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Giuliana Pazienza Spagnoli
L’opera grafica e pittorica di Giuliana Pazienza rappresenta a Trieste un unicum speciale, perché in una realtà spesso abituata a esporre le opere di artisti di cultura mitteleuropea e di lontana formazione austrotedesca, ci porta il tono caldo e l’intensità mediterranea della pittura e dell’arte italiane.
Comunicato stampa
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L’opera grafica e pittorica di Giuliana Pazienza - scrive Accerboni - rappresenta a Trieste, città dove l’artista vive e opera da decenni, un unicum speciale, perché in una realtà spesso abituata a esporre le opere di artisti di cultura mitteleuropea e di lontana formazione austrotedesca, ci porta il tono caldo, per noi forse un po’ inusitato, e l’intensità mediterranea della pittura e dell’arte italiane.
Se gli artisti delle nostre terre si sono formati alla scuola di maestri che in gran parte avevano studiato alle Accademie di Monaco, di Berlino e di Vienna, la Pazienza, pugliese d’origine e triestina d’adozione, si è ugualmente preparata, giovanissima, con artisti locali quali Edgardo Sambo (nell’ambito della storica Scuola libera di figura del Museo Revoltella) e Pietro Lucano. Poi però la vita, condotta a fianco del marito scultore Nino Spagnoli, ha portato la Pazienza all’estero, in Sicilia e a Urbino, dove ha praticato con studi mirati e con successo l’aattività incisoria. In tale ambito, e non solo in questo, ha mantenuto tuttavia un “tepore creativo”, uno slancio umano e una dolcezza, che la distinguono decisamente dagli autori locali, anche se in certi momenti pittorici, per altro non molto frequenti, i suoi lavori risultano in sintonia con il ritmo e la temperie compositiva di un Rosignano o della Metallinò.
Ma sono attimi: nella pittura, cui l’artista, eminentemente attiva nell’arte incisoria, si dedica solo da qualche anno, dopo un primo approccio narrativo, il pennello, trascende il reale con un vivo e brillante slancio di sintesi poetica, che trova nell’espressionismo figurativo la propria matrice e nel linguaggio surreale alcune suggestioni.
Una coinvolgente grazia ”umanistica”, che ci riporta alla eccelsa capacità di segno e compositiva dei gradi artisti italiani del Rinascimento, connota per esempio alcuni nudi femminili realizzati a tecnica mista e le potenti teste maschili. Sono disegni e opere senza tempo, a cui senz’altro attinsero anche grandi contemporanei come Annigoni e Manzù, mentre nel soffuso calore della pittura, mi sovvengono certe sfumature felici della Scuola romana, da Scipione a Mafai, e il silenzio di certo novecentismo italiano.
L’incisione, cavallo di battaglia dell’artista, che in tale campo ha raggiunto notorietà nazionale, vede spesso protagonista la figura e il ritratto al femminile: il segno felice e insistito, morbido e fluttuante, riesce sempre a comporre un ritratto psicologico del soggetto e a suggerire un’atmosfera dell’ambiente circostante, anche se non descritto nell’opera. Dietro al segno felice fa capolino una lieve vena romantica, così come nella narrazione del paesaggio emerge una forza intensa.
Danzando virtuosamente tra colore e segno - conclude il critico - la Pazienza sa condurre abilmente la produzione grafica sulla soglia della pittura e la pittura più recente e più liquida sul limitare del ritmo incisorio, fondendo quasi i due linguaggi nell’ambito di una cultura e di una bellezza tutta italiana.
Se gli artisti delle nostre terre si sono formati alla scuola di maestri che in gran parte avevano studiato alle Accademie di Monaco, di Berlino e di Vienna, la Pazienza, pugliese d’origine e triestina d’adozione, si è ugualmente preparata, giovanissima, con artisti locali quali Edgardo Sambo (nell’ambito della storica Scuola libera di figura del Museo Revoltella) e Pietro Lucano. Poi però la vita, condotta a fianco del marito scultore Nino Spagnoli, ha portato la Pazienza all’estero, in Sicilia e a Urbino, dove ha praticato con studi mirati e con successo l’aattività incisoria. In tale ambito, e non solo in questo, ha mantenuto tuttavia un “tepore creativo”, uno slancio umano e una dolcezza, che la distinguono decisamente dagli autori locali, anche se in certi momenti pittorici, per altro non molto frequenti, i suoi lavori risultano in sintonia con il ritmo e la temperie compositiva di un Rosignano o della Metallinò.
Ma sono attimi: nella pittura, cui l’artista, eminentemente attiva nell’arte incisoria, si dedica solo da qualche anno, dopo un primo approccio narrativo, il pennello, trascende il reale con un vivo e brillante slancio di sintesi poetica, che trova nell’espressionismo figurativo la propria matrice e nel linguaggio surreale alcune suggestioni.
Una coinvolgente grazia ”umanistica”, che ci riporta alla eccelsa capacità di segno e compositiva dei gradi artisti italiani del Rinascimento, connota per esempio alcuni nudi femminili realizzati a tecnica mista e le potenti teste maschili. Sono disegni e opere senza tempo, a cui senz’altro attinsero anche grandi contemporanei come Annigoni e Manzù, mentre nel soffuso calore della pittura, mi sovvengono certe sfumature felici della Scuola romana, da Scipione a Mafai, e il silenzio di certo novecentismo italiano.
L’incisione, cavallo di battaglia dell’artista, che in tale campo ha raggiunto notorietà nazionale, vede spesso protagonista la figura e il ritratto al femminile: il segno felice e insistito, morbido e fluttuante, riesce sempre a comporre un ritratto psicologico del soggetto e a suggerire un’atmosfera dell’ambiente circostante, anche se non descritto nell’opera. Dietro al segno felice fa capolino una lieve vena romantica, così come nella narrazione del paesaggio emerge una forza intensa.
Danzando virtuosamente tra colore e segno - conclude il critico - la Pazienza sa condurre abilmente la produzione grafica sulla soglia della pittura e la pittura più recente e più liquida sul limitare del ritmo incisorio, fondendo quasi i due linguaggi nell’ambito di una cultura e di una bellezza tutta italiana.
24
novembre 2007
Giuliana Pazienza Spagnoli
Dal 24 novembre al 07 dicembre 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA RETTORI TRIBBIO 2
Trieste, Piazza Vecchia, 6, (Trieste)
Trieste, Piazza Vecchia, 6, (Trieste)
Orario di apertura
feriali 10.00 – 12.30 e 17.00 – 19.30 / festivi 11.00 – 12.30 / lunedì chiuso
Vernissage
24 Novembre 2007, ore 18
Autore
Curatore