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Giuliano Mammoli – Universale. Life is a game
Il ciclo di appuntamenti dal titolo UNIVERSALE, nato da un’idea di Adolfina De Stefani, presenta uno spaccato plurilinguistico del fare arte e del produrre cultura, offrendosi come
contenitore di idee e contenuto del sapere. Primo appuntamento la personale LA VITA E’ UN GIOCO di Giuliano Mammoli
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Concluso da poco il lungo ed articolato progetto “Geography, ALICE!”, la 3D
GALLERY di Venezia Mestre riparte con un nuovo percorso di incontri culturali ed
eventi espositivi che vedrà alternarsi nella galleria di Palazzo Donatello un crossover
di nuovi artisti e nuovi spunti di progettualità.
Il ciclo di appuntamenti dal titolo UNIVERSALE, nato da un’idea di Adolfina De Stefani
(critica a cura di Gaetano Salerno) vuole idealmente riallacciarsi al tema della 55°
Biennale di arte Contemporanea in corso a Venezia: prendendo perciò spunto dal
Palazzo Enciclopedico e dalla complessità di un edificio utopico sede di ogni forma
di sapere, le esposizioni che si susseguiranno presso la 3D GALLERY offriranno uno
spaccato plurilinguistico del fare arte e del produrre cultura, offrendosi come
contenitore di idee e divenendo contemporaneamente contenuto del sapere stesso,
con artisti impegnati ad instaurare scambi dialettici e dialoghi con lo spazio e con il
tempo.
Un percorso ampio e strutturato del quale, ciascun artista invitato, contribuirà a
tracciare un segmento sulla retta che l’arte percorre nel suo riscoprirsi
quotidianamente contemporanea (per quanto costantemente connessa al proprio
passato) e nel suo concretizzarsi quotidianamente come reperto documentativo di
intuibili forme e intuibili pretesti storici e sociali; come il Palazzo Enciclopedico
profetizzato dall’artista Marino Auriti, anche la 3D Gallery diventerà archivio di
pensieri dinamici pronti a rigenerarsi, a ricollocarsi nel mondo delle azioni condivise e
delle trame sociali per dare vita, attraverso nuove ed impreviste combinazioni, a
concrete visualizzazioni di esperienze, a nuove strutture psicologiche, a nuovi punti di
vista, a nuove letture, aprendosi così a nuove forme di coscienze condivise, grazie
all’eterogeneità delle ricerche degli artisti invitati.
Primo appuntamento con l’inaugurazione della personale LA VITA E’ UN GIOCO |
LIFE IS A GAME dell’artista Giuliano Mammoli, prevista per sabato 06 luglio 2013 alle
ore 19.30.
L’artista marchigiano sarà presente con una selezione di lavori pittorici, grafici ed
installativi, accompagnato dai musicisti Maria Cristina Ponzetti e Alessandro
Stacchiotti.
Scrive di lui il critico d’arte Gaetano Salerno:
“Eliminando la cortina che imprigiona l’arte all’interno di figure retoriche e
liberandola dall’inaccessibilità del messaggio criptato, Giuliano Mammoli instaura
contatti diretti e biunivoci con le verità esistenziali, mettendo in scena (nel perimetro
della galleria) i dettagli propri della realtà stessa, cristallini nella loro immediatezza,
evidenti nella loro veridica presenza.
Senza distaccarsi eccessivamente dal dato esperienziale dunque l’artista compie
incursioni nell’insieme semantico dei codici di massa selezionando elementi
significativi del nostro pensare, del nostro esistere, del nostro agire, evidenziando così
la pigra accettazione di registri imposti e tacitamente condivisi e l’adesione a
strutture elaborative rette da immagini prefabbricate attraverso le quali intuire una
mappa sociale illusoria.
Estratta l’icona dal baule dell’arte popular, dove essa precede l’idea e talvolta
contribuisce ad affermarla, i percorsi artistici di Mammoli tracciano un’analisi in parte
archeologica, in parte antropologica, finalizzata a scoprire e riconsiderare manufatti
urbani, in un vorticoso gioco di citazioni che simile ad un calembour affascina e
stordisce piacevolmente.
