Partendo dalle riflessioni di Primo Levi «Arbeit macht frei » Il lavoro rende liberi si interroga sull’unicità dell’essere umano attraverso un percorso che dall’esterno, il vestito come rappresentazione sociale del sé, arriva alla sostanza più intima delle anatomie umane. L’abito infatti contiene il corpo che, a sua volta, è contenitore di organi vitali condizionati delle emozioni.

Il lavoro rende liberi si compone di otto lightboxes retroilluminate che, come moderni reliquiari, conservano le tracce corporee dell’esistenza con gli organi che appaiono disegnati da un sottile filo di luce su carte filigranate prodotte dall’artista attraverso la macerazione dei suoi stessi abiti. Il battito del cuore e il video in relazione racconta l’emozione del vivere scandita dall’incosciente gestione del muscolo cardiaco con frequenze dettate solo dalle emozioni.

Dopo la mostra Leftovers, questo nuovo lavoro di Ajossa viene presentato in un luogo, la Sartoria teatrale Lowcostume, dove l’opera d’arte non è condizionata dalle aree espositive della galleria ma dalle zone del lavoro: i tavoli e i magazzini dedicati al deposito degli abiti. Il lavoro si completa nel concetto di sartoria teatrale dove l'abito veste delle finzioni indispensabili, che nel lavoro di Ajossa vengono smembrate per tornare all'essenza dell'uomo contenitore di se stesso.