghie, i vestiti, di terra è il prezzo da pagare se vuoi seguire Giuliana. Il contatto fisico con la terra, a volte la fatica di doverla manipolare e lavorare, sono imperativi. Ma se le mani si sporcano, la mente si libera, ossigenandosi di un’energia nuova, pulita, vitale e nella metamorfosi della terra che da ‘idea’ diventa ‘cosa’ senti che l’energia fluisce, scorre, trasforma e si trasforma attraverso e grazie a te.
I lavori dei ragazzi del centro diurno comunale di Priverno sono lì a testimoniare quel “docet” fatto di pazienza e di andare verso, di un’arte che diventa progettualità, di un fare e di un farsi che a molti viene negato a priori. La rilettura in chiave neo-liberty delle figure di Fanny Piccolo, o quella neo-tribale di Franca Cerroni, il rapporto cromaticamente emozionale con le terre di Rinaldo Paoletti o quello equilibrato con il raku di Mirella Sperduti, passando per le ermetiche figure di Daniele Frisina, fino ai cuoricini della piccola Ilaria che a soli 6 anni può vantarsi di essere la più giovane tra le allieve di Giuliana, affermano a chiare lettere che l’arte è scoperta prima che creazione, stupore prima che esecuzione.
Giuliana dunque docet ma senza supponenza, Giuliana docet ma senza presunzione, Giuliana docet con le mani sporche di terra e la mente limpida: chi la ama, la segua!
23
maggio 2004
Giuliana Bocconcello – Graviditas
Dal 23 al 30 maggio 2004
arte contemporanea
Location
LA CASA DEL CRITICO
Velletri, Via Ceppeta Superiore, 9, (Roma)
Velletri, Via Ceppeta Superiore, 9, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 18 alle 21:00
Vernissage
23 Maggio 2004, ore 18