Tutto sembra già visto nel lavoro dell’artista ma tutto in realtà merita – e attende -
ancora di essere guardato; alternando categorie e grammatiche artistiche mutuate
dalla caotica esperienza del Novecento (del quale restituisce intatta l’energia
sperimentativa ed il velato rifiuto degli accademismi) senza mai distaccarsi però da
un vocabolario minore, l’artista contribuisce a rifocalizzare la nostra attenzione al
nostro presente, aiutandoci a ricollocarci comodamente all’interno di una
dimensione quanto mai attuale, libera da sterili principi descrittivi.
Nel percorso discernitivo che la nostra mente attua per estrapolarne i valori
estrinsechi ed intrinseci e li archivia con precisione nei cataloghi dell’arte, in virtù di
un valore iconico del prodotto già acquisito che l’artista modifica solo in parte e sul
quale evita accuratamente di esprime giudizi, ogni dettaglio del lavoro di Mammoli
sembra così erigersi a somma critica del potere delle immagini che governano il
nostro mondo ed orientano coercitivamente le nostre attività percettive.
Posizionando le immagini in un colorato collage casuale – senza indagarne
aprioristicamente l’ origine e senza riferirne pedantemente la genesi – l’artista
ridiscute i principi di realtà e finzione, esibendo nel teatrino dell’arte il suo doppio e
rinnegando le antitesi di schemi sociali che ci obbligherebbero ad aderire
schematicamente a funzioni sceniche tra loro inconciliabili e alla difficile scelta di
esserne o spettatori o protagonisti.
Invertendo invece ripetutamente i ruoli e dilatando il confine tra ciò che è vero e ciò
che è mimesi del vero, esprimendo perciò una falsità evidente come paradigma
della ri-produzione artistica stessa o di un pensiero impoverito che da tempo ormai
non raggiunge la finezza intellettuale propria della speculazione dissertativa, l’artista
struttura una realtà rovesciata, nella quale è obbligatorio perdere inizialmente la
visione d’insieme, appiattendosi nelle pieghe della bidimensione per poter poi
integrare costruttivamente i dati in nostro possesso e giungere alla formazione di una
nuova tridimensionalità.
L’azione dell’artista si fa perciò interprete di un realismo fisico secondo il quale il
mondo esterno esiste indipendentemente dalle nostre capacità percettive, finendo
però per istruire un culto dell’apparire condiviso acriticamente dalla società delle
immagini in cui la ritrovata coscienza del particolare concorre all’elaborazione del
tutto, in cui si mischiano con forza gli innumerevoli pensieri minori ed intimi
dell’individuo (contrapposto alla moltitudine), le istanze soggettive, i correlativi
oggettivi, le minime e reiterate singolarità che sprofondano oltre la piacevolezza
effimera di questi lavori, decodificando verità inattese.
L’opera di Mammoli evoca la percezione dell’esistere; intuita infatti l’affinità elettiva
tra l’intelletto e l’oggetto (come forma conclusa dell’idea), colloca la sua produzione
- sia essa pittorica, grafica o scultorea – nello stretto passaggio che dal pop conduce
all’irreale, consentendoci così di rientrare in possesso dell’archetipo, riscoperto nel
suo pieno valore spirituale, per vivere consapevolmente e armonicamente,
attraverso una fruizione che prescinde dalla sua funzione d’uso, l’evoluzione dei nostri
livelli di consapevolezza.
Trasfigurato il prodotto scenico in prodotto onirico, nella complessa simbologia che
ne consegue, l’oggetto artistico di Mammoli rinuncia alla sua autoreferenzialità per
istituire nuovi percorsi espressivi dove ogni frammento linguistico concorre alla
creazione di un nuovo universo di segni e di scritture.
Se la vita è un gioco l’arte si specchia in essa, assumendone le regole ed
applicandole per individuare autonomamente i confini transitori e labili tra realtà e
surrealtà.
Pur non riuscendo sempre ad istituire profili consapevoli di conoscenza, forme attive
di scoperta, l’arte è ancora l’unico principio credibile di conoscenza; o di
assuefazione. E la vita ancora un gioco le cui regole conducono inevitabilmente e
senza possibilità di ripensamenti all’uno o all’altro epilogo.
GALLERY di Venezia Mestre riparte con un nuovo percorso di incontri culturali ed
eventi espositivi che vedrà alternarsi nella galleria di Palazzo Donatello un crossover
di nuovi artisti e nuovi spunti di progettualità.
Il ciclo di appuntamenti dal titolo UNIVERSALE, nato da un’idea di Adolfina De Stefani
(critica a cura di Gaetano Salerno) vuole idealmente riallacciarsi al tema della 55°
Biennale di arte Contemporanea in corso a Venezia: prendendo perciò spunto dal
Palazzo Enciclopedico e dalla complessità di un edificio utopico sede di ogni forma
di sapere, le esposizioni che si susseguiranno presso la 3D GALLERY offriranno uno
spaccato plurilinguistico del fare arte e del produrre cultura, offrendosi come
contenitore di idee e divenendo contemporaneamente contenuto del sapere stesso,
con artisti impegnati ad instaurare scambi dialettici e dialoghi con lo spazio e con il
tempo.
Un percorso ampio e strutturato del quale, ciascun artista invitato, contribuirà a
tracciare un segmento sulla retta che l’arte percorre nel suo riscoprirsi
quotidianamente contemporanea (per quanto costantemente connessa al proprio
passato) e nel suo concretizzarsi quotidianamente come reperto documentativo di
intuibili forme e intuibili pretesti storici e sociali; come il Palazzo Enciclopedico
profetizzato dall’artista Marino Auriti, anche la 3D Gallery diventerà archivio di
pensieri dinamici pronti a rigenerarsi, a ricollocarsi nel mondo delle azioni condivise e
delle trame sociali per dare vita, attraverso nuove ed impreviste combinazioni, a
concrete visualizzazioni di esperienze, a nuove strutture psicologiche, a nuovi punti di
vista, a nuove letture, aprendosi così a nuove forme di coscienze condivise, grazie
all’eterogeneità delle ricerche degli artisti invitati.
Primo appuntamento con l’inaugurazione della personale LA VITA E’ UN GIOCO |
LIFE IS A GAME dell’artista Giuliano Mammoli, prevista per sabato 06 luglio 2013 alle
ore 19.30.
L’artista marchigiano sarà presente con una selezione di lavori pittorici, grafici ed
installativi, accompagnato dai musicisti Maria Cristina Ponzetti e Alessandro
Stacchiotti.
Scrive di lui il critico d’arte Gaetano Salerno:
“Eliminando la cortina che imprigiona l’arte all’interno di figure retoriche e
liberandola dall’inaccessibilità del messaggio criptato, Giuliano Mammoli instaura
contatti diretti e biunivoci con le verità esistenziali, mettendo in scena (nel perimetro
della galleria) i dettagli propri della realtà stessa, cristallini nella loro immediatezza,
evidenti nella loro veridica presenza.
Senza distaccarsi eccessivamente dal dato esperienziale dunque l’artista compie
incursioni nell’insieme semantico dei codici di massa selezionando elementi
significativi del nostro pensare, del nostro esistere, del nostro agire, evidenziando così
la pigra accettazione di registri imposti e tacitamente condivisi e l’adesione a
strutture elaborative rette da immagini prefabbricate attraverso le quali intuire una
mappa sociale illusoria.
Estratta l’icona dal baule dell’arte popular, dove essa precede l’idea e talvolta
contribuisce ad affermarla, i percorsi artistici di Mammoli tracciano un’analisi in parte
archeologica, in parte antropologica, finalizzata a scoprire e riconsiderare manufatti
urbani, in un vorticoso gioco di citazioni che simile ad un calembour affascina e
stordisce piacevolmente.
Tutto sembra già visto nel lavoro dell’artista ma tutto in realtà merita – e attende -
ancora di essere guardato; alternando categorie e grammatiche artistiche mutuate
dalla caotica esperienza del Novecento (del quale restituisce intatta l’energia
sperimentativa ed il velato rifiuto degli accademismi) senza mai distaccarsi però da
un vocabolario minore, l’artista contribuisce a rifocalizzare la nostra attenzione al
nostro presente, aiutandoci a ricollocarci comodamente all’interno di una
dimensione quanto mai attuale, libera da sterili principi descrittivi.
Nel percorso discernitivo che la nostra mente attua per estrapolarne i valori
estrinsechi ed intrinseci e li archivia con precisione nei cataloghi dell’arte, in virtù di
un valore iconico del prodotto già acquisito che l’artista modifica solo in parte e sul
quale evita accuratamente di esprime giudizi, ogni dettaglio del lavoro di Mammoli
sembra così erigersi a somma critica del potere delle immagini che governano il
nostro mondo ed orientano coercitivamente le nostre attività percettive.
Posizionando le immagini in un colorato collage casuale – senza indagarne
aprioristicamente l’ origine e senza riferirne pedantemente la genesi – l’artista
ridiscute i principi di realtà e finzione, esibendo nel teatrino dell’arte il suo doppio e
rinnegando le antitesi di schemi sociali che ci obbligherebbero ad aderire
schematicamente a funzioni sceniche tra loro inconciliabili e alla difficile scelta di
esserne o spettatori o protagonisti.
Invertendo invece ripetutamente i ruoli e dilatando il confine tra ciò che è vero e ciò
che è mimesi del vero, esprimendo perciò una falsità evidente come paradigma
della ri-produzione artistica stessa o di un pensiero impoverito che da tempo ormai
non raggiunge la finezza intellettuale propria della speculazione dissertativa, l’artista
struttura una realtà rovesciata, nella quale è obbligatorio perdere inizialmente la
visione d’insieme, appiattendosi nelle pieghe della bidimensione per poter poi
integrare costruttivamente i dati in nostro possesso e giungere alla formazione di una
nuova tridimensionalità.
L’azione dell’artista si fa perciò interprete di un realismo fisico secondo il quale il
mondo esterno esiste indipendentemente dalle nostre capacità percettive, finendo
però per istruire un culto dell’apparire condiviso acriticamente dalla società delle
immagini in cui la ritrovata coscienza del particolare concorre all’elaborazione del
tutto, in cui si mischiano con forza gli innumerevoli pensieri minori ed intimi
dell’individuo (contrapposto alla moltitudine), le istanze soggettive, i correlativi
oggettivi, le minime e reiterate singolarità che sprofondano oltre la piacevolezza
effimera di questi lavori, decodificando verità inattese.
L’opera di Mammoli evoca la percezione dell’esistere; intuita infatti l’affinità elettiva
tra l’intelletto e l’oggetto (come forma conclusa dell’idea), colloca la sua produzione
- sia essa pittorica, grafica o scultorea – nello stretto passaggio che dal pop conduce
all’irreale, consentendoci così di rientrare in possesso dell’archetipo, riscoperto nel
suo pieno valore spirituale, per vivere consapevolmente e armonicamente,
attraverso una fruizione che prescinde dalla sua funzione d’uso, l’evoluzione dei nostri
livelli di consapevolezza.
Trasfigurato il prodotto scenico in prodotto onirico, nella complessa simbologia che
ne consegue, l’oggetto artistico di Mammoli rinuncia alla sua autoreferenzialità per
istituire nuovi percorsi espressivi dove ogni frammento linguistico concorre alla
creazione di un nuovo universo di segni e di scritture.
Se la vita è un gioco l’arte si specchia in essa, assumendone le regole ed
applicandole per individuare autonomamente i confini transitori e labili tra realtà e
surrealtà.
Pur non riuscendo sempre ad istituire profili consapevoli di conoscenza, forme attive
di scoperta, l’arte è ancora l’unico principio credibile di conoscenza; o di
assuefazione. E la vita ancora un gioco le cui regole conducono inevitabilmente e
senza possibilità di ripensamenti all’uno o all’altro epilogo.
06
luglio 2013
Giuliano Mammoli – Universale. Life is a game
Dal 06 al 20 luglio 2013
arte contemporanea
Location
GALLERIA 3D / CANTIERE CORPO LUOGO
Venezia, Piazzale Luigi Candiani, 31, (Venezia)
Venezia, Piazzale Luigi Candiani, 31, (Venezia)
Orario di apertura
su appuntamento contatti: 049 9130263 – 349 9130263
Vernissage
6 Luglio 2013, ore 19.30, ore 20.00 performance
Autore
Curatore